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BRACCONIERI MASSACRANO ELEFANTI PER
SOTTRARGLI LE ZANNE
È AVVENUTO IN UN PARCO UGANDESE. LA LAV: IL GOVERNO ITALIANO FU L’UNICO DI UN PAESE DELL’UNIONE EUROPEA A NON OPPORSI AL COMMERCIO DELL’AVORIO DURANTE LA CONFERENZA CITES DI NOVEMBRE A SANTIAGO DEL
CILE!
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Le autorità di Uganda e Kenya l’avevano denunciato: la decisione delle autorità Cites di reimmettere nel mercato mondiale, a partire dal 2004, decine di tonnellate di avorio custodito nei magazzini di Zimbabwe, Zambia e Sud Africa, avrebbe favorito l’incremento del bracconaggio e l’uccisione delle popolazioni superstiti di elefante africano. Così è stato: pochi giorni fa sette elefanti sono stati uccisi dai bracconieri nel Queen Elizabeth National Park, nell'ovest dell'Uganda. Gli animali sono stati abbattuti con armi moderne, di precisione, e le zanne sono state asportate non a colpi di arma da taglio, ma con potenti acidi, il ché fa supporre un’organizzazione tale da escludere i bracconieri locali.
La drammatica decisione - contro la quale protestò la LAV, in Italia, mentre Brigitte Bardot inviò una lettera al Presidente della Commissione Europea Romano Prodi - venne presa lo scorso novembre a Santiago del Cile a conclusione dei lavori della XII conferenza mondiale della convenzione internazionale varata per disciplinare il commercio mondiale di fauna e flora e che vieta l’uccisione solo per le specie in via di estinzione. A consentire il ripristino della vendita dell’avorio furono, unici tra quelli di tutti i paesi dell’Unione Europea, i rappresentanti del Governo Italiano inviati a decine dai Ministeri competenti (tra cui quello dell’Ambiente).
In gioco erano cinque potenziali milioni di dollari derivanti dalla vendita di decine di tonnellate di avorio accatastate nei magazzini di Zimbabwe, Zambia e Sud Africa, provenienti da caccia di selezione, inutile quanto pericoloso alibi per i bracconieri, e da morti naturali. Questi paesi, quindi, sono stati incredibilmente autorizzati a vendere l’avorio “legale”, quando la stessa Convenzione Cites non è in grado, per la complessità della materia e l’incredibile articolazione di competenze, di poter controllare la liceità di una partita di avorio, impedendone di fatto il commercio di contrabbando.
“In realtà – ha dichiarato Giovanni Guadagna, responsabile LAV per gli animali esotici – i principali guadagni sul commercio dell’avorio sono quelli derivanti dal commercio illegale, ora più facile grazie alla decisione delle autorità Cites. L’utilizzo di speciali mirini, nell’uccisione degli elefanti in Uganda, e il ricorso all’acido per tagliare le zanne fanno pensare ad una banda di bracconieri professionisti sicuramente inseriti in un efficiente canale di contrabbando facilmente percorribile grazie alla montagna di avorio “legale” che a breve, grazie anche all’Italia, si appresta ad essere riversato sui mercati mondiali. In genere – continua Guadagna – l’avorio viene lavorato in alcuni paesi arabi ed immesso poi nei mercati europei ed americani in maniera indistinguibile, se non per una certificazione facilmente falsificabile, da quello “legale”.
Sono state le stesse autorità governative dell’Uganda ad additare come responsabile del massacro la decisione delle autorità Cites. Erano anni che non accadevano simili atti a danno degli elefanti. In Uganda vi sono circa 2000 pachidermi, superstiti di una molto più florida popolazione decimata tra gli anni settanta ed ottanta. Dal 1989 vigeva nel mondo il divieto di esportazione totale dell’avorio. Le zanne di volta in volta recuperate venivano distrutte. Ora, grazie anche all’Italia, il massacro può riprendere.
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