LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Chi ha tempo non aspetti tempo! Giornata di perlustrazione alla prima città "ideale", vivente cioè nel mondo delle mie idee. La prima ora di viaggio è filata liscia grazie alle tortine al farro e cioccolato che fanno tanto gola a mio figlio. Dieci minuti di giochi con le mucche in plastica. Chi ci ha salvato davvero è stato il piccolo elefante curioso di Kipling.
I pitoni a due colori parlano sempre in questo modo.
Ogni frase di perché dell’elefantino era interrotta da un corrispondente perché del grande. Finchè mi ha detto: "Perché sulle montagne là in fondo c’è la neve?" Intenta nella lettura della favola e stravolta dalle mille domande ho risposto d’impulso: "Non lo so", con grande risata di mio marito. Prima sosta all’autogrill. Avremmo dovuto capirlo dal fatto che i parcheggi erano quasi esauriti. Una bolgia infernale. Noi tre incollati per un destino crudele contro l’espositore delle caramelle; mio marito con eroico coraggio tentava di aggiudicarsi due caffè e una brioche. Lascio alla vostra immaginazione: una mamma e le sue creature, con manine e naso a pochi centimetri da un grattacielo colorato di chupa choops, fruttini, mentine, e altre schifezze tecnologiche che sembrano fatte con la stessa plastica delle Winx però più appetitosa. Annaspavo tra mille spiegazioni e scuse per evitare di comprare anche il più piccolo pacchetto, fin quando ho intravisto al di là delle decine di teste, l’altro espositore, quello dei peluches. Mi son detta che almeno non cariano i denti e sono un utile intrattenimento di viaggio. Hanno aspettato pazienti e poi arraffato entusiasti l’uccello Kolokolo, direttamente volato dalla favola di Kipling al cesto dell’autogrill. A. dopo i primi ulteriori cinque minuti di viaggio si è addormentata tranquilla. F. ha cominciato l’immancabile lagna: "Voglio tornare a casa, io volevo vedere una cosa e basta, il resto della città non mi interessa." Ad esserci arrivati almeno . . . la restante ora e mezza è trascorsa in questo modo, nessun Kolokolo che tenesse. Strano per una città emiliana, ove la cucina dovrebbe essere una delle attrattive, non trovate? All’inizio non ho avuto una bella impressione: negozi chiusi per fallimento, vetrine rotte, nessun cartello di una qualche manifestazione o iniziativa culturale, un’aria mesta, come di trascuratezza, di un passato che non è neanche storia ma vecchiume che fa fatica a rinnovarsi. Poi pian piano ci si è rivelata. Gente per strada discorreva tranquilla, passava in bicicletta, si abbracciava con discrezione. L’impressione era quella di un orologio fermo, un posto lontano dai trambusti industriali della vicina Lombardia e dal turismo. Buttate all’aria le teorie salutistiche, abbiamo mangiato al Mac Donalds della stazione. Volevo capire che tipo di mondo troverei abitando lì e quello mi sembrava il circo più vario. Atmosfera rilassata e serena anche in quel locale, tanti stranieri con famiglia al seguito. Sulle scale che portavano al bagno nel seminterrato, mi ferma una signora con bambina. Mi interpella con evidente accento leccese. "Porta i bimbi al bagno?" "Si, perché?" "Ci sono gli extracomunitari, non si può andare." L’ho guardata con sorpresa, mista a delusione, e ho risposto: "E quindi? Ai bambini scappa, arrivederci." Razzismo all’incontrario, gli emigrati terroni che se la prendono con i neri. Mah. Per la cronaca, gli extracomunitari in questione erano tre splendide ragazze di colore, vestite decisamente meglio di me e due ragazzi particolarmente gentili. E anche se . . . la paura non è un antidoto, è un’inutile crudele zavorra. Ultima prova, contare i minuti dal centro al posto di lavoro di mio marito. Quaranta scarsi, autostrada, su quel tratto scorgiamo anche l’uscita per Linate. Tutto sommato situazione comoda per lui, che si suppone sarà spesso in viaggio. Rientro sereno, con angeli addormentati. Seconda sosta all'autogrill. Fine mese visiteremo l’alternativa . . . ma un po’ del mio cuore è già rimasto in certi scorci di antico. Over the rainbow |
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Carpe o del bicchiere mezzo pieno...sempre!;-))))
Ho comprato casa a gennaio (non sapendo ovvio), ristrutturato e arredato di sana pianta e ora? Mi tocca rivendere semi-arredato, perchè ad esempio la cucina è fatta su misura. Stessa cosa è successa quando ero a Valenzano e ho saputo del Veneto. E' questa la fatica più che altro.
Conoscere gente, atmosfere, case e città è stimolante, hai ragione....ora sono felice e vedo tutto positivo...poi ne riparliamo se non dovessi trovare lavoro entro sei mesi :))
Il razzismo all'incontrario esiste ed è, secondo me, della peggiore razza. Mi è piaciuta questa gita assieme a te e alla tua famiglia. Aspetta l'alternativa. Un sorriso.
Aspetterò fine mese l'alternativa, un abbraccio.
Il tuo parere conta senza dubbio, soprattutto conta la promessa :)) Un abbraccio forte a te.