RISPOSTE E CONTRORISPOSTE - INTERVENTI SUGL'INTERVENTI

 2008

                                       

 

 

22/12/08 - Il Parito Democratico e i problemi della Sinistra

6/09 -  Paolo Veronese

R. - Scusa il ritardo della risposta. E però non capisco perché ci porti questo passo di Prodi nel quale non si dice nulla dei principi che ispirano il PD, salvo i tra grandi ma generalissimi di solidarietà, uguaglianza e libertà. Ma non v'è nulla che concerna la trasformazione della società secondo giustizia; nessun vero programma politico.

 

18/12/08 - La parificazione dell'età pensionabile

18/12 - Tiziano Cardosi

Professor Colombo, perché inseguire quel pasdaran di Brunetta nelle sue provocazioni? La parità con la donna sarebbe giusta se si riportasse l'età pensionabile per gli uomini a 60 anni. Perché aumentarla alle donne? Diminuiamola agli uomini! Il fatto è che ormai non abbiamo più nemmeno l'immaginazione per mandare questi delinquenti al potere a quel paese. Li prendiamo sul serio! Questi si fermeranno solo quando saremo davanti alla schiavitù pura. Questo padroni, questo capitalismo non rispetta la vita perché vede gli esseri umani solo come forza lavoro da sfruttare, come consumatori, come risparmiatori da "tosare". Svegliamoci dall'incubo per favore!
Comunque tranquillo professor Colombo: il sindacato non si opporrà a a nulla: ha fatto finta per decenni, ma ha firmato la condanna alla miseria per tutti i giovani di oggi sperando che gli anziani come me che hanno una pensione schiantino presto, accusandoli anche di rubare il futuro ai giovani. E c'è chi ancora ci crede. Gli esseri umani sono buoni, docili, mansueti, miti. Se la reazione (di lavoratori e disoccupati) dovesse essere all'altezza dell'azione (del potere) ci sarebbero barricate e ghigliottine. Io invece aspetto invece una rivoluzione nonviolenta, ma rivoluzione! Un saluto pieno di pari opportunità.

4/01/09 - R.

Chiedo scusa di aver atteso tanto a risponderle, ma è sempre in gioco la scarsità del tempo. Guardi che il documento non si rifaceva a Brunetta, semmai all'Alta Corte di giustizia. Ma poi neppure a questa. Il principio in questione è quello della parità di uomo e donna, che dev'essere realizzato in tutta la sua estensione; l'età pensionabile è un caso. I principi non si possono invocare quando fa comodo e obliare in altre situazioni.

La donna ha la stessa dignità e gli stessi diritti-doveri del maschio. Ha un impegno particolare nella gravidanza, allattamento,  prima infanzia; e questo impegno dev'esserle riconosciuto, con le provvidenze opportune. Il lavoro casalingo dev'essere equamente diviso tra uomo e donna; non è tollerabile che sia addossato alla donna soltanto. Lo stesso per l'impegno di crescita e formazione dei figli. Quanto alla fisicità, si sa ormai che la donna ha maggiore resistenza dell'uomo.

V'è poi il prolungamento della vita, i 25 anni che corrono dai 60 agli 85. Coi connessi problemi di previdenza, di spese previdenziali per la comunità.

V'è una considerazione da fare sul lavoro com'espansione e adempimento della persona, e come suo impegno sociale. Il punto chiave è semmai che ognuno abbia il "suo" lavoro, quello che corrisponde alle sue attitudini. Un punto che la società non è ancora in grado di offrire a tutti; che abbisogna di una società più solidale.

Credo che su questa via si debba procedere. Non ho sfiducia nel sindacato, pur sapendo che ha commesso degli errori anche gravi in passato; ma non dubito della sua volontà buona e del suo impegno.

 

18/12 - Tiziana Rupena

Mi sono sentita sminuita per l'ennesima volta leggendo la sua proposta, e pertanto le invio questa mail, senza la pretesa di ottenere solidarietà, con la speranza di aver frainteso il suo intendimento. Sono una donna di 45 anni, ho due figlie che per motivi diversi devo mantenere da sola, e da 4 anni ho un compagno, genitore di un figlio convivente con la madre dopo la separazione. Capita talvolta, purtroppo, che una madre sia indegna di tale appellativo, e da un po' di tempo mi ritrovo un altro figlio in casa, con tutti i suoi problemi. Il padre, operaio, ovviamente fa più ore lavorative di quante ne siano consentite, ma l'onere di casa e figli sono tutti miei, che lavoro "solo" 40 ore settimanali su sei giorni...

Dopo 12 ore di cantiere e 2 di trasferimento lui è distrutto, a me rimane tutto il carico domestico-familiare. Allora vi prego: prima parificate il resto, date un sostegno alle donne lavoratrici, e poi pensate all'età pensionabile, perché ve ne sono molte che, come me, svolgono un lavoro full-time pure molto pesante, e devono poterlo svolgere per arrivare all'età pensionabile VIVE e non già parzialmente "decomposte" come toccherà a me tra 15 o 20 anni, dal momento che già adesso mi ritrovo con gambe e schiena già compromesse...

4/01/09 - R.

Se ben capisco Lei svolge un lavoro casalingo con tre figli e il compagno. Lei dice sono 40 ore settimanali, che corrispondono più o meno alla settimana lavorativa di tutti. Inoltre ha il vantaggio della casa e di una maggiore libertà nell'impiego del tempo. Non comprendo bene le gambe e schiena compromesse; dal lavoro casalingo, o da altro? Penso che gli elettrodomestici possano alleggerirlo molto, se rifletto a quando mia madre faceva il bucato settimanale e io ero bambino; le lavatrici non erano ancora disponibili. I figli poi crescono e possono essere coinvolti, possono aiutare; e infine escono di casa.Se Lei è casalinga e quello è il Suo lavoro, e il compagno ha il lavoro professionale, c'è una divisione equa dei compiti. Il problema si porrà per lui se il suo lavoro fosse usurante. Ma non so se ho ben compreso la situazione.

5/01/09 - Replica

Non sono evidentemente riuscita a spiegarmi, probabilmente presa dal sentimento di rabbia che provavo al momento, e che tuttora provo pensando alla questione in oggetto. Io svolgo un lavoro molto pesante sei giorni alla settimana per 40 e più ore a settimana, su sei giorni. Il compito domestico e genitoriale è sommato a tutto questo.

 

18/12 - Adriana De Mitri

Sono d’accordo con chi afferma che dobbiamo informarci sulla questione, per non farci fregare, per aprire un dibattito fra di noi, per capire se si tratta di una mela avvelenata mascherata da regalo di Natale.

Proprio per capire e per preparaci a un dibattito, in vista di un eventuale auspicabile incontro sul tema vi inoltro il messaggio di Milena Carone, unitamente al Suo contributo a margine del dibattito sull’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne, e un articolo di Ida Dominijanni pubblicato sul Manifesto del 16 dicembre. Vi inoltro anche i Link.

4/01/09 - R.

Ho letto con attenzione i due interventi, che trovo piuttosto dispersivi.

In fondo la loro richiesta concerne soprattutto il welfare: cioè il fatto che questo paese non è per nulla in ordine nei riguardi della donna e della sua condizione umana e professionale. Parità di carriera, parità di stipendio, nidi, scuole materne; dove ci sono carenze gravissime. Si è fatto qualcosa per i congedi, ma siamo lontanissimi dalla Francia, la nazione che forse ha fatto di più per la famiglia, quando si trovò con solo quaranta milioni di abitanti, un grosso problema demografico. Ma qui non interessa questo problema, bensì la dignità e diritto della donna come persona umana, e la parità, la pari dignità e diritto. Perciò la parità delle condizioni professionali (la professione essendo espansione della persona e suo impegno sociale) e la condivisione del lavoro casalingo.

Non credo che a questi problemi concernenti la donna debba pensare la donna soltanto; deve pensare l'intera comunità, e gli uomini in particolare, che la donna hanno asservito e sfruttato. L'asservimento della donna.

6/01/09 - Replica

 Dobbiamo capire, vogliamo capire, per non farci fregare, per sapere se si tratti di una mela avvelenata mascherata da regalo di Natale. Siamo figlie, siamo madri, siamo mogli, siamo compagne, siamo lavoratrici, cerchiamo comunque di fare percorsi di consapevolezza, per esserci, per partecipare. Siamo continuamente alle prese con un doppio lavoro: Quello “dentro” e quello “fuori”…casa… Sicuramente dobbiamo combattere contro un sistema che guarda all’Europa solo quando vuole.

Non credo che tutto sia risolvibile immaginando un welfare “adeguato”…c’è una questione culturale di fondo sulla quale bisogna lavorare, bisogna introdurre istituti reali di conciliazione, bisogna permettere alle donne di lavorare senza rinunciare alla gioia (e al diritto-dovere) di essere, appunto, madri, figlie, mogli,compagne, soggetti attivi  e partecipi di questa Società. Mi riservo di approfondire, per ora inoltro l’articolo di Ida Dominijanni, che mi sento di sottoscrivere.

12/01/09 - Replica - Appello

Ci opporremo in ogni modo all’innalzamento dell’età pensionabile per le donne. Una misura che non è affatto obbligata dalla recente sentenza della Corte europea di giustizia, a cui pure si è arrivati per gravissima responsabilità del II e III governo Berlusconi, che hanno risposto con omissioni o non hanno risposto affatto alle richieste di chiarimenti sulla legislazione vigente nel nostro paese.
L’innalzamento dell’età pensionabile per le donne sarebbe una scelta profondamente ingiusta nei confronti delle donne e regressiva per l’intera società. Inaccettabile rispetto alla situazione esistente, inaccettabile rispetto al futuro che vogliamo costruire.
Ci opponiamo perché:
1. Tutto il dibattito pubblico è viziato dall’occultamento voluto di un dato che, se fatto valere, avrebbe determinato con ogni probabilità un esito diverso anche del contenzioso con la Corte di Giustizia. Le donne nel nostro paese, infatti, non sono “costrette” dalla normativa esistente a andare in pensione a 60 anni. Possono farlo se lo scelgono. Secondo l’articolo 4 della legge 903/77, una legge che esiste da ben 31 anni, “le lavoratrici, anche se in possesso dei requisiti per aver diritto alla pensione di vecchiaia, possono optare di continuare a prestare la loro opera fino agli stessi limiti di età previsti per gli uomini da disposizioni legislative”.
Non si può configurare dunque nessuna discriminazione, ma solo una possibilità, un’opportunità positiva. Che le colpevoli omissioni dei governi Berlusconi producano come esito l’obbligo di andare in pensione più tardi, questo sì, sarebbe punitivo e discriminatorio. Che il ministro Brunetta rilasci interviste pubbliche che falsificano i dati di realtà, questo sì, è politicamente e moralmente inaccettabile.
2. “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali” diceva Don Milani. Questa considerazione tanto elementare quanto decisiva, non serve per perpetuare l’esistente, come strumentalmente viene sostenuto da molti. Serve all’opposto per obbligare a riconoscere le disuguaglianze e a fare scelte che non le aggravino ma all’opposto operino positivamente per rimuoverle. La vita delle donne nel nostro paese è gravemente segnata dal persistente assetto patriarcale dello stato sociale. L’asimmetria tra i generi è tra le più aspre su scala europea. L’Italia è penultima in Europa per occupazione femminile, la precarietà colpisce in maniera accentuata le donne, il differenziale retributivo medio rispetto agli uomini è del 23%. Concorrono a questa situazione più motivi: l’inadeguatezza e il sottofinanziamento complessivo dello stato sociale, insieme a un contesto culturale e simbolico che, più che altrove, perpetua l’inferiorizzazione delle donne dentro la tradizionale divisione di ruoli nella famiglia. L’ingresso delle donne nel mondo del lavoro è avvenuto senza che la società nel suo complesso abbia messo in discussione la divisione sessuata tra la sfera della produzione e la sfera della riproduzione biologica, domestica e sociale. Senza che si sia operato dunque né per la necessaria redistribuzione del lavoro, della responsabilità e del tempo della cura, nè per l’altrettanto necessario sviluppo della rete dei servizi. Le conseguenze sono pesantissime. Il lavoro, il reddito, i percorsi contribuitivi delle donne restano accessori e supplementari. Il 20% delle donne lascia il lavoro alla nascita di un figlio, il 60% nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni è costretta a ridursi l’orario di lavoro per prendersi cura dei figli minori. Il 77% del lavoro domestico e di cura è a carico delle donne. Una divisione di ruoli particolarmente rigida, rimasta pressoché invariata negli ultimi vent’anni. Secondo l’Istat, il tempo dedicato dagli uomini al lavoro familiare è cresciuto di 16 minuti in 14 anni. In questa situazione l’innalzamento dell’età pensionabile non farebbe altro che rendere ancora più insostenibile la vita di tante donne.
3. A questa situazione si può porre rimedio solo con la riqualificazione e l’espansione dello stato sociale, portando la spesa sociale complessiva al livello della media europea e con la ripresa di una stagione di lotte per i diritti, la libertà e l’autodeterminazione delle donne, come fondamento di un diverso modello sociale più giusto e solidale.
Il governo Berlusconi dal suo insediamento ha messo in atto politiche opposte, segnate dall’ulteriore erosione delle protezioni e dei diritti civili e sociali, mercatiste e familiste al tempo stesso. Ha abolito la legge 188 che eliminava la pratica dei licenziamenti mascherati da dimissioni e ha precarizzato ulteriormente il lavoro. Ha tolto risorse ai centri antiviolenza. Ha eliminato le misure di contrasto a evasione ed  elusione fiscale, la cui entità nel nostro paese è la vera ragione del sottofinanziamento dello stato sociale. Ha programmato per il triennio 2009-2011 tagli pesantissimi per la sanità, per i comuni e le regioni, per l’istruzione. Ha tagliato il fondo per le politiche sociali, abbandonato il disegno di legge sulla non autosufficienza e previsto per il 2010 l’azzeramento del fondo relativo. Ha attaccato il lavoro pubblico.
L’obiettivo dichiarato nel Libro verde del ministro Sacconi è quello di privatizzare sanità, assistenza, formazione. Quello stesso Libro verde in cui sta scritto che si dovrà valutare “la necessità di promuovere un ulteriore innalzamento dell’età di pensione” anche per gli uomini. E in cui si chiede alla famiglia, cioè alle donne, di diventare un “soggetto virtuoso”.
La volontà di aumentare l’età pensionabile per le donne non è la conseguenza della sentenza della Corte di Giustizia, è parte integrante di un disegno sessista e classista, della volontà di far regredire gravemente la qualità della vita e delle relazioni di donne e uomini, i livelli di civiltà guadagnati e ancora da guadagnare dalla soggettività politica e dalle lotte delle donne.
*** Lidia Menapace, Luciana Castellina, Roberta Fantozzi, Daniela Alfonzi, Imma Barbarossa, Sabina Bigazzi, Rosa Calderazzi, Lidia Campagnano, Maria Grazia Campari, Giovanna Capelli, Elena Casagrande, Eleonora Cirant, Eliana Como, Elena Del Grosso, Rossana Dettori, Titti Di Salvo, Angela Di Tommaso, Erminia Emprin, Maria Paola Fiorensoli, Eleonora Forenza, Haidi Giuliani, Rita Guglielmetti, Donata Ingrillì, Betty Leone, Donatella Linguiti, Monica Lanfranco, Lia Losa, Graziella Mascia, Manuela Palermi, Franca Peroni, Rosangela Pesenti, Barbara Pettine, Sabina Petrucci, Silvana Pisa, Marilde Provera, Patrizia Quartieri, Franca Rame, Rosi Rinaldi, Angela Ronga, Alessandra Salvato, Linda Santilli, Anita Sonego, Gabriella Stramaccioni, Marina Toschi, Katia Zanotti.

17/01/09 - R.

Non credo  ci sia nulla da sottoscrivere in quest'appello. Si continua ad insistere su altro: la condizione della donna italiana nel maschilismo ancora forte, il lavoro (ma qui è anche colpa della donna che non sa superare quella tradizione e quel costume che la fanno casalinga), la mancanza di parità nel lavoro e nel salario, le scarse provvidenze sociali ecc. Ma non toccano il punto chiave, la pari dignità e diritto di donna e uomo, la realizzazione di questa parità anche nell'età pensionabile. Se si vuole la parità, la si deve volere fino in fondo, l'azione dev'essere globale.

21/01 - A proposito di parità e di età pensionabile per le donne

Immaginiamo la vita di una donna che lavora anche all'esterno della casa con marito e un figlio/a, dai 30 ai 60 anni: 30 anni di vita.

Siamo buone, per facilitare i conti, consideriamo un anno composto da 300 giorni, (escludendo ferie, pranzi da parenti e amici, ecc.) e da 50 settimane; consideriamo alcune attività svolte al minimo e cominciamo a contare:

preparare pasti:                      2 al giorno x 300 giorni x 30 anni =   18.000  volte

fare la spesa                           2 x 50 settimane x 30=                       3.000      "

rifare i letti                             2 letti per 300 x 30=                           18.000      "

lavatrice                                 3 x 50 settimane x 30=                       4.500

stirare                                     1 x 50 settimane x 30=                       1.560

spazzare/aspirapolvere          1 x 300 x 30                                       9.000

lavare i pavimenti                  1 x 50 x 30=                                        1.500

spolverare                              2 x 50 x 30=                                       3.000

Quanti uomini possono dire di aver fatto la metà di tutto questo?

E questo è un esempio del minimo indispensabile per sopravvivere, cui vanno aggiunte tutte le attività collegate (es. apparecchiare, sparecchiare, lavare i piatti, riporre la spesa, dividere la biancheria, stenderla, raccoglierla, sistemare  cassetti e armadi, ecc.) e i Grandi lavori (pulizie pasquali, lavaggi tende, ecc.)

In questi 30 anni sono compresi la nascita e crescita di un figlio (o più) e la cura almeno di un genitore anziano. Troppo lungo sarebbe contare "i gesti", concreti e affettivi assieme, che queste attività comportano. Quante volte hai nutrito il bimbo o il genitore disabile?, quanto volte l'hai vestito o lavato? Quante volte hai chiamato il medico? I numeri sarebbero comunque nulla rispetto all'impegno concreto, all'energia organizzativa e soprattutto alle emozioni legate a questi gesti (compresi ovviamente stress e preoccupazioni).

Questa sintesi si traduce mediamente in 3 ore e 25 minuti al giorno di lavoro di cura in più per una donna rispetto ad un uomo [1]. Ma per semplificare, e sperando  che negli ultimi anni sia diminuita la disparità fra uomini e donne nel lavoro di cura, consideriamo solo due ore al giorno di lavoro in più per una donna.

2 ore x 300 giorni x 30 anni = 18.000 ore

18.000 ore/8 ore al giorno(giornata media lavorativa) = 2.250 giornate lavorative

2.250 giornate lavorative / 220 giorni lavorativi annui = 10,2 anni lavorativi .

Questi 10 anni di lavoro chi li considera? Chi li paga? ………………….

Vogliamo parlare di parità?

N.B.

Questi "conteggi" sono stati fatti da un gruppo di donne dipendenti della Regione Emilia-Romagna (il Ministro Brunetta non si preoccupi: durante la pausa pranzo!).

Noi facciamo parte di quelle migliaia di dipendenti di enti pubblici (nella maggior parte donne) che nella nostra regione si sono impegnate con passione per far funzionare la macchina dei servizi: asili, scuole, servizi per gli anziani, disabili, ospedali, consultori, servizi culturali, servizi alle imprese e al territorio, ecc. A diretto contatto con i cittadini, a volte gentili a volte no, e con i politici, a volte lungimiranti, a volte no…

Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma il nostro è sicuramente un mondo migliore di altri. Ed è anche per merito nostro. Caparbiamente, anche quando cambiavano le politiche e i politici di riferimento, anche quando ci dicevano che lavoravamo in aziende e che i cittadini non erano più cittadini, ma clienti, abbiamo continuato a pensare che i destinatari delle nostre azioni, in quanto cittadini, avessero dei diritti e abbiamo continuato a pensare che migliorare la loro vita volesse dire migliorare anche la nostra, perché anche noi avevamo bisogno di asili, di tutelare la nostra salute, di essere aiutate nell'assistenza dei nostri genitori, di poter accedere a biblioteche, teatri e cinema, ecc.

Noi abbiamo lavorato come e più degli uomini.

I 10 anni (anzi molti di più) di lavoro di cura in più degli uomini pesano, e pesano molto.

E quando si parla di innalzare l'età pensionabile per le donne qualcuno deve spiegare cosa significa PARITA'.

 

19/12 - Milena Carone, UDI, ad A. De Mitri, A.C., altri

Leggo la tua ennesima, sulla faccenda, e penso non sarà l'ultima. In questa, parli prima al plurale, poi al singolare.

La libertà femminile, per la quale abbiamo lavorato, consente a tutte di esprimersi. In libertà e responsabilità. Ma, per cortesia, prima di scrivere "dobbiamo, siamo... eccetera"  e poi, dopo, anche "mi riservo", diciamoci una cosa: ognuna su questa faccenda sta facendosi una idea, come scrivi anche tu, Adriana. E come fa giustamente, da par suo, anche il prof. Colombo.
Però, per quel che ci concerne, proprio in nome di quella libertà, nessuna è autorizzata a parlare a nome di tutto il genere femminile.

Personalmente, non sottoscrivo nulla. Mi basta e avanza quello che scrivo e dico da sola. E quello che con le donne dell'UDI si andrà poi a decidere a gennaio. Cfr. allegato e questi link:  http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=12448 e http://www.radioradicale.it/scheda/268418

Inoltre, sono la responsabile di un sito www.50e50.it nel quale apriremo a breve una stanza su questa faccenda, distinguendo i fatti dalle opinioni, che è giusto siano tante, che è naturale siano differenti.

Nei fatti c'è una sentenza, una direttiva europea e molto altro. Le opinioni sono tante e anche confuse.

Ci sono montagne di cose sul tema, sconosciute ai più. C'è un lavoro di almeno tre anni, da parte di alcune e alcuni. C'è stato un incontro molto intenso al Senato il 9 dicembre scorso, primo forum di una discussione nel merito, alla quale Ti invito fin da ora.

Per cui, su www.50e50.it a breve, troverai, troverete anche un mio commento sull'articolo di Dominijanni e sulle inesattezze ivi contenute. Intanto sulle inesattezze. Non voglio dibattere per ora né su lei né su certo "femminismo opinionante". Ne avrei fatto una malattia. Le interlocutrici vere, nella faccenda, sono le donne, giovani e meno giovani, di buona volontà, e la stessa cosa vale per gli uomini. Pertanto, prima di farsi venire un attacco di "sottoscritio precox" su articoli, appelli e quant'altro, il mio consiglio a tutte e tutti, è lo stesso che dò alle mie ragazze nei Corsi di formazione:

"studiate, informatevi, mettete il culo sulla sedia e solo poi... " Poi, si può prendere posizione, e anche confliggere, in maniera adulta, a testa alta, come la libertà ci chiede.

Con questa, ritengo chiusa la diatriba via mail, per quanto mi riguarda. Riceverò ovviamente volentieri ogni cosa. Ma non passerò il tempo sulla posta elettronica a rintuzzare ogni uscita. Infine, informo chi volesse dire la sua sul sito, che la redazione di www.50e50.it non censura nulla. Mi rivolgo in questo anche al Prof. Colombo, del quale ho in più occasioni apprezzato l'onestà intellettuale e la lungimiranza responsabile. E al quale mi permetto solo, sommessamente, di far presente che i soggetti interessati anche alla sua opinione, sono molti altri, rispetto a quelli ai quali è stato inviato il documento cui si fa riferimento nella Sua mail qui riportata di seguito. Non è solo una questione di merito. Perché, come scriveva Piero Calamandrei, "la forma è sostanza".

21/06/09 - R.

Trovo solo ora questo messaggio e chiedo scusa dell'omissione e del ritardo. Mentre Le sono grato dell'apprezzamento da Lei espresso.

C'è nel messaggio un invito alla cautela, che trovo giusto. Tuttavia la maturazione del problema deve avvenire, attraverso l'impegno di tutti. E penso che il principio di parità debba essere accolto e realizzato nella sua pienezza e con tutte le sue conseguenze; a cominciare da quelle che coinvolgono l'uomo nel lavoro domestico e nella cura ed educazione dei figli. Dove l'età pensionabile è un punto che non dev'essere evaso.

In termini generali, posto il principio di parità, e un limite giusto in ordine all'impegno sociale, e che insieme tenga conto dei carichi reali di lavoro; penso che il pensionamento debba essere libero; perché ora giunge spesso ad un'età in cui il lavoratore sta ancora nel pieno delle sue forze e della sua esperienza, che viene sottratta alla società; e spesso causa un trauma, un senso di vuoto incolmabile, di nonsenso del vivere.

Sono problemi che devono essere considerati con maturità e cautela, ma anche con decisione.

 

20/12 Paola Cillo, Biblioteca di Sarajevo, Maglie

Questo è il primo messaggio che ricevo e non condivido. Appartengo all'Associazione Biblioteca di Sarajevo, ma in questo momento Le scrivo esprimendo la mia posizione personale. Ritengo che tale parificazione non promuova minimamente l’emancipazione della donna, né solleciti la componente maschile ad occuparsi maggiormente dei figli  e degli onerosi lavori che la condizione femminile, ahimé, comporta. Tra l’altro Lei trascura gli oneri della cura nei confronti dei familiari anziani, o malati, compito che spetta ancora, quando non c'è la possibilità di un/una badante, alle donne. Tutto ciò comporta un’usura che la fuoriuscita anticipata dalla condizione lavorativa allevia solo in parte, ma che comunque va nella direzione del riconoscimento di questo carico. Questi cambiamenti nella mentalità non si raggiungono a botte di leggi di questo tipo, ma operando nella sensibilizzazione, costante nel tempo, relativamente alle pari opportunità. Naturalmente approvo la richiesta di maggiori e più efficienti strutture quali asili nido e tempo pieno (con mensa) all’interno delle scuole, ma non posso non trovarmi d’accordo complessivamente con il Sindacato nell’avversare la proposta del ministro Brunetta.

20/12 R.

Comprendo ciò che tu dici, ma il processo di liberazione della donna, quindi di parificazione con l'uomo, deve procedere; fermarsi è accettare l’ingiusto privilegio del maschio. Qui anche e soprattutto la donna deve chiarire il rapporto e ciò che esso esige per l’uomo, la sua piena collaborazione, la piena condivisione dei compiti. La parificazione dell’età pensionabile è un passo concreto: perciò la Suprema Corte di Giustizia Europea lo esige; la cosa non procede dal ministro Brunetta, che in questo caso è solo un esecutore. Questo passo concreto deve impegnare la donna ad ottenere dall’uomo quella ulteriore parità che è suo diritto avere.

 

20/12 – Ilderosa Laudisa 

Ho letto con interesse quanto hai osservato circa i privilegi rivendicati al sindacato per la donna. Sono perfettamente in linea con te. Penso che il sindacato dovrebbe invece battersi per l'ampliamento del riconoscimento di alcuni lavori nell'elenco di quelli ritenuti usuranti. Molte donne (oltre che tanti uomini) potrebbero così veder riconosciuti i loro diritti, conservando tutta la loro dignità.
R. 

Sei tu l'Ilderosa con cui tante volte mi sono incontrato, nell'amore dell'arte; l'Ilderosa di cui ho sempre apprezzato le conoscenze e la sensibilità? e che però da un certo punto in poi non ti ho più trovata al Castello, e certo con rimpianto. Quello dei lavori usuranti - di cui tu parli - è un punto necessario, per
l'uomo come per la donna; ma sempre tenendo fermo il principio di parità.

21/12 - Angela
Si avrebbe una "parità nelle pensioni come nelle condizioni di lavoro e nel salario", ma una parità al ribasso per entrambi a 65 anni, unica questione obbligatoria che emerge; mentre mancano gli asili; addirittura so di colleghe che non riescono a mettere i loro figli alla materna pubblica (Casalecchio di Reno-BO). Manca l'assistenza degli anziani e delle disabilità anche psicologiche fortemente emergenti, compito che viene lasciato alle famiglie. Lavorando (quando il lavoro c'è) fino a tale età entrambi (uomo e donna), chi potra' seguire le operazioni di cura, soprattutto quando il servizio pubblico è così carente?

Nello stesso tempo si rimanda alle singole situazioni la reale parità sul lavoro (qui niente di obbligatorio). È un po’ come anni fa, quando ci fu chiesto di rinunciare alla scala mobile per il futuro dei nostri figli. Oggi è possibile per loro quasi solo il precariato. Non era quanto promesso. Nel perdere un diritto subito, perché di questo si tratta anche in questa forma di non-parità, si ha una promessa parecchio sfumata che accentua il disagio sociale delle famiglie lasciate sempre più sole.

Di solito rispondo alle argomentazioni o semplicemente cancello i messaggi che non condivido. La mia nota in questo caso era stata dettata dal forte sgomento che prende sempre più anche le persone attente ed attive verso proposte-imposte dalla UE in cui non si ritrovano più per niente. Questo obbligare le donne ad andare in pensione come gli uomini ha poco senso e non salvaguarda per niente i più deboli in quanto tuttora queste donne hanno la possibilità di andare in pensione come gli uomini, ma se lo vogliono, se lo chiedono loro. È difficile credere nelle leggi europee che stanno approvando – addirittura le 60 ore settimanali, forse per tutti.

R.

Nel tuo messaggio ci sono molte cose vere.

Anzitutto la carenza di nidi e di scuole materne. Qui l'Italia è arretrata: bisogna battersi per ottenerli.

Quanto agli anziani disabili, la legge e il contratto di lavoro devono stabilire che l'uomo e la donna (non la sola donna, non sempre lei sola) si alternino nella loro cura.

La parità sul lavoro, condizioni e salario, è da ottenere, e deve andare insieme alla parificazione dell'età pensionabile. La parità, la pari dignità e diritto di uomo e donna è la base di tutto.

Perché sfiducia nelle leggi europee? certo anche là si può sbagliare, come ovunque; ma l'Unione ha fatto molto per tutti noi. La disposizione sulle 60 ore era un grosso errore e non è passata.

Dobbiamo avere fiducia e impegnarci per una più avanzata giustizia. 

 

21/12 – Paolo Veronese

Parificare l'età pensionabile delle donne a quella degli uomini non significa dare loro più dignità!

Ti invito a provare a "pulire il culo" nei reparti di geriatria alle  persone che non sono più in grado di muoversi e a fare i turni di notte con i matti che stanno sempre svegli e con le persone che si lamentano perché stanno male e allora, forse, capirai che andare in pensione a 65 anni è una fatica per tutti. Stare seduti su una scrivania è una cosa, fare lavori in cui ti devi rompere la schiena è un'altra.

Cerchiamo di non essere più realisti del re e guardiamo alla qualità della vita delle persone prima di scrivere.

R.

Su molte cose tu hai ragione, ma anzitutto non possiamo rinunziare al principio di parità uomo-donna. L'asservimento della donna, in un lungo passato come nel presente, non può essere tollerato; nessuna disparità di diritto e di trattamento.

Certe funzioni nei reparti di geriatria o di malattia mentale le devono adempiere gli uomini come le donne. Se poi un lavoro è particolarmente faticoso ci sarà l'anticipo di pensione per gli uni come per le altre; come del resto già c'è. Ma nessuna disparità. A parte il fatto che la donna ha maggiore resistenza del maschio, questo è accertato.

 

 

10/11/08 - La soluzione del problema dei Rom è la stanzialità

13/11 Vito Correddu

Da quando i Rom sono un problema? Credevo che i problemi fossero solo la crisi finanziaria internazionale, la minaccia di una guerra nucleare, l'impoverimento dell'80% della popolazione mondiale, la devastazione ambientale, la legge Gelmini, il precariato, la privatizzazione dell'acqua, il fatto che non ce la faccio ad arrivare a fine mese col mio stipendio ma mi sbagliavo, ora scopro che c'è pure il problema Rom. Questo è un problema che non mi farà dormir la notte! Anche se... devo dirlo, ancora non mi capacito come i Rom possono essere un problema. Ok, me ne farò una ragione.

14/11 R.

I problemi dell'umanità sono molti, e tu ne hai enumerati alcuni. Ma se è un problema per te arrivare a fine mese col tuo stipendio, è certo un problema più grosso per coloro che stipendio non ne percepiscono in quanto non hanno un lavoro. Non solo, ma costoro possono diventare un particolare problema per la società se, non avendo denaro, se lo procurano col furto o con altri mezzi illeciti o ambigui; se costringono i loro piccoli all'accattonaggio, impedendone la formazione scolastica e l'educazione, l'inserimento a pieno titolo nella società. Questo può accadere, e l’esperienza ci dice che accade spesso nei Rom. La nostra proposta tentava d’indicare una soluzione.

 

14/11 Movimento per i popoli minacciati, Mauro

Sarebbe opportuno a mettere un po’ di ordine in queste considerazioni: alcune sono corrette e condivisibili, altre contrastano apertamente anche con il buon senso. La stanzialità sorretta da politiche sociali del comune in cui si intende soggiornare aiuterebbe tantissimo, così come i corsi di formazione professionale per i più giovani. Ma in fondo è quello che chiedono gli stessi interessati nella stragrande maggioranza dei casi: un lavoro, una sistemazione dignitosa, la scuola per i propri figli.
L'emarginazione produce emarginazione e rende impossibile la soluzione dei problemi pratici che Rom e Sinti devono affrontare. I campi sono la perfetta espressione del circolo vizioso in cui siamo tutti  intrappolati: non li vuole nessuno eppure sono lì a produrre i loro danni.
Ma alcune famiglie non sono pronte a vivere in un appartamento (quando ciò sia possibile) e preferirebbero una soluzione di gran lunga più economica e cioè un luogo all’aperto e attrezzato con luce e acqua con relativamente poche unità abitative (microcampi possibilmente non a ridosso di discariche o di autostrade).
La convivenza di entrambe le soluzioni è possibilissima e rispetterebbe le scelte personali dei singoli.
Termini come parassitismo, microcriminalità, furto, traffici ambigui, turbativa dell’ordine sociale fa male vederli applicati a un gruppo in toto: normalmente questo atteggiamento viene definito razzismo

14/11 R.

Vedo che in fondo anche voi siete d'accordo: fate solo distinzione tra vivere in appartamento e vivere all'aperto in un prefabbricato, meno costoso e più libero. Microcriminalità, furto, traffici ambigui, turbativa dell'ordine sociale vengono applicati ad un gruppo in quanto sono propri della maggioranza di quel gruppo, e non escludono certo una minoranza o una frangia virtuosa.

Se si vuole il bene di questo popolo, la sua dignità di persona, la dignità dei suoi figli, la loro crescita dignitosa, oggi non si può rifiutare la stanzialità; non si possono chiudere gli occhi di fronte ad una situazione di degrado materiale e morale.

 

14/11 Paolo Veronese

Ricordati: 1. che la maggior parte dei Rom hanno cittadinanza italiana. Dove potranno essere espulsi per via amministrativa? 2. con quali risorse

"i Comuni devono avviare trattative con serie proposte di lavoro e di alloggio"? Prima di fare certe proposte è meglio pensarci un pochino di più!
14/11 R.

Qui non è questione di cittadinanza, ma di stile di vita, il nomadismo, l'assenza di un posto di lavoro e di risorse economiche. I Comuni hanno certo i mezzi per provvedere, in particolare i comuni maggiori, dove anche il problema è più forte: spendono tanto denaro per i campi nomadi, l'intrattenimento, le disinfestazioni, la sorveglianza. Questi fondi possono avere una destinazione migliore e più benefica.

 

14/11 Ferdinando Sudati

Completamente d'accordo con "La soluzione del problema dei Rom è la stanzialità".

 

14/11 Davide Bertok

Soprattutto io non capisco perché essere nomadi significa essere per forza criminali, ed essere residenti stanziali vuol dire per forza essere onesti. Se al rom viene offerto un lavoro alla fine non conta dove vive, contano solo le sue scelte e opportunità di vita. Ci sono poveri pensionati con la minima che rubano nei supermercati sperando di non essere visti: dobbiamo espellere anche loro in via immediata? Seconda cosa: faccio anch'io vita da precario ma siccome sono italiano vengo guardato diversamente...eppure siamo tutti nella stessa barca ma non ce ne accorgiamo. "Il prossimo sono io". Ricordatevelo. 

14/11 R.

Nessuno pone l’equivalenza astratta nomadismo=crimine e stanzialità=onestà; è l’esperienza di questi decenni che ci dice che per lo più la vita dei nomadi, mancando di un lavoro e di sicurezza economica, finisce in forme di anomia; così come impedisce ai figli una crescita moralmente sana e culturalmente significativa. Il problema esiste e ci preoccupa: vorremmo per questi nostri fratelli una  vita dignitosa e appagante, per loro e per i loro figli.

Quanto al crimine, piccolo o grande che sia, è tale per tutti. E quanto al guardare male il Rom, o al disprezzarlo, questo sì è crimine; gli è dovuto rispetto e amore in ogni caso.

 

16/11 Dario Rossi

Non so in che università lei possa aver mai preso una laurea, né cosa sia l'utopico e astruso dipartimento che si vanta di presiedere. Sicuramente lei è una persona profondamente ignorante, che rivela elementi di forte asocialità e razzismo. È lei asociale, non certo i Rom, che hanno una cultura e delle tradizioni che lei non riesce lontanamente a intravedere. Lei la cultura non sa neanche cosa sia. Il razzismo è una brutta bestia, lo abbiamo sconfitto una volta, e ci  riusciremo ancora.

R.

Caro Dario Rossi, Lei è veramente rude, e anche molto intollerante e presuntuoso, e offensivo. Lei crede che la sua opinione sia l'unica valida e che altre idee valide non esistano. Bravo Sig: Rossi, ci congratuliamo con Lei. Non dubitiamo che Rom, e Sinti e altre etnie nomadi abbiano un'antica tradizione culturale; diciamo soltanto che questa tradizione si è in gran parte estinta, come del resto riconoscono tutti gli studiosi; e che questo nomadismo, essendo privo di base economica, degenera facilmente nell'anomia e nella microcriminalità. Cosa che è pure universalmente nota.

Perciò, essendo solleciti del loro bene, dell'educazione dei loro figli, facciamo una modesta proposta che può essere più o meno valida, ma che crediamo meriti di essere considerata e discussa. Tutto qui.

 

17/11 Maria Luisa Mandelli

Scusate se mi intrometto in questa discussione.Effettivamente concordo con Cristina nel senso che già è difficile sapere cosa è un bene per noi, 
figuriamoci per gli altri! Dire che la stanzialità per i rom sia un bene per loro non so, lasciatemi il beneficio del dubbio!
Al sig Colombo rivolgo due domande:
1) come pensa di rimandare al loro paese cittadini italiani visto che la maggior parte degli zingari presenti in Italia ha la cittadinanza italiana 
(sevuole delle cifre vedo di recuperarle);
2) visto il suo atteggiamento cosi cortese e fraterno verso questi bisognosi, potrebbe per favore recarsi a Opera in provincia di Milano dove 
non molto tempo fa i cittadini di opera hanno dato fuoco agli accampamenti dei rom?
Abbiamo provato a parlarci con questa gente, abbiamo cercato di fargli capire che forse la soluzione ideale non era proprio quella di metterli alla brace..
ma non hanno proprio voluto ascoltarci e a momenti linciavano anche noi! magari lei riuscirebbe a spiegarglielo?
Purtroppo penso che ci sia poca conoscenza dell’altro, almeno parlo per me, molti pregiudizi e paure; prima forse bisognerebbe rompere questi muri. 
Sembra che la gente sia tutta spaventata e terrorizzata da questi zingarelli che vagano per strade e metropolitane nel tentativo di rubarti il portafoglio per 
magari 20 euro e la seccatura di dover denunciare la patente, rifare i documenti e bloccare le carte di credito..
Io purtroppo in Italia mi sento derubata da qualcun altro, non solo in termini economici ma proprio a livello di pensiero e anima! Mi trovo all’estero 
in questo momento e credetemi che da fuori la situazione mi appare molto peggio di quando ero in Italia!
18/11 R.

Trovo strano il vostro discorrere sulla impossibilità di capire ciò che è bene per gli altri. Di questo passo dovremmo rinunziare a cercare il bene e a fare del bene, dovremmo diventare indifferenti al nostro prossimo.

Quanto ai Rom che sono cittadini italiani nessuno pensa di mandarli altrove, restare il Italia è il loro diritto. Semmai trattare con loro la stanzialità per una vita più dignitosa e sopratutto più onesta. E però quella del documento era e resta una proposta; e ogni proposta può essere condivisa o meno, e soprattutto può e deve essere discussa.

Quanto è accaduto ad Opera si commenta da sé.

 

29/12 - Luca Panariello, Ufficio di Staff del Sindaco di Roma

In merito alla questione del nomadismo ed alla Vostra proposta, credo opportuno sottolineare che purtroppo, come potete immaginare, la soluzione di un problema di tali dimensioni, che ha peraltro tante sfaccettature diverse, non è cosa che si può realizzare con uno schioccar di dita.

Spero abbiate potuto apprezzare in questi mesi l’impegno del Sindaco, rivolto, come già annunciato anche in campagna elettorale, a soluzioni che tengano nel giusto conto sia gli aspetti umanitari che quelli legati alla sicurezza ed al rispetto della legalità.

In tal senso, anche attraverso progetti mirati, l’amministrazione sta operando per offrire soluzioni di vivibilità per tutti coloro che intendono integrarsi, arrivando, contemporaneamente, all’espulsione di tutti coloro che non si dimostrano disponibili a rispettare la legalità.

Colgo l’occasione per porgere, anche a nome del Sindaco Alemanno, i migliori auspici per un prospero 2009.

20/05/09 - R.

Lei mi vorrà perdonare se rispondo al Suo messaggio solo dopo alcuni mesi. Confesso che nella moltitudine dei messaggi era sfuggito, per quanto importante, o era rimasto inevaso.

Da quanto Lei mi dice, mi par di capire che il Comune di Roma segue già la linea da noi indicata: cioè da un lato l'integrazione (noi parlavamo di

stanzialità, con aiuto per alloggio, lavoro, assistenza); dall'altro l'espulsione di coloro che all'integrazione si rifiutano e preferiscono delinquere. Questa è la nostra proposta che Le unisco sotto.

Noi pensiamo che su questa linea si debba essere decisi, che il problema debba essere risolto, certo in termini umani. Ricambio il saluto del Sindaco Alemanno con un caldo augurio per il suo difficile compito.

 

 

11/10/08 - Berlusconi sarebbe degno del Colle

11/10 Alberto Mari, poeta

D'accordissimo. In caso di malaugurata elezione sono pronto a schierarmi in prima persona.

 

11/10 Adriano Carafoli

I problemi di cui tu parli, e che proponi nei tuoi interventi nel web,sono gli stessi di cui mi occupo ormai da moltissimi anni e che ancora oggi mi fanno indignare.Come vedi credo che non ci siano grandi differenze tra noi su quali siano gli interessi primari sotto il profilo civile e democratico.
Per quanto riguarda, per esempio, il tuo ultimo intervento su D'Alema e Berlusconi, Presidente della Repubblica, la cosa mi fa semplicemente

inorridire. Da tempo penso che D'Alema, per quanto si ritenga di intelligenza superiore, sia uno sciocco, ma meglio sarebbe dire un  co....ne.
Vedi la bicamerale, vedi anche la vicenda del turco Ochalan: che autorevolezza può avere un primo ministro quando ai giornalisti che lo intervistavano chiedendo dove fosse finito, una volta lasciato uscire dall'Italia, il Nostro rispondeva con la sua aria da Superman,  pressappoco: Non so, non so dove sia andato.Ora i casi sono due. O tu non lo sai veramente e allora come capo del governo non conti nulla e te ne vai a casa.O tu, come deve essere, lo sai e rispondi che per motivi di sicurezza  non lo intendi dire. La risposta stupida dà l'idea di quello che anche D'Alema, come Berlusconi,
consideri noi italiani: degli sciocchi sudditi.

 

11/10 Pier Luigi Baglioni

Di tutto quel che mi manda qualcosa condivido. Altra, come questa, la considero una stronzata. Primo perché la cosa non si pone, secondo perché anche si ponesse un contrasto del genere sarebbe velleitario per non dire altro. Talvolta la presunzione sfocia nel ridicolo. 

14/10 R.

Non capisco bene. Che cosa non si pone? che Berlusconi salga al colle? ma è proprio il suo progetto per il prossimo futuro; e se ha la maggioranza ci arriva. Ma ciò che qui importa è D'Alema, e ciò ch'egli dice.  E di chi sarebbe la presunzione? di Berlusconi? di D'Alema? di qualcun altro? Fammi sapere.

 

10/10 Paola Manduca

Non firmo non perché ritengo in qualsivoglia modo degna la persona o auspicabile il politico affarista per il colle, ma perché non condivido per nulla le considerazioni espresse sulla politica estera di D'Alema.
Bisogna dire che la sua azione è stata altrettanto incline a mantenere la pace con le armi (Libano) a svantaggio degli aggrediti (luogo dello schieramento delle truppe p.e.) ed a derogare dalla ideologia della terza via mantenendo e rafforzando sia la partecipazione a guerre (Afghanistan) sia la presenza armatissima di comandi e basi militari e anche nucleari nel nostro paese (Vicenza per dirne una, ma non è la sola), ma anche per la predilezione di mettersi a fare il mediatore in Medio Oriente mentre conferma e rinforza accordi economici e militari privilegiati con Israele (per dire solo alcune delle posizioni che non condivido).
Dunque come firmare una sviolinata sulla positiva azione come ministro degli esteri di D'Alema, che altrettanto non vorrei vedere come capo dello Stato! Lo so la rosa è molto piccola, effettivamente la
scelta ideale non cade su nessuno dei politici di professione!

14/10 R.

Non c'è nessuna sviolinata; solo il fatto che D'Alema come ministro degli esteri ha condotto una politica abbastanza attiva e indipendente: in Libano (il territorio scelto era quello dell'interposizione rispetto a Israele, per impedire ulteriori attacchi); nei riguardi dell'Iran, ch'era fortemente minacciato dalla Destra americana. Il passo decisivo sarebbe stato il ritiro dall'Afghanistan, aggressione di uno stato sovrano, rivalsa degli americani per l'attacco subito da una setta terrorista, non dall'Afghanistan; guerra condotta contro i principi del Patto ONU e scavalcando la NATO. Lì la protervia guerrafondaia della cricca di Bush. Ma le idee chiare mancavano in tutto l'Ulivo, a cominciare da Prodi. Inoltre il governo era debole ed è durato poco. Non voglio però assolverlo. La guerra dev'essere evitata sempre; non v'è guerra giusta. Il forte imperativo "non uccidere" comprende a fortiori "non fare la guerra".

 

11/10 Andrea Iardella, Livorno

Seguo con interesse i tuoi messaggi. Questa volta, però, non sono d’accordo con quanto affermato perché D’Alema disse (rispondendo ad una fugace domanda), come poi ha precisato, che in via di diritto Berlusconi, come qualunque altro cittadino italiano, può aspirare al Quirinale.

Anch’io, nonostante  tutte le riserve sul conto del Cavaliere (e la mia  personale antipatia per i suoi comportamenti) ritengo che il Parlamento (finchè sovrano) ha il diritto-dovere di eleggere chi ritiene più idoneo.

14/10 R.

Penso che D'Alema si sia poi giustificato di un errore che gli era sfuggito; come spesso fanno i politici. Non si può parlare di diritto perché la persona è indegna, e non può aspirare legittimamente a quel posto che rappresenta la Nazione. Né il Parlamento può eleggerlo senza commettere una prevaricazione morale, se non giuridica.

 

11/10 Sergio Bartolommei

La seguo, apprezzo moltissimo il suo impegno e concordo in particolare con questa sua ultima chiamata di correo per un presunto scaltrito e raffinato politico.

14/10 R.

Sei d'accordo dunque. Quel politico è scaltrito ma talora ambiguo, oltre che troppo ambizioso. Non ti pare?

 

11/10 Vittorio Baccelli

Berlusconi è degno del Colle e sarà lui il prossimo Presidente della Repubblica.

14/10 R.

Davvero tu ci conforti con i tuoi auspici. Un truffatore, che ha corrotto i giudici romani per mettere le mani su Mondadori; e di truffe ne ha commesse molte. Che ha fatto depenalizzare il falso in bilancio per poter essere falso; e ha frapposto difficoltà alle rogatorie dall'estero per sfuggire alla giustizia.. Giunto al potere con una dozzina di processi e se ne è liberato strumentalizzando il parlamento; un parlamento di persone succubi e vili, avide come lui del loro misero potere.

Un personaggio che costituisce una vergogna per la Nazione. Questo tu vorresti?

 

 

25/09/08 - L'ignobile disinteresse del Centrosinistra per Alitalia

25/09 Pier Luigi Baglioni, Genova

Se per la scuola dissento con lei, per l'Alitalia concordo perfettamente.

 

25/09 Luciano Corradini, Università di Roma3

Ho letto la tua reprimenda su Veltroni, abbastanza centrata, anche se un po’ ruvida.

 

25/09 Nico Perrone, Università di Bari

Bravo, bravo: hai ragione! Il comportamento del centro-sinistra nella crisi Alitalia è stato vergognoso: mirava a far fallire la trattativa.Ma se loro erano più bravi (a regalare Alitalia ai francesi!), perché poi non sono stati capaci di concludere?

Oggi c'è questa ultima possibilità: è sempre meglio del fallimento o della svendita del controllo della compagnia ai francesi. Che degli stranieri entrino - in minoranza - nella compagnia, va bene, ma il controllo deve rimanere italiano.

 

25/09 uomoplanetario@alice.it

Ma quale prestigio e peso dell'Italia! E' l'Alitalia che è un peso di cui disfarsi il prima possibile!

26/09R.

 Forse non hai letto con attenzione il documento; nel quale si spiegava il valore che una compagnia aerea nazionale ha per uno dei maggiori stati d'Europa, con 67 milioni di abitanti; valore di presenza e prestigio. Questa dolorosa vicenda ci ha fin troppo umiliati di fronte a loro, a Francia Inghilterra Germania, e bisogna che questa umiliazione finisca. Il Centrosinistra non lo ha capito, e ancora adesso non lo capisce.

26/09 Replica

Ho letto con attenzione caro professore! Non mi riferisco al centrosinistra (dissolto come la neve al sole) ma al merito della questione: quale interesse nazionale? quale immagine? quale peso? Solo un baraccone che ci ha mangiato una barca di soldi. Anche se Alitalia non c'è più e non c'è nessuna compagnia di bandiera per i cittadini italiani non cambia niente. Con la schifosa operazione berluscon-veltroniana si caricano di ulteriori balzelli i cittadini italiani senza avere niente in cambio. Finiamola con la demagogia e le belle parole e guardiamo in faccia i problemi per risolverli.

Non a compagnie di bandiera mangiasoldi! Non ad inciuci veltronianberlusconiani! Non a professori che si riempiono la bocca di fanfaronate!

R.

Vedi che non è mia abitudine dire fanfaronate, quindi misura le parole. Sul valore di una compagnia di bandiera sono stato chiaro.

E avevo già spiegato che Alitalia era divenuta un baraccone per le interferenze politico-sindacali e per la cattiva gestione. E' questo uno dei vizi delle imprese di Stato italiane, certo; perciò si chiedeva un risanamento dell'impresa e una sua gestione rigorosa.

Vedi che le generalizzazioni disfattistiche non conducono a nulla.

 

26/09 Saverio Benedetti

Il più pulito di tutti i reprobi di questa faccenda è affetto dalla classica rogna.
La mia risposta l'ho scritta qualche giorno fa e Rizzoli mi ha anche contattato chiedendomi di pubblicarla, ma, al mio consenso e alla mia domanda su quale mezzo avrebbe usato per renderla nota, deve ancora rispondere, tanto è vero che non l'ho vista da nessuna parte.
Ad ogni buon conto la invio anche a lei, come ho fatto con il Prof De Mattei, dal quale ho ricevuto proprio oggi ringraziamenti e felicitazioni.
Io però mi domando quotidianamente quando potremo contare su connazionali capaci di conoscenza diretta, approfondita e veritiera delle vicende che interessano l'Italia, senza attaccarsi a go-go alle panzane che politicanti dei più variopinti partiti ci ammanniscono sistematicamente, dopo avere addirittura surrogato il nostro diritto di sovranità delegata ai nostri rappresentanti con l'arroganza dei tirapiedi di parte legittimati da voti di scambio e perpetuati nel circolo vizioso dell'alternanza di potere oligarchico. Per buon peso, poi, distruggono il nostro habitat, sedicendosi difensori del benessere e del futuro, con l'affermazione che le scellerate deliberazioni perseguite sono la volontà degli elettori.
Allora, come si può parlare di società di giustizia, quando questa (lo ritroverà scritto nel mio allegato, se vorrà leggerlo) non è supportata dalla verità che è l'unica fonte di libertà e di speranza?

 

 

10/09/08 Non distruggere ma costruire la scuola

13/09 Pier Luigi Baglioni, Genova

 La tua perorazione di non distruggere la scuola italiana è posta male, o meglio sbagliata.  La scuola italiana é già stata distrutta e questo è avvenuto nel disinteresse generale in quanto i suoi autori (dal '68 in poi) – eminenti cariatidi ideologiche della sinistra marxista-leninista – hanno goduto dell'egemonia culturale da una parte, e della cultura di pedissequa accettazione di tutta la elaborazione di codeste medesime cariatidi. Le quali insinuandosi all’interno e nelle strutture della scuola, dagli asili all'università, ne hanno sfilacciato e umiliato l’andamento anteponendo la politicizzazione alla istruzione.

A me pare che il ministro Maria Stella Gelmini  – in questo contesto – doverosamente tenti una ricostruzione della scuola il cui fine sociale è dare alla nazione dei cittadini competenti e non degli ignoranti attivisti politici. E che pertanto debba essere sostenuta da ogni persona libera e non intruppata bovinamente. 

17/09 R.

Guarda che la scuola, dal '68 in poi, non era nelle mani delle cariatidi della sinistra marxista-leninista, ma dei ministri democristiani e poi della coalizione di Governo. Certo vi hanno operato anche uomini della Sinistra (ad esempio nei "Decreti delegati" che hanno introdotto nella scuola una gestione collegiale); ma la Sinistra italiana, e proprio il PCI, era culturalmente molto forte, aveva uomini preparati ed esperti.

Nulla a che vedere con la Gelmini, che di scuola proprio non se n'intende. E' un avvocato, non ha mai insegnato nella scuola. Non sta costruendo ma demolendo; basta che tu legga i giornali per convincertene; e nei giornali trovi anche la grande preoccupazione che percorre in queste settimane le scuole come le famiglie.

 

13/09 Adriana De Mitri

Condivido appieno e sottoscrivo.

 

13/09 Tonino Tornitore, Università di Genova

Ho pensato di girare la tua mail a Paolo Fasce, che guida il comitato precari della Liguria (bisogna, credo, coinvolgere anche i movimenti della
società civile).

 

13/09 Vittorio Baccelli

Riaprono le scuole con novità che vengono da lontano: grembiuli, voti chiari e  voto in condotta. È solo un inizio, ma a mio avviso si comincia bene, ripristinando la correttezza dei rapporti nella scuola tra tutte le sue componenti, alunni e docenti in particolare. Senza questa base è impossibile e poco credibile il rilancio di qualsiasi discorso culturale. Ottimo il ritorno al maestro unico e al voto che è molto più chiaro dei fumosi giudizi, vecchi, pretenziosi, ipocriti e incomprensibili: il trionfo della burocrazia al posto della meritocrazia. Grosse responsabilità vi sono state nella scuola da parte di molti (politici, amministratori e sindacalisti) che n’avevano fatto il luogo prediletto per lo smaltimento della disoccupazione femminile, senza riguardo alle conseguenze: basso livello d’istruzione, orari disastrosi, assorbimento in stipendi del 98% delle entrate finanziarie per la scuola, ed anche smisurata importanza del libro di testo che viene così a supplire la mancanza di cultura, di tempo e d’approfondimento e, inoltre svuota le tasche dei genitori.
Tutto questo ha creato una finta uguaglianza, in pratica l’attestarsi su un libello medio-basso di profitto, con conseguente forte disadattamento degli studenti più intelligenti, divenuti i più frustrati e pertanto inclini alle rivolte giovanili.
La scuola deve ancora cambiare molto, fino a divenire una vera e propria fondazione capace di ricevere doni dalla riconoscenza dei propri concittadini.
Nelle ultime olimpiadi sette medaglie d’oro su otto sono state vinte da militari, in altre parole da giovani abituati alla disciplina e all’autocontrollo. Dalla scuola e dall’Università non è venuto nulla, e anche questo è un forte sintomo della povertà del nostro sistema educativo. Perché lo sport è espressione dell’organizzazione disciplinata della società e dell’individuo, misura la sua capacità di porsi una meta e di raggiungerla. È da quaranta anni che il nostro sistema educativo, dalla famiglia alla scuola, ha avuto una sola preoccupazione: evitare ai giovani ogni trauma, ogni fatica, ogni frustrazione, ogni cambiamento. Nessuno ancora è riuscito a modernizzare la riforma Gentile e ogni variazione attuata finora ha rimandato solo indietro l’istituzione scolastica.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, quanto è stato negativo insegnare ai nostri ragazzi che sono sempre bravi, adorabili, che è accettabile qualsiasi sciocchezza facciano e che non dovranno mai pagare per i propri errori. Nessuno ha mai insegnato loro che l’intelligenza si sviluppa e s’affina solo affrontando i problemi, che il carattere si plasma accettando le sfide, che per comprendere appieno il valore delle cose, occorre meritarle. E quanto ci è regalato senza alcun merito, ci indebolisce e non ci fa capire il valore del regalo stesso. Pensiamo alla democrazia e a quanti sacrifici ci è costata, ai nostri giovani viene oggi “regalata” e ne hanno così perso il senso; e ciò che ci viene offerto gratis, non si difende, e si rischia così di perderlo. Per tutti questi motivi è positivo il ripristino dell’ora di educazione civica.
Poche righe di riflessioni queste, a quanto ci sia ancora da lavorare nella scuola.

17/09 R.

Le tue riflessioni insistono sulla serietà e il rigore, e su questo siamo d'accordo. Ma tu accetti anche il ritorno all'insegnante unico nelle elementari, che è una controriforma, uno di quei punti del continuo fare e disfare di cui si dilettano questi pseudoministri che hanno il posto per motivi politici e non per competenza. La Gelmini tra l'altro è avvocato e non ha mai insegnato nella scuola.
Il passaggio ai tre insegnanti si è reso necessario per la complessa crescita culturale che il bambino acquisisce attraverso i media in cui è immerso, e per la stessa crescita culturale della famiglia. Per cui l'insegnante unico non basta più. Questo è scontato.

 

Associazione R.E.D.S. - Aldo Ferrara

Ti allego ilo link dove ho piazzato il Tuo comunicato, se ti riesce distribuiscilo alla Tua mailing list, insomma facciamo rete, io sono a disposizione totale, piacere di conoscerti a presto.

 

 

22/07/08 - L'unità di Rifondazione e l'unità della Sinistra

23/07 Marcello Panarese

Alla Biblioteca di Sarajevo. Leggo nell'appello di Colombo - per la pace...di parte - la grande frase sulla discriminazione dei meridionali e degli immigrati: ma chi la farebbe secondo lui? Forse i disastri sui tesseramenti - quelli si tradizione dei partiti borghesi -  non sono stati abbastanza evidenti? o per l'occasione ci
distraiamo? Forse si pensa di governare un partito con solo la maggioranza in alcune regioni meridionali? Si vuol dire che Campania, Puglia e Calabria sono il centro della aggregazione della sinistra italiana? Quale onore, se fosse vero!
Forse si pensa che il potere salvifico della "Costituente della sinistra" ricrei la spinta propulsiva attorno ad un ceto politico decotto e poco credibile anche a livello locale? L'unità della sinistra è un simulacro, ma, forse, una idea buona di come risolvere il problema dell'assenza di rappresentanza della classe lavoratrice sul piano politico vale più dei rapporti di vicinato di dirigenti che, dopo i congressi di SD, PDCI e Verdi, stanno già percorrendo strade - tranne SD - che con la costituente della sinistra non hanno nulla a che fare.
Anch'io sono per l'unità, ma se bisogna finire nel partito socialista europeo, allora mi viene qualche dubbio. L'unità si fa su percorsi praticabili, che ti portino a contatto con i nostri ceti sociali di riferimento. Questi devono sentirti utile, altrimenti, se sei quello decorativo e del più uno come siamo stati in campagna elettorale, semplicemente non ti votano.
Allora caro Colombo sei disposto a togliere il secondo capoverso, oppure ad aggiungere "si legge di tesseramenti di dubbia validità, cammellaggi e pratiche di consenso poco consone con la tradizione comunista e di sinistra italiana"? Sei disposto a togliere la parola "fazione" ed a sostituirla con
"mozione", citando anche le altre 3 mozioni che esistono, hanno dignità politica ed esprimono istanze differenti, ma che mi trovano parzialmente d'accordo?
Se si, penso che togliendo anche il riferimento allo "scandalo" della sinistra divisa - questa è una realtà che descrivi meglio nella frase precedente ed il riferimento allo scandalo richiama moralismi inutili e, perciò, ridondanti - l'appello sarebbe condivisibile. Meglio se si chiude scrivendo "L’attuale frammentazione della Sinistra rende urgente la necessità di discutere degli elementi, utili ai nostri soggetti sociali di riferimento, su cui costruire momenti
unitari,ripartendo subito dalle lotte sociali e sganciandosi dalle ingegnerie politiche di vertice". Altrimenti no.

24/07 R.

Il problema dei tesseramenti, e dei meridionali  tesserati, rientra  nella lotta di fazioni di cui da tempo si parla a proposito di Rifondazione; lotta aspra, e che non ritengo tollerabile in un partito di Sinistra.
L'unità della Sinistra, poi, non è un simulacro, né un'idea buona, come tu dici, e sembri non valutarla gran che, una cosa che si può anche fare. E'
invece un'istanza urgente e indifferibile, per tutti i motivi detti, compresa la natura della Sinistra stessa, e la sua sopravvivenza. Certo non deve realizzarsi con "ingegnerie politiche di vertice", come tu dici. Ma questo lo sappiamo.
Dato quello ch'è successo, la parola "fazione" non credo sia sostituibile. Lo "scandalo" resta, e non è moralistico, semmai è lo sdegno per una Sinistra
frammentata, contraddittoria e impotente. Sdegno tuttavia fiducioso, anche nei leader, che non li getta nell'immondezzaio, come molti hanno fatto.
Certo ciò che c'interessa è la base, la classe lavoratrice, il popolo; sì il  popolo, non la "moltitudine" o le "moltitudini" di Toni Negri.
Amore per la Sinistra, impegno per la sua vitalità e la sua unità. La tua ultima frase mi sembra troppo complicata e anche affetta da politichese.
 

22/07 Andrea Martocchia

Tu non sai quale merda è diventato oggi il PRC, non sai niente della tradizione della Sinistra e non sai niente di storia dell'Unione Sovietica. Già altre volte ho ricevuto tuoi testi "utopistici", che non condivido minimamente. I comunisti non sono "utopisti". Chiedo di essere cancellato subito, una buona volta, dal tuo indirizzario, grazie.

24/07 R.

Qui tu davvero esageri. Guarda che la storia dell'Unione Sovietica l'ho studiata, nel corso delle mie ricerche; e la storia della Sinistra la conosco. La situazione d'oggi di Rifondazione è  piuttosto dura, ma non parlerei di merda, anche solo per il rispetto di un partito cui io pure ho appartenuto, e che ho lasciato soprattutto per motivi locali; infatti i miei amici sono stati espulsi, io sono andato prima dell'espulsione.

Guarda poi che noi apparteniamo alla nuova linea dell'utopia, che è l'utopia storica, è il progetto e processo dell'umanità per la sua liberazione. Non confonderci coi "maestri sognatori" perché noi non sogniamo ma operiamo.

 

22/07 Nicoletta Forcheri

Destra e sinistra sono uno strumento per dividere i cittadini e per imperare meglio. L'unica è diffondere la solidarietà della moneta e organizzarci tra di noi con www.arcipelagoscec.net. Là nessun discrimine ideologico tra noi ma semplicemente un sistema logicamente e matematicamente equo per ridistribuire ricchezza nel rispetto della libertà individuale d'intraprendere.

27/07 R.

Scusami se non capisco il tuo discorso. Guarda che Destra e Sinistra non sono due strumenti per dividere e così imperare meglio, divide et impera; la storia dell'umanità certo non dice questo. La Destra è la forza conservatrice, legata la capitale; la Sinistra nasce come ala politica del movimento operaio per sostenerne il progetto e la lotta di liberazione dallo sfruttamento e dall'oppressione; sostenerne l'impegno per la trasformazione della  condizione popolare: da scarsità, duro lavoro, ignoranza e analfabetismo, impotenza di fronte alla malattia e ad altri mali, malessere. Trasformazione che avviene, anche attraverso la nuova ricchezza prodotta dall'industria, nel corso di circa un secolo: in dignità del lavoro, dignità del reddito, istruzione, sicurezza sociale, benessere. Che è poi la condizione attuale, pur con limiti e carenze. 

Quanto ai Buoni locali di solidarietà, che io ho solo brevemente visitato, ma che visiterò meglio in seguito, si tratta di una particolare iniziativa che potrà essere feconda, e che si collega probabilmente all'opera della Sinistra, in quanto la solidarietà appartiene alla sua azione.

 

23/07 Associazione Biblioteca di Sarajevo, Maglie

Ha diffuso il documento, grazie della collaborazione
 

 


17/07/08 - Il Presidente rinunzi all’immunità del lodo Alfano

17/07 Nico Perrone, Università di Bari

Mi pare ti sia sfuggito che il Presidente ha controfirmato una legge ad personam: e una delle quattro persone, cui quella legge si applicherà, è proprio lui, il Presidente medesimo! Per trovare dei precedenti, si deve andare in qualche martoriata repubblica dell'Africa o dell'America latina. Tu, questo, non lo dici: forse, quando si attacca - come tu giustamente fai - bisogna essere imparziali, e non indulgenti con qualcuno. Non ti pare?

18/07 R.

Guarda che dal documento risulta chiaro che il Presidente è una delle quattro persone interessate: tanto è vero che gli si dice di rinunziare. Proprio per questo il documento non  è indulgente con lui. Qualcuno, anzi, lo ha trovato eccessivo.

 

17/07 Stefano Squarcina

Vi prego di togliere il mio "indirizzo mail" tra i destinatari dei vostri messaggi, grazie per la comprensione.

18/07 R.

Vorremmo sapere se questo tuo è un modo di esprimere dissenso. Ma in questo caso bisognerebbe motivarlo, altrimenti diventa una forma d'intolleranza: dissento, dunque elimino l'altra voce. Non ti pare?

 

17/07 Gino Orlando, Assessore alla culture, Presicce-LE

Oggi stesso ho sottoscritto l'appello da Lei rivolto al Presidente della Repubblica.

 

17/07 Dino Cofrancesco, Università di Genova

ma ci credi davvero alle cose che scrivi?

18/07 R. Se ci credo davvero a quello che scrivo? pensi che possa scrivere qualcosa in cui non credo? non mi conosci abbastanza dopo questi anni? Il Presidente ha commesso un errore, cento costituzionalisti e centomila cittadini glielo rimproverano. Compia allora un gesto di riparazione che gli ridarebbe la stima di quei centomila e oltre. Non ti pare?

Replica 19/07

E' questo che mi preoccupa, il fatto che nel tuo antiberlusconismo teologico sei sincero...

21/07 R. Quale antiberlusconismo teologico? e che c'entra qui la teologia? semmai la giustizia. Di fronte a un truffatore che s'impadronisce del potere con l'aiuto della gente ignorante ch'egli stesso inebetisce coi suoi media e le sue disoneste panzane; di fronte a questo populismo di bassa lega (il peronismo era migliore), di fronte al continuo abuso del parlamento per i suoi interessi e truffe personali che c'entra la teologia? Da un lato ci si vergogna per la nazione, dall'altro si cerca di lottare.

Replica 21/07

Ci si vergogna (di più)  per cose diverse. Quando penso ai Travaglio, ai Di Pietro, ai Pecoraro Scanio, ai Diliberto, ai Rodotà, agli Zagrebelsky, alla political culture di Repubblica, del Manifesto, dell'Unità, di MicroMega,dei Beppe Grillo,  dei Panchopardi etc, mi viene voglia di andarmene dall'Italia (semmai chiedendo un prestito, per il trasloco, al Cavaliere...). Ho sempre sognato un sistema politico in cui la sinistra fosse rappresentata da Antonio Polito e la destra da Antonio Martino ma in Italia, come nella tazzina di caffé di "Natale in Casa Cupiello" il liberalismo <non ha mai praticato>: né a destra, né a sinistra. Ma almeno la destra non ci rompe le palle con la Resistenza, l'antifascismo, la solidarietà, il 'republicanism' , il giustizialismo  etc.

R.

Mi pare che la tua condanna faccia di ogni erba un fascio: politici, giornalisti e giornali, comici, studiosi. Di Polito e di Martino non mi fiderei proprio. Se penso con quale sicumera il secondo ha impedito che l'Italia partecipasse alla costruzione del nuovo grande airbus europeo.
Guarda poi che per noi non si tratta di liberalismo; semmai di libertà autentica, congiunta con la solidarietà. Vedo però che per te la solidarietà sarebbe una rottura di palle, il che mi stupisce alquanto.
La Destra ci rompe le palle con cose ben più taglienti, come la strumentalizzazione del parlamento per i processi del berlusca, personaggio losco di truffatore, con le sue oscene lagne contro i giudici cui poi si sottrae; con le balordaggini del Bossi, con le leggi truffaldine.


 

 

10/07/08 – Il Ministro della giustizia promuove una legge ingiusta

10/07 Giovanni Vantaggi

Ho sottoscritto il documento e inviato agli indirizzi sotto riportati.

 

19/07 Fulvio Vassallo Paleologo

Grazie per l'attenzione e l'eventuale diffusione.
 

 

5/07/08 – La politica verso l’Iran è ingiusta e inefficace

5/07 Andrea Montella

L'Onu non è un entità  autonoma ma è guidato dalle superpotenze nucleari. Quindi difatto è un organismo a sovranità limitata e non democratico. Ogni Stato dovrebbe avere lo stesso peso politico anche se nella maggioranza degli Stati la direzione politica è in mano alla classe borghese, che coordina le sue politiche nazionali e internazionali grazie alla trasversalità massonica. Quindi bisogna domandarsi se una estensione della guerra non sia l'obiettivo primario di tutta la borghesia mondiale per fronteggiare l'attuale crisi economica, come lo furono  la prima e seconda guerra mondiale che risposero a due crisi economiche di cui quella del 1929 fu la più devastante. L'economia capitalistica risponde a questa logica: costruisce, satura i mercati, distrugge e costruisce di nuovo.In questo processo politico ed economico seleziona i propri gruppi dirigenti e riposiziona in una più sofisticata subalternità le classi sottostanti. Quindi non è l'Onu o le petizioni alla borghesia che può impedire questa guerra o le altre, ma la crescita di coscienza e di
organizzazione internazionale dell'unica classe che ha interesse a vivere in pace, che sono i proletari, coloro che fanno la guerra al posto dei borghesi e che se comprendessero come vengono strumentalizzati sia in Iran che negli Usa come nel resto del mondo e riattivassero la loro solidarietà di classe arriverebbero a comprendere il senso profondo di un antico slogan: Comunismo o barbarie.

17/07 R. Vorrei solo fare due considerazioni sul tuo discorso, che trovo molto ideologico. La crescita della coscienza di pace del proletariato, giusto. Ma è un processo di lungo termine. Intanto dobbiamo agire, e lo facciamo, per quanto è possibile.

La strategia di guerra è dominata dalla borghesia per i suoi fini profittuali. Come l'affrontiamo? ci arrendiamo? No, agiamo su di una comunità di stati che ha una fondamentale politica di pace, cioè l'Unione Europea; a differenza della Destra americana e del suo esponente Bush.

 

 

 

3/07/08 – Il lodo Alfano non può essere approvato

3/07 Sac. Ferdinando Sudati

Per la chiarezza, l'essenzialità e l'equilibrio delle prese di posizione del suo Movimento, in particolare sul problema rom e clandestini: benché personalmente sia impegnato nelle questioni interne alla chiesa cattolica (sempre il benedetto tentativo di "riforma"!), auguro attenta e ampia accoglienza delle proposte da parte di chi di dovere.

3/07 Dino Cofrancesco, Università di Genova

Dissenting opinion

 

 

26/06/08 – Questo decreto non può essere approvato

26/06 Centro Studi e Ricercha Aleph – Gaetano G. Perlongo

Cordialmente diffondiamo.

 

26/06 Ing. Enrico Giardino – Forum DAC, Roma

Aderisco all' appello lanciato contro l'approvazione del decreto  "salva-premier e soci ", a mio avviso, radicalmente anticostituzionale e vergognoso.

 

26/06 Federico La Sala www.lavocedifiore.org

Riporta l’intervento.

 

28/06 Vittorio Baccelli

Personalmente sono pienamente d'accordo che debbano andare avanti solo i processi che riguardano i reati più gravi - vista l'inefficienza del sistema giudiziario.
Devono esser radiati quei giudici che permettono ai rei di gravi atti di uscire per decadenza dei termini.
Sono pienamente d'accordo che chi guida la nazione, eletto dal popolo sovrano, debba avere il tempo per governare e non quello di difendersi dai giudici comunisti (o da giudici fascisti quando gli eletti sono di sinistra).
sono pienamente d'accordo con chi sostiene che la magistratura è un organo dello stato, al servizio dello stato e del governo eletto che è sovrano.
I giudici devono essere discreti, non politicizzati, devono operare al servizio del popolo, non devono fare esternazioni, massimamente quelle politiche.
I giudici non devono commentare le leggi, ma devono applicarle.

 

30/06 Romano Fiammata italianicomunisti@libero.it

La ringrazio per la stima e fiducia con cui si confronta con noi e chiede il nostrto modesto contributo onde poter riuscire in qualche modo ad evitare che il Paese intero, a causa delle puerili quanto folli leggi berlusconiane, precipiti sempre più nel ridicolo agli occhi dell'intero mondo civile.
Leggi come quella delle impronte digitali sui bambini Rom, e della sospensione dei processi sotto i 10 anni di reclusione che praticamente sospendono l'intero sistema giudiziario del Paese con quel che di anarchismo che ne consegue, della detassazione degli straordinari pur con la certezza che poi si precarizzeranno anche gli stessi lavoratori a tempo indeterminato, assoggettati come saranno agli interessi e umori padronali, quella contro gli acquisiti diritti di anzianità di lavoro dei presunti fannulloni a favore di quelli meno acritici del potere esistente, della cancellazione del contratto nazionale sul lavoro e distruzione della scuola e sanità pubblica che segnano il grado di unità - civiltà e progresso sociale e civile del Paese, e quella e dell'immunità per le quattro alte cariche istituzionali anche quando loro dovessero macchiarsi dei delitti più efferati, sono leggi che denotano ignoranza, arroganza, presunzione, razzismo, discrimine e follia pari, se non superiore, a quella nazifascista, contro la quale hanno combattuto e dato la propri vita anche le più nobili intelligenze umane dello scorso secolo.
Che dire: siamo caduti nelle mani di tre delle più alte cariche di uno Stato che precipita e che, pur di risolvere i loro problemi giudiziari ed economici, cominciano col castigare i bambini e le fasce più deboli e indifese del Paese.
Ma tutto ciò non è accaduto per caso. Semplicemente, è il risultato di un criminale disegno massonico (P2) iniziato da L. Gelli e oggi completato da un monopolistico sistema massmediatico privato, che ha scientemente fatto perdere ogni barlume di quell'esemplare senso di capacità di critica e costruttiva della nostra gran massa popolare che con orgoglio era riuscita a liberare e dare democrazia, ricchezza e progresso civile al proprio Paese.
Il nostro modesto consiglio a tutte le sane intelligenze come la vostra: il compito difficilissimo di riuscire a riportare nella testa degli italiani il perduto senso di critica costruttiva. E, al Presidente della Repubblica, quello di riuscire a continuare ad avere il coraggio di prendere sempre le distanze della scellerata politica di Bossi, Fini e Berlusconi, anche rinnegando per se stesso il diritto della immunità processuale, lasciandolo solo alle altre tre arroganti alte cariche dello Stato.

 


 

19/06/08 –La difesa e l’integrazione dei contratti di lavoro

19/06 Virginia Vianello

inviato,anche se poi il mio sindacato (RdB) mi ha solo confermato ciò che temevo riguardo al sospetto che i tre sindacati, ormai, se ne FOTTONO dei lavoratori. Se siamo arrivati a sto' punto è grazie al fatto che hanno fatto finta di urlare, respingere determinate cose negli anni passati, far vedere che avessero vinto determinate cose, ma è dai tempi del pacchetto Treu che ce le stanno dando sul muso.
19/06 R.

Molto amara la tua riflessione, ma certe cose danno davvero a pensare; e anzitutto quel 30% al disotto della media salari dei maggiori stati europei. Non si capisce come sia potuto accadere.

Poi i continui infortuni sul lavoro, le morti bianche.

20/06 Replica

Tu dici: non si capisce come sia potuto accadere...Forse basta pensare che non hanno più  bisogno di vivere dell'obolo che trattengono dagli stipendi.., ma vivendo di altro (assicurazioni-depositi per la 2a pensione), pensando da azienda,  base è fottutamente dimenticata (scusa la terminologia).
L'aran è il classico gioco delle 3 carte: una volta è presieduta da un cislino, una volta dall'uillino, una volta da un cgiellino; naturalmente messi nella condizione legale di non essere tacciati di conflitto.

 

20/06 Andrea Iardella

Trrasmetto, per eventuale diffusione, quanto ricevuto.

 

 

12/06/08 – L’espulsione della prostituzione immigrata

12/06 Brizio Montanaro

Si prega di cancellare il mio indirizzo e-mail dalla vostra lista. Grazie

13/06 R.

Che cosa vuol dire cancellare? che quando s'incontra un'opinione contraria alla propria la si emargina? Ma questa è intolleranza. Con l'opinione opposta si discute: nessuno può pretendere all'esclusiva del vero.

13/06 Replica

Le sue idee spesso sono buone ma il tono e il piglio le avviano su una strada di improbabilità. Come nella risposta che ha dato alla mia richiesta.

Cancellare significa semplicemente che non si intende essere oggetto di continue sollecitazioni che quasi sempre non portano a nulla visto che più volte ho tentato di inviare agli indirizzi da lei indicati corrispondenza per la diffusione, proteste o altro ma gli indirizzi da lei acclusi quasi sempre si sono dimostrati errati e la posta è tornata indietro. Cancellare significa semplicemente non voler più ricevere posta non espressamente richiesta. Il mio desiderio dunque non entra nel merito di quanto dice e scrive, ci mancherebbe altro.

17/05 R.

Ciò che Lei mi dice quanto agl'indirizzi mi stupisce perché si tratta d'indirizzi ufficiali, presi da siti ufficiali. Vorrei capire che cosa succede e m'informerò dai miei allievi.

Il Movimento invia gl'interventi per posta, affinché siano protocollati e il loro pervenire sia sicuro.

Lei parla di sollecitazioni che non portano a nulla, quasi che il fatto che un testo letto da centinaia o migliaia di persone non abbia già di per sé un significato; e così la discussione che spesso ne nasce; che viene poi pubblicata nel sito, e che concerne sempre problemi emergenti. La forza di Internet sta proprio in questa ampia possibilità di comunicazione e di discussione. A parte le risposte degl'interessati e il dialogo che s'intesse con loro.

Il tono è deciso, e non può che essere così con i personaggi cui si rivolge, e coi problemi che dibatte. Mira ad incidere, a suscitare reazioni. Si tratta in fondo di una lotta, per la verità e la giustizia. Spero che Lei condivida questo intento.

17/06 Replica

Condivido condivido. Soprattutto in un momento come questo in cui sembra sparito qualsiasi tipo di opposizione ufficiale ad un governo basato sull'illegalità e sulla violenza al cittadino. E' un orrore! Da ragazzo mi chiedevo come era stato possibile l'avvento del fascismo, come era stato possibile che milioni di italiani non si fossero opposti a quell'aberrazione. Poi le letture e le conoscenze storiche fatte più in là mi hanno chiarito qualcosa. Oggi invece so per certo come è avvenuto, perchè è esattamente ciò che stiamo vivendo senza che il popolo italiano scenda in piazza, senza che il popolo italiano faccia nulla per impedire, per fermare, bloccare un'azione politica devastante anzi col "plauso di un poppppolo con quattro p" come scrive Gadda, un popolo che ha votato e continua a votare, come in Sicilia ieri, per un gruppo di affaristi e imbroglioni di grande e piccolo taglio. E l'opposizione politica è ormai allo sbando ancora impegnata a spartirsi quel piccolo potere che spetta ai perdenti. Altro che dialogo!!!

Stando così le cose mi invii pure le sue lettere e i suoi gridi d'allarme ma non si fidi troppo di Internet, se posso darle un consiglio. Bisognerebbe trovare una forma più efficace di lotta. Bisognerebbe intanto insegnare a scuola l'educazione civica, la costituzione e i diritti dei cittadini. E poi da grandi.

 

 

23/05/08 - Il problema dei Rom dev'essere risolto

23/05, Barbara Spinelli, giornalista de La Stampa

Non condivido per nulla l'impostazione del problema che trasuda razzismo.

R. - Non c'è nulla di razzismo nel testo di cui Lei parla; assolutamente, è solo il tentativo di risolvere una situazione di criminalità perdurante, e che non può essere ulteriormente tollerata. Noi partiamo sempre da una concezione fraterna, ma il fratello talvolta dev'essere richiamato anche in modo forte, e però sempre con spirito fraterno e solidale

 

Il lupetto

Complimenti per il sostanziale contenuto razzista e fascista di questi messaggi! I Rom non sono un problema, sono esseri umani, non diciamo idiozie! Se c'è qualcosa che va espulso dalla società è la mentalità razzista che trasuda dalla tua mail.

 3/06 R. - E' chiaro che non hai letto con attenzione il documento; nel quale non v'è nulla di razzista. E' detto infatti: o il Rom accetta la proposta di stabilirsi nel comune, con l'offerta di lavoro e alloggio, con la scuola e la formazione professionale per i figli, con l'uscita dalla precarietà e dalla criminalità e l'ingresso in una società eticamente e giuridicamente ordinata, ch'egli s'impegna a rispettare. Questo si cerca, una vita dignitosa per il Rom, così come per la società in cui vive. La vita dignitosa per un essere umano che la condizione  attuale rende inumano. Questo si cerca, non il razzismo di cui tu fantastichi. Lo si cerca con decisione, con decisa volontà operativa perché i problemi non possono essere lasciati a languire eternamente. La responsabilità solidale lo vuole.
 

Virginia Vianello - Condivido e forwardo

26/05, Alessandro Presicce

La posizione da lei espressa mi vede in forte contrasto. La ritengo superficiale e grossolana, per nulla attenta al vero problema della convivenza di culture differenti.La prego di cancellarmi dalla sua lista.

 3/06 R. -

La tua risposta mi meraviglia molto: dunque quando tu non condividi l'opinione di un altro, lo elimini, non discuti con lui. E questo è il primo punto.

Il secondo concerne il documento, che sarebbe superficiale e grossolano: forse superficiale è la tua lettura. La proposta ai Rom è altamente umana: è quella di stabilirsi nel comune, con l’offerta di lavoro e alloggio, con la scuola e la formazione professionale per i figli, con l’uscita dalla precarietà e dalla criminalità e l’ingresso in una società eticamente e giuridicamente ordinata, ch’egli s’impegna a rispettare. Oppure preferisci ch'egli continui a vivere una vita di stenti, di microcriminalità, di diseducazione dei figli. Questo vuoi? è questo il tuo rispetto delle culture? che continuino a restare inumane, e ad affliggere la cultura in cui si trovano a vivere? 

Davvero vorrei una risposta adeguata a questi interrogativi.

 

23/5 Daniela Verducci

Ho fatto proprio bene, perciò, a riprovare con l'indirizzo dal quale mi provengono le Sue stimolanti e a volte anche provocatorie riflessioni...

 

23/5 il.lupetto@libero.it

Complimenti per il sostanziale contenuto razzista e fascista di questimessaggi! I Rom non sono un problema, sono ESSERI UMANI, non diciamo idiozie! Se c'è qualcosa che va espulso dalla società è la mentalità razzista che trasuda dalla tua mail.

R.

Caro lupetto, scusa il ritardo nella risposta. E' chiaro che non hai letto con attenzione il documento; nel quale non v'è nulla di razzista. E' detto infatti: o il Rom accetta la proposta di stabilirsi nel comune, con l'offerta di lavoro e alloggio, con la scuola e la formazione professionale
per i figli, con l'uscita dalla precarietà e dalla criminalità e l'ingresso in una società eticamente e giuridicamente ordinata, ch'egli s'impegna a rispettare. Questo si cerca, una vita dignitosa per il Rom, così come per la società in cui vive. La vita dignitosa per un essere umano che la condizione
attuale rende inumano. Questo si cerca, non il razzismo di cui tufantastichi. Lo si cerca con decisione, con decisa volontà operativa perché i problemi non possono essere lasciati a languire eternamente. La responsabilità salidale lo vuole.
4/05 Replica

Ho letto attentamente quello che scrivi e ribadisco la mia opinione. In  questo scritto si perpetuano e trasudano accenti culturalmente razzisti,  facendo propri i cliché e ripedendoli proprio come la manipolazione mainstream e questo governo profondamente reazionario ed antipopolare chiede. Così si alimenta solo la guerra tra poveri. Quindi, abbi pazienza, i problemi sono ben altri non certo i Rom,che non sono un problema ma esseri  umani; usiamo il cervello prima di scrivere, abbandoniamo questo perbenismo da borghesi piccoli piccoli. Uno che che i rom li frequenta da anni.
R.

Qui il razzismo non c'entra niente, come già la mia risposta spiegava; né  c'entra la Destra e il nuovo governo perché sono problemi su cui da tempo ho  meditato e scritto. Né c'entrano cliché e cose affini. Quanto al cervello,  sono un filosofo e usare il cervello, e pensare, e approfondire i problemi  appartiene alla mia professione oltre che alla mia coscienza. Perciò vedi di  controllare la tua presunzione come il tuo linguaggio. Quanto alle tue  opinioni sei libero, come ognuno; ma il confronto e la discussione sono  altra cosa.

5/06 Replica

Invece credo proprio che c'entri. In quanto all'essere filosofo, tutti gli uomini sono filosofi - come aveva ben spiegato a suo tempo Gramsci - chi più capace e chi meno, e già il fatto che ti qualifichi come un filosofo di professione, mi lascia intendere che appartieni alla categoria di quelli che lo sono meno. Mai sentito parlare del concetto di 'erudizione onorifica'? Di 'sussiego accademico'?
Allora ti consiglio caldamente di studiare un po' Thorstein Veblen che descrive con una lucidità esemplerare "La teoria della classe agiata".
Se la tua sbandierata filosofia non riesce a comprendere e far comprendere che i Rom sono primaditutto degli esseri umani e non 'un problema' (un problema che tra l'altro, dati alla mano, è statisticamente dimostrato non esistere) la tua filosofia serve a ben poco.
E' molto, molto difficile, oggi, trovare un razzista che si dichiari tale, perchè non ne ha coscienza, o meglio ha una falsa coscienza; non siamo mai noi ad essere razzisti sono gli altri "che sono napoletani...", come urlava un noto cabarettista.Il problema in questo paese, e non solo, è la mafia, affarista, sfruttatrice, perbenista, disumana e disumanizzante, senza scrupoli e sopratutto sempre più legalizzata ed istituzionalizzata, il suo volto più direttamente 'violento' è solo quello di facciata, dei burattini che devono distrarre l'attenzione dai volti per bene e ben celati dei burattinai; quelli che controllano i media mainstream per seminiare il terrore contro il più debole, lo straniero. Tali media, caro colombo, devono, da una parte, fare in modo di seminare la paura sociale e dall'altro controllare tale paura come arma di distrazione di massa, purchè non si veda da che parte arrivi veramente il pericolo per l'umanità.
Nulla di nuovo sotto il cielo, caro colombo. A ben altri tempi appartengono le diatribe tra chi stigmatizzava una presunta filosofia della miseria e chi evidenziava scientificamente e denunciava con cognizione di causa, di converso, la reale 'miseria della filosofia', ma evidententemente - poichè la storia insegna ma ha pochi discenti - oggi, questa lotta idelogica - tra chi ricerca la sua nicchia ecologica compatibile ideologicamente con lo 'status quo' privilegiando il prorio quieto vivere e chi invece ne evidenzia le insanità - è ancora necessaria.
Un umile operaio
Conclusione - Ho lasciato perdere questa discussione che diventava ripetitiva. Ed era anche presuntuosa e aggressiva rimproverando cose scontate per chi ha fatto della ricerca filosofica una missione, e conosce troppo bene  il mondo accademico.

 

26/05 Alessandro Presicce

La posizione da lei espressa mi vede in forte contrasto. La ritengo superficiale e grossolana, per nulla attenta al vero problema della convivenza di culture differenti. La prego di cancellarmi dalla sua lista.

R. La tua risposta mi meraviglia molto: dunque quando tu non condividi l'opinione di un altro, lo elimini, non discuti con lui. E questo è il primo punto.

Il secondo concerne il documento, che sarebbe superficiale e grossolano: forse superficiale è la tua lettura. La proposta al Rom è altamente umana: è quella di stabilirsi nel comune, con l’offerta di lavoro e alloggio, con la scuola e la formazione professionale per i figli, con l’uscita dalla precarietà e dalla criminalità e l’ingresso in una società eticamente e giuridicamente ordinata, ch’egli s’impegna a rispettare. Oppure preferisci ch'egli continui a vivere una vita di stenti, di microcriminalità, di diseducazione dei figli. Questo vuoi? è questo il tuo rispetto delle culture? che continuino a restare inumane, e ad affliggere la cultura in cui si trovano a vivere? 

Davvero vorrei una risposta a questi interrogativi.

5/06 Replica

Non so se sta avendo modo di leggere dei veri e propri pogrom che stanno avvenendo, in queste settimane, contro i rom rei, nella stragrande maggioranza dei casi, di cercare di lavare vetri ai semafori in cambio di una moneta da 50 centesimi. Qualcosa in questo paese sta avvenendo: la crescita zero, la precarietà galoppante consigliano i manovratori di indicare al popolo dei capri espiatori che possano catalizzare il dissenso: i rom, gli stranieri, i figli di nessuno in questa società postmoderna.Non so se ha letto qui: http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/sicurezza-politica-7/sicurezza-politica-7/sicurezza-politica-7.html Quello che sta succedendo è grave e preoccupante e chiunque, anche in buona fede, contribuisce a questo clima compie una operazione per me deleteria.Se qualche pazzo oggi, magari nel Veneto (ex) bianco, sentendosi protetto da un certo clima, sparasse realmente sui rom a chi lo andremmo a raccontare?

La sua posizione è frutto certamente di disinformazione. La invito pertanto a dare una rapida scorsa alla copiosa letteratura scientifica, soprattutto di carattere sociologico, esistente sui rom e la loro cultura e sulle modalità di convivenza che nei secoli si sono sviluppate. Anche la nostra Università, l’Osservatorio provinciale sull’immigrazione hanno prodotto saperi su questo tema.

Queste letture le eviteranno espressioni barbariche del tipo: “Oggi vivono  di parassitismo e di microcriminalità: furto, accattonaggio con costrizione e sfruttamento di bambini. Rappresentano perciò una turbativa dell’ordine pubblico che non può essere ulteriormente tollerata”, “la sua vita nomade e microcriminale, la sua condizione d’oggi è ambigua e asociale”. Politicamente poi non riesco davvero a distinguere la sua posizione da quella del on. Manovano, una sorta di “talebano” cattolico ultraconservatore che forse conoscerà, che dice testualmente “i rom sono tendenzialmente vocati a delinquere”, rispolverando le teorie lombrosiane che sembravano finalmente sepolte dalla storia, scientifica e non.

Su una cosa sono d’accordo con lei: la condizione dello zingaro oggi non è per nulla “romantica”. Tutte le politiche sociali pubbliche sui rom infatti hanno avuto un approccio errato, che ha risentito di ataviche paure, di segregazionismo, di approcci securitari che di fatto hanno “creato” la questione rom, rendendo la condizione dei rom invivibile e assurda.

Le ricordo sommessamente che il crimine non è mai “etnico”, e la responsabilità penale – dopo duemila anni di evoluzione del diritto - è personale e mai su base “etnica”. La soluzione poi non è la “stanzialità” come lei dice. Tito stanzializzò forzatamente migliaia di rom nella ex Yugoslavia. Sono cose che i regimi autoritari fanno e anche il nostro sistema, non lo nego, è un regime anch’esso. Ma la cosa è metodologicamente sbagliata: al mondo esistono – piaccia o no – popolazioni stanziali e popolazioni nomadi. E vi è un dovere, se non altro, di tenerne conto.

Detto questo, la invito a fare un salto al campo rom di Lecce – se vuole la accompagno -  e capirà immediatamente che molto di quello che legge sui giornali è falso e tendenzioso e capirà quanto quella gente abbia il cuore aperto e sia generosa molto più di quanto non lo siano i Ruppi o i Mantovano, che ancora oggi – misteriosamente - i salentini si ostinano a considerare brave persone.

14/06 R.

La proposta di stanzializzazione dei Rom non ha nulla a che vedere coi fatti d'intolleranza che sono successi in questi tempi. Mira a risolvere il problema  di un nomadismo che col tempo ha perso le sue risorse economiche e sociali, e tende quindi alla microcriminalità. Vi sono altri nomadismi tuttora fiorenti: si pensi ad esempio alla ricerca di pascoli in Mongolia.

Una proposta che non ha nulla a che vedere coi regimi autoritari, e che però non rifiuta di cooperare con la Destra di governo per il bene  della nazione. Poiché questo è lo scopo, qualunque sia il governo. Che quando non cerca il bene della nazione, ma quello del suo leader contro la nazione, viene attaccato e colpito. La verità e la giustizia devono essere ricercate in ogni caso.

Una proposta che ritengo abbia un suo senso, che non vuol essere perentoria. Dev'essere studiata, confrontata con la situazione reale.

 

 

26/04/08 - La Sinistra dev'essere un solo partito

26/04, Lucia Rizzo

So di arrecarti un dolore con questo link prosastico, ma ... il mio disincanto ... mi porta a credere che, considerati alcuni dati riportati nell'articolo che segue [sui rimborsi, e il denaro di cui ogni partito dispone], l'unità, auspicabile, non ci sarà.

2/05 - R. Ho letto il testo sui famosi rimborsi con cui i partiti hanno eluso il risultato di un referendum, e quindi una precisa volontà popolare. Non penso, però, che ciò possa influire sull'unificazione. Tu temi che non avverrà? anch'io temo, ma conservo la fiducia.
 

26/04, Tiziana Colusso, scrittrice, membro del direttivo dello European Writers' Congress, candidata nel '96 nella lista comunale a Roma "Verdi per Veltroni", e alle ultime elezioni (per il Comune e il II Municipio) nella Sinistra Arcobaleno,

www.tizianacolusso.it

Noto l'assoluta assenza dei Verdi nei destinatari e nei temi di questo documento. Ma forse questa "omissione" , parallela a tante altre omissioni all'interno stesso della Sinistra Arcobaleno, dice una sacrosanta verità, ossia che i Verdi devono seguire una loro strada diversa, rimanere ai margini della politica per trasformarsi in un profondo movimento di opinione e di pensiero, su temi di importanza vitale per il futuro stesso del pianeta; ma anche di "ecologia della mente"; e POI tornare a dialogare con la politica in termini di sostegno esterno, di suggerimento e di rielaborazione.

2/05 - R. Ti domandi perché i Verdi non erano inclusi in questi interventi; forse per errore, forse perché ci si è limitati ai maggiori partiti, forse perché i Verdi italiani ispirano poca fiducia, rimasti sempre su quell'uno e mezzo o due per cento senza mai espandere il contatto con la gente e il consenso della gente; come è avvenuto altrove. Tu pensi che possano trasformarsi in un movimento "profondo" di opinione e di pensiero; forse se nuove forze vi entrano o vi emergono, rispetto a certe mediocrità attuali; forse se tu, o altri come te, vi s'impegnano a fondo. Ciò che vorrei sperare e che ti auguro. In ogni caso i Verdi sono parte integrante della Sinistra e lo devono essere; deve cessare il loro volontario isolamento, il loro contributo alla frammentazione.

 

26/04, Gianfranco Pallara

Ho ricevuto il tuo documento sull'unità a sinistra, che condivido e che mi impegno a diffondere.

Subito dopo i disastrosi risultati elettorali ho spedito  ai miei amici di sventura una valutazione a caldo, che spedisco anche a te.
 "Che un terremoto ci sia stato è fuori di dubbio. Così è sacrosanto pensare che dopo il terremoto occorra darsi da fare a ricostruire, se lo si crede ancora, anche con "impegno e umiltà". L'unica cosa che non bisogna fare è continuare ad insistere nello stesso errore. Infatti se si continua così alle prossime amministrative avremo la presenza della Lega anche nel Sud con un suo notevole radicamento. E allora voliamo meno alto e tocchiamo terra.Ti pongo una serie di questioni concrete, a cui io ho dato per adesso una spiegazione, ma voglio sentire la tua.
1) Dove sono andati a finire quella caterva di voti e consensi passati, che "La sinistra L'arcobaleno" ha perduto?
2) Perché li ha perduti?
3) Se questo cartello elettorale ha fallito, che senso ha continuare a riproporlo?
4) Continuare a parlare di buona volontà, senza sapere dove si vuole andare, non è volontarismo inconcludente?
5) Il progetto alternativo, che manca, chi lo elabora? Si ricuce tutto l'alternativo e lo si chiama programma o ci deve essere un partito che lo elabora?
6) Quali valori da contrapporre ai valori borghesi (Lega, PdL, Pd e IdV)
7) Come valutamo il Pd-IdV e quali rapporti si possono al momento stabilire con questa forza politica, senza essere subalterni?
8) Come valutiamo la nostra esperienza di governo nell'ammucchiata, presieduta da Prodi, da Vendola e da Pellegrino?
I consensi, li ha iniziati a perdere già quando la sinistra radicale fece la scelta di andare al governo nazionale. Pensare che una forza comunista possa governare in un società capitalistica è una cretinata del vecchio PCI, peraltro mai riuscita anche nei momenti d'oro, figurarsi in questo momento di
estrema debolezza. Li ha perduti con un'emorragia di comunisti, che non condivisero: vedi la fuoriuscita e la nascita di ben due partiti comunisti (Partito Comunista dei lavoratori e Sinistra critica). Li ha perduti durante i tragici due anni, quando al governo non ha combinato
un bel niente ed è risultato complice. Li ha perduti con la disillusione Vendola e Pellegrino, quando ha dovuto coprire scelte antipopolari e magagne dei volponi centristi. Li ha perduti da parte di quei compagni, che non se la sentivano di votare una formazione politica né carne e né pesce e si sono orientati verso l'astensionismo di protesta, ma soprattutto da parte di coloro che si erano illusi che i comunisti possano governare e hanno scelto di considerare il Pd un partito di sinistra, che si contrappone alle destre. Visto che la sinistra radicale non garantisce governabilità, votiamo almeno quella
"riformista", che  meglio di Berlusconi è. I cattolici del Pd hanno preferito Casini, che garantisce meglio valori cattolici e famiglia naturale; alcuni del centro hanno tradito l'UdC e sono entrati nel Partito delle libertà, che promette anche soldi. E la Lega? Ha preso da tutti i partiti, ma soprattutto si è pappati i Verdi del Nord.
Se questo è ciò che è accaduto, possiamo concludere che il cartello elettorale "La sinistra L'arcobaleno" non esiste, perché è morta prima di nascere. Doveva aggregare e invece ha prodotto trucioli. Da qui bisogna partire. In questo caos, che ruolo hanno i comunisti? Chi è il vero nemico da battere? Berlusconi e le destre o il capitalismo rappresentato da Berlusconi e Veltroni, che hanno gli stessi programmi? Occorre partire dalla società, ma senza paraocchi o bende nere, analizzare la società del Terzomillennio ed elaborare un progetto nuovo, che sfrutti errori e vittorie del Novecento, ed elabori un progetto politico alternativo al capitalismo, che faccia riprendere ai lavoratori la strada della transizione al Socialismo. La crisi economica, che sta per travolgere l'intero pianeta globalizzato, può essere sfruttata, pena il ritorno alla barbarie. Dobbiamo dare soluzione  di problemi parziali (sicurezza, spazzatura, precariato, bassi salari, tasse, difesa dell'ambiente, la pace, ecc) all'interno di un progetto generale (tipo di società alternativa che prefiguriamo e modello di transizione, altrimenti lo farà la Lega a modo suo. Questo può essere fatto solo da un partito comunista e non dai movimenti, anche se molto incazzati."
2/05 - R. Tento di rispondere al tuo messaggio.

Non insistere nello stesso errore, tu dici. 

Il primo errore credo sia la frammentazione, al seguito della quale la Sinistra non è più una vera forza politica, ma una forza intellettuale o ideale.

Il secondo è la partitocrazia e insieme l'ideologismo, o anche l'estremismo e l'assolutismo, tutto ciò che allontana dalla realtà e dalla gente, dai concreti problemi, dove bisogna anche saper mediare, saper pazientare; senza che, certo, non venga mai meno la fedeltà ai supremi principi, la tensione verso gli scopi supremi, la costruzione di una società di radicale giustizia. Che si compie giorno per giorno, e che la gente sente.

Parli di cartello elettorale. Ti dirò che non ho mai pensato ad un cartello elettorale; ho pensato invece che la Sinistra, unendosi per le elezioni, iniziasse un cammino di unità. Forse non ho capito la realtà ben più amara di gente che era divisa e voleva restare tale.

Parli di programma alternativo. Il programma è quello del socialismo, purificato dal dispotismo sovietico, quindi democratizzato, vero potere di popolo; e dalla partitocrazia italiana che il popolo lo emargina il più possibile. La parola "comunista" è obsoleta, storicamente bruciata dal dispotismo sovietico, dai 100 milioni di morti che il comunismo ha prodotto. Gli orrori di questo comunismo la gente li conosce; la parola li rievoca. Non ha più senso. Si è consumata come si sono consumati falce e martello.

Parli di errore nella partecipazione al governo Prodi. Forse perché era un governo debole, con un margine di due voti al Senato; in balia dei teodem, dei Mastella e dei Dini. Impotente alle grandi riforme; anche alle piccole. E in più ha commesso grossi errori.

Ma la Sinistra non li ha impediti: a cominciare dall''indulto e dal modo in cui fu realizzato; poi Vicenza, il disprezzo della volontà popolare, la Sinistra non ha reagito. Le vergognose leggi del berlusconi da cancellare, il conflitto d'interessi, la legge che escludesse dal voto passivo che possiede televisioni, come in altri paesi: la Sinistra non si è imposta, non ha puntato i piedi. E il salario sotto del 30%, e le morti bianche?

Nel governo bisogna esserci, se possibile, se conveniente, se vi si può operare. Un passo da calcolare prima con grande attenzione.

Penso che, dopo ciò che è accaduto, la  cosa urgente da farsi è costruire l'unità, la Sinistra unita, il partito capace di raccogliere un consenso popolare del 10-12%. Poi si potrà costruire un'intesa, una ben calcolata e programmata intesa coi moderati del PD.

 

27/04, Piero Di Giorgi

Sono d'accordo ma occorre sottolineare l'aspetto della democrazia orizzontale o partecipativa. E' la vera scommessa di una svolta inedita.

2/05 - R. Hai ragione. Su questo insiste anche il documento. Noi abbiamo proposto il “mandato imperativo” (che la Costituzione esclude), sé che ogni candidato abbia dal suo collegio un mandato preciso, e sia obbligato a discuterne col collegio ogni mese, e debba poi, a fine legislatura, rendere conto al collegio dell’intera sua attività. Una proposta del genere aveva fatto Ségolène Royal durante la sua campagna elettorale.

 

28/94, Sabino Di Gennaro

Il grosso vizio, e scandalo, è il continuo discorrere della Sinistra riguardo a qualsiasi argomento utile a riempire pagine di giornali, seminari, convegni e qualsiasi altra cosa "occupi tempo e spazio". Di contro non vi è più alcun segno di una qualsiasi intraprendenza volta ad esplicare azioni tendenti ad un miglioramento delle condizioni del popolo; di fatto le azioni che ormai da troppo tempo si compiono sono quasi completamente "a puro scopo difensivo" dovute ai continui attacchi che con successo si tendono ai danni di tutte le categorie di lavoratori, pensionati e più in generale ai ceti deboli.

Un esempio per tutti la mancata abrogazione della legge 30 che doveva essere cancellata su richiesta degli elettori, legge che anzi è stata fatta accettare in pieno dai "sindacati dei lavoratori"! Caro  Prof. Arrigo Colombo, vorrei solamente farle notare che quando non si discute "del sesso degli angeli" ma si intraprende un'azione concreta, come la proposta di referendum indetta da Beppe Grillo, si raccolgono circa 1.300.000 firme in un solo giorno! Non le sembra, caro professore, che sia l'ora di smetterla di sprecare il fiato in disquisizioni che non hanno ormai neppure più la parvenza di essere accademiche?

2/05 – R. Tu credi che noi scriviamo soltanto? che ci riempiamo la bocca di parole e basta? Siamo un movimento e quindi innanzitutto incontriamo la gente, cerchiamo di formare dei gruppi d'impegno e di azione per una società di giustizia; ora abbiamo lanciato un'azione per cambiare la parata militare del 2 giugno, che troviamo indegna di una repubblica che rifiuta la guerra, in parata civile; e altre azioni le lanceremo. Qualcosa insomma facciamo, oltre che diffondere idee e principi, e contribuire a formare le coscienze.

 

29/04, Angelo Ruggeri

Senza i comunisti avanzano i fascisti e i fascismi. L'anticomunismo della pseudosinistra uccide l'antifascismo.  Così come quando si votava a sinistra si votava comunista, ora che si vota a destra si vota fascista. Elementare. Perché la contraddizione storica vera è tra capitale e lavoro, e tra fascismo e comunismo, non tra i pirlinfurli che si escludono dalla contraddizione storica. La gente è lenta ma alla fine capisce, e ha capito che la Sinistra è fasulla - fasulli d'Italia unitevi in una unità fasulla dice il signor Colombo - e che il PD è volto ad aprirsi una strada per essere una Destra a più alta concentrazione di destra del PDL.

Dopo aver distrutto il PCI per cui da allora il territorio – parola chiave degli anni 60 e 70 e che non è altro che il sociale di cui la Sinistra in quanto Sinistra non si occupa più – è in mano esclusivamente a massoneria, criminalità organizzata e leghe, hanno distrutto ogni significato e contenuto di essere Sinistra già solo per il fatto stesso dichiararsi Sinistra (Sinistra di che, egregio signor Colombo?) l'hanno trasformata in una nuova Destra; ma continuano a pontificare e a blaterare, come fa il signor Colombo, di unità; senza neanche sapere e continuando a non capire (o sanno e capiscono ma assolvono ad un compito per conto di qualcuno?) che non c'è unità organizzativa che tenga se non è unità teorica, e quindi se non c'è una teoria che la Destra ha e la Sinistra non ha più, perché non la si può inventare dopo aver abbandonato la storica critica marxiana dell'economia, del diritto e dello stato.

La teoria in pratica è più forte della pratica. La borghesia lo sa e lo fa, all'opposto dell'accademismo intellettuale e politico  dell'intellettualità cosiddetta laico-progressista che, molto più del ceto  politico della diade Sinistra-Destra del maggioritario, è la principale responsabile - assieme al principale sconfitto di questo voto, cioè l'ex ciellino Epifani e il vertice Cgil -  del rovesciamento culturale della Sinistra, e dell'egemonia culturale della Destra, che opera nel campo della Sinistra tramite i suoi cavalli di troia politico-culturali come il nostro signor Colombo.

La crisi è crisi di cultura, è caduta morale, culturale e politica della cosiddetta Sinistra, che ha compiuto un arretramento storico e un rovesciamento culturale totale; e tale da assimilarla alle posizioni di una Destra classica, liberale e capitalistica di cui i vari signor Colombo sono una espressione, tipica della cultura nient’affatto laica, ma dei chierici d'impresa e della borghesia.

3/05 – R. anzitutto non parlerei di comunismo e fascismo. Il comunismo, cioè la comunione dei beni, anzitutto di produzione, e tutto ciò che questa comunione comporta, resta sempre un fondamentale progetto e processo in cui si costruisce una società di giustizia. Ma la parola "comunismo, comunista" è stata fortemente viziata dal dispotismo del modello sovietico, dalle sue atrocità, dai cento milioni di morti. Perciò si è fatta storicamente negativa e obsoleta, e la gente la rifiuta.

Quanto al fascismo, si è consumato in Occidente, in Italia quel partito che era neofascista lo ha rifiutato; è ormai in Occidente soltanto un fatto marginale. E in ogni caso non ha senso dire che la Sinistra italiana è fascista; non avrebbe senso comunque; la Sinistra è rimasta fedele ai grandi principi di una società di radicale giustizia, anche se soffre di frazionismo, d'ideologismo e d'altri vizi. Dai quali può redimersi, noi lo speriamo.

Non è per niente vero che la Sinistra ha abbandonato la critica marxiana dell'economia, del diritto e della stato. Marx resta sempre un maestro, certo non dogmatico ma che, come ogni altro maestro, dev’essere accolto in una coscienza critica e storicamente situata. Qui l'errore del dogmatismo sovietico e del PCI. Quanto al Signor Colombo, non pontifica né blatera, né si cura di queste parole offensive, perché cerca umilmente la verità e la giustizia. Ma non ha perso la fiducia nella Sinistra, né nelle sorti dell'umanità e della stessa nostra nazione.

Non credo si possa parlare di egemonia della Destra, tanto meno di egemonia culturale: la Destra restando culturalmente rozza e priva d'idee, di visione e di destino storico. Ha vinto, ma il berlusconismo resta sempre un populismo (cioè una manipolazione della coscienza popolare) deteriore, assai peggiore del peronismo perché si serve della manipolazione mediatica che inebetisce la gente; e suo grande elettore fu indicato nella "casalinga di Voghera", cioè nell'ignoranza, nella disinformazione, nella soggiacenza. E la Lega muove da un fondamentale spirito egoistico, rifiutando il principio di ridistribuzione dei beni e il principio di solidarietà; assecondando tendenze negative come la xenofobia.

La Sinistra ha commesso quegli errori che conosciamo, e di cui si è ampiamente parlato; ma dall'errore si può imparare, e la Sinistra imparerà. Anche il Sindacato ha commesso gravi errori, dai quali deve imparare.

Prego il signor Ruggeri di non pontificare con supponenza come ha fatto in questo messaggio, e fraternamente lo saluto.

18/04/08 - Riflessioni sulla sconfitta del Centrosinistra

18/04, Piera Graffer

Or ora al Caffè di RAInews24 il Prof. Vaciago diceva: "ognuno ha quello che si merita". La Sinistra ha perso perché ha sempre voluto mettere le mani delle tasche di chi lavora per mantenere chi non lo fa. E chi lavora è stufo.

20/04 R. Mi sembra che davvero esageri. La Sinistra avrebbe messo le mani nelle tasche di chi lavora per dare a chi non lo fa, ai fannulloni. Non mi pare che abbia fatto questo; semmai ha puntato alla ridistribuzione della ricchezza per il benessere di tutti. I fannulloni sono soltanto una marginalità, oppure c'è di mezzo la malattia. Del resto in Francia e in altri paesi c'è lo SMIG, il salario minimo generalizzato, che va a tutti i cittadini che non hanno un reddito, affinché una base economica sia assicurata a tutti.

21/04 Replica

Hai mai visto “report”? Hai mai visto quanto costano gli enti inutili, i nullafacenti spazzini napoletani e tutta la struttura di dirigenti sopra di loro? Hai mai sentito parlare di ospedali del Sud con gli escrementi nei corridoi, coi pazienti, quelli che non vengono al Nord, che muoiono sotto i ferri dei medici? Hai mai sentito parlare di “cattedrali nel deserto”? Sai quanto costa al giorno l'Alitalia, a chi paga le tasse? Il Sud le paga alla mafia, perché costa molto meno, però quei soldi non vanno nella cassa comune. 

Tutti questi sprechi allucinanti sono stati pagati dal Nord, e continueranno finché il Nord sarà disposto a lasciarsi dissanguare per mantenerli. Se il Nord deciderà altrimenti, il Sud o prenderà le armi e il sangue ce lo succhierà con la forza, come del resto sta già succedendo, oppure il suo benessere dovrà cominciare a crearselo da solo.

Io non sono nessuno e non conto nulla. Però sono molto curiosa di vedere come andrà a finire.

22/04 R. Io sono lombardo e vivo ed opero da oltre trent’anni nel Sud, ma non ho mai visto né escrementi nei corridoi degli ospedali, né pazienti che muoiono sotto i ferri. E le tasse le paghiamo tutti, più o meno (c’è anche l’evasione, certo), al Sud come al Nord. Qui si sta facendo della mitologia. Il Nord ne pagherà di più perché produce di più, perché nel Sud l’industrializzazione non è ancora abbastanza forte, per tutta una serie di ragioni; ma il Nord non si dissangua certo per questo. Semmai c’è, e ci dev’essere, una ridistribuzione della ricchezza, una solidarietà per cui chi ha di più aiuta chi ha di meno. Una solidarietà che fa parte della giustizia. Questo mi sento di dirti.

 

 18/04, Alberto Minafra

Apprezzo e condivido la lettera dove il nostro "popolo", che ha perso la rappresentanza istituzionale, chiede a se stesso di unirsi per una Sinistra moderna e radicale. Vorrei solo aggiungere che, trovandoci adesso in una sorta di "anno zero", tutte le forze che governano nelle varie amministrazioni con il PD devono sciogliere il legame, e passare all'opposizione, a cominciare dalle elezione per il sindaco di Roma.

21/04 R. Non comprendo la tua proposta. Perché lasciare le amministrazioni? le quali conseguono ad un voto popolare; e rappresentano per la Sinistra un importante punto d'impegno nella società, d'impegno concreto. E poi perché parlare di anno zero? C'è stata una dolorosa sconfitta elettorale, un forte calo di voti, quindi di fiducia; per diverse ragioni. Per la ragione del voto "utile", che cioè potesse contrastare l'ascesa del Berlusconismo; quindi la concentrazione sul PD. Probabilmente anche perché la frammentazione della Sinistra non raccoglieva la fiducia popolare. Poi l'astensionismo. Ma la Sinistra resta ancora una forza, e non piccola, che può recuperare anche il suo elettorato. Il problema maggiore credo sia l'unità, il superamento della frammentazione, e di tutti i motivi che ci giocano. Questo è il punto dolente, di non facile soluzione.

 

18/04, hajester@libero.it

Pure io voglio fare un appello, se volete lo potete diffondere, se non lo condividete, non me ne frega niente.
La sinistra è finalmente, dico io, sparita, per il semplice fatto che non esisteva; per troppo tempo abbiamo visto un fantasma aggirarsi intorno a noi (ma Zulù  diceva già diverso tempo fa, e meglio di me, di fare attenzione ai ravanelli); finalmente più di qualcuno si è reso conto della necessità di risvegliarsi. Finalmente sparisce quell'ammortizzatore, che ha fatto da freno alle legittime lotte della gente, quell'ammortizzatore che ha illuso, preso in giro e sbeffeggiato le speranze della gente che aveva deciso di fidarsi della Sinistra.
Bene, io la penso così: oggi esistono due destre, una al governo ed una all'opposizione; poi esiste il movimento, debole (e sappiamo che non solo a causa della repressione) che mai ha avuto a che fare con quella Sinistra che si faceva chiamare radicale (perché poi? in che senso radicale?).
Ora voi della "Sinistra" fate quello che vi pare, togliete il simbolo (cioè la vostra identità), rimettete il simbolo, cambiatelo, cambiate i vostri leader, confermateli, fate quello che cazzo vi pare, ma che non vi venga in mente di intrufolarvi nel movimento, che tanto, la vostra logica è conosciuta, e del resto è tattica vecchia; i vostri tradimenti li conosciamo.
Scusate la crudezza, ma è meglio essere duri e chiari, che rischiare di essere fraintesi.
Queste parole, ovviamente, non provengono da un pulpito, né tantomeno sono le parole di un guru o di un leader o di chissà quale personalità; sono le parole però di una compagna che la lotta cerca di costruirla giorno per giorno e quando qualche "compagno" prova a smontarmela la mia lotta fatta sulla mia pelle, con i suoi giochetti di conteggio di poltrone, scusate, ma mi brucia assai.
Un abbraccio lo rivolgo a quei compagni che a sinistra hanno votato e che dalla sinistra sono stati delusi, tutti gli altri, a casa!
21/04 R. Il tuo appello è giusto. La Sinistra, con tutte le sue lotte interne, le sue divisioni, la sua complicità col potere, ha deluso la gente. C'è molta verità in quello che dici. E spesso ha contrastato i movimenti, che erano l'espressione della società civile, del potere popolare. Un fatto abnorme. E però anche i movimenti spesso sono deboli, discontinui, fragili. L'organizzazione è una forza cui non si può rinunziare; e con l'organizzazione il Parlamento.
Vogliamo una Sinistra autentica, presente in Parlamento ma distaccata dal potere; vicina al popolo; attenta e collegata coi movimenti. E vogliamo una
Sinistra unita; basta coi particolarismi e con l'ambizione dei capi.

 

18/04, Circolo Giustizia e Libertà - Sassari, Aldo Borghesi

Riportiamo l'intervento sulla sconfitta elettorale della sinistra, che dice in poche righe molto più di quanto contenga il molto blabla sull'avvenimento sparso in questi giorni da colonne di giornali e sempre inessenziali  trasmissioni televisive. Nel vento di pazzia che tira furibondo a sinistra - si veda il cervellotico appello identitario immediatamente diffuso in area PDCI - forse sarebbe bene che qualcuno, prima di disseppellire falciemartelli, stellerosse e magari giberne di Stalin, leggesse e si fermasse un attimo a riflettere.

 

18/04, Roberto Pirani, www.buonsenso.it

A Veltroni quanto lei scrive non importa nulla: PD e PDL ragionano nello stesso modo, interessi privati con denaro pubblico. E persone come Vendola, invece di lavorare sulla loro diversità da questo schifo, accettano mediazioni al ribasso come sui 5 (cinque!) inceneritori.
Guardi anche il blog di una persona autorevole come Ferdinando Imposimato: ferdinandoimposimato.blogspot.com
Senza la pretesa di voler convincere nessuno.

21/04 R. Non credo che ciò che noi scriviamo non importi nulla a Veltroni, non credo che sia così cinico, che sia l'equivalente di Berlusconi. C'è una grossa differenza e il nostro precedente documento, che Lei  ha avuto, lo dimostrava.
Quanto agl'inceneritori, o meglio ai termovalorizzatori (coi debiti filtri), vorrei sapere se voi avete una proposta migliore e veramente efficace per
smaltire i rifiuti. Dire no è troppo facile.
Quanto ad Imposimato, non credo sia una persona autorevole, né significativa.

 

18/4, Silvano De Iesu

condivido in pieno la tua analisi e noto che stanno nascendo diverse iniziative di questo tipo (vedi www.comunistiuniti.it).

Ma come superare l'attaccamento al potere della classe dirigente (o perlomeno dei suoi vertici) e la difesa dei  simboli?

E come portare alla gente la nostra risposta alla crisi di oggi se usiamo ancora parole che fanno scappare le persone prima ancora che entrino in contatto con il contenuto (capitalismo, lotta, compagno, comunismo, etc.)?

A parte (ormai) poche persone che hanno gli strumenti culturali per capire, il livello medio in Italia è molto basso (grazie anche alla tv del Berlusca).

La gente vuole risposte pratiche, concrete, soluzioni per l'oggi e non gliene frega più niente di un mondo giusto ma utopico o, comunque, lontano.

Continuando ad usare questo sistema non andremo al di là della situazione attuale, anzi, continueremo a precipitare. Bisogna cambiare impostazione, modo di fare politica e di presentarsi alla gente.

Qualche esempio per carcare di essere più chiaro:

1. Noi non siamo contro la crescita, siamo per la crescita intelligente e sostenibile...ed è attuabile oggi e subito;

2. Il PIL è un indicatore troppo limitato per stabilire il livello di sviluppo di un Paese. Da oggi noi lo misureremo come in molti altri Paesi europei e nel mondo considerando anche il livello dei servizi, etc.;

3. Invece di parlare di capitalismo, che a tutti ormai suona vecchissimo e fuori moda (ed in effetti ha cambiato connotati) cominciamo a parlare di finanza internazionale e di speculazione economica;

4. La filiera corta della produzione agricola non è per combattere la globalizzazione, perchè tanto tutti lo ritengono impossibile e oltretutto sbagliato, ma per avere prodotti più sani a meno prezzo;

 

Abbiamo un grosso problema di comunicazione. E non abbiamo il coraggio di scendere dal piedistallo della cultura e dell'ideologia per trovare una risposta efficace. Io sono perfettamente d'accordo con te, ma se lo diciamo così non recupereremo mai. Capisco l'obiezione che per raccogliere i cocci adesso non c'è tempo per un processo di "modernizzazione" terminologica e comunicativa. Ma radunarsi oggi intorno al comunismo e all'anticapitalismo e poi cercare di modernizzarsi non dà credibilità. Saremo solo i soliti quattro gatti nostalgici, spazzati via alla prossima elezione, testimoni fieri e orgogliosi di un'utopia ma assolutamente fuori dalla realtà.

Invece è la maggioranza degli Italiani che non vede la realtà, ma non è una buona tattica dirglielo apertamente. Noi facciamo la figura dei saccenti, presuntuosi e sorpassati, mentre la nostra "lotta" sta purtroppo diventando sempre più attuale. Perfino Tremonti adesso tuona contro la globalizzazione e contro Prodi, Padoa-Schioppa e compagni, servi della Goldman and Sachs e delle Banche internazionali che hanno lanciato questa offensiva di ipersfruttamento.

Ma quanti Italiani sono pronti a crederci? Abbiamo una strategia per far capire alla gente comune qual'è la situazione? Ci basta essere contenti di difendere ancora simboli e parole con cui siamo cresciuti? Perchè, come dici tu, essere ancora il partito operaio e contadino, quando la maggior parte oggi sono impiegati? Partito dei lavoratori? Tutti lavorano, anche un imprenditore.

 Il momento della ricostruzione è fondamentale: bisogna ripartire nuovi, non più vecchi di prima.

21/04 R.

Ttu tocchi alcuni punti essenziali:

l'attaccamento al potere dell'intera classe dirigente di Sinistra; e però alcuni sono già dimissionari; ma certo un rinnovamento più ampio è necessario;

il problema della comunicazione, il rinnovamento del linguaggio, necessario affinché la gente comprenda. In realtà nel documento il linguaggio era semplice e comprensibile. La parola "capitalismo" non si può espungere; è il sistema in atto; finanza e speculazione ne sono solo una parte. E' il sistema ingiusto, con l'espropriazione, lo sfruttamento, l'accumulo di ricchezza; la gente lo può capire. Per la parola "comunismo" è diverso, perché porta in sé l'eredità del dispotismo sovietico, di quella feroce e fallimentare esperienza storica. Meglio evitarla. Si può parlare di ridistribuzione e comunione dei beni.

D'accordo sulle proposte concernenti la crescita e il PIL.

Credo che gli obiettivi urgenti siano tre: l'unità della Sinistra, il suo rinnovamento culturale e linguistico, il contatto con la gente.


18/04, Gianni Malatesta

Mi scusi se mi permetto di intervenire sulle  riflessioni sue e del Movimento che rappresenta, a titolo personale, come uno che semplicemente ha cercato di darsi da fare, come tanti altri in questo paese pieno di contraddizioni,  per realizzare un cambiamento profondo di questo nostro sistema, a partire dai problemi concreti: quelli cioè che, con le mie conoscenze e con le mie capacità, posso affrontare , trovando in questo unione, collaborazione, solidarietà, appoggio da parte di tanti altri come me.

Credo che la sinistra, se vuole davvero contribuire a quel cambiamento radicale del sistema e a costruire una società più giusta, deve, per prima cosa, mutare radicalmente se stessa, a cominciare dallo scriversi con la lettera minuscola, come primo segno di un'umiltà che le è mancata da sempre.

Mi sono sempre sentito parte di questo popolo ed ho sofferto sulla mia pelle i vizi che hanno, per quanto ricordi, sempre percorso le diverse anime di questo variegato universo: primo fra tutti quello di sentirsi - ciascun frammento, grande o piccolo che fosse - depositario di una verità da insegnare o da trasmettere agli altri.

Ora che la bruciante sconfitta elettorale di questa Sinistra mette a nudo e rende palese la drammatica inadeguatezza di quanti si sono presentati all'elettorato con la pretesa di rappresentare in Parlamento le istanze del cambiamento, la prima lezione che tutti dobbiamo prendere è quella dell'umiltà.

Io non credo, professore, che la strada indicata nel documento che ci ha trasmesso sia quella che davvero aiuta la sinistra e, quel che più conta, il paese ad uscire dal pantano in cui si è infilato.

Non credo che il problema più urgente sia l'unità della sinistra: anche perchè penso che la divisione della sinistra sia solo il sintomo della malattia, ma che le radici della malattia siano altre.

Gli appelli all'unità non avranno alcun esito, a convincercene dovrebbe aiutarci almeno la memoria: quanti appelli di questo tipo ho ascoltato? quale altro risultato ho visto, negli anni, se non la proliferazione di sempre nuove sigle? Denunciare le divisioni della sinistra come causa della sconfitta non vorrei che distogliesse l'attenzione dalla ricerca delle vere cause della disfatta. Cause che sono tutte interne per cui, anche se è amaro doverlo dire, occorre riconoscere che ha ragione chi dice: "chi è causa del suo mal pianga se stesso". Lo dico senza compiacimento, trasformandolo in un invito rivolto a tutti a prendere atto del proprio specifico contributo al fallimento complessivo e a riflettere sui propri errori, prima ancora di poter solo immaginare di iniziare a costruire qualcosa di nuovo. Chi non lo comprende, è giusto che scompaia: almeno eviterà di far danno.

L'alternativa, temo, è ben difficile che possa nascere da questa sinistra. Certo non può nascere da questa sua classe dirigente.

Se nascerà (e ciascuno di noi deve, se ci crede davvero, continuare a impegnarsi per aiutarla a venire alla luce), non potrà essere che dal territorio e da ciò che nel territorio si sta muovendo nelle lotte in difesa dei beni essenziali alla sopravvivenza (vogliamo continuare a chiamarli i "beni comuni", a prescindere dalla lista che si è presentata con questo nome?): salute, aria, acqua, cibo, lavoro ...

Ecco, il suggerimento che mi sento di dare è quello di fermarsi e ascoltare ciò che emerge dal paese: ma ascoltare veramente, senza pregiudizi, per imparare davvero, perchè c'è tanto da imparare, e non solo da quelli che la pensano come noi. Poi, se ci si continua a credere, mettersi al servizio del movimento che c'è, rinunciando a "guidarlo" o a metterci il cappello sopra: ma forse questa è pura utopia.

L'Utopia, quella vera, o saremo capaci di renderla concreta, realizzabile qui ed ora, o ancora una volta saremo spazzati via.

Se sapremo ascoltare, ad esempio, ci accorgeremo, come è capitato a me, di vedere che, al di là di tante parole e di tanti proclami, nel paese esistono forze sane in grado di renderla concreta, questa Utopia. Penso anche, se vogliamo cambiare questo sistema, dobbiamo partire dalle sue contraddizioni più evidenti e dimostrare, realizzandole, che sono possibili alternative concrete, come mi è capitato di constatare grazie alla frequentazione di alcune di queste realtà vive del paese. Io penso che la strada giusta da percorrere sia quella di aiutare a crescere queste forze sane, che hanno compreso che i loro obiettivi sono radicalmente altri da quelli imposti dal pensiero unico dominante. Da lì può nascere un movimento di nuova resistenza: temo sia prematuro e quindi neppure auspicabile, pensare che nell'immediato possa concretizzarsi sotto forma di forza politica nazionale, mentre nelle realta territoriali in cui c'è una maggiore presenza e un maggiore radicamento del movimento di resistenza, esso può e deve rendersi visibile a livello delle istituzioni locali.

Sotto questo profilo, non ho affatto perso la speranza.

21/04 R. Tu chiedi un cambiamento radicale della Sinistra, a cominciare da una minore presunzione, una maggiore modestia. Giusto; credo sia necessario anche un cambiamento culturale, uno svecchiamento, anche di linguaggio, affinché la gente comprenda, un essere vicino alla gente.

Non pensi che l'unità sia possibile perché tante volte la si è inutilmente invocata. E però ora il colpo è forte, ora è palese che la gente non può aver fiducia in tutti questi partiti e partitelli, capi e capetti. Credo che questa volta si possa riuscire, pur con difficoltà. Non penso sia facile ma possibile.

Vorresti abbandonare la forma partito per ricominciare da forze vive del territorio, far crescere così forme e movimenti locali. Non credo sia possibile; sarebbe lunghissimo, e avrebbe la pericolosa fragilità che spesso hanno i movimenti; come abbiamo visto in questi anni. In tal senso l'organizzazione è necessaria e, più oltre, la presenza in Parlamento.

 

18/04, canziart@libero.it

Tu l'america non la scoprirai mai e il presuntuoso sei tu, e le tue lettere visto che le indirizzi ai grandi leader, loro si disfattisti e individualisti.. Quelli che hai votato tu.. Scrivile a loro perché a me non interessano ne loro ne te. Io non ho votato e non voterò, e la mia campagna elettorale l'ho fatta. Tu stai pure dietro ai senza identità né dignità dei tuoi paladini, che son sordi alle tue letterine.

22/04 R. Lasciami dire ancora una volta che sei presuntuoso forte. Gli interventi sono indirizzati ai leader perché sono loro i responsabili della Sinistra organizzata, quella che va in Parlamento e fa le leggi; e senza organizzazione, Parlamento e legge non si fa nulla; si può solo, con una rivoluzione, sovvertire la società e instaurarne una migliore - se ci si riesce - con un nuovo Parlamento e una nuova legge. Ma la rivoluzione non sta dietro l'angolo.

Questi problemi tu non te li poni: ti basta la tua individualissima opinione. Ma è solo operando insieme, con dignità e coscienza, che si può costruire una società migliore, quella per la quale noi siamo impegnati. 

 

18/04, Claudio Giambelli

Entro in punta di piedi nella discussione, per dire che mi sento molto vicino alle parole di Gianni Malatesta, in particolare: "Se nascerà (e ciascuno di noi deve, se ci crede davvero, continuare a impegnarsi per aiutarla a venire alla luce), non potrà essere che dal territorio e da ciò che nel territorio si sta muovendo nelle lotte in difesa dei beni essenziali alla sopravvivenza (vogliamo continuare a chiamarli i "beni comuni", a prescindere dalla lista che si è presentata con questo nome?): salute, aria, acqua, cibo, lavoro”. E anche: “Io penso che la strada giusta da percorrere sia quella di aiutare a crescere queste forze sane, che hanno compreso che i loro obiettivi sono radicalmente altri da quelli imposti dal pensiero unico dominante”.
In altre parole, anche io penso che l'osservazione e l'ascolto dal basso dei valori e dei problemi delle "forze sane" costituiscono i validi elementi per costruire quella necessaria unità che sarà un punto di arrivo e non un punto di partenza, che può rischiare di essere concettuale e astratto.
Abbiamo bisogno di parole giuste accompagnate da corrispondenti prassi giuste; e le parole giuste e prassi giuste le possiamo solamente "estrarre" dall'osservazione e compartecipazione con le realtà vive e sane del paese.
22/04 R. Mi piace il tuo punta di piedi. E però hai ragione, la gente, che detiene il potere in democrazia, la sovranità popolare, lo esercita solo in quella magra occasione del voto ogni cinque anni. Noi chiediamo il "mandato imperativo", che ora la Costituzione esclude, e cioè che l'eletto riceva dal collegio un preciso mandato, e debba rendere conto mensilmente del suo lavoro in assemblee mensili col collegio, e poi alla fine della legislatura, quando il collegio lo giudicherà. Ma i partiti devono alla gente un'attenzione continua. Ciò che non fanno: si veda la loro disattenzione ai movimenti, quando non è fastidio.

 

18/04, Francesca Turchi

Condivido solo in parte quanto state dicendo. Mi sembra assurdo continuare a credere che le persone che votano Destra siano "terra terra", culturalmente o politicamente non preparate. Io sono di sinistra, in modo netto e da sempre, ma studio scienze politiche e so che molti miei amici hanno votato a destra, molti studenti che magari lavorano nella cooperazione e credono nei diritti umani ecc.; e così altri miei amici che ho conosciuto in Perù e che amano il mondo, il viaggio. Finché continuerete a farne una questione di stupidità.

Non so, io non credo sia stupido volere cose come la sicurezza o la serenità economica. Credo che non sia stupido voler vivere bene, mi fa rabbia sentire ancora queste considerazioni fuori dal mondo.

22/04 R. Credo sia innegabile la presenza di una fondamentale rozzezza culturale sia nell'assemblaggio berlusconiano che nella Lega. L'analisi del voto del 2001, poi, ha indicato come grande elettore di FI la "casalinga di Voghera", cioè un personaggio che ha scarsa cultura, e soprattutto è disinformato perché non legge i giornali e possiede solo le notizie scarne e manipolate della TV.

Del resto le statistiche dicono che quanto ai giornali quotidiani, in cui le notizie sono diffuse largamente e anche discusse, l'Italia è scarsa rispetto ai maggiori paesi europei. Suppergiù, se diamo 100 a Inghilterra, Germania è a 90, Francia a 70, Italia a 50. V'è inoltre la suasione mediatica delle televisioni berlusconiane, e anche della RAI che dai berlusconiani non si è mai liberata. Un punto gravido di conseguenze, anche per il prossimo futuro.

 

19/04, Sandro fast

Si sapeva che non poteva cambiare nulla senza cambiare le regole del gioco. Pur non sapendo giocare ma solo contrastare il gioco, hanno voluto giocare.
Se non si inizia a condurre una marcia per la lesione dei diritti costituzionali non  si risolverà...un cazzo! I partiti sono morti da quando divenuti comitati di affari.
22/04 R. Le regole del gioco, cioè la legge elettorale, avrebbero fatto perdere il Centrosinistra? con le stesse  nel 2006 aveva vinto, sia pur di misura. E perché mai il Centrosinistra non saprebbe giocare? Semmai ha meno mezzi di persuasione mediatica, visto che i berlusconiani stanno ancora sempre nella RAI; mezzi che sono certo importanti; ma questo rientra nell'anomalia italiana, dove un tycoon con tre televisioni può entrare in politica e reggere il governo. E nella scarsa attenzione del governo Prodi, che non ha fatto una legge in proposito; pur sapendo di essere in condizioni precarie.

Non credo si possa dire così, semplicemente, che i partiti sono comitati di affari; semmai c'è il problema della collusione col mondo degli affari, diverso da partito a partito; da cui bisogna liberarsi. La Sinistra, al riguardo, dev'essere pura.

 

19/04, Antonio Scandone

Pienamente d'accordo sull'accorato (o forse disperato) appello.

Ma è veramente tutto finito? Tutto fagocitato dal grande gorgo dell'edonismo di massa (Pasolini) e dell'individualismo più disumano?

Voglio credere che la scomparsa della Sinistra dal parlamento italiano sia stata causata soprattutto dall'odio radicale nei confronti di Berlusconi, per non far vincere il quale si è puntato tutto sul "voto utile" a Veltroni. In fondo, meglio lui che Berlusconi.

Con il risultato che ora in parlamento non abbiamo neanche una voce di vera opposizione, se non forse (ultima speranza) quella di Di Pietro.

Nel frattempo gli altri litigano sugli stracci, e credono ancora nella potenza aggregatrice delle falci e dei martelli. Ancora una volta forme, anziché sostanze.

22/04 R. Perché parli di odio contro Berlusconi? Che c'entra l'odio? E' invece intollerabile che un tycoon con tre televisioni, e un truffatore carico di processi, e un manipolatore della legge e del parlamento, diventi di nuovo capo del governo. Ma altrettanto corrotti sono quegli altri che quelle leggi hanno votato; compreso il cattolicissimo Casini, sostenuto da Ruini. Per l'Italia è semplicemente vergognoso; ma può essere anche rovinoso. Vuol togliere l'ICI: ma ecco che risulta che già il 40% dei possessori di case sono esenti; e che il grosso dell'ICI residua proviene da case signorili e lussuose; tra cui le molte di Berlusconi.

Guarda che non si litiga sugli stracci: il problema è di avere una Sinistra unita e forte; e non un mucchio di partiti e partitini, capi e capetti; ognuno dei quali pretende di essere lui solo la vera Sinistra. Senza l'unità non si può ottenere la fiducia della gente

 

20/04, Virginia Vianello

Diciamo che sono  una elettrice straincazzata non perché non si è vinto, ma perché ho la sensazione che si sia voluto perdere. Non ho capito questo scollamento  dalle persone e dai problemi; non ho capito questo edulcorarsi e ricostruirsi in un partito unico molto tempo prima che gli italiani capissero questa operazione. L'unica cosa è che mi sembra abbiano giocato ai dilettanti allo sbaraglio; non hanno eroso con il remake a dx ma hanno eroso alla sx e tenuto a casa un bel po' di persone.
Non sono un'astensionista perché non mi piace né turarmi il naso né regalare voti, ma l'utopia e la fantasia al potere fa parte ormai del passato. Io sogno un governo e un capo di governo che lavori per il popolo con il popolo, sogno il non arricchimento di chi è al potere, sogno la ridistribuzione, sogno che il popolo possa veramente controllare l'operato dei politici.

Sogno una chiesa che faccia di più per i paesi e i popoli poveri, non usando il metodo usato sui nativi americani: mangiare e vestire se ti cristianizzi; sogno quindi una chiesa che non si interessi delle cose laiche, e sogno un governo che sappia tenersi lontano dalle cose religiose. La fede è una cosa privata, e quindi a livello privato si può decidere qualcosa per sé, ma non si può imporre il proprio modo di vedere e di credere a tutta la nazione.

22/04, R. Scollamento, direi di sì, da parte della Sinistra, che ha fatto poco o nulla campagna elettorale, nel senso di contatto con la gente; un contatto che però dev’essere tenuto sempre. E l’intero Centrosinistra non ha ascoltato e corrisposto alla gente, quando era al parlamento e al governo, sui temi della sicurezza, della giustizia certa, dello spreco dei politici. Punti su cui la gente era sensibilissima, e invocava un intervento rapido e deciso.

Il PD non è stato improvvisato, no; c’è stato tempo e c’è stata una forte campagna elettorale. L’Arcobaleno invece è stato improvvisato, e senza convinzione, senza volontà di unione, una Sinistra frammentata e rissosa che non poteva raccogliere la fiducia della gente.

Tu dici “sogno”, ma è progetto, il progetto dell’umanità, di una società di giustizia; il progetto in cui siamo impegnati
.

20/04, Gino Argentieri

E lei ai socialisti non ha nulla da dire? Sa che esistono in Italia da oltre un secolo i socialisti? Dialoga con Bertinotti e Diliberto, con Veltroni e Franceschini, ma non con i socialisti. Lei ha idee molto confuse.

20/04 R. Mi pare che ha Lei le idee piuttosto confuse, caro Argentieri. I socialisti  si sono ridotto a sparuti gruppuscoli, in parte alleati con Berlusconi, che è la fine peggiore che potessero fare; in parte confinati in quello SDI che ha perfino rifiutato di entrare nella Sinistra Arcobaleno. Peggio di così si muore davvero.

21/04 Replica Mi spiace che lei, che pure non dovrebbe essere un osservatore qualsiasi, manifesti pregiudizi che le fanno velo davanti alla realtà. È tutta la Sinistra frantumata in gruppuscoli, non solo i socialisti, e dovrebbe chiedersi perché minipartiti residuali tardocomunisti continuano ad inseguire le nuvole facendo le fortune della Lega e del suo “demoniaco” Berlusconi.
Se anche i socialisti scomparissero del tutto dalla scena politica, non cambierebbero per nulla né i problemi né le complessità della Sinistra nel suo insieme, la quale in questo momento non ha un "ubi consistam". I conti, più che con i socialisti, vanno fatti comunque con la storia politica e culturale della società italiana.

22/04 R. Perché pregiudizi? Che la Sinistra sia frantumata è verissimo, e il nostro documento lo dice con forza, e invoca con forza l’unità. E probabilmente ci sono anche minipartiti che inseguono le nuvole, cioè l’ideologia o il trockismo o lo stalinismo; nuvole anche nere e minacciose. E però la Sinistra, se unita, è una grande forza per l’umanità, per la costruzione di una società di giustizia.

 

21/04 Franco Romanò, poeta e scrittore milanese

Abbiamo bisogno di discutere ampiamente. Leggo sempre i vostri messaggi e appelli. Sto preparando una riflessione ampia, che richiede tempo e che ti manderò non appena è pronta. Il lavoro che fai è prezioso.

R. Grazie, Franco, le tue parole mi confortano nella lotta.
 

28/03/08 - La vergognosa svendita di Alitalia

29/03, Nico

Certo che la svendita dell'Alitalia è un delitto: sarebbe un delitto anche se fosse una vendita, anziché svendita. Tutta la svendita delle partecipazioni statali è stata un delitto realizzato in massima parte dal governo Prodi 1, e in parte minore da Amato e da Ciampi. In Francia, per legge, le partecipazioni statali definite strategiche non sono privatizzabili; in Germania vige lo stesso principio. Francia e Germania hanno avuto governi di centrodestra e centrosinistra: ma tutti sono stati concordi nel rispettare quei principi.
In Italia si è invece liquidato l'intero sistema, che era alla base della nostra ascesa fra le massime potenze economiche. Ma tu, come fai a rivolgerti proprio a Prodi, che è stato il massimo responsabile di questo scempio?
2/04 R. Ci si rivolge a Prodi perché è, con Padoa Schioppa, il primo responsabile; ma ci si rivolge anzitutto al Presidente della Repubblica, denuziando a lui il misfatto; e ad altri, come Bertinotti, che a queste cose è molto sensibile.
 

4/03/08 - Migliorare la democrazia

6/03, Tullio

Sottoporremo le questioni da Lei sollevate all'assemblea che si terrà sabato 8 mrzo a San Giovanni in Fiore  alla presenza di Guzzetta.

 

3/03/08 - No all’intolleranza cattolica nel PD

3/03/08, TamTam

TAMTAM ha ricevuto il tuo messaggio e lo inserirà nel TAMTAM.NEWS del prossimo venerdi.

4/03/08, Antonio

Sottoscrivo completamente il documento. Anche perché, se malauguratamente si sturasse l'otre delle intolleranze, allora anche i laici presenti nel PD potrebbero a buon diritto rivendicare la propria intolleranza nei confronti del radicalismo fondamentalista e cilicioforo dei Teodem.

9/03/08, Angelo

Ma quale intolleranza. Bisogna smetterla di minacciare di espulsione chiunque dica una cosa che pensa e che vuole. SI TRATTA DI LIBERTA'  di opinione che viene confiscata dal male oscuro dal dio fondamentalista che sta in una concezione dell'organizzazione da parte della Sinistra con cui non c'entra Stalin ma lo stalinismo proprio di chi si dice antistalinista.

Non è tollerabile oltre che chi è iscritto a un partito o ad una organizzazione abbia meno diritti costituzionali  di chi non è iscritto. Il diritto e la libertà di opinione è costituzionale e vale per chi è iscritto e deve valere in ogni partito, altrimenti, a norma dell’art. 49 della Costituzione, quel partito od organizzazione è fuorilegge e anticostituzionale, e come tale dev’essere soppresso. Questo bisogna dire anche e sopratutto da parte di una Sinistra “borghese” e liberale quali siete voi.

Voi che se siete tali dovreste difendere il diritto di opinione della Binetti invece di sostenere il male oscuro di un oscuro fondamentalismo di Sinistra, con cui si vuole e si ottiene l'autocensura o l'autocritica che è solo prevalenza della tattica e del tatticismo opportunista sulla strategia. La limitazione del diritto e libertà di opinione, e quindi della dialettica che è il sale della democrazia, e quindi la minaccia o l'attuazione di centinaia e migliaia di espulsioni che si attuano per ottenere l'autocensura e l'autocritica deve diventare un tabù. Altrimenti non solo siete una Sinistra liberale e borghese, ma siete una Sinistra illiberale e antidemocratica degna dello stalinismo e del mussolinismo anche senza Stalin e senza Mussolini.

Il problema è che qui si tace e si acconsente e ci si autocensura perché se non si è così si viene considerati nemici. Invece il nemico quello vero è incorporato in tale male oscuro del fondamentalismo di sinistra che ha cancellato persino le ragioni e gli scopi  dell'essere di sinistra e o comunista, che era ed è l'abolizione della proprietà privata, e non una forma di potere dispotico quale si fa apparire o si accetta che venga presentato, con la scusa che essere di Sinistra o essere comunista diventa che il potere incontrollato della Segreteria o persino del dittatore.

E basta con questa concezione autoritaria e antidemocratica che spinge a sopprimere o a invocare la limitazione del pluralismo e della dialettica delle opinioni, e quindi anche di quella sociale propria dell'interclassismo che è del fascismo e anche della Sinistra di oggi, che al fascismo ci sta portando anche grazie ad una intellettualità accademica e politica che, come dice da se, è diventata di sistema e quindi conservatrice molto più che il papa che attento alla storia sa fare avanzare la cultura.

Perché la cultura avanza solo con la storia, senza la quale si arretra di 300 anni, come dimostra  il laicismo, il sessualismo (omosessuale, lesbico  o gay, di cui si vanta una Sinistra come se fosse un merito essere omossessuali, quando non è né merito né demerito). Ma ciò perché si scindono i diritti sociali dai diritti individuali e civili, rendendo preminenti questi nel momento stesso in cui si fa una politica economica e si assumono forme di potere che sono reazionarie e tipiche dell'autoritarismo liberale, che facilmente è connesso con il totalitarismo e il fascismo.

Altrimenti bisogna ritornare alla rivoluzione borghese dell'89, se non a quella socialista; per ristabilire quello che la democrazia sociale della Polis e della RES PUBBLICA antifascista e fondata sul lavoro ha conquistato con la resistenza con una Costituzione e una democrazia avanzata che costituisce un unicum nel panorama occidentale; e che per ciò si vuole cancellare nei 60 anni di tradimento della Costituzione. Che non si sa capire, e quindi tanto meno apprezzare, per parlare a vanvera di libertà, giustizia e democrazia in termini formali, annullando quelle che sono le conquiste e i valori e i principi di una democrazia sostanziale. La Binetti è al mio opposto ma, come chiunque altro, non dev’essere limitata dal male oscuro di un fondamentalismo fascista nascosto nel cuore  e nelle menti della Sinistra.

 

R. Caro Angelo, ho letto con fatica il tuo lungo scritto, pieno com'era di errori di ogni tipo. Che ho corretto.

Tu cerchi di rivoltare la frittata ma non ci riesci. La Sinistra sovietica e il dogmatismo staliniano d'infelice memoria non c'entrano nulla qui; né una Sinistra nostrana foggiata su quel modello, dispotica e dogmatica, come in parte era il vecchio PCI; e però forte nel rivendicare certi supremi principi. Né il PD può dirsi liberale e borghese, anche se forse corre il pericolo di diventarlo. Né tanto meno bisogna confondere me  e il Movimento col PD. Perciò il tuo scritto è in gran parte fuori tema.

Qui c'è l'intolleranza dei Teodem, che si sono opposti all'ingresso dei Radicali nel PD. Il quale PD è un partito pluralista, dove ci stanno varie posizioni di pensiero, raccolte nello stesso progetto politico; e queste posizioni devono vivere nella peculiarità di ciascuna, nella discussione e nello scambio, cercando di comprendere ognuno le ragioni dell'altro, condividendole o meno, ma ricavandone comunque un apporto, arricchendosi a vicenda.

Questa è tolleranza, questa è apertura, questa è libertà. Se i Teodem non sono d'accordo, se vogliono imporre il loro pensiero, che poi riflette o riporta il dogmatismo vaticano, allora il PD non è il partito a loro adatto. Se ne vadano altrove, nei partiti strettamente "cattolici" o vaticani, che del nome cattolico si fregiano, e persino della croce; ma hanno votato le leggi inique berlusconiane, e accolgono e promuovono personaggi clientelari e mafiosi, condannati anche, e se ne fregiano. Come l'Unione di Centro. Che si dice cattolica, ma è ben lontana dai principi di giustizia e di amore fraterno del cristianesimo.

Questo è il discorso, non altro.

 

29/02/08 - A proposito di donne e di indiziati di reato

Lucrezia

Vorrei fare un'osservazione sul presente riguardante le cosiddette "quote rosa".
Francamente, da donna che si è sempre interessata attivamente alla politica, sono molto indecisa  sull'argomento, combattuta tra la consapevolezza che lo spazio per le donne in politica  sia molto limitato e una sorta di sentimento di offesa dell'orgoglio femminile nell'accettare l'idea che la presenza nelle cariche elettive del mio genere debba essere imposta ex auctoritate.
Sono fermamente convinta che un apporto femminile quantitativamente più considerevole alla politica in questo momento porterebbe quell'aria nuova di cui ha bisogno, ma anche che, se nelle scelte delle candidature i partiti si attenessero a dei criteri meritocratici, cioè in una competizione a pari armi, le donne si distinguerebbero con molta facilità.
Invece credo che nelle scelte oggi in realtà  prevalga non tanto un criterio di tipo maschilista, quanto basato sulla "pesantezza" degli interessi che l'individuo porta in gioco; e se sono poche le donne che vengono incluse con questo criterio è solo perché esse sono meno integrate nei sistemi di poteri
imperanti, perché per loro natura meno propense ad essi, anche questo con le dovute eccezioni di donne che invece sono portatrici di grossi interessi economici e di altro tipo...
Allora la domanda è la seguente: è più corretto imporre una quantità (non sicuramente una qualità) di partecipazione della donna alla rappresentanza pubblica o è meglio combattere in generale il sistema di cooptazione imperante in Italia nella politica, (e non solo nella politica ma anche nell'Università o nella sanità)?  
E se il sistema dell'imposizione  fosse più efficace che corretto, il fine giustifica i mezzi ?
E chi ci assicura che nella maggior quantità della rappresentanza femminile, quale che sia,  non si continui ad applicare il sistema della cooptazione, facendo emergere l'immagine più deleteria del mondo femminile, cioè quella parte che, mimando atteggiamenti tipici maschili,  è meglio integrata nel sistema di potere ?
Spero di essere stata chiara, nonostante la fretta.

R. Ti esprimo il mio parere. Quanto alle quote di presenza femminile è in gioco il principio di eguaglianza, la pari dignità e diritto; un diritto, dunque, che impegna la coscienza, e che dovrebbe impegnare anche la legge. Un diritto cui si deve corrispondere, cui un partito onesto deve corrispondere; e a suo tempo universalizzarlo e renderlo coattivo con la legge.Quanto alla cooptazione, come tu dici, o alla clientela, è un vizio del sistema italiano, più forte da noi che altrove in Occidente; quindi una disonestà, un'ingiustizia, che diventa un grave danno per la nazione. Contro il quale un partito onesto, e impegnato nel bene della nazione, deve attivarsi, lottare, estirpare. E' anche un'arretratezza, un'inciviltà. Non dev'essere tollerata.
Perciò l'una cosa e l'altra, io direi. Ma sarà una lotta dura, purtroppo.
 

18/02/08 - Basta col proclamarsi partito cristiano

22/02/08, Paolo

E' cristiano chi si batte per "i valori non negoziabili": ora di religione, scuola cattolica, no aborto e no divorzio. Tutto il resto non conta neanche i peccati personali.

 

17/02/08 - I risparmi del Quirinale offendono la Nazione

19/02/08, Luciano

Totalmente d’accordo. Ti allego qualcosa sul debito pubblico. Arrisentirci.

18/02/08, Antonio

Aderisco all'iniziativa di inoltrare protesta verbale nei confronti del Quirinale, cui gradirei associare analoga iniziativa diretta alle presidenze di Camera e Senato.

Per le pensioni d'oro e le liquidazioni da sballo a chi dovremmo inoltrare la nostra protesta?

R. Noi abbiamo fatto una serie d'intereventi sulle Camere, in particolare con Bertinotti, che risponde o fa telefonare dal segretario. Gli abbiamo fatto un elenco preciso delle cose da eliminare o tagliare. Ma, per quanto abbiamo insistito, non si era ancor giunti ad una decisione importante, a quel taglio che la gente vuole. Ora tutto è sospeso e aspettiamo.

19/02/08, Andrea

In quest’Italia sprecona,ritengo che quanto fatto dal Presidente della Repubblica, sia pure in maniera simbolica, non sia un fatto da sottovalutare. Pertanto mi è parso eccessivo definirli come atti che “offendono la Nazione”.

R. Trovo strano che tu parli del pericolo di sottovalutare i risparmi del Quirinale: 800.000 euro su 240 milioni, via, sono proprio le briciole. Nessuna seria volontà di demolire lo spreco che ci attanaglia. 800.000 euro su 240 milioni, e con un personale di 945+97 unità. Che cos'è mai? la reggia di Versailles? Che vuoi di più?

 

2/01/08 Alitalia non dev’essere venduta

4/01, Luigino (Univ. Milano Bicocca)

Condivido, da economista, l'analisi di questa lettera: ormai in Italia, sia a destra come a sinistra (purtroppo), l'unica soluzione sembra essere vendere e privatizzare: ma chi l'ha detto? non certamente la migliore teoria, né i fatti (vedi ENI, ENEL ..., la Francia ...). In realtà vendendo ad Air-France stiamo dicendo con i fatti che la nostra scelta è sbagliata: vendiamo ad una compagnia pubblica, che dice esattamente che è possibile essere efficienti anche se la proprietà è statale.

Gianfranco

Al contrario, Alitalia deve essere venduta. Non voglio più rifondere i suoi debiti con le mie tasse!

R. Il presupposto del nostro intervento è che Alitalia sia risanata e non debba più essere in deficit e assorbire le nostre tasse. Questo è detto chiaramente nel documento.

Paolo

È evidente che se un manager "illuminato" dovesse prendere in mano la situazione per risanare l'azienda dovrebbe licenziare e mettere mano su un ginepraio di interessi consolidati. Sarebbero d'accordo Bossi, Formigoni, i sindacati e compagnia varia? Io penso che, al di la della questione Alitalia, sia necessario riflettere e ripensare a un necessario ruolo primario dello stato nell'economia. Ciò ovviamente è in contrasto con la mentalità (minoritaria?) oggi dominante.

In ogni caso non continuiamo a dare addosso al governo Prodi, il quale potrà avere tante responsabilità ma è indubbio che molte situazioni le ha ereditate perché altri non hanno mai voluto decidere, compreso Bossi che ha governato per molto tempo.

R. Il manager illuminato ci può essere: come per Parmalat, o per la Fiat. Illuminato, onesto, resistente alle pressioni. Prodi è persona onesta e preparata, e si è impegnato molto nel risanamento dell'economia. Ma ha commesso anche dei grossi errori, e la svendita di Alitalia (oggi tutti possiamo constatarlo) è uno di questi.

 

(2007)