Figlio

Tappeti indiani lungo il corridoio,
lampade ad olio sulle pareti
tappezzate di rosso.
Maestosa una fontana al mio cospetto.
Bevo. Respiro.
Un cancello di ferro verde,
lo apro,vado avanti.
Tre strade. M’incammino
lungo il sentiero di montagna.
Salgo,salgo,salgo.
Arrivo fino alla vetta da
dove ammiro il mare.
Il mare solo.
Mi tuffo,volo libero nell’aria
sospinto da raggi di sole.
Entro in acqua,apro gli occhi,
nuoto con le sirene,con i pesci
multicolori,fra relitti e coralli.
Nettuno mi saluta.Una medusa
mi sfiora,ma è innocua.Tutto
è innocuo.Provo a respirare.
Torno a galla e vedo la terra
lontana.Chiudo gli occhi e penso.
Penso a te.Ti penso.Mi manchi.
Riapro gli occhi,sei qui,nuda ed
eterea come un sogno.Mi abbracci,
ti abbraccio,ci abbracciamo.
Ti accarezzo il corpo,ti accarezzo
la mente,ti accarezzo l’anima.
Sospinti dalle onde ci ritroviamo
sulla spiaggia deserta,tra la
sabbia bianca e le palme ricurve
su di noi.Facciamo capriole,
corriamo,saltiamo,urliamo alle
conchiglie.Ci rivestiamo di sale
marino.Mangiamo frutta, beviamo
ambrosia.
Ti scrivo una poesia sulla sabbia
con un dito,ti osservo,sei tu la
mia poesia più bella.Mi metti la
mano tra i capelli salmastrosi,
mi baci.Ritorniamo insieme lungo il
corridoio,spengiamo le lampade.
Sotto i nostri piedi,nudi,sentiamo i soffici
tappeti.Richiuso il cancello ed aperto il nostro
cuore,ci addormentammo uomo e
donna e ci risvegliammo padre e madre.