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Bocca di rosa

Andrea

Giugno '73

Un giudice

La guerra di Piero

Il pescatore

Zirichiltaggia

La canzone di Marinella

Volta la carta

Amico fragile


 

BOCCA DI ROSA

La chiamavano Bocca di Rosa
metteva l'amore metteva l'amore
la chiamavano Bocca di Rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa

Appena scesa alla stazione
del paesino di Sant'Ilario
tutti s'accorsero con uno sguardo
che non si trattava d'un missionario

C'è chi l'amore lo fa per noia
chi se lo scegliere per professione
Bocca di Rosa né l'uno né l'altro
lei lo faceva per passione

Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie

E fu così che da un giorno all'altro
Bocca di Rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso

Ma le comari d'un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva

Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio

Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli senza più voglie
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto

E rivolgendosi alle contenute
le apostrofò con parole argute:
"Il furto d'amore sarà punito"
disse "dall'ordine costituito"

E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"Quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare"

Ed arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
ed arrivarono quatto gendarmi
con i pennacchi e con le armi

Spesso gli sbirri e i carabinieri
al proprio dovere vengono meno
ma non quando sono in alta riforme
e l'accompagnano al primo treno

Alla stazione c'erano tutti
dal commissario al sacrestano
altra stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano

A salutare chi per un poco
senza pretese senza pretese
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese

C'era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva: "Addio Bocca di Rosa
con te se ne parte la primavera"

Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca

E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi manda un bacio chi getta un fiore
chi si prenota per due ore

Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione

E con la Vergine in prima fila
e Bocca di Rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967




ANDREA

Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare
Andrea s'è perso s'è perso e non sarà tornare
Andrea aveva un amore Riccioli neri
Andrea aveva un dolore Riccioli neri.

C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera
C'era scritto e la firma era d'oro era firma di re
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

Occhi di bosco contadino del regno profilo francese
Occhi di bosco soldato del regno profilo francese
E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla più rara
E Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura.

Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava Riccioli neri nel cerchio del pozzo
Il secchio gli disse - Signore il pozzo è profondo
più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.

Testo: F.De Andrè – M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978



GIUGNO '73

Tua madre ce l'ha molto con me
perché sono sposato e in più canto
però canto bene e non so se tua madre
sia altrettanto capace a vergognarsi di me.

La gazza che ti ho regalato
è morta, tua sorella ne ha pianto,
quel giorno non avevano fiori, peccato,
quel giorno vendevano gazze parlanti.
E speravo che avrebbe insegnato a tua madre
A dirmi "Ciao come stai ", insomma non proprio a cantare
per quello ci sono già io come sai.

I miei amici sono tutti educati con te
però vestono in modo un po' strano
mi consigli di mandarli da un sarto e mi chiedi
"Sono loro stasera i migliori che abbiamo ".
E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa
Nell'imbuto di un polsino slacciato.
I miei amici ti hanno dato la mano,
li accompagno, il loro viaggio porta un po' più lontano.

E tu aspetta un amore più fidato
il tuo accendino sai io l'ho già regalato
e lo stesso quei due peli d'elefante
mi fermavano il sangue
li ho dati a un passante.

Poi il resto viene sempre da sé
i tuoi "Aiuto" saranno ancora salvati
io mi dico è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati.

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1975



 

UN GIUDICE

Cosa vuol dire avere

un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi

e le battute della gente,

o la curiosità

d'una ragazza irriverente

che vi avvicina solo

per un suo dubbio impertinente:

vuole scoprir se è vero

quanto si dice intorno ai nani,

che siano i più forniti

della virtù meno apparente,

fra tutte le virtù

la più indecente

 

Passano gli anni, i mesi,

e se li conti anche i minuti,

è triste trovarsi adulti

senza essere cresciuti;

la maldicenza insiste,

batte la lingua sul tamburo

fino a dire che un nano

è una carogna di sicuro

perché ha il cuore troppo

troppo vicino al buco del culo

 

Fu nelle notti insonni

vegliate al lume del rancore

che preparai gli esami

diventai procuratore

per imboccar la strada

che dalle panche d'una cattedrale

porta alla sacrestia

quindi alla cattedra d'un tribunale

giudice finalmente,

arbitro in terra del bene e del male

 

E allora la mia statura

non dispensò più buonumore

a chi alla sbarra in piedi

mi diceva "Vostro Onore",

e di affidarli al boia

fu un piacere del tutto mio,

prima di genuflettermi

nell'ora dell'addio

non conoscendo affatto

la statura di Dio

 
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
Anno di pubblicazione: 1971




 

LA GUERRA DI PIERO

Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi

 

"Lungo le sponde del mio torrente

voglio che scendano i lucci argentati,

non più i cadaveri dei soldati

portati in braccio dalla corrente"

Così dicevi ed era d'inverno

e come gli altri verso l'inferno

te ne vai triste come chi deve

il vento ti sputa in faccia la neve

 

Fermati Piero fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po' addosso

dei morti in battaglia ti porti la voce

chi diede la vita ebbe in cambio una croce

Ma tu non lo udisti e il tempo passava

con le stagioni a passo di giava

ed arrivasti a varcar la frontiera

in un bel giorno di primavera

 

E mentre marciavi con l'anima in spalle

vedesti un uomo in fondo alla valle

che aveva il tuo stesso identico umore

ma la divisa di un altro colore

 

Sparagli Piero sparagli ora

e dopo un colpo sparagli ancora

fino a che tu non lo vedrai esangue

cadere in terra a coprire il suo sangue

"E se gli sparo in fronte o nel cuore

soltanto il tempo avrà per morire,

ma il tempo a me resterà per vedere,

vedere gli occhi di un uomo che muore"

 

E mentre gli usi questa premura

quello si volta ti vede ha paura

ed imbracciata l'artiglieria

non ti ricambia la cortesia

 

Cadesti a terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che il tempo non ti sarebbe bastato

a chieder perdono per ogni peccato

 

Cadesti a terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che la tua vita finiva quel giorno

e non ci sarebbe stato ritorno

 

"Ninetta mia crepare di maggio

ci vuole tanto troppo coraggio

Ninetta bella dritto all'inferno

avrei preferito andarci in inverno"

 

E mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi il fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole

 

Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia all'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1964




IL PESCATORE

All'ombra dell'ultimo sole
s'era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso

Venne alla spiaggia un assassino
due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura
eran gli specchi di un'avventura

E chiese al vecchio: "Dammi il pane
ho poco tempo e troppa fame"
e chiese al vecchio: "Dammi il vino
ho sete e sono un assassino"

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
non si guardò neppure intorno
ma versò il vino e spezzò il pane
per chi diceva ho sete e ho fame

E fu il calore d'un momento
poi via di nuovo verso il vento
davanti agli occhi ancora il sole
dietro alle spalle un pescatore

Dietro alle spalle un pescatore
e la memoria è già dolore
è già il rimpianto di un aprile
giocato all'ombra di un cortile

Vennero in sella due gendarmi
vennero in sella con le armi
chiesero al vecchio se lì vicino
fosse passato un assassino

Ma all'ombra dell'ultimo sole
s'era assopito il pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1970




ZIRICHILTAGGIA

Di chissu che babbu ci ha lacátu la meddu palti ti sei presa
lu muntiggiu rúiu cu lu súaru li àcchi sulcini lu trau mannu
e m'hai laccatu monti múccju e zirichèlti

Ma tu ti sei tentu lu riu e la casa e tuttu chissu che v'era 'ndrentu
li piri butìrro e l'oltu cultiato e dapói di sei mesi che mi n'era 'ndatu
parìa un campusantu bumbaldatu

Ti ni sei andatu a campà cun li signuri fènditi comandà da to mudderi
e li soldi di babbu l'hai spesi tutti in cosi boni, midicini e giornali
che to fiddòlu a cattr'anni aja jà l'ucchjali

Ma me muddèri campa da signora a me fiddòlu cunnosci più di milli paráuli
la tòja è mugnedi di la manzàna a la sera
e li toi fiddòli so brutti di tarra e di lozzu
e andaràni a cuiuàssi a calche ziràccu

Candu tu sei paltutu suldatu piagnii come unu stèddu
e da li babbi di li toi amanti t'ha salvatu tu fratèddu
e si lu curàggiu che t'è filmatu è sempre chiddu
chill'èmu a vidi in piazza ca l'ha più tostu lu murro
e pa lu stantu ponimi la faccia in culu

Testo: F.De Andrè – M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978

ZIRICHILTAGGIA (Traduzione)

Di quello che papà ci ha lasciato la parte migliore ti sei presa
la collina rosa con il sughero le vacche sorcine e il toro grande
e m'hai lasciato pietre, cisto e lucertole

Ma tu ti sei tenuto il ruscello e la casa e tutto quello che c'era dentro
le pere butirre e l'orto coltivato e dopo sei mesi che me n'ero andato
sembrava un cimitero bombardato

Te ne sei andato a vivere coi signori, facendoti comandare da tua moglie
e i soldi di papà li hai spesi tutti in dolciumi, medicine e giornali
che tuo figliolo a quattro anni aveva già gli occhiali

Mia moglie vive da signora e mio figlio conosce più di mille parole
la tua munge da mattina a sera e le tue figlie sono sporche di terra
e di letame e andranno a sposarsi a qualche servo pastore

E tu quando sei partito soldato piangevi come un bambinetto
e dai padri delle tue amanti t'ha salvato tuo fratello
e se il coraggio che ti è rimasto è sempre quello ce la vedremo in piazza
chi ha la testa dura e nel frattempo mettimi la faccia in culo
 



 

LA CANZONE DI MARINELLA

Questa di Marinella è la storia vera

che scivolò nel fiume a primavera

ma il vento che la vide così bella

dal fiume la portò sopra una stella

 

Sola senza il ricordo di un dolore

vivevi senza il sogno di un amore

ma un Re senza corona e senza scorta

bussò tre volte un giorno alla tua porta

 

Bianco come la luna il suo cappello

come l'amore rosso il suo mantello

tu lo seguisti senza una regione

come un ragazzo segue l'aquilone

 

E c'era il sole e avevi gli occhi belli

lui ti baciò le labbra ed i capelli

c'era la luna e avevi gli occhi stanchi

lui pose le sue mani sui tuoi fianchi

 

Furono baci e furono sorrisi

poi furono soltanto i fiordalisi

che videro con gli occhi delle stelle

fremere al vento e ai baci la tua pelle

 

Dicono poi che mentre ritornarvi

nel fiume, chissà come, scivolavi

e lui che non ti volle creder morta

bussò cent'anni ancora alla tua porta

 

Questa è la tua canzone Marinella

che sei volata in cielo su una stella

e come tutte le più belle cose

vivesti solo un giorno come le rose

e come tutte le più belle cose

vivesti solo un giorno come le rose

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1964





VOLTA LA CARTA

C'è una donna che semina il grano
volta la carta si vede il villano
il villano che zappa la terra
volta la carta viene la guerra
per la guerra non c'è più soldati
a piedi scalzi son tutti scappati
Angiolina cammina cammina sulle sue scarpette blu
carabiniere l'ha innamorata volta la carta e lui non c'è più
carabiniere l'ha innamorata volta la carta e lui non c'è più

C'è un bambino che sale un cancello
ruba ciliege e piume d'uccello
tira sassate non ha dolori
volta la carta c'è il fante di cuori
il fante di cuori che è un fuoco di paglia
volta la carta il gallo ti sveglia
Angiolina alle sei di mattina s'intreccia i capelli con foglie d'ortica
ha una collana di ossi di pesca la gira tre volte intorno alle dita
ha una collana di ossi di pesca la conta tre volte in mezzo alle dita

Mia madre ha un mulino e un figlio infedele
gli inzucchera il naso di torta di mele
mia madre e il mulino son nati ridendo
volta la carta c'è un pilota biondo
pilota biondo camicie di seta
cappello di volpe sorriso da atleta
Angiolina seduta in cucina che piange, che mangia insalata di more
Ragazzo straniero ha un disco d'orchestra che gira veloce che parla d'amore
Ragazzo straniero ha un disco d'orchestra che gira che gira che parla d'amore

Madamadorè ha perso sei figlie
tra i bar del porto e le sue meraviglie
Madamadorè sa puzza di gatto
volta la carta e paga il riscatto
paga il riscatto con le borse degli occhi
piene di foto di sogni interrotti
Angiolina ritaglia giornali si veste da sposa canta vittoria
chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria
chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria

Testo: F.De Andrè – M.Bubola
Anno di pubblicazione: 1978



AMICO FRAGILE

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d'attenzione e d'amore
troppo, "Se mi vuoi bene piangi "
per essere corrisposti,
valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo "Mi ricordo":
per osservarvi affittare un chilo d'era
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio,
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità:
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi,
ero molto più curioso di voi

E poi sorpreso dai vostri "Come sta"
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"
"Lo sa che io ho perduto due figli"
"Signora lei è una donna piuttosto distratta"

E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell'ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra

E poi seduto in mezzo ai vostri "arrivederci",
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a farle spalancarsi la bocca.
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo.
Potevo chiedere come si chiama il vostro cane
Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1974