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CASSANO allo JONIO...descrizioni e racconti poetici


A chi, punto dalla carità del natio loco, vuole oggi rintracciarne le sparse vestigia, presenta incolmabili lacune la storia di Cassano: gran parte di essa, specie quella intorno alle origini, sibbene nata prima del campanile, è ferocemente campanilistica.
Vicende di tempi, vandalismi di conquistatori, inerzia di uomini, costituiti in autorità, apatia di studiosi hanno congiurato per stracciare e sperdere al vento dell'oblio le pagine fulgide di gloria, corusche di eroismo, tragiche di sconfitta, nere d'infamia, di cui certo dovette intessersi il canovaccio civile e religioso del nostro paese, che fu uno dei più importanti nei secoli addietro, non solo per la sua antichità, ma anche per la feracità della terra e per le virtù dei figli. Rimasero poche fonti: brandelli di documenti utilizzati dal Lanza nella sua monografia, ormai irreperibile, e dal Minervini della memoria sulla Chiesa di Cassano.
E nient'altro. Da tale deficienza però, spesso, alcuni, con disinvolta faciloneria, si sono creduti il diritto di gabbare la buona fede dei lettori, mettendo in giro fantasiose leggende o conclusioni basate su cervellotiche ipotesi.
Oscure sono le prime origini. Il Lanza la ritiene più antica di Sibari e prova il suo asserto con vari argomenti. Certo esisteva al tempo dei Romani. Non consta però se vi era in quell'epoca una cittadella: le sue rupi e la sua ubicazione ci autorizzano a ritenere di si.
Chi visita Cassano, ne riceve una impressione assai gradita. E' veramente magnifico lo scenario che la inghirlanda. Da levante a ponente, ad anfiteatro aperto sulla risorta piana di Sibari, traverso cui si dilunga, nell'ansia di confondersi con le onde dell'epico Jonio, ancora riecheggiante elleniche sinfonie, il Coscile dalle magiche acque, la incorniciano la minacciosa e nuda maestà della dentata catena appenninica, donde emergono, giganti adorni di selvaggia bellezza, grigiastri, il Pollino e Santa Maria delle Armi; le ondeggianti colline, opulenti di messi, di vigne e di uliveti, e digradanti a valle, quasi a darsi convegno sulle rive dell'Eiano, gli aspri boscosi contrafforti della Sila i quali nelle ramificazioni si stellano di numerosi paesi.
In questo mirabile sfondo, protetta alle spalle da una rupe, l'antico colle Astrolomo, ora Pietra di San Marco, incastonata con bizzarra poesia tra le rocce, arrisa sempre dal sole nascente, in molle declivio, si adima Cassano. La naturale posizione e la prevalenza del bianco all'esterno delle case, arruginite solo nei tetti dall'oltragio delle stagioni, le conferiscono una pittoresca e riposante luminosità.
(da "Foglie che palpitano" di Mons. Francesco Pennini)