Il termine fascismo ha un duplice significato: indica, sia il movimento politico italiano che, in forma di dittatura, resse l'Italia dal 1922 al 1944, sia i governi che adottarono una politica analoga. Fu fondato da Benito Mussolini in piazza San Sepolcro a Milano, il 23 marzo 1919, come associazione di combattenti -i " Fasci italiani di combattimento "- e divenne partito politico nel novembre 1921 con il nome di Partito Nazionale Fascista (PNF). Come simbolo adottò l'antico fascio dei littori romani (un insieme di verghe con nel mezzo una scure che serviva per le decapitazioni). La prima azione fascista fu l'assalto alla sede del giornale socialista "Avanti!" (15 aprile 1919) al quale presero parte ex ufficiali, studenti, reduci, nazionalisti e futuristi. Andarono successivamente a ingrossare le fila del partito tutti gli scontenti del primo dopoguerra, ex rivoluzionari e anticlericali, mancando al fascismo un pensiero politico propriamente detto. La dottrina del fascismo fu da Mussolini fissata più tardi, in una raccolta di proposizioni teoriche che mescolavano volontarismo e spiritualismo, statalismo e nazionalismo, negando esplicitamente liberalismo e democrazia, pacifismo e vita comoda.
I reduci, ufficiali compresi (piccola e media borghesia), che non si vedevano riconosciuto le benemerenze acquistate in una guerra durissima durante la quale erano state fatte promesse poi non mantenute; i nazionalisti, delusi per le condizioni del trattato di Versailles e per la "vittoria mutilata"; i conservatori, con le loro paure di fronte al "bolscevismo" che dilagava In URSS, dettero la loro adesione al fascismo. Ma li suo trionfo non sarebbe stato possibile senza Il favore degli agrari (specialmente in Emilia, Romagna e Toscana), senza il radicalismo spesso astratto dell'azione sindacale e l'intransigenza rivoluzionaria delle masse operaie insieme con l'incertezza cavillosa e legalitaria dei capi socialisti che portarono all'isolamento del proletariato italiano, senza l'atteggiamento di attesa di gruppi e uomini politici, che capirono la vera natura dei fascismo quando era già troppo tardi, o l'inerzia della Corona che non vide l'incompatibilità tra il regime fascista e lo spirito dello Statuto, senza, insomma, la crisi effettiva dello Stato italiano dopo la prima guerra mondiale, evidente nella frattura tra le istituzioni e il corpo vivo della nazione nella molteplicità delle sue esigenze.
Dopo la sconfitta elettorale del 1919 (l'unica lista dei fascisti aveva ottenuto a Milano 4795 voti contro i 74 000 voti popolari e i 170 000 socialisti) il P.N.F. dette vita alle "squadre d'azione" o "squadracce", che organizzarono manifestazioni dl violenza e d'intimidazione: spedizioni punitive e distruzione di Camere del lavoro e sedi di cooperative, uso del manganello e dell'olio dl ricino.
Falliti l'occupazione operaia delle fabbriche del settembre 1920, e lo sciopero generale dell'agosto 1922, Mussolini decise il colpo di Stato. Il raduno delle "camicie nere" a Napoli (24 ottobre) fu il punto dl partenza per la cosiddetta marcia su Roma (28 ottobre). Da quel giorno si fece cominciare l'era fascista.
Il consiglio dei ministri, presieduto da L. Facta, propose al re il decreto dello stato d'assedio e la difesa delle libertà costituzionali; ma il re, (Vittorio Emanuele III) invece di firmare, convocò Mussolini per affidargli il governo. Apparentemente la vita politica e parlamentare dei paese continuò senza grandi mutamenti.
Ma l'assassinio (12 giugno 1924) del deputato socialista G. Matteotti -che aveva denunciato i brogli elettorali e le intimidazioni, che consentirono ai P.N.F. di vincere le elezioni del 6 aprile 1924-, per opera di sicari fascisti, provocò l'astensione dai lavori della Camera di un centinaio di deputati dell'opposizione (il cosiddetto Aventino) e la denuncia della violazione dell'ordine costituzionale. li 3 gennaio 1925 Mussolini si assunse la responsabilità di quanto era
accaduto e, invece di un ritorno al regime liberale come invocava l'opposizione, inaugurò la dittatura vera e propria. I partiti furono sciolti, fu rafforzata la Milizia Volontaria (una specie di esercito del Partito Fascista) e istituiti la polizia segreta (Ovra) e il Tribunale Speciale (25 novembre 1926); soppressa la libertà di stampa. Lo Statuto venne modificato con la creazione del Gran consiglio, Mussolini divenne il "duce". Il fascismo divenne, a poco a poco, un regime tendente ad assorbire totalitariamente tutti gli aspetti della vita nazionale. Si volle i fascistizzare la scuola (da 1300 professori universitari, 11 soltanto si rifiutarono di prestare il giuramento fascista) e guidare l'educazione dei giovani, inseriti in varie associazioni (GIL, GUF, Littoriali, ecc.). Nel 1927 veniva creata la Carta del Lavoro. L'ordinamento corporativo, che sancì il divieto di sciopero ai lavoratori a cui era aperto il sindacato unico fascista, ebbe come organo supremo il Consiglio nazionale delle corporazioni, sorto per coordinare i criteri della produzione nazionale. Speciali benemerenze del regime furono le opere di bonifica, il miglioramento della rete stradale e lo sviluppo dell'aviazione civile, evitando però di affrontare il problema della riforma fondiaria del Mezzogiorno. Con la conciliazione tra stato e chiesa (Patti Lateranensi, l1 febbraio 1929), Mussolini acquistò maggiore prestigio internazionale e si conquistò il benevolo appoggio di parte del clero. La politica nazionalistica che portò l'Italia a uscire dalla Società delle Nazioni, che ispirò la campagna d'Etiopia (1935-36), la proclamazione dell'impero, la partecipazione alla guerra civile spagnola, rappresentò un progressivo avvicinamento al nazismo hitleriano e all'alleanza italo-tedesca (Asse Roma-Berlino). Mussolini, il 10 maggio 1940, dichiarò guerra alla Francia e all'Inghilterra, entrò così nel secondo conflitto mondiale. L'impreparazione economica, tecnica e militare condusse il paese a una guerra disastrosa contro le democrazie occidentali e l'URSS, provocando il crollo del regime (25 luglio 1943) con l'arresto di Mussolini e la consegna del potere a un governo di militari e di tecnici presieduto dal generale Badoglio. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e la liberazione dell'ex duce, da parte di paracadutisti tedeschi, il fascismo tentò di risorgere, dando vita alla Repubblica Sociale Italiana (13 settembre 1943-25 aprile 1945) appoggiata dalle truppe tedesche che occupavano l'Italia centrale e settentrionale e contro le quali il governo legittimo si trovava in stato di guerra. La repubblica fascista crollò con la sconfitta tedesca e l'insurrezione popolare. Mussolini, in fuga verso la Svizzera, venne catturato a Dongo dai partigiani e ucciso.
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