CONSIDERAZIONI
SU DI UN'IPOTESI ARCHEOASTRONOMICA |
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Una ricerca originale della
Sezione di Archeoastronomia dell'Unione Astrofili Napoletani |
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Franco Ruggieri Società Astronomica Italiana (SAIt) |
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le figure indicate in rosso (es. fig. 1) indicano la possibilità di ingrandirle cliccandoci su. | |
Abstract |
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By an accurate analysis on the ruins of a small temple
in Cuma, till now with no name, it was possible to attribute it to Diana,
the Italic Goddess of the Moon. Some collateral considerations let us
to determine the date of its unveil. |
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Lo stato attuale dei resti e la situazione dei rapporti fra Roma e Cuma dal VI al I secolo a.C. | figura
2. Augusto loricato |
A Cuma, all’interno del Santuario
di Apollo, presso l’estremità settentrionale, sono visibili
i resti di un tempietto su podio, “del tipo in
antis (con due colonne sulla fronte, fiancheggiate dai prolungamenti
dei muri laterali della cella)” (1,
pag. 99). |
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Questo tempio è stato ipoteticamente identificato
come dedicato ad Artemide, sia sulla base dell’abitudine di associare
il culto per questa dea a quello di Apollo (il cui tempio si trova a
poca distanza) sia perché come tale fu descritto dagli eruditi
del passato. La data di costruzione è probabilmente da cercarsi
in tarda età repubblicana, nell’ambito di quella restaurazione
degli “antiqui mores” voluta da Ottaviano, e la
tecnica edilizia con cui fu costruito lo conferma. |
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All’epoca della costruzione del tempio, Cuma era solidamente sotto il controllo romano da oltre un secolo e mezzo. Al 180 a.C. risale, infatti, l’introduzione del latino nella compilazione degli atti ufficiali di questa città. D’altra parte i rapporti politici ed economici fra la colonia magnogreca e Roma erano stati abbastanza buoni sin dalla fine dell’era monarchica. Cuma aveva affiancato intorno al 504 a.C. la futura caput mundi nella battaglia di Aricia, condotta contro Arunte Porsenna, figlio del più celebre condottiero etrusco Lars Porsenna, re di Chiusi (o di Volsinii, secondo Plinio, Natur. Hist. II, 54, 140), che in tale occasione fu sconfitto ed ucciso (2, pag. 311 e passim). | |
Proprio per il ritorno agli
antiqui mores è
poco probabile che Ottaviano abbia finanziato o anche solo consentito,
in un clima politico che stava per acclamarlo “Augusto” e imperatore,
la costruzione di un tempio ad una divinità che comunque
portava un nome straniero. E’ quindi più logico ipotizzare una dedica
a Diana. |
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Purtroppo non si è a conoscenza
di evidenze archeologiche che permettano una qualsiasi attribuzione
all’una o all’altra dea né a differenti divinità. Rimangono quindi solo
tentativi di ricerche indirette per cercare di scoprire per chi
fosse stato costruito quel tempio. |
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Uno di questi tentativi può
essere effettuato tramite l’archeoastronomia. |
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Valutazione degli orientamenti. Il tempio X. | |
Non essendo ancora in grado,
per il momento, di conoscere la divinità cui era
dedicato il cosiddetto Tempio di Artemide, ci limiteremo a chiamarlo Tempio X.
Accurati rilevamenti effettuati sul posto,
con l’autorizzazione del Soprintendente Arch.
Stefano De Caro (3)
e la disinteressata collaborazione del Direttore dell’Ufficio Archeologico
di Cuma Dott. Paolo Caputo, hanno permesso
di stabilirne un orientamento principale a 118.3 gradi circa di azimut.
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Il tempio di Apollo | |
Questo tempio è
agevolmente ascrivibile ad Apollo tramite: “…un’iscrizione
di età romana con dedica al dio, ivi rinvenuta dal De Iorio nel
1818.Tuttavia il materiale votivo ed alcuni documenti epigrafici, tra
cui un graffito greco su frammento ceramico del II secolo a.C. e l’iscrizione
oracolare cumana su dischetto bronzeo, fanno ipotizzare che il tempio
fosse in precedenza dedicato anche ad Hera” (1,
pag. 88). Il Tempio di Apollo ha un orientamento principale, verso SE, di 130 gradi circa. La differenza di quasi dodici gradi con il Tempio X esclude tanto il parallelismo degli assi quanto la loro perpendicolarità, eventualmente ipotizzabile quest’ultima dalla rotazione di 90° dell’asse principale del tempio di Apollo avvenuta nella prima età imperiale. Questo edificio non presenta alcuna caratteristica archeoastronomica evidente. Il suo orientamento, infatti, è troppo meridionale per consentire un allineamento con il punto, sull’orizzonte reale visibile, della levata del sole (nemmeno al solstizio invernale) o della luna. Eventuali allineamenti con la levata o il tramonto di stelle o di asterismi, in particolari date dell’anno, non sono state considerate perché ritenute poco probabili per il tempio di un dio che, nella sua accezione uranica, è assimilato al sole |
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Casualità
o necessità di spazio dell’orientamento |
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L’edificazione del Tempio X comportò il
taglio dell’angolo settentrionale di un edificio precedente (1, pag. 100), forse un piccolo
portico, che si trovava dinanzi alla c.d. “cisterna greca”, interessante
ed enigmatica opera ipogea, quest’ultima, del
VI-V secolo a. C., forse la struttura più antica dell’acropoli pervenuta
fino a noi. E’ poco probabile che questo portico, di cui non conosciamo
con certezza la funzione, sia stato tagliato senza una reale necessità.
Né è presumibile l’opportunità di allineare il lato lungo settentrionale
del Tempio X con le opere di terrazzamento che cingono quella zona del
Santuario di Apollo: una rotazione di pochi gradi
e qualche modesta modifica al progetto avrebbero permesso di aggirare
agevolmente l’ostacolo. |
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Possiamo quindi concludere
con un elevato grado di probabilità che l’orientamento di circa 118,3
gradi di azimut è stato
voluto per qualche ben precisa ragione. |
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Si tratta ora di stabilirne
i possibili motivi. |
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Le
dee della luna greco-romane ed i moti del nostro satellite naturale. |
Come è stato già evidenziato, tanto Artemide quanto
Diana sono dee con spiccate caratteristiche lunari. |
In genere la divinità greca
è correlata con la luna crescente, di due o tre
giorni di età, intesa come protettrice delle
vergini (Artemide stessa è vergine) e soprattutto delle giovani in età
prepubere o all’inizio della pubertà. Ad Artemide, come a Diana, venivano
consacrate fanciulle di sette anni. Simbolo
della dea greca era la sottile falce di luna crescente, identificabile
appunto come una luna di due o tre giorni d’età. Suo animale sacro: la
cerbiatta. |
L’italica Diana è invece
correlata nel culto alla luna piena, alla “gialla luna piena d’agosto”,
scrive Frazer (4, vol. I, pag.
225), per rappresentare, con la “maturità” del nostro satellite, la capacità
della donna di procreare
e la sua originaria funzione di protezione delle partorienti (5, I, 476). Suo animale sacro: la mucca
( 6, XLV 2-5;
86). |
Questi sono solo alcuni dei caratteri originari
delle due dee, riferibili ad età pre- o proto-storica.
Col tempo, il loro sincretismo fece sì che Diana assumesse sempre di più
i caratteri e le funzioni di Artemide, fino al
punto che oggi gli studiosi del mondo classico considerano, in genere,
come un’unica ipostasi le due divinità, infatti tanto gli Etruschi quanto
i Romani ritenevano ormai che ‘Diana’ fosse solo il nome locale di Artemide. |
Se il Tempio X fosse stato
edificato in onore di Diana-Artemide avrebbe
potuto, con l’orientamento che gli è proprio e che abbiamo visto essere
con ogni probabilità voluto,
indicare qualche aspetto del culto di questa dea. |
L’azimut da noi stimato (con
precisione forse eccessiva in relazione alla
tecnologia dell’epoca) in 118,3 gradi rientra fra quelli che possono essere
presi in considerazione per osservare la levata della luna piena (sacra
a Diana), considerando che dall’alto del santuario di Apollo a Cuma, cioè
dal complesso che contiene sia il Tempio del dio che altre strutture come
il Tempio X, non è visibile l’orizzonte “astronomico” orientale poiché
la vista è parzialmente impedita dalla presenza di un’altura, il Monte
Grillo. Di ciò va tenuto conto nel valutare il punto
preciso del sorgere della luna che non può quindi riferirsi all’orizzonte
astronomico ma piuttosto a quello realmente visibile dal Tempio X. |
La luna piena, però, non
sorge sempre nello stesso punto in occasione delle medesime date dell’anno.
Il luogo della levata si sposta continuamente in un arco
di tempo di oltre diciotto anni e mezzo. A causa dei complessi
moti del nostro satellite è abbastanza raro che si ripeta il fenomeno
in una stessa direzione. |
Da questo punto della relazione
in poi gli anni indicati sono sempre anteriori all’era cristiana, anche
in assenza della specifica “a. C.” |
Le indagini effettuate a ritroso nel tempo
sul luogo ove, nel corso del periodo compreso fra il 39 ed il 20 (tarda
età repubblicana e prima età imperiale), era possibile osservare dall’asse
di simmetria del Tempio X il sorgere della luna piena, hanno
portato in prima istanza a stabilire che tale fenomeno si verificava sempre
d’estate, tra luglio e settembre, in un ambito spaziale che variava da
86,2 gradi di azimut (settembre del 22) fino a 128,5 gradi di azimut (luglio
del 23). Negli altri periodi dell’anno, ponendosi nel fondo del tempio,
la levata della luna piena non sarebbe stata visibile. |
Altrove è
descritto il complesso sistema di calcolo necessario per rapportarci
al calendario romano (giuliano) di quell’epoca
(7, pag. 39). |
L’osservazione più interessante
riguarda la levata della luna dell’agosto del
29, del 26 e del 21. In tali date l’azimut è significativamente vicino
a quello “guardato” dal Tempio X: |
Anno
|
Data |
Azimut
astronomico |
Percentuale
illuminata |
Fase |
29 |
11 agosto |
114,3 |
99,70 |
Luna piena |
26 |
8 agosto |
118,9 |
99,71 |
Luna piena |
21 |
13 agosto |
110,0 |
100,00 |
Luna piena |