Evoluzionisamo e Creazionismo : la tesi degli equilibri punteggiati


ADDIO EVOLUZIONE, L'UOMO RIMARRA' COSI' COM'E'


 Diciamo forse addio per sempre alla teoria dell' evoluzione: l'uomo "rimarra' cosi' com'e' nei secoli dei secoli, senza piu' modifiche sostanziali ne' nella struttura corporea ne' nell'articolazione cerebrale. Ne e' convinto Steve Jones, uno dei piu' rispettati e conosciuti esperti inglesi di genetica. A suo avviso la teoria darwiniana dell'evoluzione, che ha funzionato cosi' bene e cosi' a fondo in passato, sta perdendo colpi nella realta' di fine Millennio e ormai non e' applicabile ai piu' intelligenti bipedi del pianeta. ''L'evoluzione umana e' finita, almeno nel ricco mondo industriale'', argomenta l'esperto, in polemica aperta con la maggior parte dei biologi che danno invece per tuttora valide e operanti le controverse leggi scoperte a meta' del secolo scorso dal geniale Charles Darwin. A detta del professor Jones, il caposaldo numero uno del darwinismo - e cioe' l'esistenza di un brutale processo di selezione naturale in base al quale sopravvivono solo gli esseri piu' forti - non e' piu' presente nella societa' moderna. In altri tempi il ''debole'' sarebbe morto prima di aver figli. Adesso invece ''si riproduce con altrettanta efficienza''. La medicina gli consente non solo di vivere a lungo ma di colmare quasi ogni handicap.

Una delle tesi più note è quella del sociobiologo Niles Eldredge sugli "equilibri punteggiati": Sulla base di tale teoria interpretativa, le specie sono andate incontro a un adattamento filogenetico al territorio, alle condizioni ambientali, alle altre variabili del tempo ( catastrofi che hanno causato gigantesche estinzioni, come quella causata dall' impatto della Terra con un asteroide 65 milioni di anni addietro, che  causò l'estinzione dei dinosauri e la prevalenza dei mammiferi). Quindi a lunghissimi periodi di inazione ( stasi ) che possono durare milioni di anni, subentrano improvvise mutazioni genetiche, che intervengono su meccanismi ormai  cristallizzati mutando radicalmente gli equilibri preesistenti e la stessa immagine del mondo.

 

Concludiamo l’argomento con un brano assai significativo dell’evoluzionista G. Hardin,

«Ci fu un tempo in cui i fossili esistenti dei cavalli sembravano indicare una evoluzione rettilinea dal piccolo al grande, da forme della taglia di un cane a forme della taglia di un cavallo, da animali con denti trituranti semplici ad animali con le cuspidi complicate dei cavalli attuali. Essa pareva lineare, come gli anelli di una catena. Ma questo non durò per molto tempo. Man mano che venivano scoperti nuovi fossili la catena si frantumava. Nella solita rete filogenetica e diveniva sin troppo chiaro che l’evoluzione non era affatto avvenuta in linea retta, ma che (per considerare solo la taglia) i cavalli si erano fatti ora più alti, ora più bassi col trascorrere del tempo. Sfortunatamente, prima che il quadro fosse completamente chiaro, una esposizione di cavalli come esempio di ortogenesi era stata allestita nel Museo Americano di Storia naturale, fotografata ed assai riprodotta nei libri di testo elementari (dove ancora oggi continua ad essere ristampata)».