E' rientrato il collega dal viaggio di nozze.
Con quell'aria rilassata e sognante che hanno tutte le persone al primo mese di matrimonio.
Soprattutto quando tornano in uno squallido e triste ufficio di tre metri per quattro dove devi condividere un tavolo con altre due persone.
E qualche giorno prima erano in camper alla scoperta dei magici paesaggi incantati della Nuova Zelanda.
Nei cinque minuti che è riuscito a resistere alla sua micro postazione, mi ha sommerso di parole sulla suggestione delle foreste fossili e dell'oceano, sui chilometri percorsi senza incontrare anima viva, sulla gentilezza delle persone che ti fermano per strada e vogliono sapere tutto di te, sul modo di vita così diverso dal nostro, pesca, pastorizia e turismo per lo più.
Poi le considerazioni "economico-pratico-politiche": com'è che quella è un'isola, lontana dai giacimenti petroliferi, e la benzina costa la metà di qui?
Com'è che Auckland vuol assomigliare a New York con immensi grattacieli ed è più piccola di Treviso?
Com'è che ho girato l'isola in lungo e in largo e ho visto soltanto tre, dico tre, industrie e la gente sembra felice ugualmente?
Ha lanciato uno sguardo veloce al monitor: "Centonovantasette mail, pensavo peggio tutto sommato", poi è andato a farsi un giro in produzione.
Ora passerà la giornata a raccontare ai restanti sessantotto dipendenti delle sue imprese, di come il vento soffiante a non so quanti km orari gli abbia rotto la portiera del camper, di come i sassi delle strade sterrate gli abbiano scheggiato il parabrezza.
Mi ha ricordato il giorno in cui detti le dimissioni dall'azienda giù a Bari.
Il capo venne a dirmi: "Potresti girare un video di spiegazioni e farlo andare nel capannone, così non continueranno a fare la processione nel tuo ufficio oggi."
Pensai fosse invidia la sua, in fondo anche lui andava via, licenziato, e nessuno aveva osato domandargli il perché e neanche rassicurarsi sul suo futuro.
Non ero serena quei giorni, anche se sfoggiavo un sorriso luminoso.
Doveva esserlo particolarmente, tanto da attraversare i vetri che separavano il mio bugigattolo dalla stanza del responsabile produzione e convincere un cliente che era da quella parte a inventarsi una scusa qualsiasi per attaccare bottone.
E per fortuna pensò di farlo, perché da quel giorno ho un caro e sincero amico in più.
Penso ai giri pazzeschi del mio percorso, alla gente che mi capita di incontrare, nessuna per quanto mi riguarda senza un preciso significato, compagni importanti del mio viaggio di vita.
Penso al mio insaziabile gusto di scoprirli e comprenderli per imparare e migliorare un pochino.
A tutto quello che conoscere e amare mi dà, a quanto mi arricchisce.
E mi domando quanto riesco a lasciare di me.
New Zealand