Il viaggio sulla luna

                                             

                                              per il 21 luglio 1969

 

1

La nave lo spazio naviga immobile quasi, il vuoto

spazio del cielo, sola immobile quasi nello spazio

          impalpabile polvere nel vuoto, pulviscolo nello spazio sperso

immobile quasi la nave veloce ultraveloce, d’ingegno

sottile e orgoglio l’opera naviga lenta immobile,

nello spazio ferma, nel finito infinito spazio

un punto qualunque, un centro nella sfera dove

ogni punto è un centro

                                      la sfera sconvolge l’ingegno

l’orgoglio del pensiero lucido pavido la mente

del lucido eroe, del suo lucido pavido scudiero

lo strumento potente il robot che sconvolto divora

cifre numeri innumeri, ride piange il robot,

il cuore di lega più tenera che ignora l’orgoglio

il male, d’impotenza piange, di rabbia impotente

il lucido pavido eroe

                                   il signore minuscolo

del cosmo spinge la nave veloce ultraveloce, divora

distanze immense esigue, le duecentotrentotto

duecentoquarantamila miglia, i cinquanta milioni

i sessanta i tremilacinquecentonovanta

sette milioni di miglia i quattro anni luce i cinque

centomila anni di viaggio d’approdo sul più vicino pianeta

della stella più vicina

                                    l’orgoglio divora, la rabbia

impotente divora le migliaia i milioni d’anni

luce, impotente divora lo spazio il cosmo

 

2

Nello spazio immobile la nave è un piccolo cilindro

d’argento cupo lucente nello spazio sospesa

nel turchino cupo, blu nero cupo lo spazio

cupo terso il nero dello spazio, il cristallo cupo tersissimo

 

la nave un cilindro sottile minuscolo, un gioiello,

ruota lenta riluce, il gioiello d’ingegno lucido

e orgoglio, dei gioielli lo scrigno, d’ingegno sottile

e calcolo e orgoglio perfetto l’ordigno, il calcolo

perfetto quasi

                         la macchina minuscola molteplice ruota

lenta, di macchine minuscole migliaia nel cilindro

nel microcosmo migliaia di strumenti sincroni

nell’ordigno minuscolo preciso perfetto quasi,

ruota lento sicuro nello spazio il microcosmo

lucido, splende l’astro nuovo minuscolo il prodigio

minuscolo del cilindro, il grano di polvere il prodigioso

grano di pulviscolo ruota riluce nel cosmo

 

3

Lucente cupa ruota riluce la notte d’America

la notte grande dei grandi la notte dei gangster

d’alto medio rango, i figli del grande popolo

in nero, impeccabile candore di camicie linde

di mani, neri abiti lunghi da spalle candide

scendono, donne fatue bellissime neri gli occhi, azzurri

gli occhi di bambola, di notte lividi neri spersi

gli occhi dorati d’America, le bambole in abiti cortissimi

perfette le gambe nel ballo nel passo, le gambe

del secolo, gambe d’America notturna

                                                                le insegne

smisurate sui palazzi neri fendono il livido nero

cielo d’America, le strade ove acre rigurgita

delle macchine il fiume, di macchine e gente il rigurgito

il fumo acre l’alito greve, acre odore d’uomo

di donna, rancido odore d’America ove il fiume rigurgita

tetro di baldoria, di abbracci e risa e turpe furiosa

sete, turpe la folla abbracciata nel fiume denso

rotola affonda, il popolo dei gangster nobile

milioni di gangster di grandi i padroni del mondo

 

4

Nella casa la sera è scesa calda insolita

calma inquieta di ardore insolito, orgoglio

dei figli d’America, il cuore umile trepido

dell’uomo medio l’umile semplice figlio

d’America, l’uomo del popolo freme trepido

d’orgoglio e inquietudine, commosso il cuore medio,

la sera è calda, la casa brutta qualunque

confortevole, il destino qualunque di un uomo medio

la casa qualunque, la moglie bella qualunque

di un uomo medio, brutta la moglie media

confortevole, i figli la casa

                                             nella sera insolita

il cuore della casa calmo inquieto fatuo

il santuario dell’uomo medio lo schermo minuscolo

ove in immagine s’accoglie dilegua il mondo,

del mondo l’immagine in luce fatua inquieta,

in oblio l’immagine del giorno odiosa in sogno

fatuo, il bisogno crudele in cui si consuma il giorno

lo schermo minuscolo mediocre l’incanto fatuo che inganna

il popolo dei liberi il figlio del popolo l’uomo semplice

 

Questa notte il suo cuore semplice negli spazi trepida

sospeso l’inganno l’orgoglio, freme trepida il semplice

umile cuore medio del popolo

 

5

Nel ghetto il vecchio negro sui gradini di casa

in silenzio fuma, guarda pigro, ascolta appena

le voci dei bimbi negri che giocano si rincorrono,

l’animo quieto inerte, il caldo opprime la sera

le strade, l’afa greve d’America, il ghetto

è una prigione di caldo notte afa, il cielo

greve d’America opprime il ghetto, il disprezzo

del bianco

                   quieto il vecchio inerte, curvo un poco

pensa immobile, inerte il pensiero, il dolore curvo

immobile di una razza, la stirpe dei forti,

nel sangue il sole d’Africa, rosso cupo il sangue

sotto la sferza nero il sangue si raggruma,

nel sangue l’odore della foresta forte,

mite forte la razza, ingenua intatta mite

la forza di natura, la potenza ingenua indifesa

 

Curvo il vecchio, l’impresa del bianco, l’orgoglio altero

del bianco un’onta, una macchia di sangue nero

indelebile

                  immobile il vecchio contempla il cielo

d’Africa, libero puro il cielo promesso

 

6

Huston, città riarsa di sole e orrido ardore

di calcolo, ardore freddo lucido, le tue genti

i tuoi cervelli enormi di fibre cellule, di grigia

molle materia densi, i tuoi esseri macrocefali

i cervelli dalla memoria smisurata rapida folle

di fibre e circuiti contesti compatti, cellule

di metallo rigide, fibre rigide inerti

nell’intrico enorme preciso, l’intrico senza fine

preciso lucido della creatura di encefalo

escogitata pensata

                                 un pensiero un progetto

un calcolo d’uomo, un prodotto un figlio

di calcolo d’uomo, l’essere che nel calcolo

si essenzia, il macrocefalo senza vita

lavoro preciso lucido freddo nelle sale

lucide silenziose, in fredda folle furia di gesti

di operazioni rigido inflessibile decide

giudizio rigido inflessibile

                                            perspicace

il popolo dei robot instancabile misura lo spazio

misura la terra il cielo l’uomo la nuova stirpe

dei macrocefali, spietata la stirpe dei macroencefali

s’appresta a invadere il cosmo

 

7

Dallo spazio la terra è una sfera azzurra argentea

dal punto sperduto ove la nave sospesa avanza,

sperduta la terra negli spazi vicina ancora

la più vicina, la speranza sperduta nel finito infinito

degli spazi grande ancora, vicina sempre

signora degli spazi del cuore d’uomo, cuore

di terra il legame più forte il vincolo dell’essere

«perché sei terra»

                              nel blu nero del cielo la sfera

di luce grande lo splendore mite caldo il colore

mite dei mari di nubi, le correnti s’attorcono,

striature d’argento vortici opacosplendenti, le volte

del morbido palazzo d’aria costruito per l’uomo

per lui solo, casa d’aria al suo respiro al suo vivere,

la buccia morbida tenera custodisce

nel cosmo la vita

                              nel punto qualunque del cosmo

nella desolazione degli spazi nel sublime

desolante squallore del cosmo il pianeta minuscolo

splendente, la sfera minuscola opacoargentea,

il pianeta opaco minuscolo, il cuore minuscolo

del mondo

 

8

Dallo spazio lontano la sfera grande argentea avvince

l’occhio del pilota, la mente la memoria persa

dietro il suo fascino, i contorni che il bambino

stupito imparò sugli atlanti, stupito il bambino

grande rattiene il ricordo il fiotto del cuore

                                                                       il profilo

dei continenti il disegno bizzarro scolpito

nella roccia arcaica il rilievo alto ove s’adagiano

verdi gli oceani i mari verdi le foreste d’Africa,

cupo il verde dei tropici il deserto d’un giallo

luminoso intenso, il profilo forte rude d’Africa

 

il giardino dell’uomo antico in colori forme

il fascino delle cose terrestri, il conforto, cose d’uomo,

forme di un’esistenza consueta un incontro

di sempre, un coessere in cui crebbero insieme

vissero insieme nel tempo

 

9

Nello spazio lontano la nave più lenta avanza

verso il confine invisibile il termine che chiude

i campi e le forze oltre il quale la luna avvince

a sé le cose, la nave avanza su per la corrente

lenta stanca già sempre impari al libero

volo, ne v’è libertà negli spazi nei campi

segnati da termini precisi gelosi, i poderi

degli dei, non è dato vagare liberi nei campi

del cielo pervasi contesi da forze molteplici

solo in parte note, onde il cosmo è pieno compatto

 

Su verso il confine invisibile la nave preme

tenta il passaggio altre volte aperto, lo strappo

provvisorio nella zona ambigua ove le forze

frammiste contendono s’equilibrano, avanza lenta

incerta, paurosa del vortice lunare

 

10

Mentre sotto vicina ormai si distende la pianura opaca

di un verde opaco verde giallo opaco, di fuliggine

di nero e fuliggine intrisa la pianura lunare si stende

sotto, vicina ormai la pianura desolata deserta,

più vicina, si stende per miglia e miglia centinaia

di miglia migliaia, eguale sempre, opaca

monotona

                   i suoi circoli, i crateri grandi piccoli

gli stessi sempre, piccoli grandi gli stessi, il deserto

di polvere cenere opaca, di vita non una traccia

un albero un arbusto un filo d’erba un filo

di vita, desolato deserto si stende il pianeta

della desolazione, vicina ormai, più vicina

la desolazione, dall’alto l’uomo gli occhi sbarrati fissi

nel cuore la desolazione, negli occhi, desolato disperato

già sempre, guarda cerca, la desolazione lo attende

laggiù lassù vicino lontano

 

11

Sulla pianura lunare l’uomo è fermo, sceso

appena sulla pianura immobile sperduto guarda,

intorno il deserto di polvere opaca i ciottoli sparsi

si stende fin dove l’occhio può giungere eguale monotono

opaco, da ogni parte eguale il deserto, i crateri grandi

piccoli sparsi qua là, i crateri, il deserto di polvere,

il sole splende bianco nel cielo cupo, nero il cielo,

la sfera di luce bianca intagliata netta

nel cartone nero translucido splende fredda irreale,

luce irreale sulla pianura, di tenebra e luce commisto

il  pulviscolo rado si stende sulla pianura deserta

desolata i crateri deserti

                                         la desolazione cupa splende

sulla pianura agognata contesa conquistata infine,

l’orgoglio l’ingegno acuto dell’uomo il cuore fiero

di desolazione colmo, desolato disperato, nella pianura

desolata disperata immobile sperso, desolato già sempre,

disperato, dopo il viaggio inutile

 

12

Sulla pianura lunare l’uomo cerca i segni

di una vicenda una storia ciò che si pensa accada

nei secoli i millenni i milioni d’anni di secoli

un tempo smisurato lunghissimo, il succedersi

delle ore i minuti ogni minuto qualcosa succede qualcosa

di piccolo grande, nel tempo si fissa indelebile,

i segni cerca, gli occhi fissi spauriti

                                                            nulla è accaduto

nulla mai, nessuno è nato vissuto nessuna

voce s’è alzata un grido un pianto mai, né il vento

sulla pianura correndo ha levato il suo canto, il mare il torrente

l’urlo del lupo nel bosco, nulla, dei vulcani lo scroscio

in tempi lontanissimi, lo scroscio pauroso, il boato

di un meteorite enorme al suo impatto, grande piccolo

un meteorite nessuno l’ha udito nessuno

poteva udirlo

                        silenzio desolato disperato, l’uomo

tende l’orecchio l’animo, desolato già sempre,

disperato nel silenzio della pianura muta

silenziosa, dopo il viaggio inutile

 

13

Nello spazio risaliti ritornati, lo stacco lo strappo

dal pianeta sterile, la fuga, il momento di panico

di gaudio

                 nello spazio sotto contemplano la pianura

desolata disperata, pianura eguale tutta monotona

tutta, negli occhi nell’animo la desolazione della pianura,

desolazione sempre, disperazione, più forte ora

dopo che il piede ha calcato la pianura della desolazione

dopo il viaggio inutile l’ingegno il coraggio inutile la vita

inutile

            nello spazio la nave s’addentra veloce ansiosa

del rientro corre veloce ansiosa, una distanza ancora

enorme un viaggio enorme, che nessuno ha mai fatto

così lungo lento così solo così atrocemente

desolato disperato, negli spazi dove i pianeti gli astri

così spersi dispersi stanno così follemente lontani,

così disperatamente soli gli astri gli uomini

negli spazi, soli ovunque

 

14

Nello spazio la nave naviga lenta incerta, perduta

ormai la rotta perduto ogni contatto ogni speranza,

perduta negli spazi che immensi si distendono

sterminati paurosi spazi naviga portata

dalle correnti di gravitazione, sull’orlo dei campi

sul confine, attratta dall’uno dall’altro, lontana

più lontana sempre, più sperduta, disperata

desolata naviga senza meta, avanti indietro

veloce lento non conta non ha senso ormai,

in moto o immobile non conta nello spazio

che smisurato sterminato si stende, il cui limite

persino al pensiero sfugge, al calcolo più ingegnoso

sottile del pensiero

                                naviga impazzita ormai,

pazza d’immensità solitudine disperazione

naviga sicura nel tempo, negli anni nei secoli,

nei millenni naviga sempre, lontano ormai

il cerchio dei pianeti il sole tra alte stelle

altre galassie la nave morta naviga inflessibile

avanza sicura inflessibile avanza inesorabile

la morte sicura inflessibile avanza nel cosmo