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Nato a Palo del Colle (Bari) l'11 arile del 1927 e morto a Roma il 24 aprile del 1984, Domenico Guaccero è stato uno dei compositori italiani più rappresentativi della Nuova Musica negli anni '60 e '70. Operando in anni non facili è stato un esempio di coerenza nel sostenere le sue idee e molti compositori di oggi gli sono debitori per quanto egli ha saputo sperimentare e trasmettere.

Artista di profonda cultura musicale e umanistica, nel 1948 si diplomò in pianoforte a Bari (con D. Marrone) e nel 1949 conseguì la laurea in Lettere alla Università di Bari con la tesi L'interpretazione dell'opera d'arte nell'estetica contemporanea (relatore A. Corsano, Storia della Filosofia). Nel 1950 si trasferì a Roma dove studiò (presso il conservatorio di Santa Cecilia) armonia, contrappunto e fuga (1950-53) con Barbara Giuranna e composizione (1953-56) con Goffredo Petrassi, uno degli insegnanti di composizione più "illuminati" nel panorama italiano di quegli anni. Dopo il diploma in composizione seguì i Ferienkurse di Darmstadt tra il '57 e il '59. Il rapporto con Petrassi durò comunque con reciproca stima e amicizia anche negli anni a seguire, e fu sicuramente importante nel determinare un atteggiamento non dogmatico anche rispetto a tecniche compositive come il serialismo che Guaccero adottò soprattutto nelle opere scritte sul finire degli anni cinquanta.

Egli fu negli anni successivi un instancabile organizzatore e operatore culturale: nel '59 fondò la rivista Ordini insieme a Franco Evangelisti, Egisto Macchi ed Antonino Titone; con gli stessi curò l'organizzazione delle storiche Settimane della Nuova Musica di Palermo (dove furono eseguite in prima esecuzione assoluta composizioni come ...un iter segnato, Klaviatura, Scene del potere) e con l'aggiunta di Daniele Paris, Mario Bertoncini, Mauro Bortolotti, Aldo Clementi, Antonio De Blasio e Francesco Pennisi fondò a Roma l'Associazione Nuova Consonanza, cui si unirono poco dopo compositori come Ennio Morricone e Giacinto Scelsi. Questo gruppo di musicisti ebbe una notevole importanza nella diffusione della Nuova Musica in Italia: basti pensare allo storico recital di David Tudor nel '59, che eseguì alcune composizioni di John Cage, autore fino ad allora mai eseguito a Roma, o alle Settimane di Palermo che ebbero il merito di aver imposto all'attenzione compositori come Sciarrino e Pennisi.

Negli anni '60, oltre ad aver fatto parte con Paolo Emilio Carapezza, Heinz-Klaus Metzeger, Mauricio Kagel ed altri della rivista palermitana Collage, ebbe incarichi di rilievo nel Sindacato Musicisti Italiani (costituitosi ad opera di Petrassi). Nello stesso periodo iniziò la carriera didattica insegnando Composizione presso i Conservatori G. Rossini di Pesaro, A. Casella de l'Aquila, L. Refice di Frosinone e infine (1978) presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Grazie alla sua apertura culturale e al suo antidogmatismo Guaccero fu uno degli insegnanti più seguiti negli anni '70 nell'ambito della scuola romana, tanto che molti dei protagonisti dell'attuale scena musicale italiana sono stati suoi allievi.
Nell'ambito del sindacato Guaccero si è costantemente occupato dei problemi della didattica musicale: l'introduzione dell'educazione musicale nella scuola dell'obbligo italiana e l'introduzione nei conservatori del corso di Nuova Didattica della Composizione (poi divenuto Scuola Sperimantale di Composizione) è anche il risultato dell'opera del sindacato.

La sua attitudine alla sperimentazione lo portò ad essere tra i pionieri della ricerca elettronica: nel '57 con Petrassi, Guido Turchi, Roman Vlad, Gino Marinuzzi costituì il Centro Elettronico della Accademia Filarmonica Romana; nel '68, con Macchi, Evangelisti, Marinuzzi, Morricone, Paolo Ketoff, Walter Branchi, Bruno Nicolai, Fiorenzo Carpi e Giorgio Guiducci, fondò a Roma lo Studio R7 per la musica elettronica e nel 1972 con Luca Lombardi e Alvin Curran costituì il Centro per la Musica Sperimentale che si occupava prevalentemente di musica elettronica e di teatro musicale da camera.

Il teatro fu uno dei terreni privilegiati dell'attività e della riflessione di Guaccero, sia per l'immissione di elementi teatrali (gestualismo, performance) in composizioni musicali come Negativo (memorabili le esecuzioni di Severino Gazzelloni a Darmstadt e alla Biennale di Venezia nel 1964) o come la serie degli Esercizi (quelli per mimo, quelli per soprano "studiati su e per esperimento di Michiko Hirayama", con la quale in quegli anni sperimentò tutte le possibilità di ricerca sulla voce umana, eseguibili contemporaneamente anche a quelli per clarinetto e per pianoforte scritti rispettivamente per Bill Smith e John Eaton), sia per aver realizzato veri e propri lavori di teatro musicale: il già citatato Scene del Potere, il balletto Rot andato in scena nel '73 al Teatro dell'Opera di Roma con le coreografie di Amedeo Amodio e diretto da Gianluigi Gelmetti (il quale tra l'altro diresse anche tutte le Sinfonie di Guaccero). Lavori quet'ultimi che testimoniano del suo impegno civile e politico nell'ambito della sinistra italiana.
Nel 1965 fondò con Macchi la Compagnia del Teatro musicale di Roma (a cui si sarebbe dovuto unire anche Sylvano Bussotti) e nel 1978 organizzò e diresse il gruppo di teatro musicale e di improvvisazione Intermedia cui fecero parte la cantante Lucia Vinardi, il mimo Claudio Conti e l'attrice Lidia Biondi (sostituita in seguito dalla danzatrice Claudia Venditti), a cui si aggiunse successivamente Mauro Bagella, all'epoca suo allievo. Fu attivo inoltre nell'ambito del teatro d'avanguardia italiano e realizzò numerose musiche di scena per regie di Antonio Calenda. Realizzò anche numerose musiche per documentari prodotti dalla RAI per le regie di Massimo Sani, Piero Berengo Gardin, Luigi di Gianni e Ugo Gregoretti.

Il rapporto dialettico tra la storia e l'esperienza personale caratterizza la riflessione teorica di Guaccero. I suoi principali scritti, esempi di un pensiero organico tra i più fecondi del secondo novecento italiano, riguardano da un lato proprio il teatro musicale e dall'altro tutte le problematiche riguardanti la grafia musicale contemporanea, altro campo in cui Guaccero operò in maniera attiva: nel '73 insieme a Petrassi, Evangelisti, Macchi, Paris e Bertoncini fece parte del comitato organizzativo del Symposium Internazionale sulla problematica della grafia musicale contemporanea. Molte delle sue partiture hanno anche una valenza autonoma dal punto di vista visivo e grafico: celebre in questo senso la partitura "circolare" di Variazioni 2 eseguita nel 1968 da Claudio Scimone e i Solisti Veneti o quelle di Pentalfa e Klaviatura nelle quali è presente anche una chiara influenza di un simbolismo di matrice esoterica.
La riflessione sull'alea e l'attenzione a musiche "altre", come il jazz, portarono Guaccero sia ad inserire nelle sua opere elementi "impuri" di contaminazione con altri generi musicali (come in Sinfonia 2) sia ad avere esperienze molto importanti nell'area dell'improvvisazione con personaggi quali Alvin Curran e Mario Schiano, con il quale, unitamente a Bruno Tommaso e ad Alessandro Sbordoni (suo ex allievo), registrò nel 1977 per iniziativa del Folk Studio di Roma lo "storico" disco di improvvisazione DE DÉ.

Se la cifra stilistica più appariscente che la critica rilevò nelle opere del Guaccero degli anni '60 fu un estremo (e coraggioso) sperimentalismo denso di una teatrale, provocatoria e anche ideologica carica polemica, che finì in parte col sclerotizzarne l'immagine, in realtà è presente nella sua opera un forte elemento spirituale (complementare all'elemento teatrale e in una continua dialettica "interno-esterno") che come un filo rosso percorre tutta la sua produzione dalle Tre liriche di Montale del 1951, passando per Rappresentazione et Esercizio del 1968 (forse la sua opera più importante, incisa nel 1985 dal suo allievo e collaboratore Sergio Rendine), per Kardia del 1976, fino a gli ultimi lavori del 1983 Il sole e l'altre stelle (per coro di voci bianche, scritto per il Coro Aureliano di Roma di Bruna Liguori Valenti) e Un hombre (per voce e pianoforte, interpretato nel 1987 dal soprano Elisabeth Norberg-Schulz e da Giuseppe Scotese) dove lo sperimentalismo non è messo da parte, come già era prassi in quegli anni di riflusso, ma anzi è sublimato e ricontestualizzato in opere dall'altissimo contenuto musicale in cui sperimentazione e valore espressivo, impegno politico e spiritualismo si fondono per creare alcune delle composizioni di maggiore intensità nel panorama della musica italiana del dopoguerra.

Non è un caso che ciò che accomuna queste opere è l'elemento vocale (nel 1983 fondò con Egisto Macchi l'ultima sua creatura organizzativa: l'Istituto della voce) segno di un costante e crescente interesse per la voce e per il corpo umano. E forse è questo uno degli aspetti fondamentali che rendono attuale l'opera di Guaccero al di là di tutti gli schematismi novecenteschi: in un secolo dove nell'ambito della musica colta il problema del "corpo" è stato in gran parte rimosso (ma solo nella musica cosidetta colta), egli pone come cardine del suo idioma stilistico non un aspetto subito riconoscibile come "musicale" (come potrebbe essere una concezione "armonica", intervallare o timbrica), ma qualcosa di più profondo e di meno evidente: un atteggiamento mentale che ripropone il corpo umano (e attraverso di esso il suono) quale unico tramite per la comunicazione sociale e unico veicolo del sacro. Ciò fa di Guaccero una voce del tutto originale nell'ambito della Nuova Musica europea anche perché alcuni di quegli elementi che allora erano patrimonio comune dell'avanguardia (soprattutto Varèse) che pur egli utilizzò, si fusero da un lato con aspetti della tradizione italiana in senso molto ampio (pensiamo a un Monteverdi o a un Gesualdo), dall'altro con un humus mediterraneo (in questo senso sicuramente la sua origine pugliese ebbe un influenza) dove la musica, dalla prassi iniziatica del pitagorismo alla simbologia acustica dell'antico Egitto, dalla "romana cantilena" alle tradizioni popolari del sud Italia, è connessa a tutti gli aspetti sacri e magici dei riti e delle liturgie.

 
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