Salvo Montalbano sono . . .

"...Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva."

“Il Commissario Montalbano” - Le frasi celebri :

 

 

· "Accominzamo, con nova promissa, sta gran sulenni pigliata pi fissa!" frase che il commissario usava ripetere di primo mattino quando si susiva dal letto. ."La paura di Montalbano", p. 52

· "Montalbano si commosse. Quella era l'amicizia siciliana, la vera, che si basa sul non detto, sull'intuìto: uno a un amico non ha bisogno di domadare, è l'altro che autonomamente capisce e agisce di consequenzia". .Il ladro di merendine (pag. 172-173)

· "Futtiri addritta e camminari n'ta rina portuna l'omu a la ruvina"

· "Di andare dai carabinieri manco gli era passato per l'anticamera del cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, LA CAPIVA"

· ..."Pronti, dottori? E' lei pirsonalmente di pirsona?" "Si, Catarè" "Che faceva, dormiva?" "Sino a un minuto fa sì, Catarè" "E ora inveci non dorme cchiù?" "No, ora non dormo più, Catarè." "Ah, meno mali." "Meno mali perché, Catarè?" "Pirchi accussì non l'arrisbigliai, dottori." O spararlo in faccia alla prima occasione o fare finta di niente. ...

· "...nei due anni di permanenza...aveva imparato a capire qualcosa dei siciliani..non erano le parole che dicevano,non erano i gesti che facevano...bisoganva stare attenti a come dicevano quelle parole,a come facevano quei gesti...sfumature,increspature,impercettibili mutamenti di ritmo e di intonazione...."

 

 

 

 

Non so se si è capito ma … questo sito è stato realizzato da un accanito fan del Commissario più amato d’Italia e del suo “creatore”: il maestro Andrea Camilleri. A tutti consiglio di visitare il sito ufficiale del Camilleri fan club. Il link è alla fine di questa pagina.

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Le favole politicamente scorrette dedicate al Cavaliere d'Itavia
dall'autore del "Commissario Montalbano"

Il Cavaliere e la mela

di Andrea Camilleri

 


 

Quand’era picciliddro, e quindi non ancora Cavaliere, il futuro Cavaliere vide un compagnuccio che stava a mangiarsi una grossa mela.

Gliene venne gana irresistibile. Facendo finta di niente, si accostò al compagnuccio, gli strappò la mela e la pigliò a morsi.

La zia monaca del futuro Cavaliere, che era una santa fimmina, a quella scena aspramente rimproverò il nipote.

«Non sono stato io a rubare la mela», ribatté il picciliddro continuando a dare morsi al frutto. «La colpa è tutta del mio compagno che se l’è lasciata rubare».