LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Il primo panettone è andato. Mio figlio ne va matto, d'altronde è tutto la mamma lui. Non abbiamo saputo resistere alla tentazione di uva passa e canditi, alla morbidezza dell'impasto, alla crosticina attaccata alla carta, al panettone insomma. Verrebbe da dire che il Natale comincia sempre prima da qualche tempo in qua. Eppure i ricordi trasmessi dalla mamma mi avvertono che questa non è una novità. I preparativi per le festività natalizie cominciavano, ormai sessanta e passa anni fa, subito dopo la giornata dei defunti. Nella vecchia casa di via Oberdan, di poco distante da quella d'infanzia di Writer ho scoperto, si faceva ordine nel piccolo ripostiglio. Si levava tutto quanto ammassato davanti allo scenario del presepe. Un paesaggio di cartapesta che partiva dal soffitto e scendeva dolcemente fino a terra. Ogni anno il mio prozio vi aggiungeva un particolare, una casetta, un personaggio. Lavorava con pazienza sotto lo sguardo attento e meravigliato dei bambini di casa, mia madre e mio zio. Riaggiustava con acqua, farina e fogli di giornale qualche pezzetto rovinato, riverniciava le montagne, raccoglieva muschio fresco dai muretti a secco delle campagne tarantine per realizzare il prato. Risistemava le luci che magicamente facevano il giorno e la notte. Si accertava del funzionamento del lavandino nascosto che, attraverso un circuito chiuso messo a punto artigianalmente, creava una cascata ed un laghetto di acqua vera. Le statuine le ha ancora mia madre. La Madonna con il velo sbeccato, il pastore cui manca una mano. Ed il grande Gesù Bambino che i miei fratelli ed io abbiamo portato in processione la notte della Vigilia per anni a Bari. Mia madre al pianoforte suonava la Pastorale tarantina. Noi tutti compiti in fila, dalla più grande alla più piccola, percorrevamo le scale in su e poi in giù per portare con quel bimbo la pace ai vicini, attenti ai bagliori della candela riflessi sul viso d'angelo della statua. Natale è sempre stato un momento magico e prolungato nella mia infanzia. Portando con sé i ricordi della sua, la mamma ci coinvolgeva in mille attività fin dalla fine di novembre. Non c'era un pezzettino della casa che non dovesse essere decorato dai nostri lavoretti. Porte, finestre, davanzali, tutto doveva brillare e trasmettere il senso della festa, della gioia, del calore, della famiglia. Ogni anno partecipavamo alla costruzione di un albero e di un presepe diversi. Era un attimo di felicità indescrivibile quello nel quale mio padre ci invitava a cercare con lui un ramo secco, negli angoli più lontani di quel posto incredibile in cui lavorava: il deposito delle locomotive Lui dirigeva la baracca e aveva facoltà di chiamare uno degli addetti per far potare i grandi alberi del giardino. Il ramo tagliato arrivava nelle mani entusiaste di noi bambini. E via con colori e pennelli a renderlo oro, argento, rosso. L'anno del terremoto, chi se lo scorderà. Fu quello del piccolo tronco dipinto di bianco al quale appendemmo sacchetti di stoffa colorata ripieni di dolci. Tutti pazientemente cuciti da mia madre. Quel 23 novembre fervevano i preparativi. Incantata guardavo girare la rotellina della macchina da cucire mossa dal movimento dei piedi della mamma. I miei sogni furono interrotti dalla sua voce perentoria: "La finisci o no di spingere così?", subito seguita dalle parole di mio padre, che tentavano di venir fuori con tono calmo e deciso: "Anna prendi i bambini e scendete giù per le scale senza spaventarvi. Andiamo tutti in deposito nel gabbiotto del custode." Sono seguiti tanti Natali, quelli tristi dopo la morte di mia sorella, per anni siamo riusciti soltanto a dirci auguri, nascondendo le lacrime in mezzo alla desolazione della casa grigia come il resto dell'anno. E poi il Natale in cui aspettavo il grande, l'orsetto di peluche già pronto tra i doni per lui che ancora doveva venire al mondo. Il Natale a soli otto giorni dal secondo parto, tutti a nanna prima di mezzanotte. Quest'anno torno a casa a rivivere quelle atmosfere insieme ai miei bambini che cominciano ad apprezzarle. A risentire il profumo noto di vincotto, miele e mandorle, il suono stridulo ma familiare del piano scordato, il calore degli affetti e delle tradizioni da tramandare. Con la possibilità di condividere tutto questo con qualcuno di voi, dono molto gradito per questa festa. Pastorale Tarentina - Coro Tarenti Cantores |
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Bel post... mi ha fatto venire "saudades" :)
Spero che almeno gli amici sopperiscano in parte a tutto questo. A volte mi pare Quoti, che il tuo Portogallo e la mia Puglia abbiano molto in comune. Mi piacerebbe un giorno visitarlo, magari ci andiamo insieme :-)