.: Il tatami :.

 

In una casa il pavimento è di basilare importanza! In legno, in cotto, in ceramica o...in tatami! Quest’ultimo è il particolare pavimento della casa tradiziona­le giapponese sopravvissuto agli attacchi della modernizzazione, nel dopoguerra, che ha stravolto i canoni costruttivi, gli arredi e gli spazi delle abitazioni. In molte case di oggi pur di non rinunciarvi si è allestita almeno una stanza con il pavimento in tatami dove esso è l’elemento centrale che le trasmette il suo inconfondibile profumo, il colore tenue e rilassante e una particolare calda atmosfera.

Sedersi a terra sul tatami è molto confortevole. Infatti, esso non è compatto e duro, né freddo. I tatami, di forma rettangolare con un lato doppio dell’altro, sono disposti in modo da riprodurre degli schemi prestabiliti che colpiscono per l’apparente asimmetria creando magici effetti ad incastro. Oggi, il tatami è l’unità di misura delle stanze di una casa, e in questo caso tatami si dice jô, così da avere stanze di 4 e mezzo, di 6 jô, di 8 ecc., misura validamente usata anche per le stanze con altre pavimentazioni. Le misure non sono sempre le stesse: per­tanto nei templi shintoisti e nel palazzo imperiale di Kyoto troviamo tatami lunghi 197 cm (daikyô-ma), mentre nel Giappone orientale è diffuso il tatami di 191 cm (kyô-ma); in quello occidentale troviamo altre due misurazioni da 182 cm (chûkyô -ma), in uso anche ad Okinawa, e da 176 cm (inakama) rispettivamente; infine nei moderni condomini, nelle case delle grandi aree urbane, si utilizza una variante più piccola di soli 170 cm (danchi-ma). Ne consegue che una stanza di 6 tatami (6 jô) è grande circa 11 mq a Kyoto, 9,9 mq a Naha, ma 9,3 mq a Tokyo e solo 8,6 mq in un palazzo moderno.

Cenni storici

Fino al XV secolo il pavimento in terra battuta veniva ricoperto con assi di legno levigate; dalla seconda metà del periodo Heian (794-1185) si era diffusa l'usanza, particolarmente in presenza di un ospite di riguardo, di stendere delle stuoie rotonde (enza) per sedervisi, mentre alla fine del XV secolo appaiono stuoie rettangolari usate anche per dormire (goza). Il nome tatami, già in uso nel periodo Heian, indicava stuoie che si potevano ripiegare ed impilare, dal verbo tatamu che ha tale significato, per poi essere utilizzato anche per quelle stuoie su struttura fissa che, dalla fine del periodo Muromachi (XVI sec.), verranno usate, incassate fra loro, per pavimentare le stanze come le vediamo oggi.

Nel XVI secolo, nel feudo di Bingo (attualmente la regione orientale della prefettura di Hiroshima), venne introdotto per la prima volta l'uso degli steli di igusa, un giunco coltivato nelle risaie, per intrecciare i tatami. Agli inizi del XVII secolo venne inventata una nuova tecnica di intreccio che permise di utilizzare anche gli steli corti di igusa, con notevole risparmio nella produzione di tatami; il feudatario di Bingo ordinò che tale tecnica rimanesse segreta, esercitando un forte controllo sulla produzione dei tatami.

Per la diffusione del tatami nelle abitazioni della gente comune bisogna aspettare la fine del secolo scorso; lo enza si sarà trasformato nello zabuton, cuscino sul quale ci si siede e il goza avrà tramandato le sue misure come lo standard per l'attuale shikibuton, il materasso sul quale si dorme nella camera in stile tradizionale, ovvero che viene disteso direttamente sul pavimento.

Composizione e materiali

Il tatami, è composto di tre parti: toko, omote e heri, prodotti da artigiani diversi ed assemblati da un altro artigiano che si chiama tatamiya. Il toko è la base, spessa da 5 a 6 centimetri, fatta con paglia di riso pressata che può durare diversi decenni. La paglia di migliore qualità deve essere lunga ma, poiché la mietitura meccanizzata la trancia in pezzetti piccoli, si è dovuto persino ricorrere ad importarla dalla vicina Taiwan. Lo omote, la superficie visibile del tatami, è costituito da steli di igusa, ben intrecciati e lo heri, il bordo che decora il tatami sui due lati lunghi, è di stoffa e ce ne sono di diversi tessuti. Sono tutti materiali naturali che durante l'inverno e la stagione piovosa erano soggetti ad assorbire umidità e per questo si usava esporli ad asciugare all'aria aperta, con le prime belle giornate primaverili; oggi ciò non è più necessario sia per l'uso di trattamenti particolari sia perché ci sono tatami che vengono prodotti con fibre sintetiche.   

 

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