LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Prendo spunto dal giochino di Vi_di. Prendete un libro. Apritelo alla pagina 23. Copiate uno stralcio che vi sembra significativo. Il gioco continuerebbe con tutti i commentatori che aggiungono un ulteriore passaggio tratto dalla pagina 23 di un loro libro. Ma mi limito a lasciarvi il mio brano. E che nell’ordine sono: Monotematica come potete notare Almeno su questa mensola. Volevo copiare dall’ultimo ma a pagina 23 non c’era nulla di significativo. Stavo per riportarvi l’introduzione che rende bene lo spirito di questo libro divertente ed ironico, che nei miei momenti bui di aspirante mamma perfetta mi ha aiutato a ritrovare l’equilibrio. Poi ho notato che sulla mensola era rimasto ancora un libro, al quale tengo molto. Architettura e Felicità – di Alain de Botton Durante una licenza si riparò (n.d.r. da pag. 22, il teologo tedesco Paul Tillich) da un acquazzone nel Kaiser Friedrich Museum di Berlino dove si imbattè nella Madonna con otto Angeli di Botticelli; incrociando lo sguardo saggio, fragile e pietoso della Vergine, con sua grande sorpresa, scoppiò in singhiozzi irrefrenabili. Sperimentò ciò che si definisce un momento di "estasi rivelatrice", con le lacrime che gli inondavano gli occhi alla vista della frattura tra la tenera atmosfera del dipinto e la lezione crudele appresa in trincea. E’ nel dialogo con la sofferenza che molte cose belle acquistano il loro valore. Conoscere il dolore si rivela inaspettatamente uno dei requisiti essenziali per apprezzare l’architettura. A prescindere da tutti gli altri fattori, forse dobbiamo essere davvero un po’ tristi affinché gli edifici ci commuovano davvero. E lo dedico alla mia nuova amica Gioia, architetto. E al mio sogno mai realizzato di esserlo anch’io. |
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In generale c'è qualcosa nel bello che ci rende come tu dici partecipi, che ci coinvolge, sia esso un palazzo, un quadro, uno scritto o un'anima.
Se voi dite ai grandi : 'Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre e dei colombi sul tetto' loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire ' Ho visto una casa di centomila lire' e allora esclamano ' Com'è bella!' . Antoine de Saint Exupéry 'Il piccolo principe' ( lo sto usando a scuola coi bambini per questo ce l'ho a portata di mano, bellissimo!)
ma quello conta davvero è il pensiero, grazie :))
The morns are meeker than they were -
The nuts are getting brown -
The berry's cheek is plumper -
The Rose is out of town.
The Maple wears a gayer scarf -
The field a scarlet gown -
Lest I should be old fashioned
I'll put a trinket on.
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Sono più miti le mattine,
e più scure diventano le noci,
e le bacche hanno un viso più rotondo,
la rosa non é più nella città.
L'acero indossa una sciarpa più gaia,
e la campagna una gonna scarlatta.
Per non essere fuori moda,
mi metterò un ciondolo.
La rosa non è più nella città. Qui si può aprire tutto un mondo sull'architettura compatibile con l'ambiente e sulle filosofie giapponesi. Ti riporto un altro brano dallo stesso libro a pag. 260:Nel 1900 lo scrittore giapponese Natsume Soseki andò in Inghilterra e osservò con una certa sorpresa che poche delle cose che a lui parevano belle emozionavano anche gli abitanti del luogo. "Una volta mi canzonarono perchè avevo invitato qualcuno a vedere la neve. Un'altra volta raccontai che i sentimenti dei giapponesi sono profondamente influenzati dalla luna e i miei ascoltatori rimasero perplessi ... Mi invitarono in Scozia, in una casa sontuosa. Un giorno il padrone e io stavamo passeggiando in giardino, quando notai che i vialetti tra le file di alberi erano tutti ricoperti da uno strato di muschio. Volevo fare un complimento al padrone di casa e dissi che avevano acquistato una magnifica aria vissuta. Allora lui mi rispose che doveva far venire al più presto un giardiniere perchè togliesse tutto quel muschio."
Bello emozionarsi per una bacca dal viso rotondo e un muschio antico non trovi?
Stralcio di una lettera scritta da un bambino Jugoslavo e pubblicata (a pagina 23) nel libro "Non si trova cioccolata (lettere di bambini jugoslavi nell'orrore della guerra)" a cura di Giacomo Scotti con la collaborazione di Mario Licciardi e la prefazione di Rita Levi Montalcini.
"L'universo tende segretamente alla vacuità, l'insensatezza ci accerchia. Allora beviamo una tazza di tè. Scende il silenzio, fuori si ode il vento che soffia, le foglie autunnali stormiscono e volano via, il gatto dorme in una calda luce. E, a ogni sorso, il tempo si sublima!"
La terza lettera era la più interessante. Portava la firma di un certo Miquel Aguirre. Aguirre era uno storico e, a quanto diceva, studiava da diversi anni gli eventi della Guerra Civile nella zona di Banyoles. Tra le altre cose, la lettera confermava un fatto che in quel momento mi sembrò straordinario: Sánchez Mazas non era stato l'unico sopravvissuto alla fucilizzazione di Colell; anche un certo Jesús Pascual Aguilar era riuscito a salvarsi. Non solo: a quanto pareva, Pascual aveva riportato l'episodio in un libro "Yo fui asesinado por los rojos". "Temo che il libro sia ormai introvabile" concludeva Aguirre, con l'inconfondibile petulanza dell'erudito. "Ma, se le interessa, ne ho una copia che è a sua disposizione". Alla fine della lettera Aguirre aveva annotato l'indirizzo e il numero di telefono. (Soldati di Salamina, Javier Cercas)