Anno 2 Numero 50 Mercoledì 19.03.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

All'ombra della lanterna un gruppo di ricercatori ha scoperto come 
rafforzare alcuni materiali manipolandone solo la superficie

 pubblicato su Nature lo studio targato INFM e Università

www.infm.it 

"A livello microscopico le superfici dei corpi solidi sono generalmente 
ruvide: mostrano ondulazioni, pori, protuberanze e una geometria di 
complessità variabile a seconda della loro natura e formazione. Benché tali irregolarità siano rilevabili solo sulla scala di pochi milionesimi di metro, esse condizionano tuttavia numerose proprietà macroscopiche: l'attrito, l'usura o la lubrificazione di un materiale...".
Ugo Valbusa, Ordinario di Struttura della Materia dell'Università di 
Genova, è uno dei ricercatori INFM firmatario dell'articolo "Meccanica del contatto per superfici frattali", pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. L'equipe del Prof. Valbusa (Renato Buzio, Corrado Boragno e Francesco Buatier de Mongeot) ha collaborato con Fabio Biscarini (Istituto di Spettroscopia Molecolare-CNR di Bologna) per svelare come la resistenza di un materiale possa essere opportunamente cambiata modificando solamente la sua superficie di contatto e preservando intatta la struttura interna.
"Abbiamo concentrato la nostra attenzione - prosegue Valbusa - sul contatto tra superfici aventi una rugosità di tipo frattale, ossia con ondulazioni superficiali rilevabili su scale di diversa grandezza 
(tipicamente da qualche milionesimo di metro a qualche miliardesimo). 
Questa geometria e di grande importanza perché è tipica di numerose superfici: liquidi solidificati, manufatti industriali, superfici di frattura e materiali artificiali cresciuti in laboratorio".
L'interessante scoperta riguarda la durezza della superficie, che dipende non solo dalla microstruttura del materiale, ma anche dalla composizione della sua superficie: alterando i parametri frattali (come per esempio la disposizione delle ondulazioni) della superficie, è possibile variarne significativamente la durezza. Un risultato importante che apre nuovi orizzonti nella tecnologia dei materiali e nuove prospettive nel campo della costruzione dei sistemi meccanici ed elettromeccanici miniaturizzati, i cosiddetti MEMS.
La ricerca è stata effettuata presso l'Unita di Ricerca dell'Istituto 
Nazionale di Fisica della Materia in collaborazione con l'Istituto di 
Spettroscopia Molecolare del CNR di Bologna. Il progetto e stato finanziato dal PRA (Progetto di Ricerca Avanzato) NANORUB dell' INFM e da un contratto dell' Agenzia Spaziale Italiana ASI. Il gruppo opera all'interno del network dell'European Science Foundation NATRIBO che collega i laboratori europei di eccellenza operanti nel settore della nanotribologia, la scienza che studia a livello nanometrico i fenomeni di contatto.

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