In: La Civiltà Cattolica n. 3793, 2008http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2008/3793/index_3793.html


Alister McGrath - Johanna Collicutt McGrath,

L'illusione di Dawkins. Il fondamentalismo ateo e la negazione del divino,

Caltanisetta, Alfa & Omega, 2007


Il dibattito tra scienza e religione va assumendo toni anche molto polemici, con la discesa in campo di specialisti in diverse discipline. In questo rissoso panorama internazionale, R. Dawkins rappresenta indubbiamente una delle voci atee più polemiche e reclamizzate, come dimostra la diffusione del suo L’illusione di Dio, un pamphlet più che un libro scientifico, diventato comunque un vero e proprio caso editoriale.

Con riferimento a questo libro armano le loro penne i due AA.: A. McGrath, già ricercatore in biofisica molecolare ed ora professore di Teologia Storica presso la Oxford University, e J. Collicutt McGrath, che insegna Psicologia della Religione presso lo Heythrop College della University of London. Già dal titolo, che fa il verso al fortunato libro di Dawkins, il potenziale lettore intuisce di cosa si tratta e quale sia la posizione dei due autori.

In realtà l’obiettivo prioritario di questo piccolo libro non è quello di ribattere punto per punto le tesi di uno tra i più acclamati rappresentanti del fondamentalismo ateo, ma solo di «valutare l’affidabilità della critica di Dawkins alla fede in Dio» (p. 14). A tal fine nella loro breve esposizione i due AA. fondamentalmente fanno continuo riferimento a L’illusione di Dio, ma non mancano di citare anche le principali pubblicazioni sull’argomento scienza-religione.

Con capacità di sintesi e linguaggio semplice, gli AA. sviluppano la loro analisi ponendosi quattro domande base e proponendo le loro risposte. Ovviamente la prima questione è quella al centro delle riflessioni di Dawkins: «Illusi riguardo a Dio?». Qui gli AA. criticano in modo convincente due pregiudizi, diffusi nell’area atea e chiaramente caratterizzanti il loro interlocutore, e cioè che la fede sia infantile e irrazionale. La breve analisi, inoltre, mette in luce diversi grossolani errori commessi da Dawkins, che si dimostra superficiale ed impreparato nelle questioni filosofiche e teologiche trattate.

La seconda domanda è: «La scienza ha confutato Dio?». Contro la risposta ovviamente affermativa di Dawkins, gli AA. presentano le posizioni di molti e insigni scienziati, anche atei, che rifiutano decisamente una simile conclusione. Facendosi poi guidare dalla terza domanda: «Quali sono le origini della religione?», gli AA. accennano alle classiche spiegazioni naturalistiche della religione: quelle di Feuerbach, Marx, Freud. È in questo ambito teorico che si situa la proposta di Dawkins. Egli, in modo piuttosto confuso, pretende di offrire una spiegazione darwiniana delle origini della religione e, in particolare, reintroduce due tra le idee meno scientifiche sull’argomento: l’idea di Dio come «virus della mente» e quella dei «memi». È un tentativo fallimentare che, al più, denota soltanto la non competenza di Dawkins negli ambiti della psicologia e delle neuroscienze.

La quarta domanda è: «La religione è un male?». Per Dawkins chiaramente lo è, in verità con riferimento al fondamentalismo religioso causa di violenze, mentre non è un male l’ateismo che, secondo lui, mai ha generato né può mai generare violenza. È facile per gli AA. contestare queste affermazioni, ponendone in evidenza la totale ingenuità, davvero sorprendente per uno studioso di tale levatura. Dawkins, poi, quando tratta l’AT e l’insegnamento di Gesù, distorce dati inconfutabili, mostrando così tutta la propria ignoranza in materia e cadendo nel ridicolo.

I due AA. offrono una trattazione serena, fondamentalmente equilibrata, capace anche di riconoscere all’interlocutore alcuni contributi positivi. Alla fine, la loro analisi mette in seria discussione la tesi fondante il vecchio ed oggi rinato «positivismo dottrinario»: cioè che la scienza, in particolare le scienze naturali, spieghino tutto e conducano inevitabilmente all’ateismo. Il testo può interessare quanti vogliano introdursi con capacità critica nel complesso dibattito scienza-religione, ultimamente piuttosto caratterizzato da posizioni riduzionistiche e fondamentaliste nell’uno e nell’altro campo, soprattutto negli Stati Uniti.

Ma nel caso di Dawkins, con riferimento al libro criticato dagli AA., non siamo tanto nell’ambito della scienza quanto in quello dello scientismo, con inevitabili e vistosi danni anche alla causa della stessa scienza. Alla fine Dawkins con questo libro mostra solamente la sua profonda ostilità nei confronti della religione, nonché il suo unico vero obiettivo: la distruzione intellettuale e culturale della religione. Cerca di farlo riciclando argomenti datati, sulla falsariga di un certo ateismo fondamentalista di questi ultimi anni, presente anche in Italia. E così facendo finisce col dar ragione agli AA., quando ipotizzano che opere come quella di Dawkins sembrano finalizzate non tanto ad attaccare i credenti quanto a rassicurare gli atei.

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