Circolo Casolese  Astrofili  " Betelgeuse "
L'eclisse totale di sole del 26 febbraio 1998

Per descrivere un ' Eclisse totale di Sole potremmo riempire queste colonne di aggettivi ed esclamazioni senza tuttavia riuscire a trasmettere al lettore neanche un briciolo delle sensazioni che si provano di fronte ad un simile evento.

Bisogna vederlo. Di più: bisogna viverlo.

L'eclisse di per sé non è solo un avvenimento da vedere in un ristretto angolo di cielo, ignorando tutto il resto attorno: tutto quello che c'è si trasforma, l'atmosfera diventa irreale, le ombre cambiano, gli animali si zittano, l'ambiente cambia connotati, quasi che tutto si inchinasse di fronte alla potenza e alla maestosità della Natura. E' un brivido che scorre, una scarica di adrenalina, un fremente battito di cuore per pochi, intensissimi attimi in cui la mente si rifiuta di pensare.

L'eclisse del 26 febbraio 1998 ha fatto non poco soffrire: il giorno si presentava al mattino parzialmente nuvoloso finché non giungeva un dolce vento a spazzare il cielo dalle nubi e i nostri cuori dalle angoscie, permettendoci di godere, dall'alto, di una veduta mozzafiato: l'isola di Antigua è coperta di vegetazione lussureggiante e i colibrì, a decine intorno a noi, ci danno il benvenuto e ci introducono in questo naturale teatro di uno spettacolo unico.

 

Le attrezzature si dispiegano sulla cima della collina, il tempo che manca all'inizio del fenomeno (I° contatto) non passa mai e il Sole prima di coprirsi, con la Luna, picchia forte su di noi (31 °C). Alle 13.06 ora locale ecco finalmente l'inizio dello show: in basso a destra della nostra stella è visibile la prima "intaccatura" della Luna. Iniziano le foto mentre un'orchestra locale anima la situazione con musiche Caraibiche coinvolgendo tutti in danze di gioia.


Poco dopo le 14.00 la Luna ha già coperto più della metà del Sole e il fenomeno si avverte chiaramente: l'aria è strana, tutte le cose si illuminano di una luce diversa. Le piccole insenature, i piccoli fori dei cappellli, le foglie degli alberi producono un'effetto stupefacente: la luce che vi filtra riflette a terra l'eclisse e risulta "mozzata", come mozzato è il Sole in cielo.

La luce comincia visibilmente a diminuire, la temperatura a calare. Poi l'aria si fa tetra e sinistra, ma comunque affascinante ; il cono d'ombra della Luna procede incessante dal mare aperto facendolo scuro, inghiottendo il vulcano Montserrat davanti a noi e subito dopo, finalmente ... noi!

Terrificante dover scrivere quello che passa per la mente e per il corpo di fronte a tutto questo: forse sta tutto nelle urla che tutti, quasi inconsciamente, lanciano al cielo.

 

Tutto è scuro, "crepuscolare", la corona solare si mostra nel suo magnifico splendore. Subito Mercurio e Giove si rendono visibili, quasi ergendosi a difesa del fenomeno (sono così vicini al Sole che in questo periodo non sono visibili di notte); quasi allo zenit il più debole Saturno. All ' inizio della totalità si vedono chiaramente almeno tre protuberanze che ci avvertono di quanta energia si sprigioni dall'astro. La corona è splendida e segue perfettamennte le linee del campo magnetico solare.

 

Due minuti e 44 secondi : un fulmine.
Ed è subito luce dal lato opposto del disco solare dove gli ultimi Grani di Baily ci indicano che il fenomeno volge alla fine e ci avvertono di rimettere i filtri che avevamo tolto durante la totalità .

 


Una crociera può non rendere giustizia delle peculiarità e dei tesori che una terra conserva: si possono visitare i Caraibi sbarcando al porto centrale di ogni isola, attraversando le principali città, facendo acquisti nei numerosi negozi e godersi il panorama in quello stile "europeo" che una fugace visita richiede. Ma questo non è viaggiare, non è scoprire un luogo. E' senz'altro più gratificante una visita agli angoli più nascosti e meno raggiungibili dove le palme e le altre piante proliferanti in gran quantità, il mare cristallino e chiaro-scuro, le aspre rocce sembrano cozzare contro la velata modernità delle città sorprendentemente turistiche. E' questo un aspetto meno confortevole ma senz'altro più misteriosamente affascinante delle isole Caraibiche.

L'isola piatta e larga di Serena Cay colpisce per quel suo selvaggio e bellicoso aspetto: la vegetazione la possiede indisturbata quasi sottraendola al resto del mondo. Allo stesso modo Virgin Gorda conserva un aspetto nascosto e stupefacente, un percorso accidentato da fare solo a piedi tra enormi massi erosi e cactus ci conduce a una serie di cunicoli rocciosi dove il Sole difficilmente illumina il suolo percorso qua e là dall'acqua che viene dal mare; questo apre poi improvvisamente i nostri occhi all'angolo più vergine delle isole Vergini, dove palme gigantesche e alte rocce proteggono un mondo che potrebbe esistere solo nella fantasia. Fendendo poi il mare calmissimo e cristallino si scopre un'enorme quantità e varietà di coloratissimi pesci che non temono l'incedere dell'uomo.

Un enorme guscio verde è poi St. Lucia: per penetrarle il cuore occorre giungere dal mare, a nuoto, lasciando leggermente al largo il mezzo. Così una fitta vegetazione e il canto degli uccelli ci presentano questa terra apparentemente inospitale (se colta in questi caratteristici angoli). In acqua, vicino alle rocce, si scorgono grandi quantitativi di pesci. Più in là il "tappeto verde" continua fino al sonnecchiante vulcano Piton che sembra quasi elevarsi a difesa di un interno selvaggio e affascinante. Ce ne svela una parte una via stretta e tortuosa che lambisce qua e là punti di panorami eccezionali. Questo è il Caribe. L'equilibrio bello e sinistro tra il selvaggio delle verdi foreste, la tranquillità di un mare dai colori irreali e un cielo ricco di tesori "nuovi" per il visitatore delle alte latitudini.

Claudio Ciofi
Circolo Casolese Astrofili "Betelgeuse" - Unione Astrofili Senesi