Anno 2 Numero 60 Mercoledì 28.05.03 ore 23.45 |
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Direttore Responsabile Guido Donati |
IL CORPO FORESTALE ESCLUSO DALLA TUTELA DELLA FAUNA SELVATICA PER I BRACCONIERI UN GRADITO REGALO DAL PARLAMENTO ITALIANO Mainardi e Pratesi: "Senza il controllo dello Stato sempre più danni alla fauna protetta"
Il Corpo Forestale dello Stato sarà escluso dalle attività di vigilanza, prevenzione e repressione ai danni della fauna selvatica. E’ quanto prevede il disegno di legge n.1973 attualmente in discussione alla Commissione Agricoltura del Senato. Un provvedimento giudicato molto grave da LIPU e WWF, che con una lettera indirizzata a tutti i membri della Commissione Agricoltura e al loro presidente Maurizio Ronconi chiedono di restituire al Corpo la sua storica funzione di vigilanza antibracconaggio, che da anni svolge con estrema competenza ed efficacia su tutto il territorio nazionale, in particolare nelle zone “calde” dello Stretto di Messina e delle valli bresciane. Assurdo, cioè, pensare che proprio la fauna selvatica, definita dalle attuali leggi nazionali "patrimonio indisponibile dello Stato", non venga protetta proprio da quell'organo di polizia statale naturalmente vocato e preparato a svolgere tale compito.
"Non comprendiamo le ragioni di questa decisione – spiegano nella lettera Danilo Mainardi, Presidente LIPU, e Fulco Pratesi, Presidente WWF Italia – in quanto tutte le forze dell’ordine sono competenti a intervenire nella vigilanza e persecuzione dei reati ambientali, compresi quelli venatori. Ma quel che è più grave è la palese incongruenza costituzionale del provvedimento, che se fosse approvato avrebbe la conseguenza di affidare le competenze ai corpi di Polizia Provinciale, su una materia che è invece di potestà esclusiva dello Stato, così come stabilito dall’art. 117 della Costituzione e ribadito dalla sentenza della Corte Costituzionale del 20 Dicembre 2002".
Questo disegno di legge rischia di allentare le maglie dei controlli sul bracconaggio, un fenomeno in recrudescenza nel nostro Paese, come dimostrano i dati raccolti da LIPU e WWF durante l'opera di controllo svolta sul campo dalle Guardie volontarie venatorie e presso i Centri di Recupero delle due associazioni. In alcune aree, come la zona ionica, ma anche la Toscana e la Calabria è, infatti, notevolmente aumentato il numero di specie protette ferite dai bracconieri: poiane, gheppi, ma anche gru, cicogne e persino orsi, come quelli uccisi nelle aree protette dell'Abruzzo. Molto elevate le percentuali di uccelli curati nei Centri di recupero LIPU e che presentavano ferite da arma da fuoco: dal 60% di poiane, falchi pecchiaioli e sparvieri fino al 90% di falchi di palude e pellegrini. Un bracconaggio sempre più sfrontato e pericoloso se si considerano anche le aggressioni registrate questo inverno nei riguardi delle stesse guardie forestali e delle guardie volontarie venatorie con aggressioni dirette verso chi sul territorio cerca di far rispettare le nostre leggi. Zone calde su cui sorvegliare ancora adesso, a caccia chiusa, sono poi le piccole isole: ad Ischia, ad esempio, da metà aprile le Guardie del WWF hanno sequestrato 15 fucili sequestrati, oltre duemila cartucce, 11 richiami elettromagnetici, centinaia di trappole, arrestato un bracconiere e identificato e denunciato a piede libero di altri 11 persone. Altra zona ad alto rischio bracconaggio è lo Stretto di Messina, che vede impegnate le due associazioni su entrambe i fronti contro chi continua a sparare a falchi pecchiaioli (5 uccisi a maggio secondo i dati LIPU) e ad altre specie protette.
"In questo drammatico scenario c'è chi pensa addirittura di allentare il controllo sul territorio - denunciano i Presidenti di LIPU e WWF - ricordiamo che questo disegno di legge è in contrasto anche con altre norme vigenti, tra cui l’articolo 27, comma 2, della Legge 11 febbraio 1992 n. 157, secondo cui “la vigilanza venatoria è affidata altresì agli ufficiali, sottufficiali e guardie del CFS”, e inoltre l’articolo 8, comma 4, della Legge 8 luglio 1986 n. 349, secondo cui “per la vigilanza, la prevenzione e la repressione delle violazioni compiute in danno dell’ambiente il Ministro dell’ambiente si avvale del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, nonché del Corpo Forestale dello Stato con particolare riguardo alla tutela del patrimonio naturalistico nazionale”.
Secondo LIPU e WWF, il disegno di legge è inoltre in netto contrasto con l’articolo 8 della Legge 27 marzo 2001 n. 122, che ha rafforzato le attività antibracconaggio e di vigilanza venatoria del Corpo Forestale dello Stato, dotandolo, per la prima volta, di risorse finanziarie specifiche.
"Chiediamo di porre la dovuta attenzione alla delicatissima questione in oggetto – spiegano Mainardi e Pratesi - e apportare al Disegno di Legge quelle modifiche che, riconducendo la tutela della fauna selvatica e la vigilanza venatoria tra le competenze del Corpo Forestale dello Stato, ristabiliscano la correttezza legislativa, costituzionale e operativa, indispensabile all’opera di protezione della natura cui il Corpo Forestale dello Stato è storicamente e opportunamente destinato".
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