LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Non vi racconterò della sveglia alle quattro del mattino. Neanche di tutto il freddo che ho preso durante i cambi per i tre treni necessari. Che se non sono almeno tre ad ogni viaggio non mi diverto abbastanza. Non vi racconterò della bella scuola attrezzata e delle insegnanti gentili. Nemmeno della segretaria quando al sentir pronunciare il mio nome ha esclamato: "Ma certo la signora di Venezia!" . . . per forza l’abbiamo talmente stressata mio marito ed io con la necessità di riservarci due posti, uno alla materna, l’altro alle elementari. Non vi dirò che ogni volta che le cose vanno per il loro verso mi sembra di vivere circondata dagli angeli. Un verso talmente giusto da aver già fatto una proposta per l’affitto di una bellissima casa a cento metri dalla scuola, quattrocento dalla stazione ferroviaria e duecento dalla via principale. Con la cucina già arredata e mai utilizzata, cosa che mi semplifica di non poco la vita ed il trasloco, ed una tale esagerazione di armadi a muro che ci posso conservare l’impossibile. Con un magnifico piccolo terrazzino che permette di conciliare la voglia di aperto dei miei bambini con la mia assoluta incapacità a prendermi cura perfino del prezzemolo. Con una vista esagerata sui tetti del centro storico, una romanticheria che scioglie il cuore. Quello di cui volevo raccontarvi è la storiella del buon senso. Treno locale Milano – Parma. Siamo appena partiti e siamo sistemati nella prima carrozza. Il conduttore controlla il biglietto a me e a due ragazzi. La quarta è una signora trafelata che sta cercando ancora di sistemare la sua borsa. "Questo biglietto non è valido. Legga cosa c’è scritto sul retro." La signora, con in mano un biglietto regolarmente acquistato, va in panico: "Stavo per chiamarla, dovevo sistemare la borsa. Sono arrivata in ritardo e non ho fatto in tempo a timbrare il biglietto. Come vede però ho scritto data e ora di partenza a penna." "Legga sul retro. Spenda qualche minuto del suo prezioso tempo." La signora si agita: "Ma io ho scritto data e ora perché devo leggere?" "Va bene, visto che non ha voglia di leggere glielo spiego io. I viaggiatori non possono scrivere alcunché sul biglietto. Occorre avvisare immediatamente il personale viaggiante se non si riesce a convalidare. Tutto sommato la ritengo in buona fede quindi le applico il minimo della tariffa per la multa. Sono cinque euro." La signora comincia a leggere: "Qui non è detto che i viaggiatori non possono scrivere nulla. Si dice che il biglietto deve essere convalidato. Per me questo biglietto è convalidato, ho scritto con penna indelebile." "Lei non mi ha chiamato, doveva avvertirmi subito." "Mi scusi ma siamo appena partiti, siamo nella prima carrozza, come le ho detto ero in ritardo. Pensavo di avvertirla appena l’avessi vista, stavo ancora sistemando le mie cose. Non mi ha dato neanche il tempo." "Ho capito. Favorisca un documento." La signora comincia ad arrabbiarsi: "Io non le do nessun documento e non pago neanche la multa. Per me questo biglietto è convalidato. Noi paghiamo sempre e ci tocca anche la multa. E non possiamo neanche lamentarci. Ma non sente che cattivo odore in questo treno? Per non parlare dei ritardi e della calca di gente in settimana." Il conduttore chiama la polizia ferroviaria. Arrivano due biondini slavati e silenziosi, si informano sui fatti. Uno dei due si avvicina al conduttore e guarda cosa sta scrivendo sul verbale, poi suggerisce: "Non puoi scrivere rifiuto di generalità, tu dovevi soltanto chiedere nome e cognome non un documento." L’altro poliziotto spiega alla signora che loro non possono decidere, il verbale di multa deve essere compilato, se vorrà potrà ricorrere ad un giudice, poi vanno via. "Per cinque euro! E per una multa che ritengo ingiusta! Ricorrerò!" Il conduttore porge il verbale per la firma. "Eh, cinquacintacinque euro! E perché mai?" "Perché cinque erano per la buona fede. Cinquanta perché mi ha fatto perdere tempo." "Ma siamo impazziti? Solo perché ho contestato?" "Ha offeso me e l’azienda per la quale lavoro. Non è più il tempo in cui si andava in giro con l’anello al naso sa? Cominci ad informarsi prima di salire su di un treno con un biglietto non valido." Stavo per intervenire ed è comparsa la stazione di arrivo. Siamo scese entrambe. Mi ha guardato: "Ricorrerò al giudice." Ecco, era questa la storiella che volevo raccontare, quella della mancanza di buon senso e della vittoria dell’arroganza. |
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Comunque è vero che se ad un uomo metti una divisa, lui la traduce immediatamente in potere e subito dopo, in abuso di potere...;-(
Il tipo ha esordito con una tale arroganza che avrebbe indisposto anche Giobbe a mio parere, regolamento a prescindere. Sigh...
Hai ragione, noi con la storia che siamo la patria dell'opera e dell'operetta abbiamo una certa predisposizione alla tragedia ed alla commedia...sigh..un po' di equilibrio ogni tanto non guasterebbe.