MOVIMENTO PER LA SOCIETÀ DI GIUSTIZIA E PER LA SPERANZA

Lecce

 

DOCUMENTI E INTERVENTI 2010

Indice:                                                                                                                     gli ultimi interventi

Un’alleanza strategica è necessaria, 20/12/010

Che cosa può fare ora Berlusconi?, 15/12/010

Il ribaltone è lecito, anzi necessario, 6/12/010

Elezioni primarie, mandato imperativo, sovranità popolare, 30/11/010

Vogliamo una Sinistra unita, un partito unico, forte, 23/11/010

Il Presidente deve salvare la dignità della Nazione, 2/11/010

Il Partito Democratico collabori col Sindacato, 25/10/010

Elezioni primarie, mandato imperativo, sovranità popolare, 18/10/010

La fecondazione in vitro non ha nulla d'illecito, 11/10/010

Al Pres. Barack Obama, La pena di morte è contro i diritti fondamentali, 4/10/010

Alla Commissione e al Parlamento Europeo, Una soluzione europea per il problema dei Rom, 13/09/010

ai Parlamentari italiani, 20/09/010

al governo e Parl. francese, 27/09/010

Il PD non inviti personaggi disonesti, 6/09/010

Che ci sta a fare il Sindacato straccione italiano?, 30/08/010              

Che ci faceva il Card. Bertone ad una cena di politici?, 19/07/010             

I vizi della manovra fiscale Tremonti, 12/07/010

Basta con un Parlamento che non lavora, 5/07/010                    

Un plauso e una richiesta al Presidente dopo il caso Brancher, 28/06/010

Il posto di Ricercatore universitario dev’essere stabile, 21/06/010                                         

La legge bavaglio non può essere approvata, 14/06/010               

Al Pres. Barack Obama, La protezione Incondizionata degli USA su Israele deve cessare, 7/06/010  

La dannazione all’inferno non può essere sostenuta, 31/05/010

I tagli alla spesa pubblica non devono toccare il lavoro e le pensioni, 17/05/010                        

Urge un piano di riduzione del debito pubblico, 10/05/010                   

Ricostituire Alleanza Nazionale, 26/04/010                            

Al Pres. Barack Obama, Un’azione collettiva per l’abolizione delle armi nucleari, 26/04/010

Il presidenzialismo contrasta il sistema democratico, 19/04/010      

La legge sul legittimo impedimento non doveva essere approvata, 12/04/010

La legge sull’aborto non è ingiusta; 6/04/010

Un PD propositivo e che va alla gente, 31/03/010

Crimini di pedofilia e Chiesa, 22/03/010

No alla riduzione delle aliquote fiscali, 15/03/010

Due decisioni per la donna, 8/03/010           

Continua la persecuzione degli omosessuali, 28//02/010      

Al Pres. Barack Obama, No all’egemonia degli USA nel mondo, 15/02/010          

No a chi ha pendenze con la giustizia, 7/02/010       

Alla  Corte Europea dei diritti umani, Présence du Crucifix et laïcité de l’État, 25/01/010

Presenza del Crocifisso e laicità dello Stato, 25/01/010

Basta con lo sfruttamento inumano degl’immigrati, 18/01/010

Chiesa e immigrati: principio fraterno, principio di accoglienza, 11/01/010

La politica ambigua del PD, 4/01/010

 

 

 

                                                (Al Presidente Giorgio Napolitano, Ai Segretari Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini, Antonio Di Pietro, Gianfranco Fini, Nichi Vendola

Un’alleanza strategica è necessaria

 

In questi giorni si sono letti tanti dispareri sull’alleanza che l’opposizione deve costituire, in particolare tra PD e nuovo Polo per la Nazione, in particolare per l’IDV e il SEL.

Dispareri ideologici, mentre qui preme la prassi politica.

L’alleanza dev’essere la più ampia possibile, per

battere l’attuale maggioranza, rovina e vergogna per la Nazione;

costituire un governo di coalizione

sulla base di un programma comune, di punti essenziali in cui tutti convengano.

 

Un governo che non deve limitarsi a varare una nuova legge elettorale, saggia, giusta;

ma deve intervenire su alcuni problemi urgenti:

         salario minimo garantito, come in Francia e in 90 paesi; si aggiorna ogni anno il 1° gennaio;

         revisione delle aliquote fiscali, diminuzione per le basse e medie, aumento per le alte;

         tassazione speciale degli alti redditi e patrimoni;

         misure per il lavoro giovanile, attualmente occupato solo al 21,7% (OSCE);

         aiuti alla famiglia, sul modello francese che è il più avanzato.

Questi interventi sono necessari per guadagnare la fiducia dell’elettorato, la fiducia della gente,

che vi vedrà la premessa di un buongoverno futuro.

Sbagliano coloro che pensano ad un governo provvisorio per la sola legge elettorale.

Lecce, il 20 dicembre 2010

 

 

                                                         (Al Pres. Giorgio Napolitano, al Segr. PD Pier Luigi Bersani, al Segr. UDC Pier Ferdinando Casini, al Segr. FLI Gianfranco Fini

Che cosa può fare ora Berlusconi?

 

Niente, se la nuova coalizione – quella che ha votato la sfiducia – sarà compatta;

se si rafforzerà il nuovo Polo per la Nazione;

se non ci saranno inutili diffidenze ed esclusioni, ad esempio per  l’Italia dei Valori.

 

Se tutti insomma mireranno al grande obiettivo di ristabilire la dignità e il bene della Nazione,

tanto ferito dal berlusconismo:

dalla strumentalizzazione del Parlamento e della Legge,

dalla denigrazione della Magistratura;

dal disprezzo per la cultura: la scuola, l’università, la ricerca, la cultura in genere;

dal disinteresse per i problemi sociali (lavoro giovanile, salario, famiglia, fisco).

Un nuovo governo non solo per una nuova legge elettorale, ma per i problemi più urgenti della Nazione.

 

Che cosa vorrebbe fare Berlusconi?

anzitutto le leggi che devono impedire che sia processato come ogni altro cittadino;

quelle che sta preparando il suo devoto ministro Alfano: a cominciare dal Lodo Alfano2;

poi la legge che deve deprimere la magistratura, toglierle la preziosissima autonomia dall’esecutivo, renderle più difficile il compito di perseguire i reati;

poi altre leggi e leggine in favore delle sue imprese (quella fatta approvare recentemente per non pagare 340 milioni al fisco, cioè a tutti noi).

Questo vuole Berlusconi, questo ha sempre cercato in tutti questi anni;

ora non potrà più farlo; i tre voti con cui è sfuggito alla sfiducia non gli basteranno più.

Lecce, il 15 dicembre 2010

 

                             

                                                               (Ai Segretari Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini, Antonio Di Pietro, Gianfranco Fini, Nichi Vendola

Il ribaltone è lecito, anzi necessario

 

Circola un discorso, avviato da Berlusconi ma ripreso anche da membri dell’opposizione, che la coalizione di maggioranza, avendo ottenuto il mandato popolare per questa legislatura,

deve essa, ed essa sola, governare la legislatura; sì che se essa cade, la legislatura deve interrompersi per nuovo elezioni.

In particolare il leader è l’eletto dal popolo per quella legislatura; sì che se egli cade, anche la legislatura deve finire.

Questo discorso non ha senso né storia. Il popolo, certo, detiene la sovranità; anche se purtroppo la esercita pochissimo; e proprio Berlusconi, col suo modello elettorale a liste chiuse,

l’ha ulteriormente ridotta.

Nelle elezioni politiche, allo stato attuale, il popolo designa soprattutto una coalizione con un capo, da cui risulta poi una maggioranza che presiede alla legge e al governo. Per capo-coalizione non s’intende capo del governo, la cui nomina è riservata dalla Costituzione al Presidente della Repubblica. 

Ma non v’è nulla che impedisca alla maggioranza di mutare, se il bene della Nazione lo richiede. In ogni caso si tratterà sempre di una maggioranza eletta dal popolo.

 

In particolare non si capiscono certe designazioni come quelle fatte da Casini il quale, caduto Berlusconi, affiderebbe il governo ad un esponente della maggioranza, facendo i nomi di Letta, Tremonti, Alfano. Dimenticando che Letta è l’alter ego di Berlusconi, complice di tutte le sue malefatte; Alfano è un ministro della giustizia che fa leggi ingiuste per impedire al suo capo di essere processato come ogni altro cittadino – in quanto si tratta di reati che non hanno nulla a che vedere con la sua attività politica – come il famoso Lodo, o un secondo Lodo che sta preparando, o il “legittimo impedimento”.

Del resto lo stesso Casini, quando era Presidente della Camera ha fatto approvare tutta una serie di leggi inique a favore delle imprese e dei processi di Berlusconi, di cui era alleato. Casini, che si presenta come buon cattolico e leader di un partito cattolico.

 

La caduta di Berlusconi e della maggioranza deve dar luogo ad una nuova maggioranza che non solo prepari una nuova legge elettorale, che sia espressione della sovranità popolare;

ma che prenda alcuni provvedimenti urgenti in questa fase di crisi. Ad esempio:

il salario minimo garantito che manca in Italia, mentre è presente in 90 stati;

una tassazione più equa, che diminuisca per gl’introiti bassi e medi, e aumenti per quelli alti; con una tassa speciale per i grandi patrimoni;

un aiuto immediato a scuola, università, cultura che si trovano in grave difficoltà.

Lecce, il 6 dicembre 2010

 

 

                                                                                       (Al Pres. PD Rosy Bindi, al Segr. Pier Luigi Bersani, al Vice Segr. Enrico Letta , a Massimo D’Alema

Elezioni primarie, mandato imperativo, sovranità popolare

 

La scarsa partecipazione di Milano alle recenti primarie per la scelta del candidato sindaco PD ha indotto alcuni a ritornare sul tema della utilità o meno delle primarie.

Ma non si tratta tanto di utilità o meno, quanto di un passo importante nell’esercizio della sovranità popolare. Passo compiuto dal PD all’interno del partito ma che dev’essere generalizzato, portato a livello nazionale. I candidati devono essere scelti dai cittadini.

Essendo la democrazia attuale in una situazione in cui la sovranità popolare è obliata, calpestata.

Il cittadino la esercita ogni quattro cinque anni nella elezione del parlamento, su candidati che sono presentati  dai partiti, senza o con scarsa possibilità di una scelta personale attraverso la preferenza.

Non ci si deve meravigliare, poi, se questa inazione politica cui la gente è costretta induce la disaffezione politica, il disinteresse, l’indifferenza.

 

Un secondo passo ancora più importante è il “mandato imperativo”, che la costituzione proibisce in quanto pensa che l’eletto rappresenti l’intera nazione e non solo un collegio.

Questo resta vero, ma il vincolo col collegio è tuttavia importante.

Perché anzitutto responsabilizza il parlamentare, che attualmente finisce spesso nell’irresponsabilità (se solo si pensa che vi sono assenze che raggiungono il 90-95% delle sedute).

Lo responsabilizza davanti al collegio, da cui riceve un mandato di valore nazionale ma anche locale.

Di questo mandato deve rendere conto al collegio in incontri almeno mensili, in discussioni aperte a tutti gli elettori e in cui tutti possono prendere la parola. E deve renderne conto a fine mandato, quando il collegio ne giudicherà il comportamento e l’attività parlamentare. E deciderà  se ripresentarlo o meno.

Così il mandato imperativo responsabilizza anche il cittadino elettore, lo introduce nella dinamica dell’attività legislativa che è fatta in suo nome, ne ravviva l’interesse e la partecipazione.

 

Il Partito Democratico deve fare passi concreti per riattivare la sovranità popolare, per migliorare la democrazia. Il modello democratico è ancora molto imperfetto e vizioso.

Lecce, il 30 novembre 2010

 

 

                                                                                            (Ai Segretari dei partiti della Sinistra Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Cesare Salvi, Nichi Vendola

Vogliamo una Sinistra unita, un partito unico, forte

 

I partitini della Sinistra si sono accordati e hanno deciso di federarsi per le prossime elezioni amministrative; i primi tre, sperando di acquisire poi Vendola e il suo Sel.

Nonostante la triste esperienza delle ultime elezioni politiche, e di tutti questi anni, rifiutano l’unità, lo scioglimento dei loro partitini dalle misere percentuali dell’1,5-2 per cento;

per cui sono scomparsi dalla scena politica e non contano nulla.

Stanno sotto l’orgoglio e l’arroganza malinconica dei loro capi, e non cedono. E diventano per l’Italia un’impotenza, una calamità.

Non hanno pietà di un paese che si trova in condizioni rovinose, in mano ad autentici furfanti, un paese che ha perso anche la sua dignità. Che ha urgente bisogno di una Sinistra forte

 

Dicono di voler restare comunisti, e questo va benissimo, se per comunismo intendono la comunione dei beni (a cominciare da quelli di produzione, e cioè l’autopossesso e l’autogestione dell’impresa da parte della comunità di lavoro), e non il capitalismo e l’autoritarismo di partito del modello sovietico.

Dicono di voler conservare falce e martello, cosa che si può anche fare, come ricordo di un passato non sempre glorioso (il fallimento e l’orrore del comunismo sovietico).

Ma certo non ha molto senso quando i contadini non sono neanche il 5% dei lavoratori, e i lavoratori del terziario sono due volte e mezzo gli operai. Qui c’è del vecchio, della muffa nei partitini della Sinistra.

 

Solo una Sinistra unita, in un unico partito, acquista significato politico.

Allora può raggiungere, in prima istanza, il 10%, una presenza, una voce, una forza. E può crescere, poi che in Europa siamo uno dei pochi paesi in cui una Sinistra manca.

Allora può sviluppare e sostenere un programma di riforme su punti urgenti della situazione del paese: il lavoro anzitutto, il salario che è del 30-50% inferiore ai maggiori paesi europei, la famiglia, la scuola, la sanità, la cultura, la ricerca; l’equità della tassazione, specie delle grandi fortune. Tutti i grandi settori sofferenti.

Questo vogliamo, di questo il paese ha bisogno: del partito della Sinistra.

Lecce, il 23 novembre 2010

 

 

                                                            (Al Presidente Giorgio Napolitano, al Primo Ministro Silvio Berlusconi, al Presidente della Corte Costituzionale Francesco Amirante

Il Presidente deve salvare la dignità della Nazione

 

Il Presidente della Repubblica, come Capo dello stato, che rappresenta la nazione nella sua unità e totalità, ha anche il compito di tutelarne la dignità, soprattutto quando essa venga violata da rappresentanti del parlamento e del governo

attraverso la manipolazione della legge;

attraverso comportamenti licenziosi o sconvenienti.

 

È quando sta  avvenendo in questa legislatura.

C’è una continua manipolazione della legge in ordine al privato interesse del Primo Ministro;

per  sfuggire a processi giustamente intentati contro di lui  per reati comuni (c’è stato prima un Lodo Alfano, respinto dalla Corte Costituzionale; se ne prepara un secondo; si prepara una legge sul “legittimo impedimento”, sempre a questo scopo);

in favore  delle imprese del Primo Ministro (la recente leggina che ha consentito alle Edizioni Mondadori di non versare 350 milioni al fisco; un fatto gravissimo).

Il Presidente della Repubblica non può promulgare queste leggi inique.

C’è un Parlamento che non lavora, non prepara leggi, ma è succube del governo e del suo capo, e ne approva le leggi per lo più sotto fiducia, senza discussione.

C’è un Primo Ministro che si abbandona a comportamenti licenziosi o sconvenienti, con cosiddette escort (cioè meretrici, il caso D’Addario), con minorenni (i casi Letizia e Ruby), con feste in cui raduna intorno a sé decine di donne.

 

Comportamenti che nelle maggiori nazioni europee avrebbero significato subito le dimissioni (si veda il cancelliere Kohl, che tanto operò per la riunificazione tedesca, subito dimessosi all’accusa d’illecito finanziamento di partito). I reati comuni non vengono assolutamente tollerati.

In Italia, invece, tutto è tollerato, l’Italia compare come nazione corrotta, nazione licenziosa, indegna del consesso europeo.

Il Presidente ha il dovere di difendere la dignità della Nazione. E chi, se non lui?

Chiami a sé il Primo Ministro, lo metta davanti alle sue responsabilità, alla necessità di dimissionare dopo tutto ciò che è accaduto e accade.

Poiché ne ha il potere, sciolga un parlamento inetto e aduso all’ingiustizia.

Da questo pantano non si può uscire se non con decisioni forti e pienamente responsabili.

Lecce, il 2 novembre 2010

 

 

                                                           (Al Segretario PD Pier Luigi Bersani, al Vice Segretario Enrico Letta, al Segretario Cgil Guglielmo Epifani

Il Partito Democratico collabori col Sindacato

 

Le dichiarazioni fatte dal Segretario Bersani  dopo la manifestazione sindacale del 16 ottobre, alla quale egli – come molti altri esponenti del PD – non aveva partecipato, sono senz’altro gravi  perch’egli afferma un distacco del partito dal sindacato, una neutralità, una indifferenza.

E si mette in una posizione falsa perché,

come il partito è un’organizzazione della base popolare, che detiene la sovranità, in ordine all’esercizio dell’attività politica;

così il sindacato è l’organizzazione della stessa base in ordine al lavoro, ai suoi diritti e problemi; quel lavoro che è l’impegno concreto del cittadino nella costruzione della città.

Costruzione che è poi lo scopo dell’attività politica, dell’impegno dei partiti, del parlamento e governo in cui entrano come mandatari della base popolare.

 

Il lavoro è il punto di più alto impegno dell’attività politica anche perché:

dal lavoro dipende la sussistenza stessa del cittadino, e della sua famiglia;

nel lavoro il cittadino si espande e si adempie, nella sua peculiarità, nella sua dignità e diritto.

L’impresa stessa non può correttamente concepirsi se non come una comunità di lavoro, nell’autopossesso e autogestione: il grande obiettivo a cui si spera il PD non abbia rinunziato, accettando la divisione di capitale e lavoro, il capitalismo, il sommo vizio della società in cui viviamo. Da cui lo sfruttamento, la precarizzazione, la disoccupazione, la discriminazione ricchezza povertà; per non parlare della distruzione della natura-ambiente.

Forse il PD ha dimenticato la tensione distruttiva del capitale, che deriva dalla sua tensione a tutto trasformare in valore economico; il paradosso costruzione-distruzione in cui il capitale si muove.

 

Stupisce, infine, che i membri del PD abbiano concordemente condannato la contestazione di Bonanni, quando si pensa che CISL e UIL hanno rotto l’unità sindacale, e proprio in un momento di forte aggressività del capitale e di dura difficoltà del lavoro. Un fatto gravissimo, che era giusto contestare, anche duramente.

Il PD non deve accontentarsi di auspicare il ricomporsi dell’unità sindacale, ma impegnarsi a fondo affinché si realizzi.

Lecce, il 25 ottobre 2010

                                                            

 

                                                                           (Al Segretario PD Pier Luigi Bersani, al ViceSegretario Enrico Letta, al Segretario SEL Nichi Vendola

Elezioni primarie, mandato imperativo, sovranità popolare

 

Sappiamo che il modello democratico moderno, quello in cui viviamo, è  molto imperfetto.

Infatti l’esercizio della sovranità popolare vi si limita al voto politico ogni cinque anni, e al voto amministrativo; ambedue per candidati non scelti dal popolo ma dai partiti, in liste talora chiuse, senza neppure la possibilità di scelta di un candidato attraverso la preferenza.

Il voto, poi, è ulteriormente manipolato attraverso la suasione mediatica e attraverso le clientele.

Il potere di popolo è ridotto ai minimi termini.

 

Il Partito Democratico ha sperimentato già in vario modo le elezioni primarie (tuttavia la designazione del premier in elezioni primarie è discutibile perché lo sottrae in certa misura al Parlamento, di cui è e dev’essere espressione, essendo solo Presidente dell’esecutivo;  lo stesso vale per i Presidenti di Regione, Provincia ecc.).

In un prossimo governo le elezioni primarie devono diventare legge, in modo che sia il popolo a scegliere i suoi candidati al Parlamento, come agli altri Consigli amministrativi.

 

Dev’esssere inoltre introdotto il mandato imperativo, attualmente proibito dalla Costituzione, che considera l’eletto come rappresentante della nazione e non del Collegio; ma difatto lo abbandona all’irresponsabilità e all’arbitrio. Cui consegue l’assenteismo, il disimpegno, il cambio di partito o anche la compra-vendita. Sappiamo quanta corruzione vi sia in Parlamento e nei Consigli amministrativi (il recente resoconto del Presidente dell’antimafia parla di una quantità di personaggi indegni).

 

Il mandato imperativo rende l’eletto responsabile al Collegio che lo ha eletto. Collegio con cui egli concorda un programma di lavoro. Cui deve rendere conto mensilmente; il che porta anche ad una mobilitazione del Collegio stesso, ad una ripresa dell’interesse politico nell’elettorato e nel popolo.

 

Questi punti devono essere presi in seria considerazione se si vuole che la democrazia esca dal ristagno in cui ora giace, e di cui il populismo berlusconiano, col suo elettorato ignorante e disinformato, è una riprova vergognosa per la nazione (da ricordare che il suo grande elettore fu indicato nella “casalinga di Voghera”).  

Lecce, il 18 ottobre 2010

                                                

 

                                                   (Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Bagnasco, ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi

La fecondazione in vitro non ha nulla d’illecito

 

In seguito al conferimento del Premio Nobel al Dott. Robert Edwards, che per primo sviluppò con successo la fecondazione in vitro, mentre tutto il mondo si congratulava con lo studioso che aveva aperto la possibilità di vita a quattro milioni di bambini, il vescovo Carrasco, Presidente dell’Accademia per la vita – e con lui altri personaggi del mondo cattolico –  lo attaccavano per aver trasformato un processo naturale in un processo artificiale; per la produzione la manipolazione l’abbandono di embrioni alla distruzione; per ciò che veniva chiamato commercio di ovociti, e utero in affitto.

 

In realtà Carrasco riprendeva le idee esposte nell’Istruzione sul rispetto della vita umana nascente, Congregazione per la dottrina della fede, 1987.

L’errore di questa Istruzione sta nel partire dal principio di natura senza considerare il principio di persona. Pensa che il processo di procreazione debba svolgersi secondo l’iter naturale, obliando che la persona ha un certo dominio su quell’iter, come in genere sulle sue funzioni biologiche, in ordine al suo bene; che perciò lo può in parte trasferire all’esterno, in vitro, affinché possa adempiersi. Con il che non lede nessun principio etico, nessun diritto.

 

Quanto all’embrione, l’Istruzione non tiene in nessun conto la dottrina dei più eminenti teologi: Bernhard Häring, il maggior moralista del ‘900, Karl Rahner, il maggior teologo teoretico; e con essi molti altri. Per i quali l’embrione non può considerarsi persona, principio di diritto, almeno nei primi 14 giorni, prima che inizi la differenziazione delle cellule, quindi il costituirsi di una base differenziata,  una primordiale struttura umana; come base per l’animazione, per lo spirito. Questa dottrina trova una conferma nella scissione gemellare, che avviene tra il 14° e il 17° giorno; e che si pensa non potrebbe avvenire se vi fosse già la persona. Un’altra conferma, da parte della natura stessa, è vista nel fatto che circa la metà degli ovuli fecondati viene spontaneamente eliminata; si pensa che la natura, se la persona già vi fosse, non ne farebbe un tale spreco.

 

La manipolazione degli embrioni, quindi il congelamento, soprattutto l’accumulo, non è quindi illecito, ma certo richiede saggezza e cautela.

La fecondazione eterologa, cioè il prelievo di un gamete da un terzo (o da una banca) per la sterilità di uno dei partner, non ha nulla a che vedere con un commercio; il quale, se interviene, è una disfunzione colpevole, come il commercio delle indulgenze o delle messe.

L’impianto in un utero ospite, per un difetto uterino della madre, è una funzione di amore fraterno, un soccorso ad un urgente bisogno; una funzione certo delicata, e giustamente compensata, da compiersi  con le dovute cautele. 

L’Istruzione dell’87, di cui si è detto, si afferma come dottrina “immutata e immutabile”: il che è certo un caso di presunzione, di arroganza dottrinale.

Lecce, l’11 ottobre 2010

                                                                           

 

                                                     (To the President of the United States Barack Obama, to the Vice President Joe Biden, to the Secretary of State Hillary Rodham Clinton

The death penalty is against fundamental rights

The death penalty continues to be imposed in the
U.S., as happened recently in the case of Teresa Lewis, who also had a low I.Q. and, in the double murder, was dominated by her lover.

But apart from that, it must be clear to everyone that the State has no right to kill a citizen;
because its power is generated by a cession of rights by the citizen himself, by his person, who is the first and original holder of the right.
It transfers only a part of its rights, cannot transfer the whole because otherwise it ceases to be a person.
Nor can it transfer a right to life and death that it does not possess.

These principles have been present in Western consciousness ever since 1700, and in 1786  the abolition of this penalty began in the West and continued through the eighteenth and nineteenth century. In 2007 the UN Assembly by a great majority  decreed a moratorium on this penalty.

By maintaining the death penalty, the
U.S. is committing a violation of rights, of fundamental human rights. A transgression is being committed, a crime, a murder.
While the
U.S. believes itself to be an advanced democracy and claims the leadership of mankind, its backwardness is revealed in a fundamental point of right.
Thus justifying the juridical backwardness of many other countries, especially the Islamic ones. You can not deplore the condemnation of Sakineh Ashtiani, when you kill Teresa Lewis.

The Movement asks  President Obama and his Administration  for a great effort to overcome this appalling backwardness.

Lecce, 2010-10-04

 

(testo italiano)

La pena di morte è contro i diritti fondamentali

 

La pena di morte continua ad essere inflitta negli USA; ultimamente a Teresa Lewis, che tra l’altro aveva un quoziente bassissimo d’intelligenza e, nel suo duplice delitto, era stata succube del suo amante.

 

Ma, a parte questo, dev’essere chiaro a tutti che lo Stato non ha il diritto di uccidere il cittadino;

perché il suo potere si genera da una cessione di diritto del cittadino stesso, della sua persona, la quale è la prima e originaria detentrice del diritto.

Essa cede solo una parte del suo diritto; non può cederlo tutto perché altrimenti cesserebbe di essere persona.

Né può cedere un diritto di vita e di morte che non possiede.

Questi principi sono presenti alla coscienza occidentale fino dal ‘700, e nel 1786 inizia l’abolizione di questa pena in Occidente; e continua lungo l’800 e il ‘900. E nel 2007 l’Assemblea dell’ONU ha decretato a grande maggioranza una moratoria su questa pena.

 

Mantenendo la pena di morte gli USA commettono una violazione di diritto, violazione dei diritti fondamentali della persona umana. Commettono una trasgressione, un crimine; un omicidio.

Mentre si ritengono una democrazia avanzata e pretendono alla leadership dell’umanità, rivelano la loro arretratezza in un punto fondamentale del diritto.

Giustificano così l’arretratezza giuridica di molti altri stati, in particolare di quelli islamici. Non si può deplorare la condanna di Sakineh Ashtiani, quando si uccide Teresa Lewis.

 

Il Movimento chiede al Presidente Obama e alla sua amministrazione un deciso intervento per superare questa abominevole arretratezza.

 

 

                                                                            (Au Président de la Commission Européenne José Manuel Barroso et aux Membres de la Commission,

                                                                             Au Président du Parlement  Européen JerzyBuzek et aux Membres du Parlement

Une solution européenne du problème des Roms

 

La Commission ainsi que le Parlement européen, ont pris position sur l’action répressive développée en France dans les derniers mois à l’égard des Roms; une intervention non sans raison.

Mais sur ce point l’Europe a besoin d’une politique unitaire et globale que les organes de l’Union doivent élaborer et décider au plus vite, car il s’agit d’un problème urgent.

 

Un problème grave déjà si l’on considère seulement les nombres, car les Roms en Europe sont un peuple de 6-8 millions, dont la plupart se trouve dans les nations d’origine – Roumanie, Bulgarie, Hongrie, Slovaquie – mais qui rejoignent des chiffres considérables même dans l’Europe Centrale et Occidentale, où le plus souvent ils sont nomades : 720.000 en Espagne, 400.000 en France, 300.000 en Angleterre, 140.000 en Italie, 105.000 en Allemagne. 

Un problème grave au point de vue éthique et social. Car le nomadisme conduit à des installations abusives dans des conditions humaines et hygiéniques déplorables, ou dans des installations organisées par les Communes et pour eux assez coûteuses. Mais surtout parce que ces gens, ayant perdu leur formes traditionnelles de travail et de subsistance (élevage et vente de chevaux, étamage de casseroles, artisanat, musique), sous la pression du besoin tombent dans des formes anomales d’activité : vol, mendicité forcée d’enfants, de femmes qui souvent sont des fausses mères avec des nourrissons prêtés, prostitution.

 

D’où une situation de désordre social, et également de criminalité, que l’Union ne peut plus longtemps tolérer. Et la solution à atteindre semble être l’intégration par une installation durable et définitive :

1. dans les nations hôtes – qui déjà dépensent des fonds dans les installations sédentaires– et qui s’engagent, par l’action des Communes, à leur offrir une maison, un travail, et avec cela assistance et sécurité, et l’école pour leurs enfants.

2. ou bien dans leur patrie, leur nation d’origine ; dans laquelle ils devront rentrer s’ils n’acceptent pas ces conditions.

 

Nous pensons que les Roms doivent être mis vis-à-vis de cette alternative : l’installation sédentaire dans la nation hôte ou le retour dans leur patrie d'origine.

Cette opération complexe doit être décidée et réalisée par l’Union. Elle doit obtenir le soutien et la collaboration de tous les états membres, et en particulier des pays d’origine de ces gens.

Elle doit être soutenue par des fonds appropriés, qui visent ce but. Un Commissariat devrait être constitué à cette fin.

Il s’agit d’une opération de grande valeur humaine, qui veut résoudre les problèmes d’un peuple jusqu’ici nomade et qui ne peut plus l’être ; un peuple qui survit dans des conditions de pénurie et de souffrance matérielles et morales.

Lecce, 13 Septembre 2010

 

(testo italiano)

Una soluzione europea per il problema dei Rom

 

Sia la Commissione, che il Parlamento Europeo, sono intervenuti sull’azione politica sviluppata sui Rom in Francia negli ultimi mesi; intervento comprensibile. Ma ciò di cui l’Europa ha bisogno al riguardo è una politica unitaria e globale che gli organi dell’Unione devono elaborare e decidere in tempi brevi.

 

Poiché si tratta di un problema grave già solo dal punto di vista numerico, i Rom in Europa essendo un popolo di 6-8 milioni, i cui gruppi più numerosi stanno nelle nazioni di provenienza – Romania, Bulgaria,Ungheria, Slovacchia –; ma  raggiungono cifre considerevoli anche nell’Europa Centro-Occidentale in cui per lo più sono nomadi, 720.000 in Spagna, 400.000 in Francia, 300.000 in Inghilterra, 140.000 in Italia, 105.000 in Germania.  

Un problema grave sotto il profilo etico e sociale. Perché il nomadismo porta a stanziamenti abusivi in condizioni umane ed igieniche deteriori; a stanziamenti organizzati e attrezzati dai Comuni, e per essi costosi. Ma soprattutto perché questa gente, avendo perduto i loro tradizionali ambiti di lavoro e di sussistenza (allevamento e traffico di cavalli; stagnatura di pentolame; artigianato; musica), sotto la pressione del bisogno cade spesso in forme anomale di attività: furto, accattonaggio coattivo di bambini, di donne spesso false madri con piccoli presi a prestito, prostituzione.

 

Ne viene una situazione di disordine sociale, quando non di crimine, che l’Unione non può più a lungo tollerare. La soluzione cui mirare sembra essere la stanzializzazione:

1. Nelle nazioni ospite – che già impegnano fondi negli accampamenti – e che s’impegnano ad offrire loro, attraverso l’intervento dei Comuni, la casa, il lavoro, e con esso l’assistenza e previdenza, la scuola per i figli.

2. O altrimenti nella loro patria, la nazione di origine; in cui dovranno far ritorno se non accettano quell’offerta.

 

Si ritiene che i Rom debbano essere messi di fronte a questa alternativa: o lo stanzializzazione nella nazione ospite o il ritorno in patria.

Questa complessa operazione dev’essere decisa e realizzata dall’Unione. Deve ottenere la collaborazione di tutti gli stati membri, in particolare dei paesi di origine di questo popolo.

Con fondi appropriati e non dispersivi, ma indirizzati a questa soluzione, alla stanzialità. Fondi mirati. Un Commissariato dev’essere istituito a questo scopo.

Si tratta di un’operazione di grande valore umano, che soccorre un popolo finora nomade e che non può più esserlo, e sopravvive in condizioni di penuria e sofferenza materiale e morale.

 

 

                                                                     (Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Segretario PD Pier Luigi Bersani, al Deputato Piero Fassino

Il PD non inviti personaggi disonesti

 

Il PD ha invitato Schifani alla sua Festa nazionale.

Ha invitato un personaggio ambiguo, chiaramente disonesto:

l’autore del famoso Lodo che mirava a sottrarre Berlusconi dai processi che giustamente gli erano stati intentati;

il Presidente del Senato che vi fa approvare tutte le inique leggi ad personam che Berlusconi pretende per i suoi processi e le sue imprese; il fedele esecutore delle manovre del capo, che per questo ha avuto in premio quella presidenza di un supremo organo della legge, in cui la legge viene piegata all’iniquità.

 

E il PD lo ha invitato alla sua Festa nazionale; un partito che dovrebb’essere di un’onestà sicura, intatta.

E poiché alcuni giovani, sensibili all’onestà e alla giustizia, lo hanno contestato, ecco che Fassino li chiama “squadristi”, Bersani si affretta ad esprimere a Schifani “solidarietà e profondo rammarico”, e perfino il presidente Napolitano apertamente li condanna come incapaci di “riconoscere nel Parlamento…un’istituzione cui è affidata nel sistema democratico ogni ricerca di verità”. Ma quale verità in questa maggioranza che domina il Parlamento, che vara leggi inique? o non piuttosto menzogna, e distorsione della legge, e sfrontata ingiustizia? Il Presidente ha pensato a tutto questo, prima di fare il suo intervento?

 

Il PD si guardi bene da queste frequentazioni disoneste, se vuol essere onesto lui stesso, ed essere apprezzato dalla gente onesta.

Lecce, il 6 settembre 2010

 

 

                                                                                            (Ai Segretari di CGIL, CISL, UIL Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti

Che ci sta a fare il Sindacato straccione italiano?

 

Sindacato straccione perché con la sua inerzia, la sua divisione, la sua debolezza col padronato

sta riducendo a straccioni i lavoratori italiani.

Il cui salario è praticamente fermo agli anni Novanta e, come denunziava qualche anno fa il Presidente Draghi, è inferiore del 30% a quello dei maggiori stati europei; ma è inferiore della metà a quello di Inghilterra e Germania. Una vera sconcezza.

 

Si capisce allora come le famiglie dei lavoratori fatichino ad arrivare a fine mese: manca loro appunto quel terzo del salario; e tanto più manca quel benessere a cui avrebbero diritto in una società ad economia avanzata.

Sul piano poi del generale equilibrio economico ne viene un dissesto perché manca un adeguato consumo dei beni, onde ne soffre la produzione e tutto ciò che le consegue, a cominciare dai posti di lavoro. Il lavoratore è colpito una seconda volta, specie il giovane.

 

Stupisce poi la divisione del Sindacato, dei tre Sindacati maggiori, in decisioni importanti come i contratti nazionali; in altri casi; è un vero scandalo. La corrività di CISL e UIL, il loro non capire che, in ogni caso, bisogna prima trovare l’accordo con la CGIL e presentarsi uniti; perché in questa unità sta la forza del lavoro.

Stupisce particolarmente nella CISL, che sarebbe un sindacato cristiano, e come tale dovrebb’essere il più deciso nella difesa del debole, il più sollecito dell’unità fraterna dei lavoratori; perché nel principio fraterno sta tutto il cristianesimo.  

Che cosa intende fare il Sindacato per recuperare almeno quel 30%? Ce lo dica, lo dica a tutti, perché dalla dichiarazione di Draghi in poi nulla è accaduto.

Lecce, il 30 agosto 2010

 

 

                                        (Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Bagnasco, al Card. Dionigi Tettamanzi, al Card. Angelo Scola

Che ci faceva il Card. Bertone ad una cena di politici?

 

Una cena che non aveva nulla a che fare coi problemi della Chiesa o del popolo cristiano.

Una cena strettamente politica, anzi partitica, che si dice volesse acquisire ad una maggioranza traballante l’Unione di Centro e il suo leader Casini.

Che ci faceva il Cardinale Segretario di Stato in questa combutta di politici moralmente scadenti, moralmente compromessi?

 

Un Berlusconi truffatore, mentitore, che giunge al potere carico di processi, tanto spavaldo da aggredire continuamente i giudici che giustamente lo perseguono;

che per prima cosa fa varare una legge che legittima il falso in bilancio, per legittimare tutte le falsità delle sue imprese;

che fa varare una sequela d’inique leggi ad personam per liberarsi dai processi;

che col denaro acquisisce parlamentari al suo partito;

Sono solo alcune delle sue malefatte.

Un Casini che si dice cattolico e che, alleato di Berlusconi e Presidente della Camera, fa approvare tutte quelle inique leggi ad personam.

 

Sono questi i personaggi che frequenta il Cardinale? e, quando li frequenta, li rimprovera per i loro pubblici trascorsi, li riconduce verso la verità e la giustizia? oppure fa parte del loro corteggio, di cui si potranno vantare di fronte al mondo e ai loro elettori cattolici?

e così coopera al male e all’inganno?

Questi interrogativi pesano sull’animo di tutti, credenti e noncredenti.

Lecce, il 19 luglio 2010

 

 

                                                                     (Al Ministro dell’economia Giulio Tremonti, al Ministro delle politiche sociali Maurizio Sacconi, al Segretario PD Pier Luigi Bersani

I vizi della manovra fiscale Tremonti

 

Il Ministro Tremonti fa una grande manovra fiscale, da 24,9 miliardi; in verità Prodi ne aveva fatta una da 40 miliardi.

Ma il Ministro non si vergogna di colpire i ceti deboli, i ceti medio-bassi, i lavoratori, le pensioni.

Blocca per tre anni gli stipendi agli statali;

taglia la 13a a un gruppo di servitori dello stato: magistrati, professori, poliziotti;

si accanisce sulle pensioni d’invalidità, che deve colpire la persona all’85 o al 74%;

concede l’accompagnamento solo a chi è completamente immobile: una vera iniquità;

sopprime lavori socialmente utili;

colpisce il mondo della cultura (dopo aver già massacrato la scuola, 7 miliardi in 3 anni, e l’università), i musei, gli enti lirici e concertistici, e numerosi altri enti culturali.

Alcune di queste misure sono rientrate perché erano troppo evidentemente insensate; ma altre restano. E in ogni caso rivelano la gretta mentalità di questi governanti.

 

Resta il fatto che il Ministro non tocca gli sprechi della politica, che sono ingenti. Aveva detto di tagliare il 5% delle indennità parlamentari, poi si parlò del 10%. Gli si è risposto che doveva tagliarne almeno un terzo. Per non parlare dei lauti compensi a consulenze, a commissioni più o meno clientelari ed inutili.

Quanto alla Difesa, ci si deve ricordare che la Costituzione rifiuta la guerra; e ci si  chiede come mai si stiano spendendo 13 miliardi per comprare 131 caccia-bombardieri F-35; se il nostro esercito deve fare solo missioni di pace.

 

Resta il fatto che il denaro lo si deve cercare là dove c’è, si deve colpire il denaro ingiusto.

Anzitutto l’evasione fiscale, dove l’Italia, secondo una recente inchiesta, si rivela campione d’Europa, con un 51,2% di reddito non dichiarato. Un fatto abnorme.

Lo spreco politico, lo spreco dell’amministrazione statale.

La tassa sui grandi patrimoni, che ancora manca, mentre è presente in molte altre nazioni.

Le  aliquote fiscali, che devono colpire soprattutto gli alti redditi.

Si spera che il Ministro voglia essere più equo, più attento alla giustizia.

Lecce, il 12 luglio 2010

 

 

                                                              (Al Presidente del Senato Renato Schifani, al Presidente della Camera Gianfranco Fini, al Segretario PD Pier Luigi Bersani

Basta con un Parlamento che non lavora

 

Ormai da diversi mesi la notizia rimbalza sulla stampa: il Parlamento lavora pochissimo.

Da gennaio la Camera ha tenuto in media una settimana di 16 ore, 4 ore al giorno per 4 giorni;

il Senato ancora peggio,  una settimana di 9 ore, 3 ore al giorno per 3 giorni.

Impegnate, le due Camere, quasi solo con disegni di legge e decreti governativi; mentre decine di disegni di legge d’iniziativa parlamentare giacciono inevasi.

 

Il sistema democratico nell’Italia berlusconiana si è rovesciato.

In una vera democrazia al vertice sta il Parlamento, che è l’organo della legge; mentre il Governo ne è solo l’esecutivo, addetto all’attuazione della legge.

Qui invece al vertice sta il Governo, che prepara le leggi o anche le decreta; mentre

al Parlamento tocca solo approvarle; e spesso senza nemmeno discuterle, e tanto meno emendarle, ma sotto la coazione della fiducia.

A parte che, essendo totalmente succube del Governo e del suo capo, ne approva tutte le inique leggi ad personam, il cui scopo è liberarlo dai suoi processi e prevenire processo futuri.

Un Parlamento-marionetta che lavora per leggi truffa.

Continua tuttavia ad essere lautamente compensato, continua a percepire, tra indennità, diaria, rimborsi, circa 13.000 euro mensili a testa, per quelle poche ore. Mentre l’operaio che lo ha eletto,  fa le sue 40 ore settimanali, con un salario sui 1300-1500 euro mensili.

L’ingiustizia sarebbe minore se almeno lavorasse.

Il Ministro Tremonti, nei suoi famosi tagli per riassestare la spesa pubblica, ha osato parlare di una ridicola riduzione del 5%.

 

In questa situazione, l’opposizione dovrebbe indire uno sciopero permanente sino a che l’attività del Parlamento non torna normale almeno quanto ad ore lavorative e impegno su leggi proprie.

Lecce, il 5 luglio 2010

 

 

                                                                                              (Al Presidente Giorgio Napolitano, al Presidente Gianfranco Fini, al Segretario PD Pier Luigi Bersani

Un plauso e una richiesta al Presidente dopo il caso Brancher

 

Un plauso va al Presidente da tutta la Nazione per essere intervenuto con forza mentre si stava per compiere una truffa ai più alti livelli. Per aver dichiarato che nel caso del ministero assegnato a Brancher «non v’era legittimo impedimento» in quanto il ministero era senza portafoglio, e quindi il processo contro di lui doveva continuare.

 

Ai più alti livelli, e cioè nel Governo, si stava compiendo il misfatto.

Poiché Brancher era implicato nel processo Antonveneta per appropriazione indebita, il G

overno aveva cercato la via per sottrarlo alla giustizia; e pensava di averla trovata: nominarlo ministro e così invocare il «legittimo impedimento», le intense occupazioni del ministero.

Il «legittimo impedimento», l’ultima invenzione di Berlusconi per sottrarsi ai processi, dal momento che il lodo Alfano è stato respinto dalla Corte.

La vergogna della Nazione. Che ha un capo del Governo carico di processi, il quale cerca tutte le vie per sottrarsi alla giustizia, a cominciare dalla arrogante diffamazione della giustizia stessa.

A capo del Governo c’è una persona che è imputata di reati; mentre in Parlamento come al Governo, gli organi della legge, dovrebbero esserci persone irreprensibili, esemplari, profondamente oneste; anziché dei campioni della disonestà. Questa è la vergogna della Nazione, questo è il suo vizio profondo, il suo male.

 

Il Presidente Napolitano sapeva questo, quando ha nominato il capo del Governo; perciò

non doveva farlo; doveva suscitare un caso di coscienza, dichiarare che in coscienza non poteva commettere un’azione così perversa, non poteva cooperare alla vergogna della Nazione.

E anche ora il Presidente lo può fare. E può premere sul Parlamento, può inviare un messaggio, dichiarando che le cose così non possono continuare, che Berlusconi non può reggere il Governo, ne è troppo palesemente indegno, non può mantenere la Nazione nella vergogna.

Lecce, il 28 giugno 2009

                                                   

 

                                                   (Al Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini, al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, al Segretario PD Pier Luigi Bersani

Il posto di Ricercatore universitario dev’essere stabile                                         

 

Il Governo continua nella sua azione distruttiva di università e cultura.

Un disegno di legge – di cui da tempo si parla – distrugge il ruolo Ricercatore universitario,

ne fa un  contratto triennale rinnovabile per due volte; dopo di che, s’egli non diventa Professore associato, esce dal circuito universitario. La sua formazione preziosissima viene annientata. Questa legge è un nonsenso.      

 

Perché l’università è anzitutto e soprattutto istituto di ricerca; è nella ricerca che i docenti universitari sono anzitutto impegnati. E la ricerca richiede un tirocinio, che può essere anche molto lungo.

Il ruolo di Ricercatore è stato concepito come tempo di formazione alla ricerca.

È stato un errore assegnargli compiti didattici, spesso molto gravosi, di due o tre corsi semestrali. Li hanno accettati perché si sentivano gratificati come docenti,

ma l’insegnamento danneggiava il tirocinio di ricerca; perciò giustamente ora essi propongono di lasciare l’insegnamento.

Il tirocinio di ricerca dev’essere aperto, la legge non deve porre limiti di tempo, il Ricercatore dev’essere certo del suo futuro.

Il suo lavoro dev’essere controllato dal professore presso cui opera e annualmente da una speciale commissione. Ma la legge non  deve porgli limiti di tempo, proprio per la peculiarità del tirocinio di ricerca.

Si dirà che nove anni sono molti; ma non lo sono per chi deve ricercare e pubblicare.

Non lo sono nell’università italiana, dove la scarsità dei fondi, la scarsa attenzione del Governo per la cultura e la ricerca, rende difficile l’istituzione di posti di Professore associato e quindi la promozione dei Ricercatori.

 

Il posto di Ricercatore dev’essere stabile.

Il Ministro Tremonti ha una grave responsabilità in proposito. Deve finanziare largamente università e cultura, come fanno le altre maggiori nazioni europee. I fondi per il risanamento della spesa pubblica li deve prendere anzitutto dagli sprechi della politica.

Lecce, il 21 giugno 2010

                                                                          

 

                                                                                   (Al Presidente Giorgio Napolitano, al Ministro della Giustizia Angelino Alfano, al Segretario del PD Pier Luigi Bersani

La legge bavaglio non può essere approvata

 

Questa legge, che è in corso di elaborazione alle Cametre, stabilisce norme che ledono l’autonomia della magistratura nell’esercizio delle sue funzioni in ordine alla tutela della società e dello stato.

La ledono in quanto pongono ostacoli all’esercizio della sua attività inquisitoria, in particolare nelle intercettazioni telefoniche.

 

Laddove l’intercettazione viene condizionata ad indizi di reato sufficienti o gravi, mentre è proprio dell’inquisizione operare su indizi anche minimi, o anche solo per intuizione o analogia. Una condizione analoga viene richiesta per l’uso di microspie.

Laddove viene sottoposta a precisi e ristretti limiti temporali, addirittura di 40 o 30 giorni, con proroghe di 15 giorni fino a raggiungere i 75; dopodiché viene sottoposta a defatiganti richieste di proroga di 48 in 48 ore.

Laddove il giudice è costretto ad abbandonare l’indagine se rilascia dichiarazioni pubbliche in materia, o addirittura se avviene una fuga di notizie che provoca denunzia. Si deve dire invece che

la cittadinanza ha diritto ad essere informata sulle indagini in corso; quanto alla fuga di notizie, dev’essere perseguita e punita, oltre al rigore dei controlli; ma non può riversarsi senz’altro sul giudice.

Laddove vieta alla stampa ogni pubblicazione di testi d’intercettazione sino alla fine del dibattito, commette un torto al diritto d’informazione del cittadino e contrasta il principio di “sovranità popolare”; proprio in forza di questo il cittadino ha diritto di essere informato sull’attività della magistratura, come su ogni attività che concerne lo stato, in cui egli detiene il potere sovrano.

Laddove la legge viene resa retroattiva e applica il limite d’intercettazione anche alle inchieste già in corso; il che contrasta gli universali principi giuridici.

 

Il Movimento chiede che il Presidente respinga questa legge (di cui si conoscono i motivi anche personali), che può danneggiare inchieste in corso le quali rivelano vaste zone di corruzione, una legge che non aiuta e non fa onore alla nazione.

Lecce, il 14 giugno 2010

 

 

                                                       (To the President of the United States Barack Obama, to the Vice President Joe Biden, to the Secretary of State Hillary Rodham Clinton

U.S. unconditioned protection of Israel must cease

President Obama knows - as all the world knows - that the behavior of
Israel towards the Palestinian people and its territory breaks every law and is against every principle of justice.
The occupation of part of its territory;
the placing and the development of agricultural settlements in that territory;
the construction of a wall which then takes away part of that territory, the wall of shame;
the devastations and the massacres carried out in the Gaza Strip in response to limited missile shots, the deep disproportion, the extreme arrogance of this intervention;
the block of this same Strip, of its people, of its needs, and then the armed intervention against an international peace flotilla carrying the solidarity and assistance of many nations to those people, an act of unspeakable cruelty and arrogance.

All this happens because Israel is protected by the U.S. and thus feels secure under its protection ; so that the U.S. connives and is a participant in this illegal and cruel behavior.
This protection, in these terms, must cease.
Israel must know that a nation that is inspired by principles of justice and of international law will no longer tolerate these gross and arrogant transgressions.
That the U.S. will insist that they return within their borders, that all blockades and forms of oppression cease, that there is respect for the dignity and rights of the Palestinian people,  as is required for every population.

Lecce, 06-07-2010

 

(testo italiano)

La protezione Incondizionata degli USA su Israele deve cessare

 

Il Presidente Obama sa bene – come del resto tutti nel mondo sanno – che il comportamento d’Israele verso il popolo palestinese e il suo territorio è al di fuori di ogni legge, è contro ogni principio di giustizia.

L’occupazione di parte del suo territorio;

l’impianto e sviluppo di colonie agricole in quel territorio;

la costruzione di un muro che poi sottrae parte di quel territorio, il muro della vergogna;

le devastazioni e i massacri compiuti nella striscia di Gaza in risposta a modesti colpi di missile, la sproporzione profonda, l’arroganza estrema di questo intervento;

il blocco di questa stessa Striscia, del suo popolo, dei suoi bisogni; e quindi l’intervento armato contro una flottiglia internazionale di pace che a quel popolo portava la solidarietà e il soccorso di molte nazioni, un atto di arroganza e di crudeltà inqualificabile.

 

Tutto questo accade anche perché Israele gode della protezione degli USA e sotto questa protezione si sente sicuro; sì che gli USA diventano conniventi, partecipi di questo comportamento illegale e crudele.

Questa protezione, in questi termini,  deve cessare.

Israele deve sapere che una nazione che si ispira a principi di giustizia e di diritto internazionale non tollererà più oltre le sue grossolane e prepotenti trasgressioni.

Che gli USA esigeranno da lui il rientro nei suoi confini, la cessazione di ogni blocco e di ogni angheria, il rispetto della dignità e dei diritti del popolo palestinese, così come la si esige per ogni popolo.

 

 

 

                                                      (Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Bagnasco, ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi

La dannazione all’inferno non può essere sostenuta

 

Nei giorni scorsi il prelato Charles Scicluna,  Provveditore di giustizia nella Congregazione per la dottrina della fede, è intervenuto affermando la dannazione e le pene più terribili dell’inferno per i pedofili.

A parte la gravità del crimine di pedofilia, l’affermazione di una dannazione eterna dell’uomo nell’inferno e nel suo fuoco più o meno simbolico, non è più sostenibile di fronte ad una coscienza scevra, non succube di una tradizione repressiva e crudele.

 

Oggi gli studiosi riconoscono che la dottrina dell’inferno non è autenticamente evangelica ma proviene dalla tradizione apocalittica, e dall’apocalittica è penetrata nella coscienza ebraica e nella primitiva coscienza cristiana in cui si formano gli stessi testi evangelici.

Che anzi essa contrasta profondamente con l’annunzio evangelico del Dio amore, del Padre infinitamente amoroso, infinitamente misericordioso, che di un amore infinito ama tutti i suoi piccoli figli, gli uomini; come conferma anche, in modo plastico, la parabola del figlio prodigo.

Amore infinito in cui perde consistenza ogni male o crimine umano  perché non v’è proporzione tra infinito e finito; tra il finito del crimine umano e l’infinito amore di Dio.

 

L’idea di una dannazione eterna è la più orrenda che sia apparsa e sia stata sostenuta in una tradizione profondamente repressiva – quella di una gerarchia ecclesiastica che ha dominato l’età imperiale romana e il Medioevo, e si è definitivamente imposta. Profondamente inumana, e ancor più profondamente avversa all’annunzio amoroso del Cristo.

 

Anche la coscienza popolare oggi sempre più la rifiuta: secondo le statistiche il 60% dei credenti rifiuta l’inferno. Ed è la saggezza del popolo di Dio.

Lecce, il 31 maggio 2010

 

 

                                                           (Al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, al Ministro della Politiche sociali Maurizio Sacconi, al Segretario PD Pier Lugi Bersani

I tagli alla spesa pubblica non devono toccare il lavoro e le pensioni

 

Il Ministro Tremonti davvero ci sorprende perché, dalle anticipazioni della stampa, i suo tagli prendono di mira anzitutto lavoro e pensioni, e questo proprio non va perché il lavoratore e il pensionato medio fanno già fatica a vivere.

Di che cosa parla la stampa: blocco degli aumenti di stipendio degli statali; ritardo delle liquidazioni; congelo degli scatti di anzianità; ritardo dei pensionamenti. Insomma il Ministro

si accanisce sui lavoratori. E questa è crudeltà.

Ai parlamentari vorrebbe togliere solo il 5%, una vera beffa, un insulto alla gente che chiede a gran voce che questi privilegi e sprechi abbiano fine. Ai parlamentari dev’essere tolto almeno un terzo dei loro introiti.

E ai parlamentari europei, che sono strapagati – il che ci rende ridicoli anche di fronte agli altri – devono essere tolti almeno quei 100.000 euro che secondo gli esperti si mettono tranquillamente in tasca (o alla banca) ogni anno.

E coi parlamentari devono essere colpiti tutti quegli sprechi in inutili e clientelari consulenze, commissioni, enti vari, che la stampa sempre denunzia. Anche da parte di comuni, province, regioni.

 

Bene la richiesta di un contributo di solidarietà alle pensioni d’oro; ma lo stesso contributo sia chiesto anche a tutti i redditi sopra i 70.000 euro; e sia imposta una tassa sostanziosa ai grandi patrimoni, come avviene in Francia.

I controlli sulle false invalidità serviranno a poco, sono redditi scarsi o scarsissimi. Invece urgono duri controllo sui redditi dei commercianti e dei professionisti; sui gioiellieri che denunciano un reddito di15.00 euro, e i dentisti che ne denunciano 13.000; sulle imprese in nero.

Diciamo al Ministro che il denaro dev’essere preso dove c’è, dove abbonda ingiustamente; non dove è già scarso.

Lecce, il 17 maggio 2010

 

 

                                                                  (Al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, al Ministro della Politiche sociali Maurizio Sacconi, al Segretario PD Pier Lugi Bersani

Urge un piano di riduzione del debito pubblico

 

Quanto è accaduto nei giorni scorsi, in borsa e da parte delle agenzie di rating, ha messo in risalto questa particolare debolezza dell’Italia, una nazione che, nonostante i suoi molti squilibri, è economicamente forte, se si pensa che è la sesta nel mondo per il PIL e la quarta per l’export (dopo Cina, Germania, Stati Uniti; e davanti alla Francia); questo tallone di Achille che è il debito pubblico.

L’attuale governo, e in esso il ministro Tremonti, ne è particolarmente responsabile perché lo ha trovato al 105% e, invece di diminuirlo, lo ha portato al 118%, avviato verso il 120; quando la media europea è sul 70%.

 

Urge un piano di riduzione. In passato, quando si era al 103%, un piano era stato fatto: ridurre il debito del 3% ogni anno, sì da raggiungere in poco più di dieci anni il 70% e rientrare nella media europea; e sgravare alquanto il bilancio dello stato del peso gravosissimo degl’interessi annuali.

Per fare questo è necessario un piano di riduzione della spesa pubblica.

Anche nello welfare: in Francia, ad esempi, i redditi medi pagano un ticket di circa 10 euro al giorno per la degenza in ospedale. E, a seconda del reddito, un ticket può essere introdotto per medicinali ed analisi cliniche; ciò che alcune Regioni già fanno.

Ma soprattutto negli sprechi del parlamento e in genere del mondo politico; nelle inutili commissioni; nelle assunzioni clientelari; negli enti inutili.

 

Perché il ministro e il governo non s’impegnano in questa doppia azione di risanamento? per una nazione che, a causa del debito, è collocata tra i “pigs” e corre seri pericoli?

Lecce, il 10 maggio 1010

                                                         

 

                                                              (Presidente Gianfranco Fini, Deputato Italo Bocchino, Segretario Pier Luigi Bersani

Ricostituire Alleanza Nazionale

 

Sciogliere Alleanza Nazionale è stato un grave errore.

Perché si trattava del partito che aveva ereditato ciò che di positivo c’era nel fascismo, e cioè

il principio e l’ideale nazionale. Lo aveva ereditato e lo aveva democratizzato. Il grande passo.

 

Questo principio e ideale nazionale è qualcosa di cui l’Italia ha particolarmente bisogno, essendo in essa carente l’identità nazionale, il senso della propria dignità d’italiano, di una storia di errori ma anche di grandezza, il giusto orgoglio, il compito da adempiere presso le altre nazioni.

Prevale invece un complesso d’inferiorità, la tendenza a valutare ciò che è straniero come migliore, l’esterofilia.

Ciò è probabilmente legato al tardivo formarsi della nazione italiana; che certo non può vantare una storia di secoli come Francia e Inghilterra; e anche la Germania, che pur si è unificata tardi, ha però formato un impero, e ha sviluppato un forte senso d’identità; quando non anche di sciovinismo.

È probabilmente legato anche agl’incidenti di cui la democrazia italiana ha sofferto: la dittatura fascista, la perdita della Seconda guerra mondiale (in parte riscattata dalla lotta partigiana); Tangentopoli; la presenza di quattro mafie e il sottosviluppo del meridione.

 

Perciò Alleanza Nazionale aveva un compito prezioso.

Che in parte ha tradito quando, alleandosi con Forza Italia, si è appiattita su di essa votando senza batter ciglio le inique leggi ad personam, che per la nazione rappresentano una disfatta morale; una vergogna di fronte alle altre maggiori nazioni europee, dove anche solo un indizio di reato porta il politico alle dimissioni. Ciò le è stato rimproverato anche  da Assunta Almirante, la vedova del fondatore del partito neofascista da cui Alleanza Nazionale proviene.

La fusione poi nel cosiddetto Partito della libertà è stato un autoannientamento, questo è evidente; una resa incondizionata ad una politica dove prevale l’interesse personale di un solo, la lotta contro la giustizia, la calunnia per la magistratura, la spudoratezza e la cafoneria di chi si crede il padrone di tutto.

 

Il paese ha bisogno di Alleanza Nazionale. La differenziazione dal berlusconismo è stato un primo passo; ora deve compiersi il passo decisivo, che può ridare fiducia al paese dopo anni di malgoverno, di disprezzo della legge, di manipolazione del Parlamento.

Lecce, il 26 aprile 2010

 

 

                                                (To the President of the United States Barack Obama, to the Vice President Joe Biden, to the Secretary of State Hillary Rodham Clinton

Collective action for the abolition of nuclear weapons

The goal that President Obama had mentioned in his speech in
Prague, a world without nuclear weapons, must not be postponed but it must be immediately undertaken.

A first step was taken, the Start 2 agreement signed in Prague, but we must move on quickly to the abolition of all nuclear weapons, because the very existence of these weapons, this possibility of destruction, is a disgrace for humanity. It is a crime for those who conceived and implemented these weapons, as it is for those who still believe they can use them.
The fact that civilized nations like the
U.S. and Russia have produced and hold thousands of nuclear warheads, when one thinks of the destructions one single atomic bomb caused in Hiroshima, seems to be an index of collective madness.

President Obama has to take  action, involving all the nations that have nuclear weapons or are making them, like Iran. This may be the most important action of his entire mandate, the most significant action, the most beneficial for humanity, the most decisive for the advent of peace, because this may be followed by the other final action, total disarmament.

War, the most heinous crime of human history, intentional, organized, scientifically developed human slaughter, mass murder, this abomination must stop. And the time has come, after the disastrous experience of two world wars, after the equally disastrous experience of two wars in Afghanistan  and Iraq, two endless wars, which the U.S. have caused – or a part of the U.S., the Right,  President Bush’s gang, who to strike Iraq deceived his people and the world (the false existence of weapons of mass destruction and of Al Qaeda bases).

 

President Obama has opened a great hope for humanity, hope that should not fail but must grow: that hope must not be disappointed.
In the name of this hope we urge you to seek and reach even higher goals of peace.

Lecce, 4-26-2010

 

(testo italiano)

Un’azione collettiva per l’abolizione delle armi nucleari

 

L’obiettivo che il Presidente Obama aveva indicato nel suo discorso di Praga, di un mondo senza armi nucleari, non dev’essere rinviato ma subito intrapreso.

Un primo passo è stato fatto, ed è l’accordo Start 2 siglato a Praga; ma bisogna andare rapidamente verso l’abolizione di ogni arma nucleare. Perché l’esistenza stessa di quest’arma, di questa possibilità di distruzione, è un obbrobrio per l’umanità; è un crimine per quelli che la concepirono e l’attuarono, come per quelli che ancora adesso ne ritengono possibile l’uso.

Il fatto che popoli civili come gli USA e la Russia abbiano fabbricato e detengano migliaia di testate nucleari, quando si pensa a quali distruzioni una sola bomba atomica ha provocato a Hiroshima, sembra essere un indice di follia collettiva.

 

Il Presidente Obama deve avviare un’azione, che coinvolga tutte le nazioni che dispongono dell’arma nucleare, o che la stanno realizzando, come l’Iran. Può essere questa l’azione più importante dell’intero suo mandato. L’azione più significativa, la più benefica per l’umanità, la più decisiva per l’avvento della pace. Perché a questa potrà seguire l’altra e definitiva azione, cioè il disarmo totale.

La guerra, il crimine più atroce dell’intera storia umana, il macello umano, l’omicidio di massa, intenzionale, organizzato, scientificamente sviluppato, questo obbrobrio deve cessare. E il momento è giunto, dopo la disastrosa esperienza della due guerre mondiali; dopo l’altrettanto disastrosa esperienza delle due guerre d’Afghanistan e d’Iraq, due guerre senza fine, che proprio gli USA hanno scatenato – o una  parte di essi, la Destra, la gang del Presidente Bush, che per colpire l’Iraq ha ingannato il suo popolo e il mondo intero (la falsa esistenza di armi di distruzione di massa, e di basi di Al Qaeda).

 

Il Presidente Obama ha aperto una grande speranza per l’umanità; speranza che non deve venir meno ma deve accrescersi; speranza che non dev’essere delusa.

In nome di questa speranza noi lo esortiamo a mirare e raggiungere obiettivi di pace ancora più alti.

 

 

                                                     (Al Presidente Giorgio Napolitano, al Premier Silvio Berlusconi, al Segretario PD Pier Luigi Bersani

Il presidenzialismo contrasta il sistema democratico

 

Il premier Berlusconi parla da tempo d’introdurre in Italia il sistema presidenziale. Probabilmente lo vuole introdurre  per se stesso, si tratta di un’ambizione personale.

 

In realtà il presidenzialismo contrasta il sistema democratico alla cui base v’è il Parlamento, il quale è l’organo della legge che tutto regola.

Si sa che il governo Berlusconi ha già declassato il Parlamento riducendolo alla mera approvazione di decreti preparati dal Governo; al punto che il Parlamento si trova senza lavoro, e che qualcuno se  n’è andato perché trovava umiliante questa funzione di “schiacciare il bottone” (le dimissioni del leghista M Brigandì).

Il Governo è l’esecutivo del Parlamento, l’organo che ne attua le decisioni; e il Premier coordina questo esecutivo; non altro.

Il Presidente della Repubblica ha un compito, oltre che di rappresentanza, di supervisione e tutela di questo lavoro, specie in rapporto alla Costituzione che è la legge fondamentale.

 

Il sistema presidenziale è stato introdotto negli USA al loro costituirsi un quanto si pensava che avrebbe potuto meglio tenere unite le tredici colonie che si erano federate e dove non mancavano i conflitti. Allo stato attuale ha una visibilità e un potere eccessivo, oscura il Parlamento, e può provocare decisioni insane come le due guerre scatenate da Bush in Afghanistan e in Iraq, aggredendo due stati sovrani.

In Francia riflette l’autoritarismo e il militarismo di De Gaulle, il quale cercò anche di limitare i lavori del Parlamento riducendo i tempi di convocazione.

In Occidente ha sempre prevalso e prevale tuttora il regime parlamentare, il più autentico, il più giusto, il più consono alla democrazia che è potere di popolo contro il potere di un solo, di un monarca.

Pensiamo che la democrazia italiana non debba retrocedere, dopo le tristi esperienze di fascismo e di populismo, a situazioni di tipo monarchico.

Lecce, il 19 aprile 2010

 

 

                                                                                          (Al Presidente Giorgio Napolitano, al Segretario PD Pier Luigi Bersani

La legge sul legittimo impedimento non doveva essere approvata

 

Ci si domanda come mai il Presidente della Repubblica abbia approvato una legge che non ha nessuna sicura motivazione in quanto questo impedimento verrebbe dai normali impegni di lavoro del premier, e dovrebbe semmai valere per tutti i cittadini che hanno di tali impegni.

Inoltre si applica a processi già in corso da anni, il che è contro lo spirito della legge.

Si applica a reati comuni, mentre le leggi di tipo immunitario, per persone impegnate nell’attività politica, concernono reati commessi nell’adempimento del loro ufficio.

 

Tutti sanno che questa legge ha l’unico scopo di sottrarre  un delinquente alla giustizia;  un delinquente che arriva al governo carico di processi e se ne libera attraverso leggi e leggine in suo favore, con la complicità del Parlamento; che attacca spudoratamente la magistratura accusandola di persecuzione nei suoi confronti, di politicizzazione; accuse infamanti che dovrebbero ritorcerglisi contro.

Un comportamento di profonda corruzione, che nuoce alla nazione, la copre di vergogna; se si considera il comportamento delle maggiori nazioni  europee, dove appena un politico è indiziato di reato dimissiona. Lo ha fatto Kohl, quando fu accusato di finanziamento illecito di partito; lo ha fatto Strauss-Kahn, cha attualmente presiede il FMI, per accuse di favoreggiamento.

Il Presidente della Repubblica deve più di ogni altro essere sollecito del decoro della nazione,

e non deve temere il conflitto con personaggi regolarmente eletti da un popolo ignaro (e mantenuto ignaro da una televisione asservita) ma che si rivelano poi profondamente disonesti e coprono di disonestà la nazione.  

Lecce, il 12 aprile 2010

 

 

                                                       (Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Bagnasco, ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi

La legge sull’aborto non è ingiusta

 

Non si può dire che la legge italiana che regola l’aborto sia ingiusta e quindi possa essere impunemente trasgredita.

È invece una legge che affronta con saggezza la difficile situazione in cui può trovarsi la donna, invitandola a rivolgersi ad un consultorio o ad altra struttura sanitaria o ad un medico di sua fiducia affinché discutano con lei la sua situazione e cerchino una soluzione che non comporti l’interruzione della gravidanza. E se non c’è urgenza le chiedano una settimana di riflessione. E in ogni caso l’ultima decisione è lasciata alla donna, alla sua responsabilità.

Lo Stato non è tenuto a perseguire ogni colpa. E dev’essere anche riguardoso della complessità psicologica, esistenziale, sociale che può travagliare il cittadino.

Una legge saggia, e anche misericordiosa, come ancor più misericordiosa dovrebb’essere la Chiesa. Una legge consapevole del principio giuridico “summum ius, summa iniuria”.

 

V’è invece un’altra via che la Chiesa potrebbe seguire agevolmente per impedire l’aborto, invece di tuonare a ripetizione contro di esso, con effetto scarso o nullo; la Chiesa, con la sua presenza capillare nelle parrocchie, negl’istituti religiosi, in tante associazioni ed opere.

Intervenire con delicatezza nel caso e studiare la possibilità di un’adozione; vedere se la gravidanza può essere portata a termine e una coppia adottiva può essere pronta a ricevere il figlio. Una soluzione che molte volte sarebbe certamente possibile. I medici e gl’infermieri cattolici dovrebbero essere esortati ad operare in tal senso.

Lecce, il 6 aprile 2010

 

 

                                                                  (Alla Presidente del PD Rosy Bindi, al Segretario Pier Luigi Bersani, al ViceSegretario Enrico Letta

Un PD propositivo e che va alla gente

 

La sconfitta del PD è certo preoccupante: ha perso regioni importanti, come Piemonte, Lazio, Campania; ha perso due milioni di voti  rispetto alle regionali precedenti

Una cosa salta subito all’occhio nella discussione quotidiana: il PD è polemico, risponde in genere alle boutades di Berlusconi, e ciò è bene ma non basta. Dev’essere propositivo, deve spiegare alla gente le situazioni incresciose, deve proporre soluzioni, innovazioni.

Ad esempio nei riguardi del lavoro, contro il quale è in atto da anni un forte attacco da parte del capitale; che mira a precarizzarlo, mentre il lavoro ha bisogno di essere stabile; mira a sopprimere i contratti collettivi per contratti individui in cui il lavoratore si trova solo e debole; mira ad aggirare l’art. 18 sulla giusta causa introducendo l’arbitrato.

O nei riguardi della cosiddetta riforma fiscale, dove si vogliono introdurre due sole aliquote nelle imposte dirette, a tutto danno dei bassi redditi e a vantaggio degli alti. Mentre è noto che una più giusta tassazione esige molteplici aliquote, sì da correlarsi meglio al reddito.

 

Questo discorso propositivo si deve fare a livello centrale e universale, ma dev’essere poi fatto direttamente alla gente che non legge i giornali (la lettura media dei giornali è bassa in Italia, rispetto ad Inghilterra, Germania, Francia), ascolta solo televisioni addomesticate e travisate da politici padroni.  

Perciò l’altro punto importante, indispensabile dell’azione del PD è il contatto con la gente. Bisogna attivare le sezioni, moltiplicarle; attivare le vecchie case del popolo, che non siano solo luoghi di ricreazione, crearne altre; attivare i membri del partito, i politici a vita (lo spirito democratico vorrebbe che nessuno restasse in parlamento più di due legislature; dico nessuno), che parlino con la gente, che girino l’Italia e incontrino persone: operai, contadini, insegnanti, impiegati. Ché questo è il popolo che ha bisogno di essere informato, politicizzato, il popolo che vota o che anche si astiene sfiduciato.

Lecce, il 31 marzo 2010

 

 

                                                      (Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone , al Card. Angelo Bagnasco, ai Card. Angelo Scola  e Dionigi Tettamanzi 

Crimini di pedofilia e Chiesa

 

La lettera del Romano Pontefice alla Chiesa irlandese ha suscitato da una parte consensi, dall’altra perplessità, perché pur riconoscendo il carattere “peccaminoso e criminale” di questi comportamenti, non indica con chiarezza le misure da prendere contro il crimine, né le misure adeguate a prevenirlo in futuro.

Un primo e fondamentale punto è il segreto. Che resta per questi casi e procedimenti giudiziari ecclesiastici, come per gli altri. Vige qui infatti il dettato della Lettera De delictis gravioribus  del 2001, che li assoggetta al “segreto pontificio”. Questo segreto che avvolge le cose di chiesa, è stato sempre, ed è oggi particolarmente, oggetto di rifiuto e di scandalo.

Perché contrasta con la limpidezza, la trasparenza dello spirito evangelico.

Contrasta con la pubblicità del crimine e del processo in atto nello Stato, con la trasparenza che allo Stato è richiesta, così come è richiesta alla società civile.

Occultando il crimine non ne favorisce la conoscenza, e quindi l’adeguata sanzione da parte della comunità, e lo stesso adeguato svolgimento della procedura processuale.

La Chiesa deve eliminare tutto il segreto di cui si circonda, deve rinnovarsi in una universale trasparenza dei suoi comportamenti.

 

Un secondo punto concerne il fatto che non basta sia colpito il crimine, e sia colpito in termini efficaci. Non basta la pena al clero colpevole, e una pena adeguata; che dunque abbia fine, con  la strategia del segreto, anche l’insabbiamento che finora lo ha caratterizzato.

Ci dev’essere il risarcimento della vittima: risarcimento morale anzitutto, ma anche materiale per i danni spesso complessi di cui la vittima ha sofferto.

Per tutte queste ragioni il tribunale ecclesiastico non basta, dev’essere coinvolto anche il tribunale penale dello Stato; perché in questi crimini è in gioco un disordine sociale cui solo la società giuridicamente ordinata, cioè lo Stato e la sua magistratura, può provvedere.

Perciò questo crimine, come altri, dev’essere denunciato dalla Chiesa alla magistratura statale affinché proceda al suo trattamento adeguato. In passato la Chiesa si rivolgeva al braccio secolare anche per azioni ingiuste, come per l’annientamento degli eretici, ignara della libertà di coscienza. Ora gli si deve rivolgere per raggiungere una giustizia adeguata.

Lecce, il 22 marzo 2010

                                                                  

 

                                                                    (Al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, al Segretario PD PierLuigi Bersani

No alla riduzione delle aliquote fiscali

 

Il Ministro Tremonti annunzia una riforma fiscale che dovrebbe innovare un sistema vecchio di mezzo secolo e abbassare il livello complessivo della tassazione, ma lo fa anzitutto con due misure tutt’altro che nuove, e tutt’e due a carico dei redditi più bassi e a vantaggio dei più alti.

Diremmo che si tratta di una controriforma.

Salta fuori la vecchia storia della riduzione delle aliquote sui redditi delle persone fisiche,

riduzione da cinque a due, che è l’opposto di un’equa imposizione fiscale, perché sono le molte aliquote che distribuiscono più equamente  la tassazione.

 

Riprendiamo ad esempio lo schema della legge 80/2003:

chi guadagna intorno agli 8.000 euro l’anno paga in egual misura (23%) di chi ne guadagna 100.000;

non solo, ma è proprio a lui, al meno dotato, che poi sono oltre 21 milioni di italiani, che la riforma non arreca nessun beneficio; mentre favorisce tutti gli altri che guadagnano più di lui.

A tutti gli altri scaglioni si fa uno sconto che va dal 4 al 20%.

Ai redditi più alti, poi, oltre i 100.000 euro, la percentuale si abbassa dal 43 al 33%.

E non esiste in Italia una particolare tassazione per le “grandi fortune”, come esiste in Francia e in altri paesi.

 

L’altro punto è che, per compensare in parte la perdita fiscale conseguente queste agevolazioni ai redditi medio-alti, aumenteranno le imposte indirette, cioè quelle che colpiscono tutti in egual misura, ricchi e poveri. Mentre un basilare principio di una politica sociale equa è che la tassazione consista il meno possibile in imposte indirette, proprio per quel motivo.

Il Ministro si appresta dunque ad una riforma che renderà il sistema italiano più ingiusto;

renderà i poveri più poveri,

i ricchi più ricchi.

Il Ministro si fregia tra l’altro di perseguire l’etica cristiana che è certo l’opposto di queste misure.

Lecce, il 15 marzo 2010

                                               

 

                                   (Al Ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna, al Ministro delle Politiche sociali Maurizio Sacconi, al Segretario del PD Pier Luigi Bersani

Due decisioni per la donna

 

Un giorno come questo, giornata mondiale della donna, ci porta a riflessioni piuttosto amare, se solo si ricorda che nelle statistiche sulle pari opportunità e i diritti della donna l’Italia è al 68° posto.

Il Movimento propone due decisioni, tra le tante.

 

La prima concerne le quote politiche (quote rosa, si dice banalmente). Si stabilisca per legge che la donna deve avere la metà dei posti nel parlamento come nel governo e nelle amministrazioni regionali, provinciali, comunali. Non solo la metà delle candidature. Poiché costituisce la metà della popolazione.

Che il privilegio e dominio del maschio abbia fine in questo campo, dove è in gioco la sovranità popolare; che il maschio, avido e vizioso, ha anche ridotto al minimo, al voto ogni tre quattro anni, su liste prefissate; non elezioni primarie in cui il popolo stabilisca lui i candidati; non mandato imperativo con cui li controlli (escluso dalla Costituzione).

L’obiezione consueta, che la donna deve crescere e conquistare lei quelle quote è solo un pretesto del maschio che col potere politico, con le clientele, coi media impedisce quella crescita e quella conquista.

 

La seconda concerne il cognome dei figli. Perché ai i figli dev’essere imposto il solo cognome del padre? Si portino i due cognomi, come avviene in altri paesi, se coi due cognomi si vuole accentuare il carattere familiare; alla generazione seguente uno dei due sarà sostituito dal cognome del nuovo partner e genitore. Nessuna complicazione. Le successioni e le stirpi nutrivano lo sregolato orgoglio della società aristocratica, ma perdono ogni senso di fronte alla dignità e al diritto della donna.  

Lecce, l’8 marzo 2010

 

 

                                    (Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone , al Card. Angelo Bagnasco , ai Card. Angelo Scola  e Dionigi Tettamanzi  

Continua la persecuzione degli omosessuali

 

Nelle scorse settimane alcuni vescovi sono intervenuti pubblicamente contro l’omosessualità come disordine e peccato, cui devono essere negati i sacramenti ecc. Così l’emerito di Pistoia Simone Scatizzi, e quello di Grosseto Giacomo Babini, e prima ancora il vescovo di Troia Francesco Zarrillo. La stampa ne ha parlato ampiamente, e nessuno è intervenuto con una parola chiarificatrice.

 

La dottrina tradizionale, che per due millenni ha emarginato e perseguitato gli omosessuali, parte dal principio di natura, ritenendo che solo l’unione naturale tra i due sessi sia retta, mentre l’omosessualità costituirebbe un peccato contro natura.

La chiesa olandese, già da oltre cinquant’anni, e in seguito la chiesa statunitense, al seguito di una ricerca affidata dai vescovi ad una commissione di teologi, ritiene che l’omosessualità sia una condizione, instaurata da un  processo per lo più psicologico, che non ha valenza morale; e nella quale la persona compie, e ha diritto di compiere, la sua integrazione affettiva e sessuale. La quale porta amore nel mondo.

Altre chiese hanno maturato questa posizione, anche se non la proclamano.

Il principio di natura non basta a dirimere certe questioni morali; perché la natura talvolta vien meno – come anche nel caso della procreazione assistita – e allora la persona deve intervenire per gestirne le funzioni in ordine al suo bene. Né si può dire che la natura rappresenti in ogni caso la legge divina perché Dio è anche autore della persona e della sua coscienza e scienza e capacità di decisione.

 

Il Movimento spera che questa persecuzione, dopo due millenni, abbia fine; che lo spirito illuminato di alcune chiese possa essere accolto dal Vaticano e dalla chiesa universale.

Lecce, il 28 febbraio 2010

 

 

                                                                     

                                                                          (Al Presidente Barack Obama, al Vicepresidente Joe Biden, Al Sefretario di Stato Hillary Rodham Clinton

No all’egemonia degli USA nel mondo

 

In una lettera del 26/01/2010, inviata dalla Casa Bianca a noi – e certo a molti altri – a firma di Valerie Jarrett, Senior Advisor del Presidente, si dice “ricostruire l’economia […] e ristabilire la ledership dell’America nel mondo”.

Si tratta dunque di ristabilire nel mondo la leadership, l’egemonia degli USA nel mondo.

Qui sta l’errore finora commesso.

Nessun popolo, nessuno stato deve pretendere alla leadership, all’egemonia sugli altri stati. In particolare gli stati grandi, popolosi, ricchi – come gli USA, la Russia, la Cina – che a questo sono più facilmente tentati.

 

Dev’essere invece riconosciuto il principio di eguaglianza di tutti i popoli e gli stati nella dignità e nel diritto; quindi nell’autonomia politica. Di tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri.

Una sola leadership può essere riconosciuta, una sola autorità che quell’autonomia non contrasta,  quella dell’Onu, cioè della comunità planetaria dei popoli e degli stati stessi.

Per gli USA la conseguenza è che, riconoscendo questo principio, essi devono abbattere le strutture egemoniche  che hanno edificato ovunque nel mondo; e cioè

le basi militari sparse ovunque con enorme dispendio;

le flotte che incrociano ovunque  nei mari e negli oceani.

E che sono state finora una tentazione di guerra, e in realtà hanno portato a due guerre sanguinose, guerre ingiuste perché la guerra nella sua atroce inumanità è sempre ingiusta;

e perché violavano l’autonomia di stati sovrani;

e violavano infine il fondamentale principio sottoscritto dagli USA nel Trattato dell’Onu, che i conflitti tra popoli devono sempre essere risolti con la trattativa, mai con la guerra.

 

Gli Usa, e il Presidente Obama in particolare – che si è posto come Presidente di pace, e ha anche avuto il Premio Nobel per la pace – deve farsi promotore, specie presso i grandi stati come Russia e Cina,  di un’azione di rinunzia ad ogni pretesa di egemonia; un’azione che porti i popoli a riconoscersi in una universale fraternità umana.

Lecce, il 15 febbraio 2010

 

 

 

                                                              (Al Presidente dell’IDV Antonio Di Pietro, al Segretario PD Pier Luigi Bersani

No a chi ha pendenze con la giustizia

 

Stupisce che questi due partiti presentino come candidato alla presidenza della regione Campania un personaggio come Vincenzo De Luca che è imputato in due processi; imputato di concorso in falso, di truffa, di tentata concussione. Che in particolare lo faccia Antonio Di Pietro, ex magistrato, severo censore dei politici compromessi con la giustizia, a cominciare da Berlusconi.

 

Il principio che dev’essere osservato con rigore: nessuno che abbia problemi di giustizia può essere eletto a rappresentare il popolo nella gestione della cosa pubblica. Anche solo l’avviso di garanzia, il candidato dev’essere  moralmente e giuridicamente irreprensibile.

Innanzitutto chi viene eletto al Parlamento, che ha la responsabilità della legge, non può essere egli stesso un trasgressore, un prevaricatore della legge; e chi è al governo della nazione, cioè all’esecutivo, e la legge la deve eseguire  e far eseguire. Ma anche chi è al governo della Regione, della Provincia, del Comune, ed è responsabile della legge in quell’ambito.

A quanto pare manca nei vostri partiti, che pur dovrebbero essere i migliori, in un quadro piuttosto squallido, la chiarezza e la coerenza nei principi che devono guidare l’azione politica.

Un quadro squallido, a cominciare dal premier che è da sempre carico di processi; e dai suoi compagni e alleati che gli votano le leggi per evitargli quei processi; leggi inique, e da tutti gli inquisiti e condannati che stanno nella gestione del pubblico.

Una vergogna per l’Italia, se si pensa che Helmut Kohl, leader del partito cristiano-democratico tedesco, appena accusato di finanziamento illecito del partito rassegnò le dimissioni. E lo stesso fece Strauss-Kahn in Francia, membro del governo socialista.

 

Con questa condiscendenza Di Pietro ha perso la faccia, non può più presentarsi come il campione di una politica di alto livello morale e giuridico.

Quanto al Partito Democratico, l’aveva già persa in più occasioni, a cominciare dall’ambita alleanza con Casini, figura ambigua che come presidente della Camera aveva fatto approvare tutte le leggi inique di Berlusconi.

Questi partiti rappresentano per la nazione italiana una speranza: i loro leader sono pregati di non guastarli del tutto.

Lecce, il 7 febbraio 2010

 

 

 

                                                                       (Au Président de la Cour Européenne des Droits de l’homme Monsieur Jean-Paul Costa, au Vice-président Christos Rozakis

                                                                        aux Juges Françoise Tulkens et Vladimiro Zagrebelsky

Présence du Crucifix et laïcité de l’État

 

La présence en Italie du crucifix dans les écoles et les bureaux publics, en particulier dans les tribunaux, dans ces dernières années a été un objet de conflits. En  particulier dans le mois de Novembre dernier la Cour de Strasbourg a condamné la présence du crucifix dans les salles de classe italiennes ; elle l’a considéré  comme contraire au droit des parents d´éduquer leurs enfants selon leurs convictions et au droit des enfants à la liberté de religion.

 

Le Mouvement estime qu'il convient de faire quelques considérations.
L’État est laïque parce que son pouvoir se constitue par une cession de pouvoir des citoyens, non par une puissance divine qui lui est transmise par l'Église ; ce que l'Église a revendiqué pendant la plupart du deuxième millénaire de notre ère (voir le fameux textes de Grégoire VII, Innocent III, Boniface VIII). Un pouvoir, donc, qui n’a pas des racines religieuses, mais il est autonome, il est autre du pouvoir religieux.

 

L'État, cependant, est une expression de la société civile, avec son histoire, sa tradition, sa foi.
Ainsi, la société italienne est une société chrétienne-catholique, avec des franges d'autres confessions et religions ; avec une couche agnostique et athée, qui est d'environ de 5%. Donc, elle est une société chrétienne dans sa grande majorité, même si la pratique rituelle est plus faible, et les décisions de la hiérarchie sont souvent contestées, selon la liberté de conscience.

C’est pourquoi l'État italien reconnaît le dimanche comme un jour de repos et de fête. Il reconnaît les fêtes chrétiennes majeures, à commencer par Noël et Pâques. Il reconnaît à l'Église une contribution économique. Et la présence du crucifix doit être placée dans ce contexte expressif d'une société chrétienne, tandis qu’il constitue une présence de grande valeur humaine, qui parle du rôle et de la puissance rédemptrice du sacrifice. C’est là sa valeur éducatrice et formative dans l’école. Pour tout le monde.

 

Sa présence ne contredit pas l'État laïc, qui exprime et doit exprimer cette société ; ni elle est offensant pour les autres religions et confessions minoritaires ou marginales ; quand même leur esprit devrait les conduire à partager d’une certaine façon la religion chrétienne et ses formes.

Elle n’offense pas  les esprits agnostiques et athées, qui sont plutôt tenus de respecter la religion des autres ; comme le religieux doit respecter la conscience athée. Dans le moderne esprit de tolérance et de fraternité universelle de l'homme.
Lecce, le 25 Janvier 2010

 

                                                    

 

                                                  (Al Presidente del CSM Giorgio Napolitano, al Vicepresidente Nicola Mancino, al Presidente della Corte Costituzionale Francesco Amirante

                                                      al Segr. del  PD Pier Luigi Bersani

Presenza del Crocifisso e laicità dello Stato

 

La presenza del Crocifisso nelle scuole e nei pubblici uffici, in particolare nei tribunali, è stata negli ultimi anni oggetto di contestazione. Nel 2003 il ricorso di Adel Smith; nel novembre scorso l’intervento della Corte di Strasburgo; nei giorni scorsi il rifiuto del giudice Luigi Tosti.

Si è detto che era contro la libertà di religione, offensiva dei non credenti, contraria alla laicità dello Stato.

 

Il Movimento ritiene opportuno fare alcune considerazioni.

Lo Stato è laico in quanto il suo potere si costituisce per una cessione di potere dei cittadini, non per un potere divino trasmessogli attraverso la Chiesa; come la Chiesa stessa pretese per buona parte del secondo millennio dell’era volgare (si vedano i testi di Gregorio VII, Innocenzo III, Bonifacio VIII). Un potere, dunque, che non ha radici religiose ma è autonomo, e altro da ogni potere religioso.

Lo Stato è però l’espressione di una società civile, con la sua storia, la sua tradizione, la sua fede.

Così la società italiana è una società cristiano-cattolica, con frange di altre confessioni e religioni,

e con uno strato agnostico-ateo che si aggira sul 5%. Perciò è una società cristiana nella sua stragrande maggioranza, anche se la pratica rituale è più bassa, e le decisioni della gerarchia sono talora contestate; in base alla libertà di coscienza.

Perciò lo Stato italiano riconosce come giorno di riposo e di festa la domenica. Perciò riconosce le grandi feste cristiane a cominciare dal Natale e dalla Pasqua. Perciò riconosce alla Chiesa un contributo economico. E la presenza del Crocifisso si colloca in questo contesto espressivo di una società cristiana, mentre costituisce una presenza di  grande valore umano, che parla del ruolo e della potenza redentrice del sacrificio.

 

Non contrasta la laicità dello Stato che esprime e deve esprimere quella società; né è offensiva di altre religioni e confessioni minoritarie o marginali; che anzi il loro spirito dovrebbe portarle a condividere in qualche misura la religiosità cristiana e le sue forme. Né offende gli spiriti agnostici ed atei che sono piuttosto tenuti al rispetto della religiosità altrui; come il religioso al rispetto della coscienza atea. Nel moderno spirito di tolleranza e di universale fraternità umana.

Lecce, il 25 gennaio 2010

 

 

                                        (Al Ministro dell’Interno Roberto Maroni, al Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, ai Segretari di Cgil, Cisl, Uil GuglielmoEpifani                                   Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti

Basta con lo sfruttamento inumano degl’immigrati

 

I fatti di Rosario hanno messo in evidenza la situazione inumana in cui si trovano gruppi di lavoratori immigrati in Italia. In Calabria, ma un’inchiesta de “L’espresso” aveva denunziato un fatto analogo in Puglia.

A Rosarno nessuno controllava nulla? e in Puglia, nel Tavoliere? e altrove?

Questa situazione costituisce un crimine e una vergogna per la nazione, e andrebbe portata alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

 

Il Ministro Maroni si occupa solo della repressione;

il Ministro del lavoro Sacconi non batte ciglio;

l’uno e l’altro, come il governo e l’intera maggioranza ovunque in Italia, non si curano del fatto che questi immigrati hanno la stessa dignità e diritto di ogni persona umana;

non solo, ma sono lavoratori che apportano un contributo essenziale all’economia e alla vita italiana.

 

Lo scandalo più grave è che non se ne curi il sindacato; per cui ci si chiede se se tuteli tutti i lavoratori o solo gl’italiani, i bianchi, con un comportamento razzista.

Gl’immigrati sono lavoratori, il sindacato ha il dovere di occuparsi di loro, di sindacalizzarli, di tutelarli, di coinvolgerli nella lotta.

Se non si muovono gli enti pubblici, il sindacato li deve sollecitare:

per i controlli circa le condizioni di lavoro e circa il salario;

per l’abitazione: le condizioni disumane dei loro alloggi  non devono più essere tollerate.

Per di più in Italia non esiste il salario minimo garantito, che esiste in più di 20 stati, e che in Francia per il 2010 è di 8,86 euro lordi all’ora, e viene aggiornato ogni anno. Il sindacato deve impegnarsi affinché sia introdotto al più presto.

Lecce, il 18 gennaio 2010

 

 

                                                   (Al Romano Pontefice Benedetto XVI, al Card. Tarcisio Bertone, al Card. Angelo Bagnasco , ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi

Chiesa e immigrati: principio fraterno, principio di accoglienza

 

Nei fatti di Rosarno è emerso un comportamento intollerabile non solo degl’imprenditori che sfruttavano indegnamente gl’immigrati con 25 euro per 10 ore di lavoro, senza assicurare loro un alloggio decente; questi supersfruttatori; ma del buon popolo cristiano che, di fronte ad una giusta rivolta, li ha disprezzati, li ha sopraffatti, li ha scacciati.

Non si tratta più dunque solo del razzismo leghista o della legge Bossi-Fini, né del Centrodestra che ha fatto dell’immigrazione cosiddetta clandestina un reato, e che nei comuni in cui amministra li sottopone a vessazioni varie. Si tratta del buon popolo cristiano in massa.

 

Richiamarli alla dignità della persona umana, come ha fatto il Papa, non basta.

La Chiesa ha ben altri principi, che sarebbe suo dovere annunziare perché appartengono all’essenza stessa dell’evangelo: il principio fraterno, e cioè che quest’immigrati che ricorrono a noi sono nostri fratelli bisognosi, che è nostro dovere accogliere e soccorrere.

E quindi il principio di accoglienza: per cui questi  immigrati devono da noi, dal popolo cristiano, essere accolti soccorrendo ai loro bisogni essenziali, a quelli che sono i bisogni primari di ogni essere umano: vitto, vestito, abitazione, lavoro.

Principi, poi, che nella loro umanità valgono per ogni essere umano; ma per i cristiani con somma urgenza perché sono l’essenza stessa del cristianesimo.

 

Al contrario, in tutta questa dolorosa vicenda dell’immigrazione che dura da oltre vent’anni, non si è mai udito né il Papa né l’Episcopato proclamare il principio di accoglienza; proclamarlo con forza in quanto essenziale; richiamarvi il popolo cristiano come ad un dovere supremo, richiamarvi il ricco Nord che di questi immigrati ha bisogno e che sfrutta indegnamente.

Eppure la Chiesa sarebbe in grado di mutare il comportamento della gente in quanto ha una presenza capillare. Se tutti i vescovi annunziassero il principio di accoglienza fraterna; e tutti i parroci, e tutti i frati e tutte le suore coi loro conventi e collegi e ospedali ed ospizi e opere innumerevoli.

Perché non lo fa? perché non annunzia l’evangelo?

Lecce, l’11 gennaio 2010

 

 

                                                        (Al Presidente PD Rosy Bindi, al Segretario Pier Luigi Bersani, a Dario Franceschini

La politica ambigua del PD

 

Ci si chiede quale linea politica ed etica stia seguendo il PD, quale coerenza coi principi della Sinistra (ora che si è liberato dall’ambiguo Centro Rutelliano), principi di onestà, di autentica vicinanza al mondo del lavoro, di giustizia.

 

In Puglia non sostiene Vendola, persona retta, cristiano sincero e non pseudocattolico, che ha governato con chiarezza e decisione in un ambienti e momenti difficili, e gode la fiducia della gente.

Non lo sostiene perché avversato da Casini col quale vuole allearsi.

Casini che ha votato e fatto votare, quando era presidente della Camera, tutte le leggi inique di Berlusconi, a cominciare dal falso in bilancio.

Che pretende di essere leader di un partito cristiano ma di cristiano non ha nulla, semmai di pseudocattolico paravaticano; non ha nessun programma credibile né svolge nessuna azione efficace; non ha nulla a che vedere con la Sinistra, coi suoi principi e ideali.

 

Questo PD continua a condurre una sterile polemica con l’Italia dei valori e Di Pietro, che dovrebb’essere suo naturale alleato in quanto persegue una linea di onestà morale e politica; e la persegue con forza. O forse al PD non piace perché ostacolerebbe l’illusiva collaborazione con Berlusconi? quella di cui s’illude anche Napolitano?

Di questo passo che consenso può raccogliere il PD? quando non si riesce neppure a capire cos’è e  cosa vuole? quando si allea coi disonesti?

Lecce, il 4 gennaio 2010