Anno 2 Numero 64 Mercoledì 25.06.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

ASTROFISICA: SCOPERTA RELAZIONE
TRA SUPERNOVAE E LAMPI GAMMA
 


La prestigiosa rivista Nature ha pubblicato uno studio condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, tra cui quelli dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IASF-CNR), sezione di Bologna, che dimostra come i Lampi Gamma lunghi sono prodotti da supernovae particolarmente energetiche e rappresentano molto probabilmente il segnale della nascita di un buco nero


www.cnr.it 

L’esplosione di una supernova molto energetica (ipernova) viene associata dagli astrofisici alla morte violenta di una stella 30-40 volte più massiccia del Sole, che lascia come residuo un buco nero. Ma che relazione esiste tra questi fenomeni e i Lampi Gamma (Gamma-Ray Burst), emissioni intense e brevi di radiazione gamma provenienti in modo imprevedibile da qualsiasi posizione della volta celeste? A svelare questo mistero è uno studio effettuato da un gruppo internazionale di ricercatori, tra cui quelli dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sezione di Bologna (IASF-CNR), pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, che dimostra come i Lampi Gamma lunghi sono prodotti da supernovae particolarmente energetiche e rappresentano molto probabilmente il segnale della nascita di un buco nero.
“E’ ormai accettato – spiega Nicola Masetti dell’IASF-CNR – che i Lampi Gamma sono causati da esplosioni di oggetti stellari in galassie lontanissime, che lasciano dietro di sè sorgenti di radiazione rilevabili a tutte le frequenze: sono quelli che chiamiamo bagliori residui o afterglow, rilevati inizialmente grazie al nostro glorioso satellite Beppo SAX. Ciò che mancava, tuttavia, era la prova di una chiara associazione tra questi Lampi Gamma e le ipernovae, che siamo riusciti a dimostrare osservando il 29 marzo 2003 un Lampo Gamma molto intenso”. 
Poco meno di due ore dopo questo avvistamento, infatti, è stata scoperta una controparte ottica piuttosto brillante e non troppo distante dalla Terra; quindi grazie al Very Large Telescope dell’ESO è stato possibile osservare questo oggetto svariate volte nell’arco del mese successivo al Lampo Gamma: “Il bagliore residuo di questo Lampo Gamma – precisa Masetti – con il passare dei giorni ha assunto sempre più chiaramente la forma di uno spettro di supernova: la prova, appunto, della connessione tra i Lampi Gamma lunghi e le ipernovae; o per dirla in altri termini la prova che i Lampi Gamma sono prodotti da supernovae particolarmente energetiche e soggette ad una esplosione asimmetrica ”.
A seconda della posizione da cui si osserva il fenomeno si possono quindi vedere il Lampo Gamma e il bagliore residuo (afterglow) oppure, se l’evento scoppia relativamente vicino all’osservatore, anche la supernova che ha prodotto quel bagliore: “Un risultato molto importante – sottolinea il ricercatore del CNR – che ci impone però di continuare a studiare i Lampi gamma cosiddetti corti, sui quali resta ancora molto mistero, e sui speriamo di fare chiarezza a breve con il satellite Swift, a partecipazione italiana”.


Allo studio hanno collaborato Eliana Palazzi (IASF/CNR Bologna) ed Elena Pian (INAF - Osservatorio Astronomico di Trieste)
Per ulteriori informazioni: 
http://zon.wins.uva.nl/~grb/grace/ 
http://www.astro.ku.dk/~jens/GRB030329/ 

 

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