Era sola Martina quella sera. Camminava per strada distrattamente, qualche volta incrociava gli occhi dei passanti ma niente attirava la sua attenzione, niente l’allontanava dai suoi pensieri. Proseguiva con gli occhi bassi, una luce distoglieva il suo sguardo dal grigio dell’asfalto per poi riprendere, in un momento, il particolare che aveva lasciato. Un passo dopo l’altro, lentamente, senza una mèta precisa, con la mente assorta, aveva avuto modo di pensare.

Tutto le apparve più chiaro. Ripensò a ciò che era stato e capì qualcosa quella sera.

Pensò ad una persona che fu importante per lei e si chiese se quello fosse l’amore perduto. Non lo pensava sul serio ma aveva voglia di ricordare e, quando Martina pensava, era brava a valutare ogni aspetto della vicenda. A volte si creava dei tranelli per vedere se ci sarebbe cascata, come quella sera in cui pensò a quell’amore. Sapeva bene che non era così ma, per esserne certa, doveva credere che lo fosse, per capire se ciò che stava provando corrispondeva esattamente a quel pensiero. E Martina sapeva che presto lo avrebbe rimosso. Così passò al ricordo successivo, e poi all’altro, e all’altro ancora. Non si era più soffermata su qualcosa di particolare perché non c’era stato niente per un po’ che si potesse considerare tale. E allora si ricordò di quando si sentiva sola, smarrita, arrabbiata e si ricordò anche di come reagì….e sorrise! “Perché gli uomini se non ti amano ti hanno e basta” pensava Martina e questo faceva nascere in lei quel sottile senso di vendetta che poi diventava rassegnazione….forse solo apparente!

Questo sentimento scandiva il tempo e così ingannava l'attesa del futuro incontro. E ancora una volta aveva la consapevolezza che non si trattava di amore, ma a lei non importava più oramai, semplicemente perchè era questa l'unica cosa che conosceva, l'unica che trovava dietro l'angolo, l'unica certezza che le restava. A volte smetteva di sognare. Alzava gli occhi al cielo e fissava una stella. “Forse quella luce è ciò che resta di qualcosa ormai scomparsa nell'ignoto, per sempre...un'illusione, la costante della mia vita” pensava. L'idea che potesse essere così non le permetteva di fissarla a lungo. Così lontana, irraggiungibile e forse inesistente.

Toccava il fondo solo per poter risalire. Questo comprese Martina quella sera e in quel momento si sentì più forte.

Il passo si fece più spedito nell’attraversare un incrocio mentre un clacson la riportava alla realtà. Si fermò ad osservare una vetrina e scorse un particolare che la riportò indietro di qualche mese. Sentì un nodo alla gola e in quel momento la nostalgia prese sopravvento. Si rivide indifesa, spaventata, estranea a tutto, anche a ciò che provava e che le sembrava qualcosa più grande di lei. Spaesata, senza sapere cosa fare per gestire quella situazione, si rivide tra le sue braccia. Le sembrava ancora di udire il suono delle sue parole rassicuranti, le sembrava di sentire il calore dei suoi abbracci. Rivide il suo sguardo che arrivava fino al suo io più profondo. Sentiva ancora la sua forza che piano piano si faceva spazio in lei buttando giù tutti i muri che aveva alzato e lavando via tutte le sue paure. Paura di amare, paura di non farcela, paura di rovinare tutto, il loro amore...almeno così lo chiamava lui! E ci era riuscito. Lei, diffidente all'inizio, poi era crollata. Sentiva che sarebbe arrivato dritto al suo cuore. Ma non aveva dato ascolto quando lui, il suo cuore, le sussurrava ciò che poi è accaduto. Sul più bello lui era andato via. Martina aveva teso la mano come lui le chiese, e si affidò completamente a lui. Fu come lanciarsi nel vuoto. Ma non si capirono, le loro promesse non ebbero ragione di esistere. Dopo aver sentito il suo cuore era difficile parlargli e raccontargli che era di nuovo solo. Ma poco importava perché aveva amato ancora una volta.

“Il silenzio fa male, non capisco tante cose ma mi dà modo di pensare” disse Martina fra sé e sé. Aveva imparato a cogliere l'attimo anche lei, non si aspettava niente e riusciva a vivere solo di emozioni del momento. Dava poco e niente di sè, per paura che le venisse chiesto di più, per paura di piacere ma nello stesso tempo di restar delusa. Ma non era orgogliosa di questo, in realtà si sentiva svuotata, stanca.

Iniziava a piovigginare, poche gocce cadevano sui suoi capelli e sul suo cappotto, aveva un’aria magica ricoperta di piccoli diamanti che brillavano alla luce dei lampioni. Perse la cognizione del tempo e ancora non aveva voglia di tornare a casa. Avvolta nel semibuio della sera scese una lacrima, ma questa volta non era per nessuno. Era una lacrima tutta per sè, una spina nel cuore per la sua vita che non era esattamente ciò che sognava. La sua determinazione era scoraggiata dagli eventi e condizionata dalle persone. Quanto era cambiata negli ultimi anni!

Pensava tutto e il contrario di tutto e, se alcuni giorni pensava di non farcela, altre volte si muoveva in una qualche direzione con la speranza di chi va incontro alla vita. Non era più sicura di niente ma in fondo non aveva più niente da perdere, poteva solo provare a lasciarsi andare. Non aveva più voglia di farsi domande ma aveva bisogno di assecondarsi anche a costo di sembrare incoerente, ansiosa di iniziare un nuovo capitolo, forse il più importante e decisivo che l’avrebbe condotta, passo dopo passo, verso la conclusione, quello che avrebbe dato un senso a tutta questa storia che era la sua vita! Non aveva certezze ma si rese conto di aver creduto in qualcosa e quella sera capì che poteva crederci ancora.

Angela

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