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BALENE A RISCHIO:
300.000 CETACEI OGNI ANNO MUOIONO ACCIDENTALMENTE
All’apertura del Summit di Berlino il WWF denuncia l'altissimo numero di balene e delfini che restano uccisi ogni anno nelle reti
Roma, 16 giugno 2003 - Oggi a Berlino si apre la 55° sessione annuale della IWC (International Whaling Commission), la Commissione Internazionale che regola la caccia alle balene. Nonostante la moratoria internazionale in vigore dal 1986, Giappone e Norvegia continuano a uccidere migliaia di cetacei ogni anno, sostenendo che la specie non è in pericolo. I rapporti dell'IUCN (Unione mondiale per la conservazione) sostengono, invece, esattamente il contrario: molte specie di balene sono a rischio a causa dell'inquinamento, e dei cambiamenti climatici, e la caccia rappresenta un ulteriore, tragico e anacronistico colpo per questi cetacei. 19 paesi, tra cui l'Italia, hanno già firmato un documento comune per riformare la Commissione, da "baleniera" a impegnata nella conservazione dei cetacei. La mozione ha il sostegno di 30 organizzazioni tra cui il WWF.
In occasione del meeting di Berlino il WWF Internazionale (presente come osservatore) ha presentato un Rapporto nel quale denuncia l'uccisione, ogni anno, di circa 300.000 tra balene, delfini e pinnipedi (più di 800 al giorno), a causa delle catture accidentali. Il WWF chiede all'IWC di adottare misure severe per limitare il cosiddetto "bycatch", ovvero la cattura accidentale a causa delle reti chilometriche, spesso invisibili e non identificabili dai sonar, divenuta ormai la più grave minaccia per i cetacei. Secondo il Rapporto del WWF ogni giorno più di 800 esemplari muoiono di una morte orribile. La maggior parte affogata, alcuni muoiono per lo shock e per la stanchezza, altri uccisi dagli squali mentre sono intrappolati nelle reti. Il problema della cattura accidentale è tale che i maggiori studiosi la reputano essere la principale minaccia alla sopravvivenza delle 86 specie di cetacei esistenti al mondo: l’uso di queste reti di materiale sintetico molto economico si è diffuso ovunque, e spesso sono ‘trappole’ talmente estese da poter contenere, per esempio, 12 jumbo jet. "Dove sono state prese misure di protezione, la mortalità è diminuita significativamente, il che dimostra che è possibile abbassare drasticamente il numero di catture accidentali", sottolinea il WWF.
Temi all'ordine del giorno del meeting di Berlino, che chiuderà il 19: stime più recenti relative alla consistenza delle popolazioni diverse specie di balena, meccanismi di controllo e di sorveglianza nel quadro dei meccanismi di gestione, la caccia alle balene a scopi scientifici (praticata da Norvegia e Giappone), caccia praticata dai nativi in Alaska, Groenlandia e Siberia, metodi di uccisione, impatto di fattori ambientali sulle popolazioni di balene, creazione di specifiche aree marine per la protezione dei cetacei. La balena grigia è la specie in assoluto più a rischio: secondo il WWF non ne rimarrebbero che appena 100 esemplari confinati nelle acque del Pacifico. Per salvarli gli ambientalisti chiedono l'istituzione di una riserva nelle acque del Pacifico orientale. Le minacce maggiori sono rappresentate dal traffico di petrolio e dalle esplorazioni e estrazioni del gas. Nel Mediterraneo si stima che vivano circa un migliaio di balenottere comuni, delle quali un quarto circa nell'area del Santuario dei cetacei del Mar Ligure, istituito nel 1999 nel bacino sardo-corso-ligure provenzale.
Sul sito internazionale del WWF www.panda.org
il Rapporto completo sulle balene; Sul sito del WWF Italia www.wwf.it
i racconti sugli incontri ravvicinati nei campi di "Whale watching".
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