FEDERICO II DI SVEVIA: UN SOVRANO MODERNO NEL MEDIOEVO

 

Nell’immaginario collettivo di coloro che l’hanno studiato Federico II di Svevia si denota per l’originalità della sua figura, progressista e tollerante, in un’epoca (il medioevo) dominata dalla chiusura verso le “altre” culture e dall’intolleranza.

 

Federico II ebbe infanzia difficile, il padre l’imperatore Enrico IV infatti morì nell’anno 1197 lasciando il regno di Sicilia in mano alla Regina Costanza, madre di Federico. Nel 1198 Federico rimase orfano all’età di quattro anni e per decisione della madre venne affidato alla tutela del pontefice Innocenzo III.

Il grande pontefice infatti era interessato a ribadire i propri diritti feudali sul regno di Sicilia e acquisire il controllo sul giovane sovrano significava di fatto acquisire il controllo del paese. Il mezzogiorno da sempre stato forte e centralizzato grazie all’opera dei sovrani normanni si trovò negli anni fra il 1194 e il 1208 senza un re e quindi esposto all’ampliamento dei poteri locali, sia dei parlamenti cittadini, sia dei signori feudali. Il potere del papa sulla Sicilia significò la distruzione dello stato siciliano.

Federico nel 1208 raggiunse la maturità, all’epoca quattordici anni, e venne incoronato re di Sicilia da papa Innocenzo III. Nonostante le sue legittime pretese alla corona imperiale, in quanto figlio dell’ultimo imperatore, Federico sembrava essere destinato a mantenere solo il trono del meridione d’Italia, consentendo così al papato di impedire la riunione delle corone di Sicilia e Germania nelle mani di un unico depositario. In Germania infatti dopo la morte dell’imperatore Enrico IV era divenuto sovrano Ottone di Brunswick, questi aveva promesso al pontefice di rispettare i diritti della chiesa in Germania e perciò riuscì a ottenere la corona. Tuttavia i rapporti fra papa Innocenzo e Ottone erano destinati ben presto a deteriorarsi, infatti l’imperatore volle ben presto sottrarsi agli impegni presi col pontefice causando una rottura che significò la sua fine e l’ascesa di Federico.

 

Nel settembre 1212 Federico infatti giunse in Germania per rivendicare la corona imperiale su esortazione del papa, che voleva a tutti i costi privarne Ottone di Brunswick in modo da ricondurre l’impero nella sua orbita. Forte dell’appoggio dei vescovi che orientarono gli animi della popolazione tedesca in suo favore, Federico venne incoronato re di Germania il 9 dicembre 1212 dall’arcivescovo di Magonza. In realtà sebbene a partire da questo momento Federico fosse sovrano non potè esercitare la sua carica fino a quando Ottone non venne sconfitto definitivamente. La consacrazione al potere fu possibile nel 1214 quando a Bouvines l’armata anglo-imperiale di Ottone venne sconfitta dai francesi alleati di Federico II e di Innocenzo III.

 

Federico diveniva definitivamente unico sovrano della Germania, tuttavia si prospettava per il papa una possibile riunione delle corone di Sicilia e dell’impero e perciò il 1° Luglio 1216 Innocenzo si fece promettere da Federico che avrebbe governato solo la Germania, lasciando la Sicilia al figlioletto Enrico. Poco dopo, appena due settimane, Innocenzo III spirò e Federico si ritenne sciolto dalla promessa fatta al grande pontefice suo precettore. Federico potè cingere quindi la corona di Sicilia e quella dell’impero grazie ad un accordo col nuovo pontefice Onorio III: lo Svevia poteva unire le due corone a patto di intraprendere una nuova crociata per liberare la terra santa, inoltre solo a lui e non ai suoi eredi sarà permesso di essere sia re di Sicilia che imperatore del Sacro Romano impero. Tuttavia nel 1220 il figlioletto Enrico venne designato re dei romani a Francoforte; il titolo costituiva di fatto la designazione ad erede della corona imperiale. Fatto questo Federico decise di ritornare in Sicilia, dalla quale mancava da oltre otto anni, designando come reggente di Germania l’arcivescovo di Engelberto di Colonia. Sulla strada per la Sicilia si fermò a Roma dove venne incoronato imperatore dal papa Onorio il 22 novembre 1220.

 

Federico giunse nel suo regno ai primi di dicembre dello stesso anno e indisse immediatamente una dieta a Capua allo scopo di ripristinare il suo potere sulla ribelle nobiltà meridionale. In questo consesso Federico si garantì il diritto di confiscare i castelli e le fortezze costruiti abusivamente dai nobili. Mentre quelli eretti sulle proprietà dei grandi feudatari venivano smantellati, quelli costruiti nelle terre del demanio statale venivano acquisiti dal re che ne disponeva come meglio desiderava. Il regno veniva così controllato attraverso una rete di castelli direttamente sottoposti al controllo del sovrano, il quale ne stipendiava e riforniva le guarnigioni sottoponendole a rigidi controlli per impedirne vessazioni contro le popolazioni locali. A Capua inoltre venivano revocati tutti i privilegi concessi da Ottone di Brunswick ai feudatari siciliani.

Questi provvedimenti erano solo il primo passo della riforma del regno che era destinata di fatti a creare il primo esempio nella storia di stato moderno. Da Capua volse alla Sicilia, dove raggiunse Palermo e si insediò nel palazzo che era stato degli Altavilla. Da tempo l’isola era scossa dai tumulti provocati dalle popolazioni saracene dell’interno. Federico decise di agire con fermezza contro i ribelli e perciò fra il 1222 e il 1224 intraprese una serie di durissime campagne contro i ribelli musulmani che vennero sconfitti e deportati in massa a Lucera, qui saggiamente Federico decise di concedere loro la libertà di culto e costumi, arruolandoli in seguito per la formazione della sua guardia personale.

 

Nel 1224 Federico decise di fondare un istituto preposto alla formazione dei notabili del regno, lo scopo di questa fondazione era quello di creare una classe dirigente professionale e preparata da inserire all’interno dell’amministrazione statale centralizzata. L’insegnamento delle discipline giuridiche impartite presso l’università di Napoli divenne parte integrante della formazione del ceto di notabili che si occupava con estrema efficienza dell’amministrazione del regno. Un modello di simile modernità sarebbe riemerso solo nel ‘400 e nel medioevo la scelta di Federico II di poggiare il suo potere su dei veri e propri burocrati, addestrati all’assoluta fedeltà all’istituzione statale, rappresenta un caso unico in tutto il mondo europeo. Di fatto quella di Napoli fu la prima università statale dell’Europa occidentale. Oltre a curare la nascita del nuovo ateneo partenopeo i suoi interessi si diressero verso la antica e prestigiosa scuola medica salernitana. Federico diede nuovo slancio alla facoltà di medicina e istituì la prima cattedra di anatomia, inoltre divenne obbligatorio per tutti  coloro che volessero esercitare la professione medica nel regno frequentarne i corsi.

 

Contemporaneamente alla creazione dell’amministrazione pubblica vennero intraprese una serie di misure volte a favorire la ripresa economica del regno. Porti e strade vennero costruiti in modo da favorire la circolazione dei mercanti, i quali potevano godere di una sicurezza nei loro spostamenti impensabile in qualunque altro luogo del mondo. La Sicilia tornava nuovamente a essere il centro commerciale del mediterraneo grazie alla sua rinnovata funzione di cerniera fra il mondo arabo e quello cristiano allora in piena crescita.

 

La corte di Federico II è passata alla storia per essere probabilmente uno dei luoghi più cosmopoliti in assoluto della storia occidentale. L’imperatore accolse presso di se intellettuali delle più disparate origini. Fossero arabi, ebrei o cristiani essi erano accetti alla corte del grande sovrano, senza discriminazioni di nessun tipo; la sua personalità gli consentiva infatti di aprirsi alle culture più sofisticate e progredite che si affacciavano sulla scena mediterranea. Ciò gli permise di fondere la scienza araba con l’utilitarismo tipico delle culture occidentali.

I suoi interessi nel campo scientifico sono testimoniati dal trattato che egli stesso redasse: De Arte Venandi cum Avibus. Scritto come trattato sulla falconeria in realtà si tratta di un vero e proprio manuale di zoologia degli uccelli, sui quali Federico compì studi approfonditi grazie ad osservazioni dirette fatte su animali provenienti dalle più diverse regioni del mondo. Si tratta in effetti dell’unico vero trattato scientifico scritto in età medioevale in Europa, testimonianza preziosa di quanto fosse avanzata la cultura e la scienza presso la corte di colui che fu definito: “Stupor Mundi”

 

L’idea statale che Federico aveva elaborato e sperimentato in Sicilia era ormai pronta per essere esportata in tutti i domini dell’impero, a cominciare degli indomiti comuni italiani. Venne così stabilita la convocazione di una dieta per la pasqua del 1226 a Cremona e qui i comuni italiani avrebbero recepito le nuove direttive dell’imperatore oltre a discutere i preparativi della crociata sulla quale il pontefice Onorio III faceva sempre più pressione perché s’attuasse.

Le città padane non videro di buon occhio questo tentativo di riaffermare il proprio potere da parte dell’imperatore, fu così che decisero di riunirsi come al tempo del Barbarossa in una lega e si appellarono al pontefice ormai stanco dei continui rinvii della partenza per la terra santa fatti da Federico

Il 18 Marzo 1227 moriva Onorio III e gli succedeva sul soglio pontificio il cardinale Ugolino da Ostia il quale prese in nome di Gregorio IX. Il nuovo pontefice impose la partenza immediata all’imperatore, previa la scomunica, e il sovrano fu costretto questa volta a fare ciò che gli veniva chiesto programmando la partenza per l’estate dello stesso anno.

 

Nell’Agosto del 1227 la flotta crociata era pronta a salpare da Otranto per la terra santa, ma negli accampamenti crociati scoppiò una pestilenza che colpì anche l’imperatore. Questi pur essendo già in mare venne consigliato dai suoi medici a rientrare in patria per curarsi per evitare peggioramenti della malattia, fu così che Federico venne costretto a tornare in Italia per curarsi. Non credendo alle giustificazioni del re di Sicilia il papa decise di prendere provvedimenti contro di lui: il 29 settembre del 1227 ad Anagni, Gregorio IX annunciò la scomunica del grande sovrano.

Federico tuttavia decise di ripartire per la terra santa dove giunse il 7 settembre sbarcando nella roccaforte cristiana di S.Giovanni d’Acri. Federico disponeva di un migliaio di cavalieri e di circa diecimila fanti eppure questo bastò a far tremare i musulmani. Il trentatreenne sovrano tuttavia era ben conscio che le sue forze non erano affatto sufficienti per portare a termine una vittoriosa campagna militare contro i musulmani. Decise allora di giocare le carte della diplomazia inserendosi nelle dispute dei sovrani musulmani. Il sultano d’Egitto Malik al-Kamil, figlio del grande condottiero Saladino, era in guerra contro il nipote sultano di Damasco e offrì un’alleanza ai cristiani. Federico colse l’occasione per strappare condizioni favorevolissime in cambio del suo aiuto al sovrano egiziano. Approfittando della sua conoscenza di costumi e della cultura arabi, concluse un accordo con il quale riacquisiva il controllo della città di Gerusalemme ad eccezione delle due moschee sacre ai musulmani. Federico potè così incoronarsi sovrano della città e sancire la sua vittoria non sui musulmani, coi quali aveva trattato facilmente e da amico, ma sul papato che l’aveva scomunicato e ostacolato in ogni modo.

 

Nell’estate del 1229 il sovrano tornò in Italia sbarcando a Brindisi. La situazione che gli si presentava era oltremodo difficile, infatti dopo la sua partenza il pontefice s’era dato a sollevare sia i feudatari siciliani e tedeschi che i comuni italiani contro l’imperatore. Federico agì con decisione e fermezza e marciò contro le truppe pontificie e lombarde, che si dispersero rapidamente tanto quanto si erano sollevate contro di lui. Federico tuttavia era costretto a scendere a patti col pontefice per farsi revocare la scomunica che incombeva su di lui, a Ceprano nel luglio del 1230 si giunse a un compromesso. Federico veniva reintegrato nella comunità cristiana a pieno titolo però dovette sottostare a condizioni di pace assai gravose: i beni della chiesa incamerati dal regno di Sicilia dovevano essere restituiti al clero, sempre il clero cessava di essere sottoposto ai codici civili del regno e esentato dalle tasse sui possedimenti fondiari.

 

Ristabilita la pace in Europa il sovrano potè dedicarsi nuovamente all’amministrazione della Sicilia, nel 1231 vennero emanate le cosiddette “Costituzioni per il regno di Sicilia” conosciute anche con il nome di “Costituzioni di Melfi”. Le costituzioni sono una raccolta delle vecchie leggi normanne e dei più recenti decreti imperiali uniti e destinati a formare un nuovo codice civile per il regno. Le leggi di Federico sancivano anche diritti per i poveri e i doveri dello stato nei loro confronti, mai prima di allora v’erano stati provvedimenti tanto efficaci a favore di vedove e orfani, inoltre veniva garantita l’equità nella distribuzione del prelievo fiscale fra ricchi e poveri, fatto che non aveva uguali al mondo. Persino ai servi della gleba veniva concesso il diritto di difendersi davanti a un tribunale come accadeva per gli uomini liberi. Il re inoltre abolì la servitù dalle proprie terre trasformandole in aziende agricole gestite da operai salariati, un modello estremamente innovativo preso ad esempio in seguito.

 

Mentre Federico rafforzava ulteriormente il suo regno meridionale, in Germania covava il seme della ribellione. Dopo le nozze del 1234 il figlio primogenito Enrico s’era infatti apertamente ribellato al padre e aveva fatto causa comune con le città della Lombardia, per Federico era giunto il momento di tornare in Germania dalla quale mancava sin dal 1220.

Nel 1235 marciò con un esercito alla volta della sua seconda patria, qui sconfisse il figlio ribelle rapidamente e a partire dal 1242 lo privò dei diritti di erede al trono che vennero concessi al fratello Corrado. Nel 1235 inoltre l’imperatore promulgava la “Costituzione di Pace imperiale” con la quale si riordinava il diritto penale tedesco eliminando vecchie leggi e aggiungendo nuovi provvedimenti in materia di diritto feudale .

 

Nel 1237 forte delle truppe ricevute dai feudatari tedeschi e dei rinforzi provenienti dall’Italia meridionale l’imperatore si riteneva pronto a sedare definitivamente le velleità dei comuni italiani.

La città di Cremona alleata dell’imperatore aveva raccolto una coalizione di città filo-imperiali, mentre le città nemiche di Federico si radunarono intorno a Milano come ai tempi del nonno Federico I Barbarossa. Nel 1238 l’imperatore sconfisse i comuni italiani a Cortenuova, ma a causa delle condizioni di pace troppo dure che cercò di imporre alla città meneghina non potè ottenere la cessazione delle ostilità. I milanesi erano consci che presto o tardi il pontefice sarebbe intervenuto in loro favore e il loro esempio indusse altri comuni, fra i quali Bologna, a schierarsi contro Federico. Ad acuire l’ostilità del papa verso gli Svevia servì la cessione della corona di Sardegna a Enzo, figlio di Federico. Il re concedendola ignorava completamente le pretese pontificie sull’isola.

Alla lunga Gregorio IX si decise a intervenire contro l’imperatore e cominciò così l’ultimo duello tra il papato e gli Hoenstaufen. La battaglia si combattè prima che con le armi con la propaganda, infatti entrambi gli schieramenti attuarono una violentissima campagna diffamatoria contro l’altro esponente. Federico veniva definito come “scorpione che sputa purulenza, la bestia selvaggia che si chiama Federico” ed era rappresentato dalla propaganda pontificia come l’anticristo, tanto che nel 1239 il pontefice gli rinnovò la scomunica. Federico non fu meno duro col papa e alla sua morte nel 1241 affermò che “il perturbatore della pace nel mondo” era venuto a spirare, il pontefice era morto a causa delle fatiche che la guerra aveva imposto, lasciando il pontificato in una situazione estremamente difficile in quanto l’esercito imperiale comandato da Federico era a pochi passi da Roma. Federico tuttavia ricevuta la notizia della morte del papa decise di ritirarsi, sperando forse nell’elezione di un pontefice più disponibile verso di lui, tuttavia per ben due anni dopo la morte di Gregorio IX il soglio di Pietro rimase vacante.

 

Nel 1243 divenne pontefice Innocenzo IV, che fuggito dall’Italia si rifugiò a Lione dove in un concilio nel 1245 dichiarò decaduto l’imperatore dalla sua carica. Federico ormai stanco e provato dalla guerra provò a raccogliere intorno a se l’ostilità dei monarchi europei contro il papato, affermandone la pericolosità sia per i regimi monarchici che per i comuni. La scomunica fece si che anche all’interno della sua corte i traditori cercassero di eliminare il re. Nel 1246 un complotto contro di lui e suo figlio Enzo venne scoperto e stroncato sul nascere, sorte analoga ebbe un tentativo di avvelenamento da parte del suo medico personale tre anni dopo. Nel 1249 Federico dovette sopportare la peggiore delle perdite: suo figlio Enzo e la sua scorta vennero presi prigionieri dai cittadini di Bologna, i quali lo rinchiusero in carcere fino alla sua morte che avverrà ventitrè anni dopo. Nonostante ciò le energie di Federico non vennero meno, e poco prima di morire scrisse ad un amico di sentirsi ringiovanire ogni anno di più. Era in procinto di partire per una nuova campagna in Lombardia, quando morì il 13 dicembre del 1250 stroncato da un’improvvisa malattia. La sua salma venne deposta in un enorme sarcofago di porfido rosso nella cattedrale di Palermo affianco a Ruggiero II e ai suoi genitori Enrico IV e Costanza d’Altavilla.

 

Federico fu un personaggio unico nel medioevo. Aperto alla cultura musulmana e alla scienza, seppe viverle appieno traendone insegnamenti che lo condussero ad un’apertura mentale senza precedenti. Prima di chiunque altro comprese la vecchiaia delle istituzioni feudali e decise di sostituirle con un sistema più moderno e burocratizzato, tutelando anche i più deboli. Sfortunatamente era un uomo fuori dal suo tempo che si è trovato a lottare contro un mondo che non lo comprendeva appieno, seppur lo guardava ammaliato e affascinato.

 

 

 

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