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SMART-1: inizia l’avventura sulla Luna
www.esa.it
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SMART-1 scanning the Moon's surface
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ESA INFO 14-2003. Adesso é evidentemente il momento dell'Europa per
l’esplorazione interplanetaria. Dopo l’invio della prima
missione europea su Marte, l’ESA sta per lanciare la sua prima
sonda sulla Luna. Parliamo di SMART-1 e le sue finalità sono di
carattere tecnologico e scientifico. Rappresenta la prima di una
serie di 'Small Missions for Advanced Research in Technology'
(piccole missioni per la ricerca tecnologica avanzata).
Da un lato SMART-1 sperimenterà dispositivi e tecniche allo stato
dell’arte fondamentali per le ambiziose future missioni
interplanetarie, come ad esempio un sistema primario di propulsione
solare-elettrica. Dall’altro, cercherà le risposte a quesiti
scientifici tutt’ora irrisolti, affrontando argomenti chiave quali
la formazione della Luna, la sua esatta composizione mineralogica e
accertando presenza e quantità d’acqua. Questi dati aiuteranno i
ricercatori a comprendere il sistema Terra-Luna ed i pianeti come la
Terra e inoltre forniranno informazioni di valore inestimabile
nell’ottica di una presenza umana di lungo termine sulla Luna.
Il 15 luglio 2003, SMART-1 è stato trasportato alla base di
lancio europea di Kourou, Guiana Francese, dove è in fase di
preparazione per il lancio che avverrà il 29 agosto 2003 (ora
legale CET), utilizzando un lanciatore Ariane 5.
Per la prima volta, SMART-1 combinerà l’energia ottenuta dalla
propulsione solare-elettrica, mai utilizzata prima in Europa come
sistema di propulsione principale, con la gravità lunare. Non
seguirà una rotta diretta per coprire la distanza di 400.000 km che
separano la Terra dalla Luna, bensì compirà un volo a spirale che
lo porterà ogni mese sempre più vicino alla Luna; in particolare,
SMART-1 amplierà gradualmente l’orbita ellittica intorno alla
Terra alla quale il lanciatore lo porterà. Alla fine, La Luna
catturerà il veicolo spaziale nel suo campo gravitazionale. SMART-1
non “allunerà” ma effettuerà le osservazioni dall’orbita al
fine di ottenere una visione globale. Raggiunta la destinazione nel
dicembre 2004, entrerà in orbita intorno alla Luna ed eseguirà una
serie di rilevamenti per un periodo di sei mesi che potrebbe
prolungarsi fino ad un anno.
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Scenario of the Moon's origin
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Perché sulla Luna? Acqua, minerali e
un’origine violenta
“La nostra conoscenza della Luna è ancora
sorprendentemente incompleta,” afferma Bernard Foing, ricercatore
per il progetto ESA SMART-1. “Siamo ancora interessati a conoscere
origini ed evoluzione del sistema Terra-Luna, a comprendere il ruolo
dei processi geofisici, quali il vulcanismo, la tettonica, i crateri
o l’erosione nella conformazione lunare. E, ovviamente, in
preparazione a una futura esplorazione lunare e planetaria è
necessario trovare risorse e siti per l’allunaggio.”
Dunque sono diversi i quesiti irrisolti che riguardano la Luna,
anche se sei missioni Apollo della NASA e tre veicoli spaziali
sovietici senza equipaggio sono atterrati e hanno raccolto campioni
di roccia. La zona più lontana della Luna, quella che non si mostra
mai alla Terra, e i poli rimangono inesplorati. Anche la presenza
dell’acqua sulla Luna non è mai stata confermata, sebbene due
veicoli orbitali negli anni ’90 ne abbiano rilevato prove
indirette. Non siamo sicuri nemmeno delle sue origini. Secondo la
teoria maggiormente accreditata, 4,5 miliardi di anni fa un
asteroide delle dimensioni di Marte entrò in collisione con il
nostro pianeta e i detriti vaporizzati dispersi nello spazio si
condensarono formando la Luna.
SMART-1 rileverà la topografia della Luna e la distribuzione dei
minerali sulla superficie, quali pirogeni, olivine e feldspati.
Inoltre, un rivelatore di raggi X identificherà gli elementi
chimici della sua superficie. Questi dati consentiranno ai
ricercatori di ricostruire l’evoluzione geologica della Luna e
ricercare le tracce dell’impatto con l’asteroide gigante. Se la
teoria della collisione è corretta, la Luna dovrebbe contenere meno
ferro della Terra, rispetto ad elementi più leggeri quali il
magnesio e l’alluminio. Rilevando per la prima volta in modo
esauriente le quantità relative degli elementi chimici, SMART-1
potrà contribuire in modo significativo a risolvere il quesito.
Se poi l’acqua esistesse, dovrebbe essere sotto forma di
ghiaccio in aree sempre nascoste al sole, dove la temperatura non
aumenta mai oltre -170ºC. Queste aree non illuminate potrebbero
trovarsi sul fondo di piccoli crateri ai poli. Analizzare questi
crateri rappresenta forse l’attività più complessa che i
ricercatori di SMART-1 si sono prefissati. Cercheranno segni di
acqua ghiacciata nell’infrarosso dell’acqua-ghiaccio. Sarà
difficoltoso dato che la luce diretta del sole non raggiunge queste
aree ma i raggi di sole che colpiscono i bordi del cratere
potrebbero illuminare il ghiaccio in modo sufficiente da essere
rilevato dagli strumenti di SMART-1.
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Artist's impression of SMART-1 ion
engine
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Nuove tecnologie per preparare le future
missioni interplanetarie
Le future missioni scientifiche trarranno
grandi vantaggi dalle tecnologie collaudate su SMART-1. La
propulsione primaria solare-elettrica rappresenta una nuova tecnica
di propulsione, che si basa sui cosiddetti ‘motori ionici’ in
grado di funzionare grazie all’elettricità derivata dai pannelli
solari. Questa é una tecnica che non è mai stata utilizzata in
precedenza. La spinta generata dai motori è molto piccola ma è
costante per anni mentre i lanciatori chimici convenzionali anche se
più potenti sono attivi solo per qualche minuto.
I motori ionici offrono vantaggi chiave. Il consumo di
propellente è considerevolmente inferiore a quello richiesto dalla
propulsione chimica; questo si traduce in un minore peso al momento
del lancio e in una maggior massa a disposizione per strumenti
scientifici e carico utile. I motori ionici sono la chiave di volta
per un’esplorazione davvero approfondita dello spazio. Essi
riducono drasticamente i tempi dei voli interplanetari: è infatti
vero che la spinta fornita è minore ma può durare per anni. Così,
alla fine la tartaruga ionica supererà la lepre chimica. Inoltre,
un ulteriore vantaggio della piccola spinta generata con la
propulsione elettrica è consentire un controllo di assetto del
veicolo spaziale estremamente preciso, una funzionalità che sarà
utile nelle missioni scientifiche che richiedono un puntamento molto
preciso e senza interferenze. Le future missioni scientifiche
dell’ESA sfrutteranno la tecnologia dei motori ionici.
SMART-1 testerà anche le nuove tecniche di miniaturizzazione che
consentono risparmio di spazio e di massa: nello spazio, una massa
minore per strumento permette un numero maggiore di strumenti a
bordo e quindi maggiori risorse scientifiche. Il carico utile di
SMART-1 è costituito da una dozzina di esperimenti tecnologici e
scientifici effettuati da sette strumenti del peso complessivo di
soli 19 kg. Se consideriamo ad esempio il telescopio a raggi X,
DCIXS, è costituito da un cubo di 15 cm di lato e pesa meno di 5
kg. La videocamera elettronica supercompatta, AMIE, non ha un peso
superiore a quello di un apparecchio amatoriale.
Verranno sperimentate anche nuove tecniche di navigazione e di
comunicazione. Un esperimento, chiamato OBAN, che si basa su
immagini derivanti dalla videocamera in miniatura AMIE e degli
sensori solari rappresenta il primo vero passo verso futuri veicoli
spaziali ‘autonomi.’ In un futuro non troppo lontano, i
satelliti scientifici saranno in grado di ‘trovare la strada da
soli’ con solo un minimo controllo da terra e utilizzeranno le
stelle e altri corpi celesti come punti di riferimento lungo rotte
predefinite.
Per le comunicazioni, invece, i tecnici devono sviluppare nuove
ed efficaci modalità di comunicazione con la Terra dallo spazio
profondo, per missioni interplanetarie che durano a lungo o si
spingono a grandi distanze. SMART-1 testerà sia le onde radio molto
corte (dette banda Ka, con lo strumento KaTE) sia un esperimento
laser per provare a comunicare con la Terra, utilizzando un fascio
laser invece delle tradizionali frequenze radio. ESA ha già
collegamenti laser con satelliti per le telecomunicazioni da una
stazione ottica a Tenerife, in una delle Isole Canarie, in Spagna.
Puntare il fascio diventa molto più difficile se, come nel caso di
SMART-1, il veicolo spaziale si trova ad enormi distanze e si sposta
rapidamente. I ricercatori sperano che la videocamera di bordo AMIE
veda Tenerife illuminata dalla luce del laser.
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