Giornata strana


Quella era una giornata strana, di quelle giornate in cui si rimpiange il tepore e la morbidezza del proprio letto. Sandro non aveva voglia di fare nulla e la coscienza gli rimordeva, odiava i cialtroni fancazzisti che rubano lo stipendio, ma in quel momento era indubbiamente uno di loro. Oltre la finestra dell’ufficio lo spettacolo era deprimente, tempo pessimo, pioggia, viandanti frettolosi e infreddoliti. Come se tutto ciò non bastasse, ad un tratto vide riflesso nel vetro a specchio la figura di Michele, l’operatore CED, che percorreva il corridoio, un pensiero istantaneo e doloroso gli sfregiò la mente come fa un lampo accecante nell’oscurità:

- Cazzo! Stai a vedere che anche oggi ha da chiedermi qualcosa.

Sandro si chiedeva come fosse mai possibile che un operatore del Centro Elaborazione Dati dovesse sempre andare da lui a rompergli le palle quando si trattava di fare o di sistemare un sito web. Lui era fuori dal giro ormai da anni, si sentiva obsoleto come uno ZX Spectrum, non aveva nessuna voglia di continuare ad aggiornarsi indefinitamente e questo era stato uno dei motivi per il quali aveva abbandonato tutto. Internet lo aveva deluso, per restare al suo passo si deve pensare ed agire alla velocità dei computer. “Non riuscirei a pensare lentamente come te nemmeno se lo volessi”, è una frase storica che un hacker pronuncia in un famoso film, ebbene a Sandro invece piaceva pensare lentamente, gli piaceva mettere in fila i pensieri e dar ad essi un senso, un ordine, a volte logico, a volte intuitivo. Gli piaceva fare le cose con calma, una alla volta. Come temuto, Michele entrò nell’ufficio di Sandro, ma prima di parlare si guardò intorno con un fare da apprendista carbonaro. Sandro lo osservò stupito, erano soli in quella stanza di tre metri per tre, era una cosa talmente evidente che quel gesto circospetto gli parve subito ridicolo. L’atteggiamento di Michele poteva voler solamente dire che quella volta era lui ad avere qualcosa da mostrargli. Manco a dirlo, Michele fece un passo avvicinandosi alla scrivania, infilò una mano nella tasca della giacca e ne estrasse un CD, poi lo appoggiò sul tavolo. Sembrava un pusher che stesse allungando una dose ad un drogato. Sandro stava per incazzarsi, quel demente non aveva ancora proferito parola, non lo aveva nemmeno salutato, e allora gli disse:

- ciao Michè, anche io sto bene.

L’altro non raccolse la provocazione e tutto soddisfatto sussurrò:

- l’ho scaricato stanotte da Emule. - Bravo, così dopodomani avrai di nuovo i caramba in casa che ti rimettono i sigilli alla connessione. Sei controllato, lo sai, quante volte devi lasciarci le penne prima di smettere di fare queste cazzate? - Stai tranquillo, ho usato le mie precauzioni. - Sesso sicuro?

Michele sorrise, tacque per un attimo, fece un passo indietro verso la porta e la socchiuse, poi tornò verso Sandro e proseguì:

- Si chiama XYZ è fantastico, è un software a riconoscimento vocale, quando lo hai installato devi solo procurarti un microfono, poi leggi un testo standard di riconoscimento e il PC da quel momento riconosce la tua voce. - Ah! E a me … che me ne cale? - Dai, ascoltami, dal momento in cui il PC inizia a riconoscere la tua voce, tutto quello che leggi di fronte al microfono viene trasferito in un foglio di Word, il programma te lo scrive automaticamente sul PC, è fortissimo.

Sandro cominciò a pensare che potesse essere interessante, la cosa poteva anche piacergli, adorava scrivere, lo faceva continuamente, scriveva su tutto, e alla sera quando vuotava le tasche aveva sempre ritagli, scontrini, e volantini sui quali aveva appuntato qualcosa. La maggior parte delle volte perdeva tutto, perché non aveva mai voglia di mettersi al computer per copiarci dentro ciò che aveva scritto. Il programma di Michele poteva quindi essere un’ottima soluzione.

- Ueilà, stavolta mi hai stupito, è interessante, ti ringrazio, lo hai scaricato per me? - No no, per me.

Già, come poteva mai essergli venuta in mente un’idea talmente stupida? Michele, la persona più ruvida, sgradevole ed egoista che lui conoscesse. Quando mai avrebbe potuto pensare qualcosa di carino? Evitò le polemiche e disse:

- Per te? Ma tu sai scrivere ? - No ma che mi frega? Io lo uso per copiarci i pezzi che mi interessano dei libri che leggo.

Sandro stava per dirgli che per fare quello gli sarebbe bastato usare un qualsiasi programma OCR, che già aveva al CED, e uno scanner, che lo stesso aveva, ma Michele come al solito non aveva le idee chiare sulle sue priorità. Sandro non aveva nessuna voglia di addentrarsi con lui in un’altra discussione tecnica, non se ne usciva mai prima di un’ora e poi ognuno rimaneva comunque delle proprie convinzioni, quindi stava seriamente pensando di mandarlo a cagare, quando Michele bisbigliò:

- Se vuoi te ne do una copia per 20 euro.

Eccolo! Ora lo riconosceva, era sempre lui, lo osservò un attimo, aveva il solito aspetto di uno che avesse dormito con i vestiti addosso e che avesse dei conti arretrati con il barbiere, inoltre era l’unico in quel posto che mettesse il maglione sotto la giacca. Osservò quella giacca che da anni non vedeva un ferro da stiro, quel maglione pieno di pelucchi, i suoi pantaloni con le ginocchia ben gonfie, le sue scarpe impolverate e con la pelle graffiata, poi gli disse guardandolo dritto negli occhi:

- Michè, ti propongo uno scambio, tu mi dai il CD aggratis, io mi tengo i 20 euro e in cambio non ti cancello 20 Giga di dati dal tuo server... cosa ne pensi?

Michele lo guardò con gli occhi terrorizzati di uno che stesse subendo impotente una violenza carnale, evidentemente doveva essersi ricordato che Sandro in passato era stato un hacker, di quelli tosti, sapeva che aveva smesso, almeno così lui gli aveva sempre detto, ma in quel momento non poteva esserne del tutto certo. Quello che non sapeva, o che non ricordava, è che Sandro non avrebbe avuto nessuna difficoltà nel violare il suo server, e non avrebbe dovuto nemmeno riesumare i suoi mitici programmini da hacker, conosceva la password, la conosceva da sempre, l’aveva aiutato talmente tante volte, l’aveva visto digitarla talmente tante volte che ormai la sapeva a memoria. Michele si morse un labbro, impossibile per chiunque sapere cosa passasse in quella mente dove c’era lo stesso ordine che si può trovare nella soffitta di un rigattiere, ma dopo qualche istante esclamò:

- Ok te lo lascio, tanto devo sdebitarmi per tutte le volte che mi hai aiutato. - Bravo, vedo che hai afferrato il concetto.

Detto questo Michele fece per andarsene, ma si vedeva lontano un miglio che su quei 20 euro ci aveva contato, mentre apriva la porta per uscire si lasciò sfuggire una frase:

- A te servirà più che a me, scrivi sempre, che cazzo avrai poi sempre da scrivere...

Sandro, non gli rispose nemmeno, inutile sprecare parole con simili elementi… “non è consigliabile parlare con gli stupidi , perché chi ti vedesse potrebbe non notare la differenza”. Guardò l’orologio, erano quasi le quattordici, si era fatto tardi, stava alzandosi per andare a far pranzo quando squillò il suo cellulare, era la sua compagna, la sua donna, il suo amore:

- Pronto. - Amore, mi mancavi, sei occupato? - No cucciola, stavo per andare a pranzo. - Anche io ci sto andando, ho sfruttato la pausa per chiamarti, come stai? - Bene cucciola. Sai che mi hanno appena regalato un programma che mi farà essere più ordinato? - Cioè? - E’ un programma a riconoscimento vocale, gli leggo dei testi e lui li trasferisce direttamente sul computer. Così potrò salvare quelle cose che scrivo in quei foglietti che tengo sempre in giro finché non li perdo.

Lei tacque un attimo, poi disse.

- Sciocco, non hai mai perso nulla. - Cosa vuoi dire? - Ogni volta che vengo a casa tua e mi metto a fare la filippina in quel casino di computers e sigari in cui vivi, cosa pensi che ne faccia dei tuoi foglietti? - Ho sempre pensato che li buttassi via. - Non ho mai buttato via nulla, non hai mai perso nulla, lo sai che sono fetish, li ho sempre conservati, tutti, non riesco a gettare via niente che sia tuo, ne ho una scatola piena, ormai dovrò prenderne una più grande”. - Davvero? - Si, e basta che tu me lo chieda e sarei felice di memorizzarli nel tuo computer, senza l’uso di quello stupido programma, mi piace fare le cose per te. Se poi tu non volessi, li conserverei lo stesso, quando morirai li pubblicherò e diventerò ricchissima.

A questo punto lei rise, e la sua risata gli avvolse il cuore stringendoglielo dolcemente. Quella donna non aveva mai smesso di stupirlo, ogni giorno gli riservava una nuova piacevole sorpresa. E così, anche quel momento si andava ad aggiungere ad infiniti altri, allo stesso modo indimenticabili, che rendevano lei unica e indispensabile. Mentre pensava questo Sandro era rimasto in silenzio, e lei gli chiese:

- Sorpreso? - Sono senza parole, si sono sorpreso. - Non dovresti esserlo, lo dici sempre che sono il tuo capolavoro. - Si, sei il mio capolavoro, ma a volte penso che sia io il tuo. - Non lo dire, non mi piacevo prima di conoscerti, invece tu mi fai sentire bella e desiderata.

Lui continuava a non aver parole, si sentiva felice ed innamoratissimo, ogni giorno un po’ di più del giorno precedente, come sempre, da sempre, e anche se non lo avrebbe mai ammesso, si stava commuovendo, quindi non seppe fare altro che bisbigliarle:

- Ti amissimo… - Io di più, lo sai, ma ora scappo, che ho poco tempo per pranzare, ci sentiamo stasera, smack.

Sandro chiuse il cellulare, ma continuò ad osservare il nome di lei sul display esterno che si spegneva lentamente. Si appoggiò con la schiena alla spalliera e respirò molto profondamente, sentiva il bisogno di far spazio nel petto a qualcosa che sentiva davvero crescergli dentro. Se qualcuno in quel momento gli avesse chiesto come si sentisse, lui gli avrebbe risposto senza esitazione:

- Ricco, immensamente ricco.

Il pranzo poteva aspettare.