La decorazione architettonica romana


Il capitello

Il capitello rappresenta l'elemento superiore del sostegno verticale del sistema trilitico e la sua funzione decorativa è quella di mediare tra la superficie curva della colonna e quella rettilinea dell'architrave. Questa funzione ha trovato diverse soluzioni (forse la più riuscita è quella del capitello corinzio, che infatti è il modello che ha avuto nei secoli la maggior fortuna). É l'elemento dell'ordine che maggiormente caratterizza la differenza tra i diversi tipi.


Schema di capitello dorico

Capitello dorico

Il capitello dorico è costituito da un "echino" circolare rigonfio a cui si sovrappone un abaco quadrato. Spesso nello stesso blocco è intagliato il "collarino", che costituisce la parte superiore del fusto della sottostante colonna, distinto dall'echino da una serie di anelli chiamati "anuli". In età romana può capitare che l'echino e/o i lati dell'abaco ricevano una decorazione modanata o vegetale, e in questo caso avremo un capitello dorico "decorato".
Per una collocazione cronologica, e in mancanza di indicazioni dalle decorazioni, sono da tener presenti il maggiore o minore rigonfiamento dell'echino (la sua sporgenza rispetto al fusto) e l'altezza dell'abaco in proporzione all'echino.


Capitello tuscanico

costituisce una variante "locale" di quello dorico: in generale sono diverse le proporzioni e il profilo dell'echino, che puo' assumere forme maggiormente articolate (anche a gola, invece che a ovolo).


Schema di capitello ionico, faccia principale

Capitello ionico

Nel capitello ionico, tra echino e abaco si inserisce un nastro, chiamato "canale delle volute", che si arrotola poi in grandi volute con occhio centrale: queste sporgono inferiormente al di sotto dell'echino. Anche in questo caso insieme al capitello vero e proprio è spesso intagliata la parte superiore del fusto, definita "collarino". Lo spazio angolare tra echino e volute viene mediato dall'introduzione di due semipalmette che si sovrappongono all'echino.


Schema di capitello ionico, fianco

Il capitello ionico per sua natura si presenta diversamente sui due lati principali e sui fianchi, dove le due volute dei due lati opposti vengono collegate da un "pulvino" o rocchetto che si assottiglia al centro, serrato da un "balteo". Esistono tuttavia capitelli ionici con quattro lati uguali, che vengono definiti "a quattro facce": in questo caso le volute si dispongono diagonalmente rispetto all'andamento dei lati dell'abaco.

Normalmente il capitello ionico presenta l'echino decorato da un kyma ionico (al quale si sovrappongono le semipalmette che nascono dalle volute), ma è possibile la presenza anche di altri motivi decorativi. Anche il pulvino e il balteo sui fianchi sono decorati e, a volte anche il collarino e/o i lati dell'abaco. In certi periodi può essere presente una decorazione anche nel canale delle volute.


Se invece l'echino è liscio, con la sola presenza delle sagome per le semipalmette, il capitello ionico si definisce "liscio". Se la decorazione presenta degli elementi figurati, inseriti nella decorazione, il capitello ionico si definisce "figurato".

Fotografia dal sito Photoroma.com di un
capitello ionico italico della Basilica del Foro di Pompei

Una variante particolare di capitelli ionici, diffusa in Italia in età repubblicana e con caratteristiche fortemente locali nelle reciproche proporzioni dei vari elementi e nella decorazione, molto sporgente, viene definita capitello ionico "italico".
In epoca tarda dei capitelli ionici ridotti sono intagliati insieme alle imposte per mezzo delle quali le arcate venivano sovrapposte ai colonnati (capitelli ionici "a imposta")

Un elemento utile per la datazione è rappresentato dalla posizione della linea immaginaria che passa per gli occhi delle volute, a seconda che coincida o meno con il bordo inferiore dell'echino: come in altri casi infatti sono importanti le reciproche proporzioni delle parti costitutive del capitello. Il collarino tende a scomparire con il tempo e in epoca tarda, inoltre, la struttura tende ad essere semplificata e possono scomparire, non più compresi nella loro funzione, anche il canale delle volute e le semipalmette dell'echino.


Schema di capitello corinzio

Capitello corinzio

Il capitello corinzio si compone di un "kalathos" troncoconico e con "orlo" ripiegato in fuori, a cui si sovrappone un abaco con i lati modanati e leggermente incurvati in pianta. Alla base, il kalathos è rivestito da due corone di otto foglie d'acanto con la cima ripiegata in fuori: le foglie della prima corona si dispongono a due per lato, mentre quelle della seconda corona al centro di ogni lato e agli angoli. Al di sopra delle foglie della prima corona nascono degli "steli" con "orli", denominati "caulicoli", da cui nascono due foglie d'acanto, interna ed esterna, che compongono un "calice": da questo a sua volta nascono due steli a nastro che terminano avvolgendosi in spirale: uno si appoggia sul kalathos al centro dei lati ("elice") e l'altro si dispone obliquamente sull'angolo ("voluta") distaccandosi dal kalathos e sorreggendo gli spigoli dell'abaco. Infine, al di sopra della foglia centrale della seconda corona, spesso con la mediazione di un "calicetto" nasce uno "stelo" da cui si origina un fiore che si colloca al centro dei lati dell'abaco ("fiore dell'abaco").

Normalmente le foglie d'acanto e gli altri elementi decorativi sono intagliati nei particolari, ma a volte il capitello presenta solo le sagome lisce delle forme vegetali che rivestivano il kalathos, e in questo caso viene definito "a foglie lisce": inizialmente si tratta di esemplari impiegati in opera non completamente rifiniti, ma successivamente diventa una scelta estetica intenzionale, che si evolve in direzione di una sempre maggior semplificazione della struttura decorativa.

Nella struttura del capitello sono altre volte inseriti degli elementi figurati, in parte anche alterandola, e allora il capitello corinzio si definisce "figurato". Infine anche i lati dell'abaco possono presentare modanature decorate.

Una variante del capitello corinzio, il capitello corinzio "italico", diffuso in epoca repubblicana, presentava elici e volute, a volte accompagnate da foglie, nascenti direttamente dietro le foglie, senza la mediazione del caulicolo, e un fiore dell'abaco molto grande e sporgente collocato in basso sul kalathos.

Una variante che si evolve in età romana nelle provincie orientali, il capitello corinzio "asiatico" presenta l'acanto a fogliette aguzze: il modello si diffonde anche a Roma a partire dalle esportazioni di manufatti rifiniti direttamente nell cave del Proconnesio, a partire dalla fine del II secolo d.C.

Gli elementi datanti sono costituiti dall'articolazione della foglia d'acanto e degli altri elementi decorati, ma anche dalle proporzioni reciproche, sia del kalathos, più o meno svasato, e dell'abaco, sia degli elementi vegetali che ne compongono la struttura decorativa: in particolare le due corone di foglie, che in origine occupano circa metà dell'altezza del kalathos, tendono ad assumere sempre maggiore importanza, e a schiacciare contro l'abaco la zona superiore con calici, elici e volute.

Capitello corinzieggiante
Schema di capitello corinzieggiante con motivo a doppia S


A partire dallo schema del capitello corinzio si introducono e sviluppano, in particolare per ordini di piccole dimensioni, varianti decorative più libere, caratterizzate dalla non esclusiva presenza dell'acanto, che vengono definite capitelli corinzieggianti. Alcuni schemi decorativi, maggiormente diffusi, sono stati individuati, come quello "a lira", 'a calice centrale" oppure "a doppia S" (schematicamente disegnati, nelle figure)

Schema di capitello corinzieggiante con motivo a lira
Schema di capitello corinzieggiante con motivo a calice centrale

Capitello a calice

Un ulteriore variante del capitello corinzio, sviluppatasi in ambiente attico e non molto frequente in occidente, è rappresentata dal capitello a calice, con il kalathos rivestito da baccellature con una sola corona di foglie d'acanto, privo degli altri elementi strutturali della decorazione vegetale.


Schema di capitello composito

Capitello composito

In età romana, forse partendo dai capitelli ionici italici a quattro facce, dotati di collarino, si evolve il tipo composito di capitello, costituito da un kalathos rivestito da due corone di foglie d'acanto a cui si sovrappone cun capitello ionico a quattro facce e ancora un abaco di tipo corinzio, con lati modanati e fiore centrale. L'articolazione del capitello corinzio è conservata solo per le due corone di foglie presenti alla base, mentre spesso lo spazio superiore del kalathos, ora libero, è occupato da due "viticci fioriti".

Come nel caso del capitello corinzio, il capitello composito può presentarsi "figurato" o "a foglie lisce": più ancora che nel caso del capitello corinzio la variante a foglie lisce segue una propria e distinta evoluzione, con la progressiva fusione delle sagome da cui dovevano in origine ricavarsi gli elementi vegetali della decorazione.

Anche nel caso del capitello composito la presenza di acanto a fogliette aguzze permette di definire i capitelli "asiatici".

Significativa per la datazione, oltre che la decorazione e le proporzioni interne tra parte ionica, abaco e parte corinzia, è la presenza dei viticci fioriti e/o di un eventuale decorazione vegetale che occupi il canale delle volute. Infine anche i lati dell'abaco possono essere arricchiti di modanature decorate.

Altre varianti tipologiche dei capitelli

In epoca molto tarda (p.e. bizantina) compaiono diverse varianti strutturali e decorative, come i capitelli "bizonali", oppure "polilobati", o ancora "a canestro", "a imposta", ecc.

In qualche caso troviamo capitelli, definiti "egittizzanti" che per questioni di moda riprendono antichi esempi egiziani, o dell'architettura tolemaica di Alessandria d'Egitto.

Infine alcuni capitelli di pilastro o d'anta, presentano forme allargate e ampi piani per scolpire decorazioni, e vengono definiti capitelli "a sofa" (perchè la forma dei lati maggiori ricorda quella di un divano).

Tutti i tipi di capitelli (come fusti e basi), possono inoltre essere "di colonna", "di semicolonna", "di pilastro", di "lesena" oppure anche "a pianta complessa", quando la pianta è determinata dall'accostamento di semicolonne o quarti di colonna a lesene o pilastri, in varie combinazioni.


Schema di fusto scanalato

Il fusto

Il fusto costituisce il sostegno verticale del sistema trilitico, insieme al capitello che lo sormonta e alla base su cui quasi sempre poggia. Può essere monolitico o intagliato in più blocchi separati (rocchi per le colonne e semicolonne, blocchi per i pilastri, lastre per le lesene). Termina superiormente e inferiormente con modanature appena più sporgenti che il fusto stesso e questa parte terminale è indicata come "sommoscapo" superiormente e "imoscapo" inferiormente. A volte sommoscapo e imoscapo del fusto possono essere intagliati insieme al capitello (ionico o dorico "con collarino") o insieme alla base ("base con imoscapo"). Può capitare, ma non di frequente, che siano modanature decorate quelle dell'imoscapo e/o del sommoscapo.

Di solito i fusti, in particolare delle colonne, possiedono una leggera rastremazione, ossia hanno diametro leggermente inferiore superiormente che alla base. Può essere presente anche l'entasi, ossia il leggero rigonfiamento della forma cilindrica, meno usuale però che nella grande architettura greca.

Il fusto di una colonna può essere semplice oppure "tortile "(come le colonne del baldacchino di S.Pietro nella Basilica Vaticana, che pur essendo barocche sono copia di quelle reimpiegate nella basilica costantiniana). In età medioevale se ne trovano esempi binati.

I fusti possono essere inoltre "lisci", oppure "decorati" con elementi vegetali, o, più frequentemente "scanalati".

Le scanalature del fusto possono essere riempite da superfici convesse o piane per circa un terzo dell'altezza complessiva, e in questo caso il fusto viene definito "rudentato". L'uso deriva dal timore che i listelli tra le scanalature si rovinassero per il continuo passaggio di persone nei portici, e infatti sono rare le colonne rudentate nei templi.

Le scanalature possono inoltre essere di tipo dorico ("fusto scanalato dorico", cioe' con scanalature separate da uno spigolo acuto) oppure del tipo più frequente, separate da un listello; esistono anche scanalature separate da listelli a cui si sovrappongono dei tondini ("fusto scanalato con tondini": spesso questi rappresentano le aste di lance la cui punta è intagliata tra la terminazione arcuata delle scanalature all'imoscapo o al sommoscapo).

Le scanalature possono anche avvolgersi a spirale intorno al fusto della colonna.("fusto scanalato a spirale").

Come i capitelli i fusti possono essere di colonna, di semicolonna, di pilastro, di lesena o a pianta complessa.

Gli elementi indicativi per la datazione sono scarsi: la tipologia stessa delle scanalature, l'eventuale presenza di decorazione, la maggiore o minore rifinitura delle superfici, il materiale utilizzato (e' abbastanza frequente che i fusti, in particolare quelli lisci, siano realizzati in marmo colorato).


Schema di base attica
La base

La base può essere attica (con una sola scozia tra i due tori), oppure composita (con due scozie, separate in genere per mezzo di un listello a cui si sovrappongono due tondini o più raramente uno solo). Può essere intagliata insieme all'imoscapo del fusto superiormente e mancare del plinto quadrato sotto il toro inferiore, entrambi casi più frequenti in epoca repubblicana. In epoca tarda può essere intagliata insieme ad un piedistallo.

Può essere liscia, come nella maggior parte dei casi, oppure decorata, con modanature decorate o elementi vegetali. Come gli altri elementi del sostegno verticale, può essere di colonna, di semicolonna, di pilastro o di lesena.



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