UN SEGNO NEL CIELO

Anche se il racconto contiene facezie che non hanno alcuna relazione con il tema del racconto, i fatti descritti sono effettivamente avvenuti.

Quella sera di lunedì 24 settembre 2007, nell'uscire di casa alle 18:30 non mi aspettai minimamente ciò di cui sarei stato testimone. Mi accingevo a compiere la passeggiata che da un paio di mesi avevo preso l'abitudine di fare quasi ogni sera. Tuttavia Micione, che stava dormendo sul tavolino di pietra rotondo posto presso il cancello mi rivolse un'espressione stupita o interrogativa quando lo chiamai dal marciapiede per salutarlo. Infatti, è abitudine sia sua che mia di salutarci se ci incontriamo, sia quando esco di casa che quando rientro. Quella sera, però, egli stava dormendo e dovetti chiamarlo per dargli il saluto. Egli si volse verso di me, ma non emise alcun “Meo” per salutarmi. Mi fissò invece con un'espressione interrogativa, come si vede nella foto. Sembrò chiedere: “Che cosa vuoi?” Eppure sapeva che è consuetudine salutarci!



Il fatto che la sua espressione fosse diversa da quella che mi rivolgeva solitamente non significa che rappresentasse un segno premonitore di ciò che avrei visto, ma fu probabilmente dovuta al suo brusco risveglio. Comunque, anche senza il saluto, Micione è un gatto simpatico.

Lasciato Micione, mi diressi verso Montegrotto. Dopo aver costeggiato il Rio Alto, la strada devia verso il centro del paese. Percorso quel tratto per un centinaio di metri, mi sedetti su una panchina ad osservare il tramonto e riflettere. Quella sera il cielo era interamente coperto da nuvole leggere, a parte un piccolo squarcio vicino a dove il sole stava tramontando, come si vede nella prima foto, puntata verso la valle che separa il colle di Berta da quello di Villa Draghi.



Scattai la seconda foto in direzione della cava di Bonetti. Alla sua estrema destra si vede la cima del colle di Villa Draghi. Entrambe le foto mostrano in che modo il cielo era coperto: nuvole leggere leggermente ondulate.



Scattai le due foto circa dieci minuti prima delle sette. Subito dopo mi diressi verso il centro di Montegrotto. Giunto in piazza Roma, voltai verso il Viale della Stazione e sostai per alcune decine di minuti all'inizio di tale via, nella panchina che si trova sulla curva presso l'ingresso dell'albergo Vulcania. Anche se il traffico in quella via è piuttosto intenso, non disdegno quel posto perché costituisce un contrasto alla solitudine di un'intera giornata trascorsa a casa. Di solito, lì continuo le mie riflessioni sull'etere, i fotoni e gli elettroni. Prima del buio mi incamminai lungo il viale e, giunto in prossimità del luogo dove sorgeva il cinema Arlecchino, voltai verso Via Manzoni, lo stradone che conduce alla Via Cataio passando accanto ai grossi fabbricati che costeggiano il tratto iniziale della via.

Superati i fabbricati, mi accingevo ad attraversare la strada che li limita, una strada a senso unico che conduce alla stazione ferroviaria, quando, voltatomi verso destra per vedere se giungevano delle auto, notai una striscia luminosa che attraversava il cielo. Fin dal primo sguardo mi resi conto che doveva trattarsi di un fenomeno straordinario. Essa appariva come un taglio netto operato sulle nuvole ed andava, per quel che potevo vedere, da un'estremità all'altra del cielo. Era piuttosto larga, bianca e luminosa. Non poteva trattarsi della traccia lasciata da un aereo, sia per la larghezza che i bordi netti e la luminosità non comune. Il mio primo pensiero fu di fotografarla con il telefonino, ma poiché appariva in parte nascosta dagli alberi che fiancheggiano la via verso la quale stavo rivolto e per il fatto che gli alti fabbricati permettevano di vederne solo una parte, decisi di proseguire fino all'incrocio con Via Vallona, circa quattrocento metri più avanti lungo la strada che stavo percorrendo.

Così mi incamminai di buon passo lungo la via. Qualche minuto più tardi, quando giunsi all'incrocio con Via Vallona, notai che la fascia non era più netta come in precedenza e che anche la sua larghezza non era più costante, ma in certi tratti appariva più larga che in altri. Inoltre, purtroppo, Via Vallona non offriva una veduta migliore di quella precedente, perché anche quella strada è fiancheggiata da alberi e, sulla destra, oltre il limite della foto, vi è un grande fabbricato. Poiché il cielo stava diventando sempre più buio, scartai l'idea che mi venne in quel momento di proseguire fino al Rio Alto, ma decisi di scattare ugualmente una foto. Compresi che se avessi proseguito fino al rio, forse la fascia sarebbe scomparsa del tutto; inoltre era quasi buio e un'ulteriore attesa avrebbe potuto rendere impossibile ottenere un risultato apprezzabile. Perciò scattai la foto che riporto qui sotto (il globo bianco sopra la fascia luminosa non è il sole, ma un lampione).



Erano le 19:30 circa. Il bianco della fascia rappresentava una separazione fra le nuvole. Se si fosse trattato della nuvola di un aereo, non avrebbe potuto essere così luminosa, essendo che il sole era tramontato almeno mezz'ora.

Scattata la foto, mi diressi a passo veloce verso casa, sperando che quando sarei giunto in prossimità del Rio Alto ci sarebbe stata sufficiente luce per scattare altre foto. Anche se nel frattempo la fascia si sarebbe ulteriormente deformata, da lì avrei avuto una visuale molto più ampia che mi avrebbe permesso di scattare foto sotto un'ampia angolazione. Tuttavia, poiché la luce stava diminuendo rapidamente, temetti che non mi sarebbe stato possibile fare alcunché.

Giunsi nel tratto di strada compreso tra i Rii Alto e Spinoso circa sette minuti più tardi. Il cielo era buio. Questo mi fece temere che non sarei riuscito ad ottenere niente di buono con il telefonino. Scattai ugualmente tre foto, in modo da riprendere tutta la parte di cielo visibile, con l'intenzione di unirle assieme con il computer. Questo è ciò che feci quando tornai a casa. Il risultato è visualizzato qui sotto.



Il colle sulla sinistra, dove termina la fascia luminosa, è quello della cava di Bonetti. La luce sulla destra è la scritta sopra l'albergo Imperial. Più oltre, al limite destro, la fascia termina in corrispondenza di un rudere che si trova non lontano dalla strada, in direzione di Abano, secondo il mio punto di vista. La fascia era ormai frammentata, ben diversa da quella che avevo visto inizialmente. Nonostante il buio, essa era ancora luminosa. Pur essendo trascorsi una dozzina di minuti dal primo avvistamento, la visione aveva dello straordinario. Se si fosse trattato di una nuvoletta lasciata da un aereo, non sarebbe stata così luminosa, mancando una fonte di luce che l'illuminasse e, ammesso che potesse essere visibile con quella poca luce, probabilmente per quell'ora avrebbe dovuto essersi già dissolta. In quanto alla luminosità delle foto, è come la riprese il telefonino. Non vi ho operato alcuna modifica, né di luminosità né di contrasto.