RISPOSTE E CONTRORISPOSTE - INTERVENTI SUGL'INTERVENTI, 

 da maggio2007

                                       

Pubblichiamo qui le Risposte ai Documenti, e le Controrisposte;  a cominciare da una certa data. Pensando che questo scambio possa interessare. Ce n'erano anche prima e ora si vedrà se e quanto recuperarle. E si vedrà di fare meglio.

 

 

23/05/08 - Il problema dei Rom dev'essere risolto

23/05, Barbara Spinelli, giornalista de La Stampa

Non condivido per nulla l'impostazione del problema che trasuda razzismo.

R. - Non c'è nulla di razzismo nel testo di cui Lei parla; assolutamente, è solo il tentativo di risolvere una situazione di criminalità perdurante, e che non può essere ulteriormente tollerata. Noi partiamo sempre da una concezione fraterna, ma il fratello talvolta dev'essere richiamato anche in modo forte, e però sempre con spirito fraterno e solidale

Il lupetto

Complimenti per il sostanziale contenuto razzista e fascista di questi messaggi! I Rom non sono un problema, sono esseri umani, non diciamo idiozie! Se c'è qualcosa che va espulso dalla società è la mentalità razzista che trasuda dalla tua mail.

 3/06 R. - E' chiaro che non hai letto con attenzione il documento; nel quale non v'è nulla di razzista. E' detto infatti: o il Rom accetta la proposta di stabilirsi nel comune, con l'offerta di lavoro e alloggio, con la scuola e la formazione professionale per i figli, con l'uscita dalla precarietà e dalla criminalità e l'ingresso in una società eticamente e giuridicamente ordinata, ch'egli s'impegna a rispettare. Questo si cerca, una vita dignitosa per il Rom, così come per la società in cui vive. La vita dignitosa per un essere umano che la condizione  attuale rende inumano. Questo si cerca, non il razzismo di cui tu fantastichi. Lo si cerca con decisione, con decisa volontà operativa perché i problemi non possono essere lasciati a languire eternamente. La responsabilità solidale lo vuole.
Virginia Vianello - Condivido e forwardo

26/05, Alessandro Presicce

La posizione da lei espressa mi vede in forte contrasto. La ritengo superficiale e grossolana, per nulla attenta al vero problema della convivenza di culture differenti.La prego di cancellarmi dalla sua lista.

 3/06 R. -

La tua risposta mi meraviglia molto: dunque quando tu non condividi l'opinione di un altro, lo elimini, non discuti con lui. E questo è il primo punto.

Il secondo concerne il documento, che sarebbe superficiale e grossolano: forse superficiale è la tua lettura. La proposta ai Rom è altamente umana: è quella di stabilirsi nel comune, con l’offerta di lavoro e alloggio, con la scuola e la formazione professionale per i figli, con l’uscita dalla precarietà e dalla criminalità e l’ingresso in una società eticamente e giuridicamente ordinata, ch’egli s’impegna a rispettare. Oppure preferisci ch'egli continui a vivere una vita di stenti, di microcriminalità, di diseducazione dei figli. Questo vuoi? è questo il tuo rispetto delle culture? che continuino a restare inumane, e ad affliggere la cultura in cui si trovano a vivere? 

Davvero vorrei una risposta adeguata a questi interrogativi.

 

 

18/04/08 - Riflessioni sulla sconfitta del Centrosinistra

18/04, Piera Graffer

Or ora al Caffè di RAInews24 il Prof. Vaciago diceva: "ognuno ha quello che si merita". La Sinistra ha perso perché ha sempre voluto mettere le mani delle tasche di chi lavora per mantenere chi non lo fa. E chi lavora è stufo.

20/04 R. Mi sembra che davvero esageri. La Sinistra avrebbe messo le mani nelle tasche di chi lavora per dare a chi non lo fa, ai fannulloni. Non mi pare che abbia fatto questo; semmai ha puntato alla ridistribuzione della ricchezza per il benessere di tutti. I fannulloni sono soltanto una marginalità, oppure c'è di mezzo la malattia. Del resto in Francia e in altri paesi c'è lo SMIG, il salario minimo generalizzato, che va a tutti i cittadini che non hanno un reddito, affinché una base economica sia assicurata a tutti.

21/04 Replica

Hai mai visto “report”? Hai mai visto quanto costano gli enti inutili, i nullafacenti spazzini napoletani e tutta la struttura di dirigenti sopra di loro? Hai mai sentito parlare di ospedali del Sud con gli escrementi nei corridoi, coi pazienti, quelli che non vengono al Nord, che muoiono sotto i ferri dei medici? Hai mai sentito parlare di “cattedrali nel deserto”? Sai quanto costa al giorno l'Alitalia, a chi paga le tasse? Il Sud le paga alla mafia, perché costa molto meno, però quei soldi non vanno nella cassa comune. 

Tutti questi sprechi allucinanti sono stati pagati dal Nord, e continueranno finché il Nord sarà disposto a lasciarsi dissanguare per mantenerli. Se il Nord deciderà altrimenti, il Sud o prenderà le armi e il sangue ce lo succhierà con la forza, come del resto sta già succedendo, oppure il suo benessere dovrà cominciare a crearselo da solo.

Io non sono nessuno e non conto nulla. Però sono molto curiosa di vedere come andrà a finire.

22/04 R. Io sono lombardo e vivo ed opero da oltre trent’anni nel Sud, ma non ho mai visto né escrementi nei corridoi degli ospedali, né pazienti che muoiono sotto i ferri. E le tasse le paghiamo tutti, più o meno (c’è anche l’evasione, certo), al Sud come al Nord. Qui si sta facendo della mitologia. Il Nord ne pagherà di più perché produce di più, perché nel Sud l’industrializzazione non è ancora abbastanza forte, per tutta una serie di ragioni; ma il Nord non si dissangua certo per questo. Semmai c’è, e ci dev’essere, una ridistribuzione della ricchezza, una solidarietà per cui chi ha di più aiuta chi ha di meno. Una solidarietà che fa parte della giustizia. Questo mi sento di dirti.

 

 

18/04, Alberto Minafra

Apprezzo e condivido la lettera dove il nostro "popolo", che ha perso la rappresentanza istituzionale, chiede a se stesso di unirsi per una Sinistra moderna e radicale. Vorrei solo aggiungere che, trovandoci adesso in una sorta di "anno zero", tutte le forze che governano nelle varie amministrazioni con il PD devono sciogliere il legame, e passare all'opposizione, a cominciare dalle elezione per il sindaco di Roma.

21/04 R. Non comprendo la tua proposta. Perché lasciare le amministrazioni? le quali conseguono ad un voto popolare; e rappresentano per la Sinistra un importante punto d'impegno nella società, d'impegno concreto. E poi perché parlare di anno zero? C'è stata una dolorosa sconfitta elettorale, un forte calo di voti, quindi di fiducia; per diverse ragioni. Per la ragione del voto "utile", che cioè potesse contrastare l'ascesa del Berlusconismo; quindi la concentrazione sul PD. Probabilmente anche perché la frammentazione della Sinistra non raccoglieva la fiducia popolare. Poi l'astensionismo. Ma la Sinistra resta ancora una forza, e non piccola, che può recuperare anche il suo elettorato. Il problema maggiore credo sia l'unità, il superamento della frammentazione, e di tutti i motivi che ci giocano. Questo è il punto dolente, di non facile soluzione.

 

18/04, hajester@libero.it

Pure io voglio fare un appello, se volete lo potete diffondere, se non lo condividete, non me ne frega niente.
La sinistra è finalmente, dico io, sparita, per il semplice fatto che non esisteva; per troppo tempo abbiamo visto un fantasma aggirarsi intorno a noi (ma Zulù  diceva già diverso tempo fa, e meglio di me, di fare attenzione ai ravanelli); finalmente più di qualcuno si è reso conto della necessità di risvegliarsi. Finalmente sparisce quell'ammortizzatore, che ha fatto da freno alle legittime lotte della gente, quell'ammortizzatore che ha illuso, preso in giro e sbeffeggiato le speranze della gente che aveva deciso di fidarsi della Sinistra.
Bene, io la penso così: oggi esistono due destre, una al governo ed una all'opposizione; poi esiste il movimento, debole (e sappiamo che non solo a causa della repressione) che mai ha avuto a che fare con quella Sinistra che si faceva chiamare radicale (perché poi? in che senso radicale?).
Ora voi della "Sinistra" fate quello che vi pare, togliete il simbolo (cioè la vostra identità), rimettete il simbolo, cambiatelo, cambiate i vostri leader, confermateli, fate quello che cazzo vi pare, ma che non vi venga in mente di intrufolarvi nel movimento, che tanto, la vostra logica è conosciuta, e del resto è tattica vecchia; i vostri tradimenti li conosciamo.
Scusate la crudezza, ma è meglio essere duri e chiari, che rischiare di essere fraintesi.
Queste parole, ovviamente, non provengono da un pulpito, né tantomeno sono le parole di un guru o di un leader o di chissà quale personalità; sono le parole però di una compagna che la lotta cerca di costruirla giorno per giorno e quando qualche "compagno" prova a smontarmela la mia lotta fatta sulla mia pelle, con i suoi giochetti di conteggio di poltrone, scusate, ma mi brucia assai.
Un abbraccio lo rivolgo a quei compagni che a sinistra hanno votato e che dalla sinistra sono stati delusi, tutti gli altri, a casa!
21/04 R. Il tuo appello è giusto. La Sinistra, con tutte le sue lotte interne, le sue divisioni, la sua complicità col potere, ha deluso la gente. C'è molta verità in quello che dici. E spesso ha contrastato i movimenti, che erano l'espressione della società civile, del potere popolare. Un fatto abnorme. E però anche i movimenti spesso sono deboli, discontinui, fragili. L'organizzazione è una forza cui non si può rinunziare; e con l'organizzazione il Parlamento.
Vogliamo una Sinistra autentica, presente in Parlamento ma distaccata dal potere; vicina al popolo; attenta e collegata coi movimenti. E vogliamo una
Sinistra unita; basta coi particolarismi e con l'ambizione dei capi.

 

18/04, Circolo Giustizia e Libertà - Sassari, Aldo Borghesi

Riportiamo l'intervento sulla sconfitta elettorale della sinistra, che dice in poche righe molto più di quanto contenga il molto blabla sull'avvenimento sparso in questi giorni da colonne di giornali e sempre inessenziali  trasmissioni televisive. Nel vento di pazzia che tira furibondo a sinistra - si veda il cervellotico appello identitario immediatamente diffuso in area PDCI - forse sarebbe bene che qualcuno, prima di disseppellire falciemartelli, stellerosse e magari giberne di Stalin, leggesse e si fermasse un attimo a riflettere.

 

18/04, Roberto Pirani, www.buonsenso.it

A Veltroni quanto lei scrive non importa nulla: PD e PDL ragionano nello stesso modo, interessi privati con denaro pubblico. E persone come Vendola, invece di lavorare sulla loro diversità da questo schifo, accettano mediazioni al ribasso come sui 5 (cinque!) inceneritori.
Guardi anche il blog di una persona autorevole come Ferdinando Imposimato: ferdinandoimposimato.blogspot.com
Senza la pretesa di voler convincere nessuno.

21/04 R. Non credo che ciò che noi scriviamo non importi nulla a Veltroni, non credo che sia così cinico, che sia l'equivalente di Berlusconi. C'è una grossa differenza e il nostro precedente documento, che Lei  ha avuto, lo dimostrava.
Quanto agl'inceneritori, o meglio ai termovalorizzatori (coi debiti filtri), vorrei sapere se voi avete una proposta migliore e veramente efficace per
smaltire i rifiuti. Dire no è troppo facile.
Quanto ad Imposimato, non credo sia una persona autorevole, né significativa.

 

18/4, Silvano De Iesu

condivido in pieno la tua analisi e noto che stanno nascendo diverse iniziative di questo tipo (vedi www.comunistiuniti.it).

Ma come superare l'attaccamento al potere della classe dirigente (o perlomeno dei suoi vertici) e la difesa dei  simboli?

E come portare alla gente la nostra risposta alla crisi di oggi se usiamo ancora parole che fanno scappare le persone prima ancora che entrino in contatto con il contenuto (capitalismo, lotta, compagno, comunismo, etc.)?

A parte (ormai) poche persone che hanno gli strumenti culturali per capire, il livello medio in Italia è molto basso (grazie anche alla tv del Berlusca).

La gente vuole risposte pratiche, concrete, soluzioni per l'oggi e non gliene frega più niente di un mondo giusto ma utopico o, comunque, lontano.

Continuando ad usare questo sistema non andremo al di là della situazione attuale, anzi, continueremo a precipitare. Bisogna cambiare impostazione, modo di fare politica e di presentarsi alla gente.

Qualche esempio per carcare di essere più chiaro:

1. Noi non siamo contro la crescita, siamo per la crescita intelligente e sostenibile...ed è attuabile oggi e subito;

2. Il PIL è un indicatore troppo limitato per stabilire il livello di sviluppo di un Paese. Da oggi noi lo misureremo come in molti altri Paesi europei e nel mondo considerando anche il livello dei servizi, etc.;

3. Invece di parlare di capitalismo, che a tutti ormai suona vecchissimo e fuori moda (ed in effetti ha cambiato connotati) cominciamo a parlare di finanza internazionale e di speculazione economica;

4. La filiera corta della produzione agricola non è per combattere la globalizzazione, perchè tanto tutti lo ritengono impossibile e oltretutto sbagliato, ma per avere prodotti più sani a meno prezzo;

 

Abbiamo un grosso problema di comunicazione. E non abbiamo il coraggio di scendere dal piedistallo della cultura e dell'ideologia per trovare una risposta efficace. Io sono perfettamente d'accordo con te, ma se lo diciamo così non recupereremo mai. Capisco l'obiezione che per raccogliere i cocci adesso non c'è tempo per un processo di "modernizzazione" terminologica e comunicativa. Ma radunarsi oggi intorno al comunismo e all'anticapitalismo e poi cercare di modernizzarsi non dà credibilità. Saremo solo i soliti quattro gatti nostalgici, spazzati via alla prossima elezione, testimoni fieri e orgogliosi di un'utopia ma assolutamente fuori dalla realtà.

Invece è la maggioranza degli Italiani che non vede la realtà, ma non è una buona tattica dirglielo apertamente. Noi facciamo la figura dei saccenti, presuntuosi e sorpassati, mentre la nostra "lotta" sta purtroppo diventando sempre più attuale. Perfino Tremonti adesso tuona contro la globalizzazione e contro Prodi, Padoa-Schioppa e compagni, servi della Goldman and Sachs e delle Banche internazionali che hanno lanciato questa offensiva di ipersfruttamento.

Ma quanti Italiani sono pronti a crederci? Abbiamo una strategia per far capire alla gente comune qual'è la situazione? Ci basta essere contenti di difendere ancora simboli e parole con cui siamo cresciuti? Perchè, come dici tu, essere ancora il partito operaio e contadino, quando la maggior parte oggi sono impiegati? Partito dei lavoratori? Tutti lavorano, anche un imprenditore.

 Il momento della ricostruzione è fondamentale: bisogna ripartire nuovi, non più vecchi di prima.

21/04 R.

Ttu tocchi alcuni punti essenziali:

l'attaccamento al potere dell'intera classe dirigente di Sinistra; e però alcuni sono già dimissionari; ma certo un rinnovamento più ampio è necessario;

il problema della comunicazione, il rinnovamento del linguaggio, necessario affinché la gente comprenda. In realtà nel documento il linguaggio era semplice e comprensibile. La parola "capitalismo" non si può espungere; è il sistema in atto; finanza e speculazione ne sono solo una parte. E' il sistema ingiusto, con l'espropriazione, lo sfruttamento, l'accumulo di ricchezza; la gente lo può capire. Per la parola "comunismo" è diverso, perché porta in sé l'eredità del dispotismo sovietico, di quella feroce e fallimentare esperienza storica. Meglio evitarla. Si può parlare di ridistribuzione e comunione dei beni.

D'accordo sulle proposte concernenti la crescita e il PIL.

Credo che gli obiettivi urgenti siano tre: l'unità della Sinistra, il suo rinnovamento culturale e linguistico, il contatto con la gente.


18/04, Gianni Malatesta

Mi scusi se mi permetto di intervenire sulle  riflessioni sue e del Movimento che rappresenta, a titolo personale, come uno che semplicemente ha cercato di darsi da fare, come tanti altri in questo paese pieno di contraddizioni,  per realizzare un cambiamento profondo di questo nostro sistema, a partire dai problemi concreti: quelli cioè che, con le mie conoscenze e con le mie capacità, posso affrontare , trovando in questo unione, collaborazione, solidarietà, appoggio da parte di tanti altri come me.

Credo che la sinistra, se vuole davvero contribuire a quel cambiamento radicale del sistema e a costruire una società più giusta, deve, per prima cosa, mutare radicalmente se stessa, a cominciare dallo scriversi con la lettera minuscola, come primo segno di un'umiltà che le è mancata da sempre.

Mi sono sempre sentito parte di questo popolo ed ho sofferto sulla mia pelle i vizi che hanno, per quanto ricordi, sempre percorso le diverse anime di questo variegato universo: primo fra tutti quello di sentirsi - ciascun frammento, grande o piccolo che fosse - depositario di una verità da insegnare o da trasmettere agli altri.

Ora che la bruciante sconfitta elettorale di questa Sinistra mette a nudo e rende palese la drammatica inadeguatezza di quanti si sono presentati all'elettorato con la pretesa di rappresentare in Parlamento le istanze del cambiamento, la prima lezione che tutti dobbiamo prendere è quella dell'umiltà.

Io non credo, professore, che la strada indicata nel documento che ci ha trasmesso sia quella che davvero aiuta la sinistra e, quel che più conta, il paese ad uscire dal pantano in cui si è infilato.

Non credo che il problema più urgente sia l'unità della sinistra: anche perchè penso che la divisione della sinistra sia solo il sintomo della malattia, ma che le radici della malattia siano altre.

Gli appelli all'unità non avranno alcun esito, a convincercene dovrebbe aiutarci almeno la memoria: quanti appelli di questo tipo ho ascoltato? quale altro risultato ho visto, negli anni, se non la proliferazione di sempre nuove sigle? Denunciare le divisioni della sinistra come causa della sconfitta non vorrei che distogliesse l'attenzione dalla ricerca delle vere cause della disfatta. Cause che sono tutte interne per cui, anche se è amaro doverlo dire, occorre riconoscere che ha ragione chi dice: "chi è causa del suo mal pianga se stesso". Lo dico senza compiacimento, trasformandolo in un invito rivolto a tutti a prendere atto del proprio specifico contributo al fallimento complessivo e a riflettere sui propri errori, prima ancora di poter solo immaginare di iniziare a costruire qualcosa di nuovo. Chi non lo comprende, è giusto che scompaia: almeno eviterà di far danno.

L'alternativa, temo, è ben difficile che possa nascere da questa sinistra. Certo non può nascere da questa sua classe dirigente.

Se nascerà (e ciascuno di noi deve, se ci crede davvero, continuare a impegnarsi per aiutarla a venire alla luce), non potrà essere che dal territorio e da ciò che nel territorio si sta muovendo nelle lotte in difesa dei beni essenziali alla sopravvivenza (vogliamo continuare a chiamarli i "beni comuni", a prescindere dalla lista che si è presentata con questo nome?): salute, aria, acqua, cibo, lavoro ...

Ecco, il suggerimento che mi sento di dare è quello di fermarsi e ascoltare ciò che emerge dal paese: ma ascoltare veramente, senza pregiudizi, per imparare davvero, perchè c'è tanto da imparare, e non solo da quelli che la pensano come noi. Poi, se ci si continua a credere, mettersi al servizio del movimento che c'è, rinunciando a "guidarlo" o a metterci il cappello sopra: ma forse questa è pura utopia.

L'Utopia, quella vera, o saremo capaci di renderla concreta, realizzabile qui ed ora, o ancora una volta saremo spazzati via.

Se sapremo ascoltare, ad esempio, ci accorgeremo, come è capitato a me, di vedere che, al di là di tante parole e di tanti proclami, nel paese esistono forze sane in grado di renderla concreta, questa Utopia. Penso anche, se vogliamo cambiare questo sistema, dobbiamo partire dalle sue contraddizioni più evidenti e dimostrare, realizzandole, che sono possibili alternative concrete, come mi è capitato di constatare grazie alla frequentazione di alcune di queste realtà vive del paese. Io penso che la strada giusta da percorrere sia quella di aiutare a crescere queste forze sane, che hanno compreso che i loro obiettivi sono radicalmente altri da quelli imposti dal pensiero unico dominante. Da lì può nascere un movimento di nuova resistenza: temo sia prematuro e quindi neppure auspicabile, pensare che nell'immediato possa concretizzarsi sotto forma di forza politica nazionale, mentre nelle realta territoriali in cui c'è una maggiore presenza e un maggiore radicamento del movimento di resistenza, esso può e deve rendersi visibile a livello delle istituzioni locali.

Sotto questo profilo, non ho affatto perso la speranza.

21/04 R. Tu chiedi un cambiamento radicale della Sinistra, a cominciare da una minore presunzione, una maggiore modestia. Giusto; credo sia necessario anche un cambiamento culturale, uno svecchiamento, anche di linguaggio, affinché la gente comprenda, un essere vicino alla gente.

Non pensi che l'unità sia possibile perché tante volte la si è inutilmente invocata. E però ora il colpo è forte, ora è palese che la gente non può aver fiducia in tutti questi partiti e partitelli, capi e capetti. Credo che questa volta si possa riuscire, pur con difficoltà. Non penso sia facile ma possibile.

Vorresti abbandonare la forma partito per ricominciare da forze vive del territorio, far crescere così forme e movimenti locali. Non credo sia possibile; sarebbe lunghissimo, e avrebbe la pericolosa fragilità che spesso hanno i movimenti; come abbiamo visto in questi anni. In tal senso l'organizzazione è necessaria e, più oltre, la presenza in Parlamento.

 

18/04, canziart@libero.it

Tu l'america non la scoprirai mai e il presuntuoso sei tu, e le tue lettere visto che le indirizzi ai grandi leader, loro si disfattisti e individualisti.. Quelli che hai votato tu.. Scrivile a loro perché a me non interessano ne loro ne te. Io non ho votato e non voterò, e la mia campagna elettorale l'ho fatta. Tu stai pure dietro ai senza identità né dignità dei tuoi paladini, che son sordi alle tue letterine.

22/04 R. Lasciami dire ancora una volta che sei presuntuoso forte. Gli interventi sono indirizzati ai leader perché sono loro i responsabili della Sinistra organizzata, quella che va in Parlamento e fa le leggi; e senza organizzazione, Parlamento e legge non si fa nulla; si può solo, con una rivoluzione, sovvertire la società e instaurarne una migliore - se ci si riesce - con un nuovo Parlamento e una nuova legge. Ma la rivoluzione non sta dietro l'angolo.

Questi problemi tu non te li poni: ti basta la tua individualissima opinione. Ma è solo operando insieme, con dignità e coscienza, che si può costruire una società migliore, quella per la quale noi siamo impegnati. 

 

18/04, Claudio Giambelli

Entro in punta di piedi nella discussione, per dire che mi sento molto vicino alle parole di Gianni Malatesta, in particolare: "Se nascerà (e ciascuno di noi deve, se ci crede davvero, continuare a impegnarsi per aiutarla a venire alla luce), non potrà essere che dal territorio e da ciò che nel territorio si sta muovendo nelle lotte in difesa dei beni essenziali alla sopravvivenza (vogliamo continuare a chiamarli i "beni comuni", a prescindere dalla lista che si è presentata con questo nome?): salute, aria, acqua, cibo, lavoro”. E anche: “Io penso che la strada giusta da percorrere sia quella di aiutare a crescere queste forze sane, che hanno compreso che i loro obiettivi sono radicalmente altri da quelli imposti dal pensiero unico dominante”.
In altre parole, anche io penso che l'osservazione e l'ascolto dal basso dei valori e dei problemi delle "forze sane" costituiscono i validi elementi per costruire quella necessaria unità che sarà un punto di arrivo e non un punto di partenza, che può rischiare di essere concettuale e astratto.
Abbiamo bisogno di parole giuste accompagnate da corrispondenti prassi giuste; e le parole giuste e prassi giuste le possiamo solamente "estrarre" dall'osservazione e compartecipazione con le realtà vive e sane del paese.
22/04 R. Mi piace il tuo punta di piedi. E però hai ragione, la gente, che detiene il potere in democrazia, la sovranità popolare, lo esercita solo in quella magra occasione del voto ogni cinque anni. Noi chiediamo il "mandato imperativo", che ora la Costituzione esclude, e cioè che l'eletto riceva dal collegio un preciso mandato, e debba rendere conto mensilmente del suo lavoro in assemblee mensili col collegio, e poi alla fine della legislatura, quando il collegio lo giudicherà. Ma i partiti devono alla gente un'attenzione continua. Ciò che non fanno: si veda la loro disattenzione ai movimenti, quando non è fastidio.

 

18/04, Francesca Turchi

Condivido solo in parte quanto state dicendo. Mi sembra assurdo continuare a credere che le persone che votano Destra siano "terra terra", culturalmente o politicamente non preparate. Io sono di sinistra, in modo netto e da sempre, ma studio scienze politiche e so che molti miei amici hanno votato a destra, molti studenti che magari lavorano nella cooperazione e credono nei diritti umani ecc.; e così altri miei amici che ho conosciuto in Perù e che amano il mondo, il viaggio. Finché continuerete a farne una questione di stupidità.

Non so, io non credo sia stupido volere cose come la sicurezza o la serenità economica. Credo che non sia stupido voler vivere bene, mi fa rabbia sentire ancora queste considerazioni fuori dal mondo.

22/04 R. Credo sia innegabile la presenza di una fondamentale rozzezza culturale sia nell'assemblaggio berlusconiano che nella Lega. L'analisi del voto del 2001, poi, ha indicato come grande elettore di FI la "casalinga di Voghera", cioè un personaggio che ha scarsa cultura, e soprattutto è disinformato perché non legge i giornali e possiede solo le notizie scarne e manipolate della TV.

Del resto le statistiche dicono che quanto ai giornali quotidiani, in cui le notizie sono diffuse largamente e anche discusse, l'Italia è scarsa rispetto ai maggiori paesi europei. Suppergiù, se diamo 100 a Inghilterra, Germania è a 90, Francia a 70, Italia a 50. V'è inoltre la suasione mediatica delle televisioni berlusconiane, e anche della RAI che dai berlusconiani non si è mai liberata. Un punto gravido di conseguenze, anche per il prossimo futuro.

 

19/04, Sandro fast

Si sapeva che non poteva cambiare nulla senza cambiare le regole del gioco. Pur non sapendo giocare ma solo contrastare il gioco, hanno voluto giocare.
Se non si inizia a condurre una marcia per la lesione dei diritti costituzionali non  si risolverà...un cazzo! I partiti sono morti da quando divenuti comitati di affari.
22/04 R. Le regole del gioco, cioè la legge elettorale, avrebbero fatto perdere il Centrosinistra? con le stesse  nel 2006 aveva vinto, sia pur di misura. E perché mai il Centrosinistra non saprebbe giocare? Semmai ha meno mezzi di persuasione mediatica, visto che i berlusconiani stanno ancora sempre nella RAI; mezzi che sono certo importanti; ma questo rientra nell'anomalia italiana, dove un tycoon con tre televisioni può entrare in politica e reggere il governo. E nella scarsa attenzione del governo Prodi, che non ha fatto una legge in proposito; pur sapendo di essere in condizioni precarie.

Non credo si possa dire così, semplicemente, che i partiti sono comitati di affari; semmai c'è il problema della collusione col mondo degli affari, diverso da partito a partito; da cui bisogna liberarsi. La Sinistra, al riguardo, dev'essere pura.

 

19/04, Antonio Scandone

Pienamente d'accordo sull'accorato (o forse disperato) appello.

Ma è veramente tutto finito? Tutto fagocitato dal grande gorgo dell'edonismo di massa (Pasolini) e dell'individualismo più disumano?

Voglio credere che la scomparsa della Sinistra dal parlamento italiano sia stata causata soprattutto dall'odio radicale nei confronti di Berlusconi, per non far vincere il quale si è puntato tutto sul "voto utile" a Veltroni. In fondo, meglio lui che Berlusconi.

Con il risultato che ora in parlamento non abbiamo neanche una voce di vera opposizione, se non forse (ultima speranza) quella di Di Pietro.

Nel frattempo gli altri litigano sugli stracci, e credono ancora nella potenza aggregatrice delle falci e dei martelli. Ancora una volta forme, anziché sostanze.

22/04 R. Perché parli di odio contro Berlusconi? Che c'entra l'odio? E' invece intollerabile che un tycoon con tre televisioni, e un truffatore carico di processi, e un manipolatore della legge e del parlamento, diventi di nuovo capo del governo. Ma altrettanto corrotti sono quegli altri che quelle leggi hanno votato; compreso il cattolicissimo Casini, sostenuto da Ruini. Per l'Italia è semplicemente vergognoso; ma può essere anche rovinoso. Vuol togliere l'ICI: ma ecco che risulta che già il 40% dei possessori di case sono esenti; e che il grosso dell'ICI residua proviene da case signorili e lussuose; tra cui le molte di Berlusconi.

Guarda che non si litiga sugli stracci: il problema è di avere una Sinistra unita e forte; e non un mucchio di partiti e partitini, capi e capetti; ognuno dei quali pretende di essere lui solo la vera Sinistra. Senza l'unità non si può ottenere la fiducia della gente

 

20/04, Virginia Vianello

Diciamo che sono  una elettrice straincazzata non perché non si è vinto, ma perché ho la sensazione che si sia voluto perdere. Non ho capito questo scollamento  dalle persone e dai problemi; non ho capito questo edulcorarsi e ricostruirsi in un partito unico molto tempo prima che gli italiani capissero questa operazione. L'unica cosa è che mi sembra abbiano giocato ai dilettanti allo sbaraglio; non hanno eroso con il remake a dx ma hanno eroso alla sx e tenuto a casa un bel po' di persone.
Non sono un'astensionista perché non mi piace né turarmi il naso né regalare voti, ma l'utopia e la fantasia al potere fa parte ormai del passato. Io sogno un governo e un capo di governo che lavori per il popolo con il popolo, sogno il non arricchimento di chi è al potere, sogno la ridistribuzione, sogno che il popolo possa veramente controllare l'operato dei politici.

Sogno una chiesa che faccia di più per i paesi e i popoli poveri, non usando il metodo usato sui nativi americani: mangiare e vestire se ti cristianizzi; sogno quindi una chiesa che non si interessi delle cose laiche, e sogno un governo che sappia tenersi lontano dalle cose religiose. La fede è una cosa privata, e quindi a livello privato si può decidere qualcosa per sé, ma non si può imporre il proprio modo di vedere e di credere a tutta la nazione.

22/04, R. Scollamento, direi di sì, da parte della Sinistra, che ha fatto poco o nulla campagna elettorale, nel senso di contatto con la gente; un contatto che però dev’essere tenuto sempre. E l’intero Centrosinistra non ha ascoltato e corrisposto alla gente, quando era al parlamento e al governo, sui temi della sicurezza, della giustizia certa, dello spreco dei politici. Punti su cui la gente era sensibilissima, e invocava un intervento rapido e deciso.

Il PD non è stato improvvisato, no; c’è stato tempo e c’è stata una forte campagna elettorale. L’Arcobaleno invece è stato improvvisato, e senza convinzione, senza volontà di unione, una Sinistra frammentata e rissosa che non poteva raccogliere la fiducia della gente.

Tu dici “sogno”, ma è progetto, il progetto dell’umanità, di una società di giustizia; il progetto in cui siamo impegnati
.

20/04, Gino Argentieri

E lei ai socialisti non ha nulla da dire? Sa che esistono in Italia da oltre un secolo i socialisti? Dialoga con Bertinotti e Diliberto, con Veltroni e Franceschini, ma non con i socialisti. Lei ha idee molto confuse.

20/04 R. Mi pare che ha Lei le idee piuttosto confuse, caro Argentieri. I socialisti  si sono ridotto a sparuti gruppuscoli, in parte alleati con Berlusconi, che è la fine peggiore che potessero fare; in parte confinati in quello SDI che ha perfino rifiutato di entrare nella Sinistra Arcobaleno. Peggio di così si muore davvero.

21/04 Replica Mi spiace che lei, che pure non dovrebbe essere un osservatore qualsiasi, manifesti pregiudizi che le fanno velo davanti alla realtà. È tutta la Sinistra frantumata in gruppuscoli, non solo i socialisti, e dovrebbe chiedersi perché minipartiti residuali tardocomunisti continuano ad inseguire le nuvole facendo le fortune della Lega e del suo “demoniaco” Berlusconi.
Se anche i socialisti scomparissero del tutto dalla scena politica, non cambierebbero per nulla né i problemi né le complessità della Sinistra nel suo insieme, la quale in questo momento non ha un "ubi consistam". I conti, più che con i socialisti, vanno fatti comunque con la storia politica e culturale della società italiana.

22/04 R. Perché pregiudizi? Che la Sinistra sia frantumata è verissimo, e il nostro documento lo dice con forza, e invoca con forza l’unità. E probabilmente ci sono anche minipartiti che inseguono le nuvole, cioè l’ideologia o il trockismo o lo stalinismo; nuvole anche nere e minacciose. E però la Sinistra, se unita, è una grande forza per l’umanità, per la costruzione di una società di giustizia.

 

21/04 Franco Romanò, poeta e scrittore milanese

Abbiamo bisogno di discutere ampiamente. Leggo sempre i vostri messaggi e appelli. Sto preparando una riflessione ampia, che richiede tempo e che ti manderò non appena è pronta. Il lavoro che fai è prezioso.

R. Grazie, Franco, le tue parole mi confortano nella lotta.
 

28/03/08 - La vergognosa svendita di Alitalia

29/03, Nico

Certo che la svendita dell'Alitalia è un delitto: sarebbe un delitto anche se fosse una vendita, anziché svendita. Tutta la svendita delle partecipazioni statali è stata un delitto realizzato in massima parte dal governo Prodi 1, e in parte minore da Amato e da Ciampi. In Francia, per legge, le partecipazioni statali definite strategiche non sono privatizzabili; in Germania vige lo stesso principio. Francia e Germania hanno avuto governi di centrodestra e centrosinistra: ma tutti sono stati concordi nel rispettare quei principi.
In Italia si è invece liquidato l'intero sistema, che era alla base della nostra ascesa fra le massime potenze economiche. Ma tu, come fai a rivolgerti proprio a Prodi, che è stato il massimo responsabile di questo scempio?
2/04 R. Ci si rivolge a Prodi perché è, con Padoa Schioppa, il primo responsabile; ma ci si rivolge anzitutto al Presidente della Repubblica, denuziando a lui il misfatto; e ad altri, come Bertinotti, che a queste cose è molto sensibile.
 

4/03/08 - Migliorare la democrazia

6/03, Tullio

Sottoporremo le questioni da Lei sollevate all'assemblea che si terrà sabato 8 mrzo a San Giovanni in Fiore  alla presenza di Guzzetta.

 

3/03/08 - No all’intolleranza cattolica nel PD

3/03/08, TamTam

TAMTAM ha ricevuto il tuo messaggio e lo inserirà nel TAMTAM.NEWS del prossimo venerdi.

4/03/08, Antonio

Sottoscrivo completamente il documento. Anche perché, se malauguratamente si sturasse l'otre delle intolleranze, allora anche i laici presenti nel PD potrebbero a buon diritto rivendicare la propria intolleranza nei confronti del radicalismo fondamentalista e cilicioforo dei Teodem.

9/03/08, Angelo

Ma quale intolleranza. Bisogna smetterla di minacciare di espulsione chiunque dica una cosa che pensa e che vuole. SI TRATTA DI LIBERTA'  di opinione che viene confiscata dal male oscuro dal dio fondamentalista che sta in una concezione dell'organizzazione da parte della Sinistra con cui non c'entra Stalin ma lo stalinismo proprio di chi si dice antistalinista.

Non è tollerabile oltre che chi è iscritto a un partito o ad una organizzazione abbia meno diritti costituzionali  di chi non è iscritto. Il diritto e la libertà di opinione è costituzionale e vale per chi è iscritto e deve valere in ogni partito, altrimenti, a norma dell’art. 49 della Costituzione, quel partito od organizzazione è fuorilegge e anticostituzionale, e come tale dev’essere soppresso. Questo bisogna dire anche e sopratutto da parte di una Sinistra “borghese” e liberale quali siete voi.

Voi che se siete tali dovreste difendere il diritto di opinione della Binetti invece di sostenere il male oscuro di un oscuro fondamentalismo di Sinistra, con cui si vuole e si ottiene l'autocensura o l'autocritica che è solo prevalenza della tattica e del tatticismo opportunista sulla strategia. La limitazione del diritto e libertà di opinione, e quindi della dialettica che è il sale della democrazia, e quindi la minaccia o l'attuazione di centinaia e migliaia di espulsioni che si attuano per ottenere l'autocensura e l'autocritica deve diventare un tabù. Altrimenti non solo siete una Sinistra liberale e borghese, ma siete una Sinistra illiberale e antidemocratica degna dello stalinismo e del mussolinismo anche senza Stalin e senza Mussolini.

Il problema è che qui si tace e si acconsente e ci si autocensura perché se non si è così si viene considerati nemici. Invece il nemico quello vero è incorporato in tale male oscuro del fondamentalismo di sinistra che ha cancellato persino le ragioni e gli scopi  dell'essere di sinistra e o comunista, che era ed è l'abolizione della proprietà privata, e non una forma di potere dispotico quale si fa apparire o si accetta che venga presentato, con la scusa che essere di Sinistra o essere comunista diventa che il potere incontrollato della Segreteria o persino del dittatore.

E basta con questa concezione autoritaria e antidemocratica che spinge a sopprimere o a invocare la limitazione del pluralismo e della dialettica delle opinioni, e quindi anche di quella sociale propria dell'interclassismo che è del fascismo e anche della Sinistra di oggi, che al fascismo ci sta portando anche grazie ad una intellettualità accademica e politica che, come dice da se, è diventata di sistema e quindi conservatrice molto più che il papa che attento alla storia sa fare avanzare la cultura.

Perché la cultura avanza solo con la storia, senza la quale si arretra di 300 anni, come dimostra  il laicismo, il sessualismo (omosessuale, lesbico  o gay, di cui si vanta una Sinistra come se fosse un merito essere omossessuali, quando non è né merito né demerito). Ma ciò perché si scindono i diritti sociali dai diritti individuali e civili, rendendo preminenti questi nel momento stesso in cui si fa una politica economica e si assumono forme di potere che sono reazionarie e tipiche dell'autoritarismo liberale, che facilmente è connesso con il totalitarismo e il fascismo.

Altrimenti bisogna ritornare alla rivoluzione borghese dell'89, se non a quella socialista; per ristabilire quello che la democrazia sociale della Polis e della RES PUBBLICA antifascista e fondata sul lavoro ha conquistato con la resistenza con una Costituzione e una democrazia avanzata che costituisce un unicum nel panorama occidentale; e che per ciò si vuole cancellare nei 60 anni di tradimento della Costituzione. Che non si sa capire, e quindi tanto meno apprezzare, per parlare a vanvera di libertà, giustizia e democrazia in termini formali, annullando quelle che sono le conquiste e i valori e i principi di una democrazia sostanziale. La Binetti è al mio opposto ma, come chiunque altro, non dev’essere limitata dal male oscuro di un fondamentalismo fascista nascosto nel cuore  e nelle menti della Sinistra.

 

R. Caro Angelo, ho letto con fatica il tuo lungo scritto, pieno com'era di errori di ogni tipo. Che ho corretto.

Tu cerchi di rivoltare la frittata ma non ci riesci. La Sinistra sovietica e il dogmatismo staliniano d'infelice memoria non c'entrano nulla qui; né una Sinistra nostrana foggiata su quel modello, dispotica e dogmatica, come in parte era il vecchio PCI; e però forte nel rivendicare certi supremi principi. Né il PD può dirsi liberale e borghese, anche se forse corre il pericolo di diventarlo. Né tanto meno bisogna confondere me  e il Movimento col PD. Perciò il tuo scritto è in gran parte fuori tema.

Qui c'è l'intolleranza dei Teodem, che si sono opposti all'ingresso dei Radicali nel PD. Il quale PD è un partito pluralista, dove ci stanno varie posizioni di pensiero, raccolte nello stesso progetto politico; e queste posizioni devono vivere nella peculiarità di ciascuna, nella discussione e nello scambio, cercando di comprendere ognuno le ragioni dell'altro, condividendole o meno, ma ricavandone comunque un apporto, arricchendosi a vicenda.

Questa è tolleranza, questa è apertura, questa è libertà. Se i Teodem non sono d'accordo, se vogliono imporre il loro pensiero, che poi riflette o riporta il dogmatismo vaticano, allora il PD non è il partito a loro adatto. Se ne vadano altrove, nei partiti strettamente "cattolici" o vaticani, che del nome cattolico si fregiano, e persino della croce; ma hanno votato le leggi inique berlusconiane, e accolgono e promuovono personaggi clientelari e mafiosi, condannati anche, e se ne fregiano. Come l'Unione di Centro. Che si dice cattolica, ma è ben lontana dai principi di giustizia e di amore fraterno del cristianesimo.

Questo è il discorso, non altro.

 

29/02/08 - A proposito di donne e di indiziati di reato

Lucrezia

Vorrei fare un'osservazione sul presente riguardante le cosiddette "quote rosa".
Francamente, da donna che si è sempre interessata attivamente alla politica, sono molto indecisa  sull'argomento, combattuta tra la consapevolezza che lo spazio per le donne in politica  sia molto limitato e una sorta di sentimento di offesa dell'orgoglio femminile nell'accettare l'idea che la presenza nelle cariche elettive del mio genere debba essere imposta ex auctoritate.
Sono fermamente convinta che un apporto femminile quantitativamente più considerevole alla politica in questo momento porterebbe quell'aria nuova di cui ha bisogno, ma anche che, se nelle scelte delle candidature i partiti si attenessero a dei criteri meritocratici, cioè in una competizione a pari armi, le donne si distinguerebbero con molta facilità.
Invece credo che nelle scelte oggi in realtà  prevalga non tanto un criterio di tipo maschilista, quanto basato sulla "pesantezza" degli interessi che l'individuo porta in gioco; e se sono poche le donne che vengono incluse con questo criterio è solo perché esse sono meno integrate nei sistemi di poteri
imperanti, perché per loro natura meno propense ad essi, anche questo con le dovute eccezioni di donne che invece sono portatrici di grossi interessi economici e di altro tipo...
Allora la domanda è la seguente: è più corretto imporre una quantità (non sicuramente una qualità) di partecipazione della donna alla rappresentanza pubblica o è meglio combattere in generale il sistema di cooptazione imperante in Italia nella politica, (e non solo nella politica ma anche nell'Università o nella sanità)?  
E se il sistema dell'imposizione  fosse più efficace che corretto, il fine giustifica i mezzi ?
E chi ci assicura che nella maggior quantità della rappresentanza femminile, quale che sia,  non si continui ad applicare il sistema della cooptazione, facendo emergere l'immagine più deleteria del mondo femminile, cioè quella parte che, mimando atteggiamenti tipici maschili,  è meglio integrata nel sistema di potere ?
Spero di essere stata chiara, nonostante la fretta.

R. Ti esprimo il mio parere. Quanto alle quote di presenza femminile è in gioco il principio di eguaglianza, la pari dignità e diritto; un diritto, dunque, che impegna la coscienza, e che dovrebbe impegnare anche la legge. Un diritto cui si deve corrispondere, cui un partito onesto deve corrispondere; e a suo tempo universalizzarlo e renderlo coattivo con la legge.Quanto alla cooptazione, come tu dici, o alla clientela, è un vizio del sistema italiano, più forte da noi che altrove in Occidente; quindi una disonestà, un'ingiustizia, che diventa un grave danno per la nazione. Contro il quale un partito onesto, e impegnato nel bene della nazione, deve attivarsi, lottare, estirpare. E' anche un'arretratezza, un'inciviltà. Non dev'essere tollerata.
Perciò l'una cosa e l'altra, io direi. Ma sarà una lotta dura, purtroppo.
 

18/02/08 - Basta col proclamarsi partito cristiano

22/02/08, Paolo

E' cristiano chi si batte per "i valori non negoziabili": ora di religione, scuola cattolica, no aborto e no divorzio. Tutto il resto non conta neanche i peccati personali.

 

17/02/08 - I risparmi del Quirinale offendono la Nazione

19/02/08, Luciano

Totalmente d’accordo. Ti allego qualcosa sul debito pubblico. Arrisentirci.

18/02/08, Antonio

Aderisco all'iniziativa di inoltrare protesta verbale nei confronti del Quirinale, cui gradirei associare analoga iniziativa diretta alle presidenze di Camera e Senato.

Per le pensioni d'oro e le liquidazioni da sballo a chi dovremmo inoltrare la nostra protesta?

R. Noi abbiamo fatto una serie d'intereventi sulle Camere, in particolare con Bertinotti, che risponde o fa telefonare dal segretario. Gli abbiamo fatto un elenco preciso delle cose da eliminare o tagliare. Ma, per quanto abbiamo insistito, non si era ancor giunti ad una decisione importante, a quel taglio che la gente vuole. Ora tutto è sospeso e aspettiamo.

19/02/08, Andrea

In quest’Italia sprecona,ritengo che quanto fatto dal Presidente della Repubblica, sia pure in maniera simbolica, non sia un fatto da sottovalutare. Pertanto mi è parso eccessivo definirli come atti che “offendono la Nazione”.

R. Trovo strano che tu parli del pericolo di sottovalutare i risparmi del Quirinale: 800.000 euro su 240 milioni, via, sono proprio le briciole. Nessuna seria volontà di demolire lo spreco che ci attanaglia. 800.000 euro su 240 milioni, e con un personale di 945+97 unità. Che cos'è mai? la reggia di Versailles? Che vuoi di più?

 

 2/01/08 Alitalia non dev’essere venduta

4/01, Luigino (Univ. Milano Bicocca)

Condivido, da economista, l'analisi di questa lettera: ormai in Italia, sia a destra come a sinistra (purtroppo), l'unica soluzione sembra essere vendere e privatizzare: ma chi l'ha detto? non certamente la migliore teoria, né i fatti (vedi ENI, ENEL ..., la Francia ...). In realtà vendendo ad Air-France stiamo dicendo con i fatti che la nostra scelta è sbagliata: vendiamo ad una compagnia pubblica, che dice esattamente che è possibile essere efficienti anche se la proprietà è statale.

Gianfranco

Al contrario, Alitalia deve essere venduta. Non voglio più rifondere i suoi debiti con le mie tasse!

R. Il presupposto del nostro intervento è che Alitalia sia risanata e non debba più essere in deficit e assorbire le nostre tasse. Questo è detto chiaramente nel documento.

Paolo

È evidente che se un manager "illuminato" dovesse prendere in mano la situazione per risanare l'azienda dovrebbe licenziare e mettere mano su un ginepraio di interessi consolidati. Sarebbero d'accordo Bossi, Formigoni, i sindacati e compagnia varia? Io penso che, al di la della questione Alitalia, sia necessario riflettere e ripensare a un necessario ruolo primario dello stato nell'economia. Ciò ovviamente è in contrasto con la mentalità (minoritaria?) oggi dominante.

In ogni caso non continuiamo a dare addosso al governo Prodi, il quale potrà avere tante responsabilità ma è indubbio che molte situazioni le ha ereditate perché altri non hanno mai voluto decidere, compreso Bossi che ha governato per molto tempo.

R. Il manager illuminato ci può essere: come per Parmalat, o per la Fiat. Illuminato, onesto, resistente alle pressioni. Prodi è persona onesta e preparata, e si è impegnato molto nel risanamento dell'economia. Ma ha commesso anche dei grossi errori, e la svendita di Alitalia (oggi tutti possiamo constatarlo) è uno di questi.

 

21/12/07 Il rifiuto opposto al Dalai Lama è ingiusto

Questo documento è uscito la sera stessa sul sito giuridico www.personaedanno.org

 

21/12, Sergio per www.resistenze.org. Le mutevoli folgorazioni che spesso influenzano le scelte del ceto politico di sinistra riservano sempre delle bizzarre sorprese: dalle calde foreste del Chiapas l'attenzione ora si è spostata ai freddi altopiani del Tibet, a sostegno del Dalai Lama e con chiari intenti anticinesi.  Emerge, come d'abitudine, la propensione a pontificare su quello che succede in casa altrui e, come sempre, il separatismo (del Kosovo, della Cecenia o del Tibet) è una bandiera che ce rta sinistra continua a sventolare con desolante supponenza.  Proviamo ad immaginare la reazione se i comunisti cinesi dovessero offrire il loro sostegno ai separatisti della Padania. Allora, chi è e cosa vuole questo stravagante Dalai Lama che all'austerità dei templi buddisti preferisce confortevoli soggiorni negli hotel a 5 stelle dell'emisfero occidentale?
 Riteniamo utile riassumere i fatti storicamente assodati che hanno segnato i principali passaggi del Tibet, dall'oscuro medioevo lamaista al suo attuale trend di sviluppo economico e sociale come entità autonoma del grande pianeta Cina.
Dal 1727 - ossia ben prima che la Padania e il regno delle due Sicilie diventassero parte integrante dello Stato italiano - il Tibet è diventato, a sua volta, parte integrante della Cina, sotto forma di dipendenza autonoma.  In quanto tale è sempre stato dominato (fino alla rivoluzione) da un regime teocratico autoritario, con tutto il potere concentrato nella mani del Dalai Lama, capo spirituale e temporale.
Tutta la terra era di proprietà del Gran Lama e della gerarchia teocratica buddista-lamaista, espressione di un rapporto di produzione feudale basato sulla servitù della gleba, con larghe fasce di schiavitù.  L'investitura del Lama era sottoposta e ratificata alla corte imperiale di Pechino.  Questa prassi è stata mantenuta anche nel periodo del Kuomintang.
La Repubblica popolare cinese ha assunto il controllo del territorio tibetano il 23 maggio 1951.  Da quel momento inizia un lungo processo di trasformazione sociale che comprende l'abolizione della servitù della gleba e della schiavitù, la distribuzione dei pascoli ai contadini senza terra (non esistono a quell'altitudine altre significative coltivazioni agricole) e la costituzione di cooperative. Inizia nel contempo il programma di alfabetizzazione di massa con partenza da quota zero.
La costituzione cinese riconosce al Tibet (e non solo al Tibet) lo status di repubblica autonoma che comprende il riconoscimento della lingua, della cultura e della religione (all'incirca quello che la Costituzione italiana riconosce alle regioni autonome della Valle d'Aosta e del Trentino-Alto Adige).
Nel 1959 un tentativo insurrezionale di bande armate addestrate dalla CIA in California (archivi resi pubblici dalla stessa CIA) viene sventato dalla popolazione di Lhasa che insorge in massa e costringe il Dalai Lama alla fuga in India.   Sono totalmente false le accuse di genocidio rivolte alla Cina: la popolazione è più che raddoppiata negli ultimi 40 anni e, dei 2,7 milioni di abitanti, il 90% è di origine tibetana, e solo il 10% è composto da residenti di etnie diverse. La speranza di vita è salita dai 35 anni dei primi anni cinquanta ai 69 di oggi.  Credo che l'ultima persona al mondo titolata a parlare di diritti umani sia il Dalai Lama.
Spunti interessanti sulla politica di smembramento perseguita da Washington contro la Cina sono presenti nel libro "La grande scacchiera" di Z. Brzezinski, un insospettabile autore celebrato come lucido stratega del pensiero imperialista americano.   A chi si sentisse irresistibilmente attratto dal tema dei "diritti umani" di ispirazione lamaista consiglierei di farsi la faticosa gita che dal Tibet, attraverso il colle sud dell'Everest, conduce nel contiguo Nepal, il piccolo stato himalayano sconvolto fino al 2006 da una guerriglia contadina, scoppiata nel 1996.  Seguendo l'esempio dei loro fratelli tibetani, con cui sono legati da secoli, i contadini nepalesi sono insorti per liberarsi dalla servitù della gleba e dalla schiavitù, ossia dagli stessi rapporti feudali che il Dalai Lama amministrava nel Tibet prima della rivoluzione.  L'inviato in Nepal di Le Monde Diplomatique, Cedric Gouverneur, ha scritto sul n° 11 del 2003: "Una parola ritorna costantemente sulla bocca di ogni guerrigliero intervistato: sviluppo!  Gli insorti vogliono medici, strade, ponti, elettricità, dighe e poter esportare i loro raccolti. Vogliono semplicemente uscire dalla miseria".  Evidentemente sono state le trasformazioni nel Tibet moderno che hanno acceso le speranze dei loro fratelli nepalesi.  Vediamole queste trasformazioni. 
Dalla metà degli anni 90 il PIL del Tibet è aumentato del 13% l'anno, ossia più degli eccezionali ritmi di sviluppo della stessa Cina.  Le opere edili sono raddoppiate e il commercio, che fino ad una decina di anni fa si svolgeva quasi esclusivamente col confinante Nepal, è cresciuto di 18 volte rispetto al 95. Con gli stessi ritmi vengono sviluppati il sistema sanitario e quello scolastico (entrambi inesistenti nel passato).  Nel 2001 il governo di Pechino ha stanziato 65 miliardi di yuan per finanziare progetti di infrastrutture che permettano ai tibetani di uscire dal medioevo buddista- lamaista e di approdare nell'universo contemporaneo usufruendo dei vantaggi offerti dal progresso economico e sociale che sta trasformando la Cina popolare.
Fino a pochi mesi fa l'unica via di comunicazione tra il Tibet e il resto della Cina era una strada dissestata che partendo da Golmund (provincia del Qinghai) consentiva ai camion di accedere a Lhasa in 50/60 ore di viaggio.  Oggi lo stesso percorso si compie in 16 ore sul modernissimo "treno del cielo" che corre lungo i binari della più alta ferrovia del pianeta: oltre 1200 km. costruiti lungo un itinerario da fantascienza, a oltre 5.000 m. di altitudine.
Sarebbe questa la "devastazione freddamente calcolata dalle autorità cinesi" che,   come ci racconta il Dalai Lama, starebbe distruggendo le tradizioni e la cultura religiosa del popolo tibetano?
Possibile che il ceto politico di sinistra non venga sfiorato dal dubbio di cadere nel ridicolo prestando fede alle lamentazioni di questo bizzarro personaggio?

 

21/12 – Andrea

Dalai Lama, servo della CIA

1) Dalai Lama, l'ambasciatore cinese contro Bertinotti

2) Jean-Paul Desimpelaere, Les Chinois ont-ils liquidé les Tibétains ?

 

1) Dalai Lama, l'ambasciatore cinese contro Bertinotti, su l'Unità del 18/12/2007

Diventa un caso diplomatico la visita del Dalai Lama a Montecitorio. Con toni insolitamente duri per un ambasciatore, il rappresentante di Pechino in Italia si è lamentato direttamente con il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, per l'intervento del premio Nobel ad una cerimonia alla Camera dei Deputati giovedì scorso. «Al presidente Bertinotti ho manifestato l'auspicio che il Parlamento italiano, la massima istituzione di questo Paese, non offra facilitazioni né luogo al Dalai Lama», ha detto l'ambasciatore cinese Dong Jinyi al termine dell'incontro con Bertinotti. Il Dalai Lama, ha aggiunto, «fa una forte attività separatista», visto che oltre ad essere un «leader religioso», fa anche «politica» con l'obiettivo di «attirarsi simpatie» allo scopo di «separare il Tibet dalla Cina». Jinyi ha quindi attaccato duramente il leader buddista: «Le sue parole sono bugie e menzogne, fa propaganda per un governo in esilio che rivendica l'indipendenza del Tibet» e la sua autorevolezza, «non essendo l'unico leader del buddismo tibetano, non è in alcun modo assimilabile a quella del Papa». L'intervento dell'ambasciatore cinese ha indotto il presidente della Camera ad una garbata, ma puntuale replica. «Il presidente della Camera - ha dichiarato il suo portavoce, Fabio Rosati - ha ribadito all'ambasciatore cinese il significato ed il valore della iniziativa della Camera». «L'incontro - ha aggiunto - è stato realizzato per la rilevanza internazionale del Dalai Lama, premio Nobel per la pace, e per dare voce alla istanza culturale e religiosa del popolo tibetano: una istanza che il Dalai Lama ha rappresentato riconoscendo l'integrità geografica della Repubblica popolare cinese». Ma la visita ha avuto code polemiche anche all'interno della maggioranza. Emma Bonino, ministro per le Politiche Europee, ha detto di non aver «condiviso» la decisione del presidente del Consiglio di non ricevere il Dalai Lama per «ragioni di Stato». «Prendo atto della scelta del premier», ha aggiunto l'esponente radicale, ma «ritengo che su determinati punti occorra spiegare ai nostri amici cinesi che i nostri valori sono diversi». Un dibattito nel quale, in serata, è intervenuto anche Massimo D'Alema: «Non credo che il governo fosse tenuto a parlare con il Dalai Lama», ha sottolineato il ministro degli Esteri, che dopo aver ricordato di aver incontrato diverse volte l'autorità religiosa tibetana e di essere «lieto» del suo ritorno in Italia, ha aggiunto: «Il Dalai Lama non ci ha chiesto incontri» ed anzi, dimostrandosi «molto più intelligente di alcuni suoi sponsor, ha detto di non volere che la sua visita fosse un motivo per turbare le relazioni con la Cina». Pietro Folena, di Rifondazione, commenta: «Al presidente Prodi dico che il rispetto dei diritti umani è la prima ragion di Stato per un paese libero dell'Unione europea che i buoni rapporti commerciali con la Cina non possono certo essere meno importanti della causa di 6 milioni di tibetani oppressi dal regime di Pechino. Non possiamo essere sempre l'Italietta che si spaventa di fronte alle potenze straniere. La Germania si è comportata in modo del tutto opposto e avremmo dovuto imitarla».

 

2) Jean-Paul Desimpelaere

Les Chinois ont-ils liquidé les Tibétains ? http://www.solidaire.org/ 31-05-2006 

Il en est arrivé à la conclusion dégrisante que les preuves du génocide tibétain par les Chinois avaient été falsifiées et il a aussitôt donné sa démission en tant que directeur de la campagne pour l'indépendance du Tibet (1). 

Dans les années soixante, sous la direction du frère du Dalaï-Lama, Gyalo Thondrup, des témoignages furent collectés parmi les réfugiés tibétains en Inde. French constata que les chiffres des morts avaient été ajoutés en marge par après. Autre exemple, le même affrontement armé, narrée par cinq réfugiés différents, avait été comptabilisée cinq fois. Entre-temps, le chiffre de 1,2 million de tués par la faute des Chinois allait faire le tour du monde. 

French affirme que ce n'est tout bonnement pas possible : tous les chiffres concernent des hommes. Et il n'y avait que 1,5 million de Tibétains mâles, à l'époque. Il n'y en aurait donc quasiment plus aujourd'hui. Depuis, la population a augmenté pour atteindre presque 6 millions d'habitants actuellement, soit presque deux fois plus qu'en 1954. Chiffre donné et par le Dalaï-Lama et les autorités chinoises, étonnamment d'accord pour une fois. 

Des observateurs internationaux (la Banque mondiale, l'Organisation mondiale de la santé) se rangent d'ailleurs derrière ces chiffres. N'empêche qu'aujourd'hui encore, le Dalaï-Lama continue à prétendre que 1,2 million de Tibétains sont morts de la faute des Chinois. 

Le dalaï-lama est-il une sorte de pape du bouddhisme mondial ? 

Ici, il convient de relativiser les choses. 6 % de la population mondiale est bouddhiste. C'est peu. En outre, le dalaï-lama n'est en aucun cas le représentant du bouddhisme zen (Japon), ni du bouddhisme de l'Asie du Sud-Est (Thaïlande), ni non plus du bouddhisme chinois. Le bouddhisme tibétain représente seulement 1/60e de ces 6 %. Et, enfin, il existe de plus au Tibet quatre écoles séparées. Le Dalaï-Lama appartient à l'une d'elles : la « gelugpa » (les bonnets jaunes). Bref, un pape suivi par peu de fidèles religieux, mais par beaucoup d'adeptes politiques… 

Qui sont ses sponsors ? 

De 1959 à 1972 :  180.000 dollars par an pour lui personnellement, sur les fiches de paie de la CIA (documents libérés par le gouvernement américain ; le dalaï-lama a nié la chose jusqu'en 1980) ; 1,7 million de dollars par an pour la mise en place de son réseau international. 

Ensuite le même montant a été versé via une dotation du NED, une organisation non gouvernementale américaine dont le budget est alimenté par le Congrès. Le Dalaï-Lama dit que ses deux frères gèrent « les affaires ». Ses deux frères, Thubten Norbu (un lama de rang supérieur) et Gyalo Thondrup avaient été embauchés par la CIA dès 1951, le premier pour collecter des fonds et diriger la propagande et le second pour organiser la résistance armée. 

La bombe atomique indienne : le bouddha souriant 

Dès le début, c'est-à-dire quand il est devenu manifeste que la révolution chinoise allait se solder par un succès en 1949, les USA ont essayé de convaincre le dalaï-lama de gagner l'exil. Ils mirent de l'argent, toute une logistique et leur propagande à sa disposition. Mais le dalaï-lama et son gouvernement voulaient que les États-Unis envoient une armée sur place comme ils l'avaient fait en Corée et ils trouvèrent donc la proposition américaine trop faible. (Modern War Studies, Kansas University, USA, 2002). En 1959, les Etats-Unis parvenaient quand même à convaincre le dalaï-lama de quitter le Tibet, mais il fallait encore convaincre l'Inde de lui accorder l'asile. Eisenhower proposait un « marché » à Nehru : l'Inde acceptait le dalaï-lama sur son territoire et les Etats-Unis octroyaient à 400 ingénieurs indiens une bourse d'études afin qu'ils s'initient à la « technologie nucléaire » aux États-Unis. Le marché fut accepté (2). En 1974, la première bombe A indienne fut affublée du surnom cynique de... « bouddha souriant » (3). 

 

1 « Tibet, Tibet », P. French, Albin Michel, 2005. 

2 Le major américain William Corson, responsable des négociations de l'époque, Press Trust of India, 10/8/1999. 

3 Raj Ramanna, ancien directeur du programme nucléaire de l'Inde, 10/10/1997, Press Trust of India.

 

21/12 Tiziana Colusso - www.tizianacolusso.it

 Segnalo, visto che interessa l'argomento, che sul supplemento domenicale del quotidiano “Liberazione”, domenica 23, sarà pubblicato un mio lungo articolo sul Dalai Lama ed argomenti correlati. In realtà ho cercato di andare oltre alla polemica contingente, privilegiando le indicazioni etiche e di sviluppo dell'umanità indicate dal Dalai Lama. Le istituzioni e le loro logiche cambieranno difficilmente, ma gli esseri umani possono e devono cambiare.

 

19/12/07 La Centrale di Cerano dev’essere convertita al metano

20/12 – Diffuso da Sedi Regionali.it

21/12Biblioteca di Sarajevo

Carissimi,

come concordato nell'ultima riunione inoltro il documento del Movimento per la Società di Giustizia e per la Speranza.Nei prossimi giorni, (magari dopo le feste) manderemo il documento della Biblioteca di Sarajevo su Cerano chiedendo la riconvocazione del Forum Ambiente Salento allargando la partecipazione ad altre associazioni delle province di Taranto e Brindisi.

Intanto colgo l'occasione per informarvi che per il previsto incontro sull'Utopia, proposto dal Prof. Arrigo Colombo, ho parlato col Prof. Roberto Muci che è disponibile ad intervenire. Ne parleremo meglio a gennaio

Calorosi saluti

Giancarlo Costa Cesari

 

La Sinistra deve restare nel Governo, 3/12/07

5/12 Francesco Muciaccia, Coordinatore dell’ufficio di segreteria dell’On. Franco Giordano

La scelta di votare la fiducia è stata dettata dal vincolo sociale che lega il PRC agli elettori.

Il voto contrario, infatti, avrebbe determinato la caduta del governo, ma soprattutto avrebbe causato il ritorno alla riforma Maroni a prtire dal 1° gennaio 2008 con il conseguente ritorno allo scalone ed il peggioramento, ulteriore, delle condizioni di milioni di lavoratori.

La scelta scellerata di porre la fiducia sul protocollo sul welfare ha reso carta straccia il lavoro della commissione parlamentare. Il testo licenziato in commissione era stato condiviso da tutti i partiti dell’Unione e dagli stessi sindacati. Anche il rispetto dei vincoli di spesa e della copertura finanziaria era stato rispettato, così come richiesto da Dini.

Per questo il segretario nazionale Franco Giordano ha richiesto una verifica a gennaio: per ricontrattare il programma, definitivamente accantonato dal governo stesso, dopo aver chiesto un mandato democratico a tutti gli iscritti del partito tramite una consultazione di massa che legittimi il partito a rilanciare un accordo con il governo. Questo accordo dovrà sarà incentrato sulla lotta alla precarietà, la tutela ambientale, i diritti civili, la questione salariale, la pace.

Per ulteriori comunicazioni, resto a tua disposizione.

R. 9/12

Sono d'accordo con quanto dici, in particolare sul testo elaborato dalla Commissione, che dunque possedeva già una sanzione istituzionale. Non capisco invece perché tu parli di un programma accantonato dal Governo; non  mi pare che questo sia avvenuto. Purtroppo la risicata situazione del Senato e la presenza di personaggi tanto presuntuosi quanto insignificanti e nocivi alla nazione, costringe il Governo ai salti mortali.

Noi insistiamo sul punto che la Sinistra deve unirsi, acquistare compattezza e forza, basta coi partiti e partitelli; e che deve restare nel Governo proprio perché solo nel Governo diventa operativa; altrimenti si ritira sull'Aventino coi suoi bei programmi, che però diventano inefficaci, non servono alla trasformazione della società, o al suo miglioramento, non servono al bene della nazione. Bisogna resistere, trattare, ottenere quello ch'è possibile; pensando che alla prossima trattativa si farà un altro passo.

Basta col massimalismo astratto e sterile. I principi e il progetto devono restare intatti, non deve accadere per la Sinistra quello ch'è accaduto ai DS; il capitalismo non si può accettare, non si può accettare una società palesemente ingiusta, ma l'azione concreta deve accettare la trattativa e anche l'insuccesso parziale; sempre mirando ai grandi scopi.

Se poi il ritiro della Sinistra significasse il  ritorno del berlusconismo, ci mettesse in questo pericolo, sarebbe un delitto imperdonabile.

 

5/12 Luciano - Sottoscrivo il documento.

7/12 Maurizio

I leaders della sinistra farebbero bene e nel loro interesse di consenso popolare - a considerare molto realisticamente l’ipotesi dell’abbandono immediato dell’attuale Governo, incapace di raggiungere qualsiasi obiettivo minimale che si era proposto prima delle votazioni in materia di Dico, superamento della Legge 30, stato laico e conseguente libertà religiosa. Vi ho votato in buona fede ma statene certi che non ho nessuna intenzione di tapparmi il naso e non Vi rinnoverò il consenso e credo che molte migliaia di persone seguiranno l’esempio. State pure con l’On. Cossiga e Binetti se Vi rassicurano quelle presenze.

Io inizio a maturare il convincimento che l’on Berlusconi non è poi l’ultimo dei mali.

R. 9/12

Mi stupisco che Lei da un lato esalti obiettivi progressisti, lamentando che il Governo non li abbia ancora realizzati; ma dall'altro si dimostri propenso al voto per quel personaggio disonesto di cui possiamo solo vergognarci, che ha strumentalizzato il parlamento e pensato solo a farsi votare una dozzina di leggi per i suoi processi e le sue imprese, mandando il più possibile la nazione a rovina. Una bella contraddizione, mi pare. O no?

 

7/12 Xu He - La sinistra arcobaleno nasce subalterna - Lettera aperta

Il processo che ha portato alla nascita della Sinistra e l’Arcobaleno (questo è il nome che è stato imposto) pone una serie di problemi a chi in questo paese non intende abdicare alla lotta per la trasformazione sociale né liquidare un patrimonio storico, politico ed umano importante del movimento di classe.

La Sinistra e l’Arcobaleno è stata intesa come “ultima spiaggia”, come ripiego necessario e inevitabile per la sopravvivenza dei partiti della sinistra nel nostro paese. E’ evidente anche ad occhio nudo, che una ipotesi politica con questi presupposti non farà troppa strada né brillerà per capacità di iniziativa e indipendenza dal quadro politico moderato e bipartizan che domina lo scenario.

Questa ipotesi nasce subalterna dentro, nella sua cultura politica e nella sua composizione sociale.

1. Subalterna perché ritiene che il suo destino e la sua prospettiva non vada oltre una aggregazione di forze ecologiste e di sinistra neo-riformista che consenta di allearsi con il Partito Democratico per rimanere o riandare al governo.Alla luce dei pessimi risultati ottenuti in questo anno e mezzo di collaborazione e subordinazione al governo dell’Unione, tale prospettiva non può che essere vista con estrema preoccupazione.

A nessuno sfugge l’estrema vulnerabilità che deriva dalla condizione che vede i contraenti della Sinistra e l’Arcobaleno costretti a condividere una posizione comune. Già su temi decisivi come il welfare o il pacchetto sicurezza ci sono state profonde divisioni, ma adesso c’è anche la questione che o rimangono tutti nel governo o devono uscirne tutti. La dissonanza di anche uno solo dei soggetti contraenti da questa condizione metterebbe subito in crisi l’intera operazione.

 2. Subalterna perché il processo costitutivo e la composizione sociale della Sinistra e l’Arcobaleno rispecchia e corrisponde esclusivamente al ceto politico, parlamentare, amministrativo, associativo, diventato maggioritario e determinante nel corpo sociale della sinistra italiana a tutto discapito dell’attivismo, della militanza, della partecipazione critica. Questo ceto politico dominante vede nella Sinistra e l’Arcobaleno l’ultima possibilità di sopravvivere come tale alla ristrutturazione del sistema politico messa in moto dall’impetuosa marcia verso il modello bipolare sostenuto apertamente dal Partito Democratico, da Berlusconi, dalla Confindustria e dai poteri forti.

3. Subalterna perché la chiave di lettura della situazione sociale del paese è completamente inadeguata e deviante rispetto la realtà. Il problema della regressione sociale complessiva in Italia, la precarietà del lavoro, del reddito, della casa, dell’istruzione, dei diritti civili, viene vissuta e agitata dai soggetti costituenti la Sinistra e l’Arcobaleno esclusivamente come battaglia di opinione. Il lavoro, la casa, il reddito, la scuola sono diventati oggetto di convegni, interrogazioni, articoli di giornale ma non di organizzazione dei settori sociali coinvolti. Questo rapporto con la realtà sociale è stato delegato esclusivamente al rapporto con la CGIL, ma i pezzi di CGIL inizialmente attratti dalla Cosa Rossa se ne sono allontanati rintanandosi nel più confacente Partito Democratico o adeguandosi alla normalizzazione in atto dentro al sindacato. La Sinistra e l’Arcobaleno nasce dunque monca di qualsiasi rapporto con il blocco sociale antagonista sia nelle sue espressioni più tradizionali del lavoro salariato sia nei nuovi segmenti sociali metropolitani emersi dalla destrutturazione industriale di questi ultimi trenta anni. E’ sorprendente come sia stato rimosso dal dibattito e dalla riflessione il fatto che il governo più impopolare degli ultimi venti anni vedesse al governo la sinistra e addirittura due partiti comunisti. La devastante divaricazione tra sinistra e società che ciò ha provocato nei quartieri popolari, nei posti di lavoro e tra i giovani non potrà essere sicuramente recuperato con una ennesima operazione politicista e di autorappresentazione.

I discorsetti su politica e antipolitica diventano allucinanti davanti alla percezione di massa che la sinistra e i comunisti al governo hanno acutizzato e non invertito la regressione sociale dei settori popolari.

4. Prigioniera di questa subalternità genetica, la Sinistra e l’Arcobaleno assume come proprio progetto la variante radicalista della socialdemocrazia europea, liquidando così il patrimonio e la prospettiva dei comunisti nel nostro paese ma rimuovendo anche ogni esperienza di rottura e conflitto sociale prodotta dai movimenti in questi anni. Questa deriva si può facilmente desumere dal modo con cui è stata di fatto liquidata con un colpo di mano l’esperienza del PRC, ma anche dalla strumentalità della manifestazione del 20 ottobre, fortemente voluta come rivincita contro l’autonomia dei movimenti che avevano dato vita alla manifestazione contro la guerra del 9 giugno, ridicolizzando proprio quei “quartieri generali” che hanno costituito La Sinistra e l’Arcobaleno.

Il problema non è solo l’abbandono del simbolo della falce e martello (i comunisti della Repubblica Ceca sono costretti ad avere come simbolo le ciliegie eppure sono il secondo partito del paese), il problema è che l’assenza di identità e di indipendenza politica disarma culturalmente migliaia di uomini e donne che si sono battuti in questo paese sia come militanti comunisti che come “militanti nomadi” del popolo della sinistra, consegnandoli all’egemonia del liberalismo e delle sue varianti “progressiste”. I comunisti hanno il diritto e il dovere di una ricerca e di un bilancio critico della propria esperienza storica, della propria funzione e della propria prospettiva. Liquidare tutto questo non è accettabile né per chi sente comunista anche nel XXI° Secolo né per chi ha maturato percorsi diversi nell’ambito dei movimenti o della sinistra di classe e antagonista.

5. Se questa è la natura sociale e il progetto de la Sinistra e l’Arcobaleno occorre aprire un serio confronto con chi ha a cuore l’autonomia e l’organizzazione dei lavoratori e dei settori popolari, con chi ritiene che sia il conflitto sociale e non la sola rappresentazione elettorale la strada per il cambiamento qualitativo del paese e dei suoi rapporti di forza interni, con chi ritiene che i comunisti, i movimenti sociali e la sinistra in Italia abbiano non solo un patrimonio storico e umano da difendere ma ottime ragioni e motivazioni per essere attivi e non subalterni.

In questi mesi è stato dimostrato praticamente che sui punti principali dell’agenda politica (ritiro delle truppe e basi militari, precarietà, lavoro, diritti civili etc.) può funzionare e agire una alleanza di soggetti sociali, sindacali e politici autonoma dagli apparati costituenti della Sinistra e l’Arcobaleno. Questa alleanza trae forza dalla realtà (la guerra, la regressione sociale del paese etc) e non dalle esigenze di sopravvivenza del ceto politico della sinistra.

Questo percorso di alleanza, indipendenza, iniziativa, costruzione di esperienze di resistenza e offensiva politica, sociale e sindacale, può dimostrare che “l’ultima spiaggia” esiste solo per chi è subalterno dentro. Ma per modificare questa realtà non sarà certo sufficiente una battaglia esclusivamente identitaria sui simboli o il rinvio di scelte decisive a battaglie congressuali che somigliano alla guarnigione della fortezza Bastiani nel deserto dei Tartari.

I comunisti, i lavoratori attivi, i militanti nomadi, gli intellettuali critici e indipendenti hanno imparato sulla propria pelle che la subalternità è la madre di tutte le sconfitte.

Apriamo subito il confronto in ogni città e in ogni occasione tra tutti i soggetti che non intendono rinunciare alla propria identità politica né ad una funzione anticapitalista e antimilitarista coerente.

                                                              La Rete dei Comunisti www.contropiano.org 

R. 9/12

Questa fondamentale tesi della subalternità  può anche essere vera, pur non convincendoci, in quanto sembra piuttosto scambiare subalternità per collaborazione.

Se per voi l'autonomia della Sinistra deve continuare a consistere in piccoli partiti negati all'esercizio del potere politico, che se ne stanno impotenti sul loro Aventino, e s'accontentano di programmi e critiche sterili, allora la Sinistra è davvero finita; non è più un corpo politico che possa in qualche misura trasformare la società, ma è solo una frangia astratta e inefficiente.

La partecipazione al Governo è l'unica via che consente l'efficacia politica, l'operatività, l'incidenza nella trasformazione della società. Con dei limiti, certo, perché bisogna confrontarsi e trattare; ma con risultanze reali.

E' questa la scelta inevitabile. O si sta fuori, si conserva inalterato il proprio programma, e però solo per se stessi, non per il bene della nazione; per la quale non si può fare nulla, se non nella misura in cui si può influire sul sindacato. O si entra e si realizza, seppure parzialmente.

L'importante è che la trattava e il compromesso avvengano solo sul piano delle realizzazioni concrete del momento, lasciando intatti i principi supremi cui l'azione sempre s'ispira, e che attendono il ritorno dell'ondata storica che ne consentirà la realizzazione. Non deve accadere, com'è accaduto ai DS, e alla  Socialdemocrazia in genere, che si rinunzi alla priorità del lavoro, alla tensione per l'annientamento del capitale, al progetto dell'autopossesso e autogestione dell'impresa da parte della comunità di lavoro, al riassetto globale della società.

Il progetto socialista (o comunista; purché non lo si confonda col comunismo sovietico e col suo dogmatismo e dispotismo) deve restare intatto, e anzi dev'essere continuamente rielaborato e migliorato; ma intatto come idea e fede, e intatto come forza che impelle in ogni caso l'azione, e la sospinge di volta in volta a realizzazioni anche parziali.

Il massimalismo, nella fase attuale, nelle condizioni storiche attuali della società italiana ed europea, non serve. Serve la capacità di resistere, trattare, realizzare; spingere per ottenere il più possibile, ogni volta, migliorando via via la società. Per riprendere a trattare in seguito e ottenere altri punti. Così per il lavoro precario, ch'era stato sancito dalla legge Biagi, dove già è scomparso il lavoro per chiamata e per agenzia; e si è posto un primo limite al lavoro a tempo determinato (certo non ancora adeguato perché 36 mesi con ulteriore rinnovo sono troppi, non si doveva andare oltre i 24). Ma il principio che il precariato non è accettabile, è già in atto.

Unità e partecipazione sono due passi imprescindibili per la Sinistra. Non si può continuare coi quattro cinque partiti e partitelli, con la divisione che indebolisce, e anzitutto di fronte all'elettorato. Né si può cedere alla tentazione della segregazione massimalista, che rende sterili, e alla fine anche estenua.

8/12 Biblioteca di Sarajevo, Maglie-LE

Convocazione riunione martedì 11 dicembre ore 21,00 presso la nostra sede per discutere del seguente OdG:

Situazione politica nazionale. La sinistra nel Governo. Questa discussione prende spunto dalla proposta del Prof. Arrigo Colombo di sottoscrivere un documento da inviare ai segretari nazionali dei partiti di sinistra. Sarebbe interessante sviluppare un dibattito, anche a distanza, come è stato per la laicità. Il presente invito è indirizzato, oltre che ai soci della "Biblioteca di Sarajevo" a quanti potrebbero sentirsi coinvolti in questa riflessione.

 

La trattativa con Berlusconi è inutile e dannosa, 26/11/07

29/11, Franco  Ma cosa dici!!!!!!

R. 1/12 C'è qualcosa di falso nel nostro intervento? non è forse vero che il personaggio in questione ha strumentalizzato il parlamento per farsi approvare una dozzina di leggi in suo favore? Se vuole le posso inviare gli estremi di queste  leggi, e gl'interventi fatti da noi presso il presidente Ciampi affinché non le approvasse. Se lei è un berlusconiano, ci dispiace per Lei. Il Berlusconismo è uno degl'incidenti in cui la Democrazia italiana è incorsa in un secolo, dopo il fascismo e Tangentopoli.

Replica 1/12 Io non sono un berlusconiano, odio  solo faziosità, i manicheismi ideologici ecc. I laici-liberali come me non possono perdere tempo a leggere le Sue tiritere a senso unico.

R. 4/12 Lei mi offende, io scriverei delle tiritere a senso unico. Per fortuna ho centinaia di persone che apprezzano gl'interventi del Movimento.

 

30/11 Andrea - Quanto alla lettera di Arrigo Colombo, penso che poteva risparmiarsi i tre francobolli che ha voluto sprecare con il suo abbaiare alla luna. Oltretutto, come ricercatore universitario sull'  “Utopia” dimostra scarsa fantasia.

R. Nel nostro intervento non c'è nessun blocco ideologico, ma solo la dolorosa constatazione di aver a che fare con un personaggio disonesto che strumentalizza parlamento e stato per i suoi personali interessi, a tutto danno della nazione; e gli effetti si vedono nel difficile cammino ricostruttivo di quest'anno e mezzo di legislatura. Perciò non si abbaia alla luna ma al ladro. E si cerca il bene della nazione, per la quale quel personaggio rappresenta un pericolo tuttora incombente.

 

30/11 Alberto - Sono perfettamente d'accordo. Lo stronzo va emarginato.

 

Urge la ripresa dell’energia atomica, 19/11/07

Era scontato che questo intervento sull'energia atomica avrebbe avrebbe incontrato dei dissensi. Tanto forte è stata la polemica, e tanto debole la capacità e volontà di difesa da parte del mondo politico. Ma le ragioni sono esposte con chiarezza nel documento.

1. Oggi ci troviamo con un deficit enorme di energia e la importiamo proprio da nazioni che la producono con l'atomo, come la Francia o la Svizzera: il che è pura ipocrisia, oltre che scaricare sugli altri il preteso pericolo. Non solo ma l'Enel, che non può costruire centrali atomiche in Italia, le costruisce in Slovacchia e altrove. C'è davvero da vergognarsi.

2. S'invocano le energie pulite e il risparmio energetico. Che però servono solo per piccoli consumi e piccoli risparmi. Hanno solo una funzione  integrativa, che certo dev'essere potenziata.

3. L'arretratezza tecnologica in questo campo; dove si tratta di sviluppare tecnologie che devono portare ai reattori autofertilizzanti, senza scorie. Che fa l'Italia? che contributo dà allo sforzo della comunità internazionale?

4. La debolezza tecnologica e imprenditoriale dell'Italia rispetto alle maggiori nazioni europee, di cui l'impresa atomica è parte importante.

5. L'enorme debito pubblico, che con la carenza energetica aumenta.

Chernobyl non è un esempio significativo del pericolo: si trattava di una nazione in degrado. Si devono considerare le maggiori nazioni dell'Unione, che raggiungono alti livelli di produzione, e dove nessun fatto pericoloso si è presentato.

Il Movimento è tuttavia grato a quanti hanno esposto ragioni significative, e contribuito così alla discussione. Invita a ragionare quelli che hanno espresso solo dissenso. Ci sono state anche risposte positive, di Salvatore, di Dino, filosofo e direttore di dipartimento.

 

22/11 Emanuela - Sei pazzo... macché nucleare! torniamo indietro di 30 anni.

Giovanni - Ma per carità, caro Arrigo Colombo, questa è del tutto inaccettabile.

Mariateresa - Non sono d'accordo.

23/11 Kabala

Perché devo vedermi arrivare in mail cose che mi fanno rivoltare lo stomaco? Non voglio discussioni, né dialoghi, né litigi, né confronti.

 

Alfonso

Non condivido affatto il documento. L'energia atomica non rappresenta un'alternativa accettabile sotto nessun punto di vista. Ritengo inutile rispondere punto per punto perché evidentemente sterile, viste le inconciliabili posizioni di partenza. Preciso solo che affermazioni tipo "tanto lo fanno gli altri" sono qualunquiste e denotano un modo semplicistico di affrontare un problema così importante: se Chernobyl fosse avvenuto a Montalto, a 80 km da Roma, o a Caorso, ad un passo da Milano, gli effetti sarebbero stati tanto devastanti da non consentire alcun rimedio. Il vero errore dell'Italia è stato rinunciare a portare in fondo quelle ricerche e sperimentazioni che avrebbero potuto fare della nostra nazione il paese leader dell'energia rinnovabile: basta pensare all'emarginazione di Rubbia, che è stato costretto dalla miopia di tutti noi a lavorare all'estero.

 

Alberto

Ma siete pazzi? Se è così che così che volete raggiungere la giustizia e la speranza avete sbagliato strada. Sono stato condannato, con mia moglie ed altri amici, per avere bloccato i treni contro gli impianti nucleari che si volevano fare a Capalbio in Toscana e non me ne pento.
Prima di spedire una lettera di questo tipo studiate bene il problema. Quello che è da cambiare non è questo ma tutto il modello di sviluppo nostro e dei paesi occidentali che sta mandando a picco il pianeta .

 

Vittorio - Non mi piace l'uso dell'energia atomica.

Paolo - Per farne che? Non è meglio occuparsi di cose più serie?

 

Katia

Questa volta mi trovo totalmente in disaccordo con la Sua iniziativa.

 Lei minimizza i danni ambientali dell'energia atomica: non solo Chernobyl insegna che il pericolo esiste (e continuiamo, oltre 20 anni dopo, ad accogliere presso le nostre famiglie bambini orfani e anche con problemi fisici a causa di quell' "incidente"), ma esiste anche un enorme problema di scorie radioattive e del loro smaltimento (procedimento delicato e costoso che, per come funzionano le cose in Italia, non è difficile pensare che potrebbe essere effettuato in maniera scriteriata e che, nella migliore delle ipotesi, ci ritroveremmo ben presto ad affrontare ancora scandali come quello di qualche anno fa dell'abbandono di rifiuti radioattivi in paesi sottosviluppati o in mare).

 Ha già compiuto 20 anni anche la definizione di "sviluppo sostenibile", che è quello sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità che anche le generazioni future possano soddisfare i propri (Brundtland, 1987).

Cerchiamo di pensare anche a cosa lasciamo nelle mani di chi verrà dopo di noi!

I messaggi da diffondere oggi con sempre maggior vigore sono risparmio energetico ed energie pulite da fonti rinnovabili.

 Il governo può dare un impulso alla diffusione e alla crescita delle buone pratiche e delle energie pulite, per esempio con incentivi per l'acquisto di elettrodomestici di classe A, con sgravi fiscali per la conversione degli impianti di riscaldamento da fonti esauribili a fonti rinnovabili, con il finanziamento della ricerca nel settore delle energie alternative, con la diffusione capillare del senso di responsabilità di ognuno, la diffusione capillare dell'importanza delle scelte individuali per l'andamento generale del pianeta. Come si comporterebbe, prof. Colombo, se vivesse come un naufrago in un'isola con poche risorse e poco spazio per accumulare i rifiuti? Ebbene, ricordi che la Terra è come un'isola in mezzo all'oceano, da cui non può scappare...

 

25/11 Paolo

Quando mi si indicherà un sindaco, un consigliere provinciale e regionale, un deputato e/o qualsiasi rappresentante dei cittadini nelle istituzioni disponibile ad indicare un sito per la costruzione di una centrale nucleare e il deposito definitivo delle scorie nel nostro paese potremo cominciare a discutere della questione.

Nessuno vuole le scorie e allora come possiamo costruire un reattore nucleare?

Dopodiché individuato il sito delle scorie e della centrale  mi si deve spiegare quanta energia elettrica si vuole produrre con il nucleare.

Dopodiché spiegata quanta energia elettrica si vuole produrre con il nucleare mi si deve spiegare il costo di ogni kilovattora prodotto con il nucleare includendo nei costi progettazione e costruzione della centrale e suo futuro smantellamento,  trasporto, stoccaggio e deposito definitivo delle scorie (nel nostro paese e non nel terzo mondo).

Dopodiché mi si deve spiegare quanti soldi l'erario pubblico deve sganciare per garantire l'economicità della gestione e della sicurezza della centrale.

Dopodiché mi si deve spiegare perché la stessa quantità di energia elettrica non la si può produrre con le torri eoliche.

Dopo tutto questo e dopo aver capito chi vi finanzia questa campagna a favore del nucleare potremo cominciare a discutere serenamente e pacatamente della questione. Fermo restando che a casa mia le centrali nucleari non le voglio. Se tu sei disponibile ad averle davanti a casa tua, contento tu contenti tutti (forse i tuoi vicini no!).

 

Marco - sono perfettamente d'accordo ad eliminare tutte le centrali atomiche sulla faccia della terra, anche in Slovacchia. Su questo può contare su di me. Penso come sarà il domani per i miei figli.

 

Alessandro

Le mie ragioni sono esattamente quelle del fronte antinucleare italiano,tedesco, francese che da decenni contrastano questa scelta scellerata dellesocietà moderne.
Il problema non è, come lei dice, "solo" quello delle scorie; il problema è "soprattutto" quello delle scorie! I Paesi che lei osanna, nel migliore dei casi, stanno solo imboscando le scorie, esattamente come una massaia che mette i rifiuti sotto il tappeto. In altri casi, stanno esportando le scorie verso continenti dove per pochi dollari si chiudono entrambi gli occhi (ha presente le indagini che stava svolgendo la giornalista Ilaria Alpi prima diessere uccisa?)
Ma per me il problema non è solo di natura tecnica, ma di natura socio-economica, direi culturale. Se devo accettare l'idea del nucleare solo per concedermi il tritaghiaccio o la moka elettrica o il condizionatore regolato a dieci gradi meno della temperatura esterna, faccio a meno di queste ultime cose piuttosto!
Io credo nella speranza di una "decrescita" intelligente, di un superamento della logica dei consumi e della soddisfazione di qualsiasi bisogno (peraltro fortemente indotto!). Non credo che esistano panacee che ci consentano di avere la botte piene e la moglie ubriaca: tra avere un mondo povero, inquinato, tempestato di guerre alla ricerca di energia e disuguaglianze economiche e sociali, preferisco mettermi un maglione in più, piuttosto che riscaldare la mia casa oltre misura!

R. ad Alessandro - Non farei forza sul problema delle scorie, che certo devono essere stoccate in modo corretto ed onesto. E spingerei l'occhio sullo sviluppo di reattori autofertilizzanti, senza scorie; dove però si tratta di incentivare le stesse tecnologie; e chi ne è fuori non può farlo.

Siamo d'accordo invece sul consumismo e sulla decrescita, come sull'eguaglianza economica e culturale. Dove non si può non essere d'accordo. Ma il problema della produzione d'energia resta aperto; e più ancora il problema dell'ipocrisia di chi rifiuta ma importa poi da chi produce; né si cura di sviluppare nuove e potenti tecnologie per le energie dolci.

 

Stelle cadenti

Ma come si può proporre una cosa del genere? Sarebbero pretestuose le posizioni degli ambentalisti, o è criminale e noncurante della sussistenza stessa del pianeta rivolgersi alla energia nucleare per risolvere problemi che riguardano tutto il nostro modo di vivere e di consumare dissennato? Invito a non inviare simili proposte offensive della realtà e della decisione di milioni di persone che hanno decretato la fine del nucleare in Italia. O siamo ormai alla convinzione diffusa che il popolo è bue, manipolabile, sfruttabile, e che con la promessa, fasulla, di una futura eventuale maggior comodità e di due soldi sulle spalle del paese è disposto ad accettare qualunque cambiamento e qualunque bufala?
Mi fa specie che il movimento per la giustizia e la speranza avanzi simili appelli: la normalizzazione è ormai arrivata a livelli mostruosi!

R a Stelle cadenti - Dunque tu sei convinto che solo l'Italia ha preso la decisione giusta, e che tutti gli altri paesi sono nel torto. Quell'Italia che poi, con somma ipocrisia, importa proprio l'energia prodotta dagli altri paesi, a cominciare dalla Francia. Quell'Italia che poi è sommersa da un debito pubblico mostruoso, a differenza di quegli altri paesi. E bada che il nostro discorso si riferisce al bisogno reale di energia, non al consumismo e allo spreco; quel bisogno che deve apportare il benessere a tutti, poiché questo è giustizia, e questa è speranza concreta.


 

(continua...)