Anno 2 Numero 74 Suppl.

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

NASCE IN ITALIA LA LUCE DEL FUTURO: 
ACCESA UNA NANO-LAMPADINA MOLECOLARE

I ricercatori del CNR di Bologna hanno scoperto un nuovo modo di generare la luce utilizzando sottilissimi strati molecolari inseriti in innovativi dispositivi di nanotecnologia. Questi prototipi di nano-lampadine molecolari sono destinati a rivoluzionare il concetto di sorgenti luminose e ad entrare nelle nostre case come illuminatori, display o computer di nuova generazione. 

www.cnr.it

Roma, 4 settembre 2003 - La luce dalle molecole. Basteranno poche file di molecole, organizzate verticalmente come in un domino in miniatura, per ottenere sorgenti luminose potenzialmente più intense e a minor consumo di quelle oggi esistenti. Sfruttando la capacità naturale delle molecole di organizzarsi come un battaglione di piccoli soldatini, la carica elettrica, che ricombinandosi genera la luce, viene fatta viaggiare a velocità 10.000 volte superiore a quella dei diodi organici emettitori di luce attualmente esistenti. Questa elevata mobilità di carica elettrica si traduce in maggiore luminosità e minor consumo di energia elettrica. 
La scoperta, già brevettata e di prossima pubblicazione su diverse riviste scientifiche internazionali come Physical Review Letters e Applied Physics Letters, è stata fatta da un gruppo di ricerca dell’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sezione di Bologna (ISMN-CNR), in collaborazione con centri di ricerca di eccellenza europei e i laboratori dell’IBM di Zurigo, coordinati da Michele Muccini.
“I nostri dispositivi per generare la luce - spiega Muccini – utilizzano dei transistor ad effetto di campo, nei quali le molecole vengono fatte spontaneamente allineare tra due elettrodi planari capaci di iniettare portatori di carica elettrica. L’elevato grado di ordine con cui si dispongono le molecole permette di raggiungere mobilità di carica e intensità luminosa significativamente più elevate rispetto a quanto consentito dai comuni diodi a geometria verticale. Trattandosi di prototipi, questi dispositivi necessitano di un importante lavoro di sviluppo, ma possono rappresentare le agognate nano-sorgenti luminose da integrare nei chip di silicio per i computer di nuova generazione.” 
L’interesse scientifico e industriale per questo tipo di ricerche è molto forte, come testimonia anche il coinvolgimento diretto di IBM, e sono attese ricadute dirette su attività di trasferimento tecnologico. 

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