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La canzone di Marinella

Il gorilla

La ballata dell'eroe

S'i fossi foco (da un sonetto di Cecco Angiolieri)

Amore che vieni amore che vai

La guerra di Piero

Il testamento

Nell'acqua della chiara fontana

La ballata del Michè

Il re fa rullare i tamburi

 

LA CANZONE DI MARINELLA

Questa di Marinella è la storia vera

che scivolò nel fiume a primavera

ma il vento che la vide così bella

dal fiume la portò sopra una stella

 

Sola senza il ricordo di un dolore

vivevi senza il sogno di un amore

ma un Re senza corona e senza scorta

bussò tre volte un giorno alla tua porta

 

Bianco come la luna il suo cappello

come l'amore rosso il suo mantello

tu lo seguisti senza una regione

come un ragazzo segue l'aquilone

 

E c'era il sole e avevi gli occhi belli

lui ti baciò le labbra ed i capelli

c'era la luna e avevi gli occhi stanchi

lui pose le sue mani sui tuoi fianchi

 

Furono baci e furono sorrisi

poi furono soltanto i fiordalisi

che videro con gli occhi delle stelle

fremere al vento e ai baci la tua pelle

 

Dicono poi che mentre ritornarvi

nel fiume, chissà come, scivolavi

e lui che non ti volle creder morta

bussò cent'anni ancora alla tua porta

 

Questa è la tua canzone Marinella

che sei volata in cielo su una stella

e come tutte le più belle cose

vivesti solo un giorno come le rose

e come tutte le più belle cose

vivesti solo un giorno come le rose

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1964

 

IL GORILLA

Sulla piazza d'una città la gente guardava con ammirazione

un gorilla portato là dagli zingari d'un baraccone

con poco senso del pudore le comari di quel rione

contemplavano l'animale non dico come non dico dove

 Attenti al gorilla 
 

 D'improvviso la grossa gabbia dove viveva l'animale
s'apri di schianto non solo perché fosse l'avevano chiusa male

la bestia uscendo fuori di là disse: "Quest'oggi me la levo"

parlava della verginità di cui ancora viveva schiavo

 Attenti al gorilla

 

Il padrone si mise a urlare: "Il mio gorilla fate attenzione

non ha veduto mai una scimmia potrebbe fare confusione"

tutti i presenti a questo punto fuggirono in ogni direzione

anche le donne dimostrando la differenza fra idea e azione

 Attenti al gorilla

 

Tutta la gente corre di fretta di qua e di là con grande foga

si attardano solo una vecchietta e un giovane giudice con la toga

visto che gli altri avevano squagliato il quadrumane accelerò

e sulla vecchia e sul magistrato con quattro salti si portò

 Attenti al gorilla

 

"Bah" sospirò pensando la vecchia "che io fossi ancora desiderata

sarebbe cosa alquanto strana e più che altro non sperata"

"Che mi si prenda per una scimmia" pensava il giudice col fiato corto

"non è possibile questo è sicuro" - il seguito prova che aveva torto

 Attenti al gorilla

 

Se qualcuno di voi dovesse costretto con le spalle al muro

violare un giudice od una vecchia della sua scelta sarei sicuro

ma si dà il caso che il gorilla considerato un grandioso fusto

da chi l'ha provato però non brilla né per lo spirito né per il gusto

 Attenti al gorilla

 

Infatti lui sdegnata la vecchia si dirige sul magistrato

lo acchiappa forte per un'orecchia e lo trascina in mezzo a un prato

quello che avvenne tra l'erba alta non posso dirlo per intero

ma lo spettacolo fu avvincente e la suspance ci fu davvero

 Attenti al gorilla

 

Dirò soltanto che sul più bello dello spiacevole e cupo dramma

piangeva il giudice come un vitello negli intervalli gridava "Mamma"

gridava "Mamma" come quel tale cui il giorno prima come ad un pollo

con una sentenza un po' originale aveva fatto tagliare il collo

 Attenti al gorilla

 
Testo: F.De Andrè
(traduzione di “Le gorille” di G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1968

 


 

LA BALLATA DELL'EROE

Era partito per fare la guerra

per dare il suo aiuto alla sua terra

gli avevano dato le mostrine e le stelle

e il consiglio di vendere cara la pelle

 

E quando gli dissero di andare avanti

troppo lontano si spinse a cercare la verità

ora che è morto la Patria si gloria

d'un altro eroe alla memoria

 

Ma lei che lo amava aspettava il ritorno

d'un soldato vivo d'un eroe morto che ne farà?

se accanto nel letto le è rimasta la gloria

d'una medaglia alla memoria

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1961

 


 

S'I' FOSSE FOCO
(da un sonetto di Cecco Angiolieri)

S'i' fosse foco arderéi 'l mondo

s' i' fosse vento lo tempesterei

s'i' fosse acqua i' l'annegherei

s'i' fosse Dio mandereil'en profondo

 

S'i' fosse papa, sare' allor giocondo

tutti i cristïani imbrigherei

s'i' fosse 'mperator sa' che farei

a tutti mozzarei lo capo a tondo

 

S'i fosse morte, andarei da mio padre

s'i' fosse vita fuggirei da lui

similemente farìa da mi' madre

s'i' fosse Cecco com'i' sono e fui

torrei le donne giovani e leggiadre

e vecchie e laide lasserei altrui

 

S'i' fosse foco arderéi 'l mondo

s' i' fosse vento lo tempesterei

s'i' fosse acqua i' l'annegherei

s'i' fosse Dio mandereil'en profondo

 

Testo: Un sonetto di Cecco Angiolieri
Anno di pubblicazione: 1968



 

AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI

Quei giorni perduti a rincorrere il vento

a chiederci un bacio e volerne altri cento

un giorno qualunque li ricorderai

amore che fuggi da me tornerai

un giorno qualunque li ricorderai

amore che fuggi da me tornerai

E tu che con gli occhi di un altro colore

mi dici le stesse parole d'amore

fra un mese, fra un anno, scordate le avrai

amore che vieni da me fuggirai

fra un mese, fra un anno, scordate le avrai

amore che vieni da me fuggirai

Venuto dal sole o da spiagge gelate

perduto in novembre o col vento d'estate

io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai

amore che vieni, amore che vai

io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai

amore che vieni, amore che vai

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1966
 

LA GUERRA DI PIERO

Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi

 

"Lungo le sponde del mio torrente

voglio che scendano i lucci argentati,

non più i cadaveri dei soldati

portati in braccio dalla corrente"

Così dicevi ed era d'inverno

e come gli altri verso l'inferno

te ne vai triste come chi deve

il vento ti sputa in faccia la neve

 

Fermati Piero fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po' addosso

dei morti in battaglia ti porti la voce

chi diede la vita ebbe in cambio una croce

Ma tu non lo udisti e il tempo passava

con le stagioni a passo di giava

ed arrivasti a varcar la frontiera

in un bel giorno di primavera

 

E mentre marciavi con l'anima in spalle

vedesti un uomo in fondo alla valle

che aveva il tuo stesso identico umore

ma la divisa di un altro colore

 

Sparagli Piero sparagli ora

e dopo un colpo sparagli ancora

fino a che tu non lo vedrai esangue

cadere in terra a coprire il suo sangue

"E se gli sparo in fronte o nel cuore

soltanto il tempo avrà per morire,

ma il tempo a me resterà per vedere,

vedere gli occhi di un uomo che muore"

 

E mentre gli usi questa premura

quello si volta ti vede ha paura

ed imbracciata l'artiglieria

non ti ricambia la cortesia

 

Cadesti a terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che il tempo non ti sarebbe bastato

a chieder perdono per ogni peccato

 

Cadesti a terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che la tua vita finiva quel giorno

e non ci sarebbe stato ritorno

 

"Ninetta mia crepare di maggio

ci vuole tanto troppo coraggio

Ninetta bella dritto all'inferno

avrei preferito andarci in inverno"

 

E mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi il fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole

 

Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia all'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1964


IL TESTAMENTO

Quando la morte mi chiamerà

forse qualcuno prosterà

dopo aver letto nel testamento

quel che gli lascio in eredità

non maleditemi non serve a niente

tanto all'inferno ci sarò già

 

Ai protettori delle battone

lascio un impiego da ragioniere

perché provetti nel loro mestiere

rendano edotta la popolazione

ad ogni fine di settimana

sopra la rendita di una puttana

ad ogni fine di settimana

sopra la rendita di una puttana

 

Voglio lasciare a Biancamaria

che se ne sfrega della decenza,

un attestato di benemerenza

che al matrimonio le spiani la via

con tanti auguri per chi c'è caduto

di conservarsi felice e cornuto

con tanti auguri per chi c'è caduto

di conservarsi felice cornuto

 

Sorella Morte lasciami il tempo

di terminare il mio testamento

lasciami il tempo di salutare

di riverire di ringraziare

tutti gli artefici del girotondo

intorno al letto di un moribondo

 

Signor Becchino mi ascolti un poco

il suo lavoro a tutti non piace

non lo considerano tanto un bel gioco

coprir di terra chi riposa in pace

ed è per questo che io mi onoro

nel consegnare le la vanga d'oro

ed è per questo che io mi onoro

nel consegnare la vanga d'oro

 

Per quella candida vecchia Contessa

che non si muove più dal mio letto

per estirparmi l'insana promessa

di riservarle i miei numeri al lotto

non vedo l'ora di andar fra i dannati

per riferirglieli tutti sbagliati

non vedo l'ora di andar fra i dannati

per riferirglieli tutti sbagliati

 

Quando la morte mi chiederà

di restituirle la libertà

forse una lacrima forse una sola

sulla mia tomba si spenderà

forse un sorriso forse uno solo

dal mio ricordo germoglierà

 

Se dalla carne mia già corrosa

dove il mio cuore ha battuto il tempo

dovesse nascere un giorno una rosa

la do alla donna che mi offrì il suo pianto

per ogni palpito del suo cuore

le rendo un petalo rosso d'amore

per ogni palpito del suo cuore

le rendo un petalo rosso d'amore

 

A te che fosti la più contesa

la cortigiana che non si dà a tutti

ed ora all'angolo di quella chiesa

offri le immagini ai belli ed ai brutti

lascio le note di questa canzone

canto il dolore della tua illusione

a te che sei per tirare avanti

costretta a vendere Cristo e i santi

 

Quando la morte mi chiamerà

nessuno al mondo si accorgerà

che un uomo è morto senza parlare

senza sapere la verità

che un uomo è morto senza pregare

fuggendo il peso della pietà

 

Cari fratelli dell'altra sponda

cantammo in coro giù sulla terra

amammo in cento l'identica donna

partimmo in mille per la stessa guerra

questo ricordo non vi consoli

quando si muore, si muore soli

questo ricordo non vi consoli

quando si muore si muore soli

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1963

 

NELL'ACQUA DELLA CHIARA FONTANA

Nell'acqua della chiara fontana

lei tutta nuda si bagnava

quando un soffio di tramontana

le sue vesti in cielo portava

 

Dal folto dei capelli mi chiese

per rivestirla là di cercare

i rami di cento mimose

e ramo con un ramo intrecciare

 

Volli coprire le sue spalle

tutte di petali di rosa

ma il suo seno era così minuto

che fu sufficiente una rosa

 

Cercai ancora nella vigna

perché a metà non fosse spoglia

ma i suoi fianchi eran così minuti

che fu sufficiente una foglia

 

Le braccia lei mi tese allora

per ringraziarmi un po' stupita

io la presi con tanto ardore

che lei fu di nuovo vestita

 

Il gioco divertì la graziosa

che molto spesso alla fontana

tornò a bagnarsi pregando Dio

per un soffio di tramontana

 
Testo: F.De Andrè
(traduzione di “Dans l'eau de la claire fontaine” di G. Brassens)
Anno di pubblicazione: 1968

 

 

 

LA BALLATA DEL MICHE'

Quando hanno aperto la cella
era già tardi perché
con una corda al collo
freddo pendeva Miché

tutte le volte che un gallo
sento cantar penserò
a quella notte in prigione
quando Miché s'impiccò

stanotte Miché
s'è impiccato a un chiodo perché
non voleva restare vent'anni in prigione
lontano da te

io so che Miché
ha voluto morire perché
ti restasse il ricordo del bene profondo
che aveva per te

se pure Miché
non ti ha scritto spiegando perché
se n'è andato dal mondo tu sai che l'ha fatto
soltanto per te

vent'anni gli avevano dato
la corte decise così
perché un giorno aveva ammazzato
chi voleva rubargli Marì

l
o avevan perciò condannato
vent'anni in prigione a marcir
però adesso che lui s'è impiccato
la porta gli devono aprir

nel buio Miché se n'è andato sapendo che a te
non poteva mai dire che aveva ammazzato
soltanto per te

domani alle tre
nella fossa comune sarà
senza il prete e la messa perché d'un suicida
non hanno pietà

domani Miché
nella terra bagnata sarà
e qualcuno una croce col nome la data
su lui pianterà
e qualcuno una croce col nome e la data
su lui pianterà

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1961

 

 

IL RE FA RULLARE I TAMBURI

Il re fa rullare i tamburi

il re fa rullare i tamburi

vuol scegliere fra le dame

un nuovo e fresco amore

ed è la prima che ha veduto

che gli ha rapito il cuore

 

Marchese la conosci tu

marchese la conosci tu

chi è quella graziosa

ed il marchese disse al re:

"Maestà è la mia sposa"

 

Tu sei più felice di me

tu sei più felice di me

d'aver dama sì bella

signora sì compita

se tu vorrai cederla a me

sarà la favorita

 

Signore se non foste il re

signore se non foste il re

v'intimerei prudenza

ma siete il sire e siete il re

vi devo l'obbedienza

 

Marchese vedrai passerà

marchese vedrai passerà

d'amor la sofferenza

io ti farò nelle mie armate

maresciallo di Francia

 

Addio per sempre mia gioia

addio per sempre mia bella

addio dolce amore

devi lasciarmi per il re

ed io ti lascio il cuore

 

La regina ha raccolto dei fiori

la regina ha raccolto dei fiori

celando la sua offesa

ed il profumo di quei fiori

ha ucciso la marchesa

 

Testo: F.De Andrè
(traduzione di una canzone popolare francese del XIV secolo)
Anno di pubblicazione: 1968