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Anno 2 Numero 40 Mercoledì 08.01.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Immigrazione al femminile: una grande risorsa per il paese che risulta il più vecchio del mondo

 

di Lorella Salce

E sì, sembra proprio che l'immigrazione sia femmina, secondo gli ultimi dati ufficiali (Caritas, 2002; Istat, 2001), al 31 Dicembre del 2001 risultavano soggiornanti in Italia circa 636.000 donne straniere, pari al 45,8% di tutta la popolazione immigrata. 
Negli ultimi 10 anni la percentuale di presenze femminili tra gli immigrati è cresciuta di quasi 4 punti nel 1991 era di 42,0%. Le donne immigrate in Italia sono generalmente giovani: più del 65% di età compresa tra i 19 e i 40 anni e, quindi, in età riproduttiva. 
L’incidenza della presenza femminile per area continentale di provenienza è molto varia: 50,0% dall’Europa, 44,8% dall’Asia, 30,6% dall’Africa, 68.6% dall’America e 55,3% dall’Oceania. In particolare negli ultimi anni si è osservato un aumento delle cittadine provenienti dall’Europa centro-orientale.
Al centro del progetto migratorio delle donne ci sono generalmente i legami familiari più di quanto non accada per gli uomini. Legami con il nucleo di origine, che si mobilita per organizzare e sostenere la migrazione delle donne come compimento di un progetto familiare di sussistenza; o anche, legami che si vogliono riallacciare, attraverso il ricongiungimento con il marito. Infatti, negli ultimi anni, anche grazie alle nuove normative, si è assistito ad un aumento tra i nuovi permessi per ricongiungimento familiare, tra quelli concessi nel 2000 il 78,7% ha riguardato donne.
Lo sviluppo dei ricongiungimenti e il conseguente flusso migratorio dei familiari, sono fenomeni in grado di determinare nel giro di poco tempo una profonda trasformazione delle caratteristiche socio-demografiche della popolazione immigrata, così come è avvenuto in altri Paesi di più antica immigrazione. Sul piano demografico, è possibile prevedere un definitivo riequilibrio del rapporto maschi/femmine, un aumento delle nascite e di conseguenza un abbassamento dell’età media; sul piano socio-culturale, si registrerà una crescente domanda di servizi (sanitari, educativi e sociali) e in definitiva l’istanza di nuove politiche sociali a favore dell’integrazione (Favaro G, 1994).
Per quanto riguarda le nascite dal 1980 ad oggi si è registrato un aumento da circa 5.000 a 30.000 nati da almeno un genitore straniero (6% del totale dei nati). La gran parte di questi bambini hanno entrambi i genitori stranieri. Nel 2000 i nati con genitori entrambi stranieri sono stati 25.000 (Istat, 2001).
Secondo gli ultimi dati ISTAT del 2001 si può stimare che il numero di minori stranieri, compresi i minori figli di immigrati nati in Italia, è pari a circa 280.000 e di questi quasi il 49% risulta nato in Italia. 
Nel 2001 il nostro paese è risultato il più vecchio del mondo con una percentuale di ultrasessantenni pari al 24,5%; questa stessa fascia di età, secondo l’Assemblea mondiale sull’invecchiamento organizzata dall’ONU e svoltasi quest’anno a Madrid, supererà nel 2050 per la prima volta nella storia dell’umanità quello dei minori fino ai 14 anni, con importanti conseguenze economiche e sociali relativamente al rapporto tra popolazione attiva e quella in età pensionabile.
La forte crescita dei minori stranieri in Italia, che negli ultimi tre anni è cresciuta di ben 5 punti percentuali, risulta essere quindi particolarmente incoraggiante soprattutto per chi oggi ha un’età compresa tra i 40 ed i 50 anni. Bisogna sperare però che il tasso di natalità tra gli stranieri residenti continui almeno a rimanere il doppio rispetto a quello degli italiani, così come accade oggi (Giancarlo Blangiardo, ISMU, Settimo rapporto sulle migrazioni 2001, Milano, Franco Angeli Ed. 2002), oppure bisogna attendersi che continuino ad aumentare i flussi migratori. 

 


 

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