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di di
Guido Donati *
La diminuita
attenzione nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse
sta dando i suoi nefasti risultati, oltre all'aumento dell'Aids e
dei Papova Virus (HPV) implicati nella genesi del cancro del collo
dell'utero, si è costatato un aumento preoccupante dell'Herpes
Simplex genitale. Dalle statistiche riportate su varie
pubblicazioni, questo virus sarebbe la prima causa di lesioni
ulcerative genitali e colpirebbe circa il 22% della popolazione
statunitense. Uno dei problemi maggiori, legati a questo virus, è
determinato dal ripetersi delle manifestazioni durante periodi di
diminuzione delle difese immunitarie; ciò non va visto solo sotto
il profilo del disagio per la persona che ne viene colpita e per la
possibilità di contagiare il virus, ma anche come rischio che
attraverso le ulcerazioni genitali possano penetrare altri
microrganismi quali l'HIV, l'HPV e gli altri agenti in causa nelle
malattie sessualmente trasmesse. Gli Herpes Virus Simplex sono due,
l'HSV-1 e l'HSV-2. Il primo colpisce per l'80% soprattutto le labbra
e per il 20% i genitali, il secondo per l'80% i genitali e per il
20% le labbra. David N. Fisman della McMaster University di Hamilton
(Ontario - USA) ha previsto che se non si correrà al riparo con
campagne di informazione adeguate entro il 2025 le infezioni
genitali da HSV-2 colpiranno nella fascia fra i 15 e i 39 anni il
49% delle donne statunitensi e il 39% degli uomini. Ovviamente il
danno sarà anche economico e la spesa pubblica per i nuovi casi
passerà da 1,8 miliardi di dollari del 2000 a 2,7 miliardi,
naturalmente rivalutati. Se non si pensa alla salute forse le tasche
spingeranno la gente a promuovere nuovi interventi preventivi. Si
debbono effettuare campagne informative che oltre a spiegare la
pericolosità delle malattie sessualmente trasmesse promuovano l'uso
dei test atti ad individuare i soggetti colpiti dall'HSV, già nella
fase più precoce, prima delle manifestazioni, intervenendo con le
terapie adeguate e che spingano la gente all'utilizzo dei
profilattici. Vi è anche la speranza di produrre un vaccino per
l'Herpes simplex. L'ultima novità viene dall'University of Texas
Medical Branch (USA) dove il vaccino è stato testato per 19 mesi su
847 persone per l'Herpes simplex tipo 2 e sembra funzionare
sul 73% delle donne sane per i maschi la percentuale si è rivelata
più bassa. Se il vaccino dovesse rispondere positivamente, si
avrebbero un minor numero di malati e quindi un minor rischio di
contagio.
* Dott.
Guido
Donati - specialista in venereologia
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