Petronio

Vita

Per molto tempo si è parlato di una questione petroniana riguardante la vita di Petronio, che conosciamo attraverso una descrizione di Tacito. Il Petronio di Tacito anche se a Roma non sinteressò di politica e non aspirò ad onori - fu un uomo di potere (proconsole in Bitinia e "consul suffectus" nel 62); ma la qualità che lo rendeva caro a Nerone era ancor più la raffinatezza, il gusto estetico ("elegantiae arbiter"): gran signore, viveva a corte, dormiva di giorno e dedicava la notte ai piaceri e alle cose serie; non amava il lavoro, ma il lusso e leleganza, ostentando però un carattere trascurato e vizioso. Appunto per queste "qualità", venne in invidia e in odio a Tigellino che lo accusò dessere amico di uno dei capi della congiura di Pisone (65 d.C.). Ma questo Petronio stupì ancora una volta, realizzando un suicidio in gran stile: non volle attendere che gli giungesse lordine di morire, ma prima ancora, mentre era a Cuma (proprio a séguito dellimperatore), si fece incidere le vene, e poi, rallentando il momento della fine richiudendosele, passò le ultime ore a banchetto non a discorrere, alla maniera dei saggi e degli uomini forti (insomma, alla maniera stoica di Lucano e di Seneca), i soliti discorsi sullimmortalità dellanima, bensì - con ostentato atteggiamento epicureo ascoltando poesie di contenuto poco serio e amene discussioni. Tuttavia, volle mostrarsi anche serio e responsabile: si occupò dei suoi servi (ne ricompensò alcuni, altri li fece sferzare), e scelse di denunciare apertamente, in una serie di "codicilli", i crimini dellimperatore (non volle adularlo come solevano invece fare i condannati per mettere al riparo da persecuzioni amici e parenti), descrivendone con ogni particolare la vita scandalosa, con nomi di pervertiti e di prostitute; quindi, sigillò lo scritto e distrusse il suo anello, perché non potesse venire riutilizzato in qualche intrigo o per calunniare innocenti.



Satyricon

Le ben poche certezze riguardanti il Satyricon possono essere così riassunte:

Il cosiddetto Satyricon è un lungo frammento narrativo di unopera in prosa, con alcuni inserti in versi, dindiscutibile qualità artistica;

Il frammento in nostro possesso corrisponde ad un intero libro dellopera, il 15°, e ad alcune parti dei libri 14° e 16°; lestensione complessiva dellopera doveva perciò essere notevole (paragonabile, secondo alcuni, a quella di Guerra e pace di Tolstoj!);

I libri 14° e 16° erano già noti nel IX sec. nei cosiddetti estratti brevi, contenenti appunto parti precedenti e seguenti la Cena di Trimalchione; alla fine del XIII sec. invece risalgono gli estratti lunghi, contenenti parti molto più ampie del prima e del dopo Cena e parti della Cena stessa. Nel 1420 Poggio Bracciolini trova in Inghilterra un codice contenente la Cena, che egli definisce il 15° libro. Nel sec. XVII a Traù, in Dalmazia, vicino a Spalato, viene trovato il cosiddetto codex Traguriensis, e la prima edizione del nuovo Petronio (cioè della Cena di Trimalchione) esce a Padova. Si accendono le polemiche sullautenticità e intanto ad Amsterdam esce la prima edizione completa del Satyricon contenente il testo degli estratti brevi e di quelli lunghi e la Cena. Tutto questo a testimonianza di una tradizione faticosa e difficile, dovuta molto probabilmente alla scabrosità dellargomento;

Lautore, stando ai codici, è un tal Petronius Arbiter, autore ignoto alla cultura ufficiale (o da essa ignorato) fino al III sec. d.C.

Tutto il resto è incerto


 L'autore dell'opera: 

La critica è divisa su due posizioni contrapposte:

_______#° Il Petronius Arbiter autore del Satyricon non è il cortigiano di Nerone; infatti:

a) Nessuna testimonianza antica ammette esplicitamente lidentificazione fra i due personaggi (come daltra parte nessuna la esclude); inoltre chi parla del Petronio vissuto alla corte di Nerone, come Tacito, non fa il minimo cenno ad una sua attività di letterato;

b) Come si è detto, lautore viene menzionato solo a partire dal III sec. d.C.; lopera viene citata, sia pur raramente, a partire dal II sec. d.C.: in precedenza nessuno mostra di conoscere né lautore né lopera. Se dunque Petronio fosse il cortigiano di Nerone, coinvolto nella congiura dei Pisoni e morto suicida nel 66, vi sarebbe sul suo conto, e sul conto della sua opera, un inspiegabile silenzio di più di un secolo;

c) La lingua del Satyricon, almeno per quel che riguarda la cena di Trimalchione, sembra essere in anticipo di almeno un secolo rispetto a quella delletà neroniana, a noi nota attraverso molti altri autori;

d) Di conseguenza lautore del Satyricon sarebbe un geniale sconosciuto vissuto non prima del II sec. d.C.

______#° Il Petronius Arbiter autore del Satyricon è il cortigiano di Nerone; infatti:

e) Non solo il nome è identico (il cortigiano di Nerone si chiamava Titus o Gaius Petronius Niger), ma anche il cognomen attribuito allautore del Satyricon, ovvero quello di Arbiter, coincide sorprendentemente con la funzione di elegantiae arbiter (= giudice della raffinatezza, arbitro dello chic) assegnata da Tacito al suo personaggio allinterno della corte neroniana;

f) Il fatto che Tacito non alluda ad unattività letteraria del suo Petronio, potrebbe essere spiegato sia con la scarsa pertinenza di questa precisazione ai fini della narrazione storica, sia con la volontà di evitare compromettenti allusioni ad unopera notoriamente scandalosa (citarla equivarrebbe ad ammettere daverla letta!);

g) Il silenzio delle fonti su Petronio romanziere e sulla sua opera per circa un secolo non è difficile da spiegare, se si pensa appunto allimbarazzo della cultura ufficiale nei confronti di unopera così anomala e irriverente, interamente imperniata su un triangolo omosessuale e sullimpotenza del protagonista;

h) Limpasto linguistico di cui si serve Petronio nella cena di Trimalchione non corrisponde alla norma espressiva, men che mai scritta, di alcunepoca in particolare, ma rispecchia il parlato di un ceto sociale ben preciso, quello dei liberti arricchiti con velleità demancipazione culturale: è dunque uno slang, oltre tutto volutamente caricaturale, a partire dal quale sarebbe scorretto formulare qualsiasi deduzione cronologica;

i) Il ritratto tacitiano [Vd. Sopra] del raffinato esteta decadente vissuto alla corte di Nerone, e soprattutto il racconto del suo spettacolare suicidio parodico, sono troppo in sintonia con lesasperata sensibilità estetica e con il gusto della provocazione paradossale propri dellautore del Satyricon, per pensare che si tratti di un altro Petronio: se così fosse, saremmo di fronte ad un autentico alter ego del cortigiano di Nerone. Tanto vale pensare che si tratti della stessa persona, come il buon senso induce istintivamente a credere.


Il titolo dello'pera e il suo significato: 

Il titolo è attestato nelle seguenti varianti:

j) Satyricon (genitivo plurale alla greca, Satyrikòn, sottinteso biblìa, ovvero libri dei Satiri; cfr. Virgilio, Georgicon libri);

k) Satyrica (neutro plurale alla greca, Satyrikà, sottinteso biblìa, con lo stesso significato);

l) Satirica o Saturica (suffisso neutro plurale -ikà alla greca, ma unito al prefisso latino satir- / satur- con il significato di libri di satire);

m) Saturarum libri (titolo pienamente latino, con lo stesso significato);

n) Saturae (titolo pienamente latino: satire).

Ciò che importa notare è che:

o) Nei casi j, k letimologia viene ricondotta ai Satiri in quanto creature mitiche tradizionalmente collegate con la sfera sessuale, e dunque con allusione al contenuto osceno dellopera;

p) Nei casi l, m, n letimologia viene invece ricondotta alla latinissima (e prima ancora etrusca) satura, il ben noto genere letterario caratterizzato da mescolanza di stili e dalla presenza di parti in prosa e parti in poesia, con allusione quindi alla forma dellopera.

Da notare, però, che con la satira in versi di Ennio, Lucilio, Orazio e Persio (e più tardi di Giovenale) il Satyricon non ha proprio nulla a che vedere: si tratterebbe quindi, in tal caso, della satira menippea, coltivata in Roma da Varrone Reatino e da Seneca.

Fra tutti questi titoli, pare che quello da respingere quasi certamente sia proprio quello più in uso, Satyricon, che deriva da un evidente fraintendimento: infatti, chi lo usa non lo avverte più come un genitivo plurale, ma come un neutro singolare (Opera riguardante i Satiri), il che certamente non è; in quanto genitivo plurale, esso non si può reggere da sé e richiederebbe lintegrazione libri.

Per quel che ne sappiamo, comunque, i Satiri non centrano nulla con l'opera, se non, al limite, in senso metaforico; è probabile dunque che l'etimologia più attendibile sia proprio quella che si rifà alla satira, e che la grafia corretta sia satir- e non satyr-.


Il numero dei libri: 

Una prima risposta, scontata ma sicura, è non meno di 16.

Sul totale non si può avere alcuna certezza, ma unipotesi affascinante, che vedrebbe nel Satyricon una sorta di riecheggiamento parodico dellOdissea, potrebbe indurre ad orientarsi sul numero canonico di 24.



La data di composizione (cronologia esterna) e l'epoca dambientazione (cronologia interna): 

Nessuna certezza si può avere sulla data di composizione. Se sidentifica lautore con il cortigiano di Nerone, si può affermare per lo meno che essa venne composta prima del 66 d.C., data della morte di Petronio.

Del tutto assurda, invece, l'ipotesi avanzata da taluni, secondo la quale l'opera sarebbe stata composta di getto dall'autore poco prima del suicidio (!), e sarebbe da identificare con i famosi codicilli che contenevano un elenco dettagliato di tutte le nefandezze di Nerone, gli stessi che, stando a Tacito, egli volle fossero consegnati al princeps a mo' di testamento. È semplicemente ridicolo supporre che un'opera di questa mole e di questo pregio sia stata redatta in simili circostanze.
Per quanto riguarda l'ambientazione o cronologia interna, i critici sono concordi nel ritenere che ogni allusione storica, sociale, politica, giuridica, economica contenuta nel Satyricon, faccia riferimento all'epoca giulio-claudia, e comunque ad un periodo non successivo a quello neroniano.