Anno 2 Numero 65 Mercoledì 02.07.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

LE ASSOCIAZIONI: “SPERIAMO CHE SULL’AMBIENTE 
L’ITALIA NON FACCIA SCUOLA IN EUROPA”
 

5 DOMANDE DELLA SOCIETA’ CIVILE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
L’ambiente scompare anche dalle priorità del Semestre Italiano

Nel momento in cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi inaugura oggi ufficialmente il semestre italiano della Presidenza di turno dell’Unione Europea di fronte al Parlamento di Strasburgo, le Associazioni Ambientaliste italiane Associazione Bianchi Bandinelli, Comitato per la Bellezza, Greenpeace, INU, Italia Nostra, LAC, LAV, Legambiente, LIPU, VAS, WWF, che hanno inviato negli scorsi giorni un corposo Dossier sulle normative introdotte nella XIV legislatura che stravolgono il diritto ambientale e rilanciano le infrastrutture, si dichiarano molto preoccupate per il tentativo di esportazione del modello italiano in sede europea.

Non è un caso, infatti, che tra le priorità del semestre italiano indicate da Silvio Berlusconi non ci sia neppure una parola esplicita sull’ambiente, nonostante siano previsti in Italia almeno 8 appuntamenti importanti su questo tema, tra cui la COP9 a Milano sui cambiamenti climatici. In particolare, gli ambientalisti, chiedono al Presidente del Consiglio di chiarire in questi sei mesi alcune ambiguità di fondo legate al contrasto tra il Modello italiano e l’ordinamento europeo, come quelle sulle operazioni finanziarie legate al patrimonio dello Stato per la realizzazione delle opere strategiche, sulla procedura semplificata di Valutazione di Impatto Ambientale, sull’allentamento dei controlli sul ciclo di rifiuti, sulle violazioni del principio di precauzione in tante proposte di legge in campo ambientale, sulla deregulation dell’attività venatoria, ambiguità che contengono tutte un denominatore comune, la violazione delle normative comunitarie. 

Ecco le 5 DOMANDE delle associazioni ambientaliste e di tutela al Presidente del Consiglio: 

 Per realizzare il programma delle 250 cosiddette infrastrutture strategiche (elencate nella Delibera CIPE n. 121 del 21 dicembre 2001) l'Italia ha avviato operazioni finanziarie, tramite Patrimonio e Infrastrutture SpA (come stabilito dalla L. n. 112/2002) che prevedono l'utilizzo come garanzia economica, o anche la vendita di beni culturali e ambientali, anche se tutelati. 

Sono questi i meccanismi e il modello di finanziamento delle infrastrutture che l'Italia ha intenzione di proporre all'Europa? Non trova che questa impostazione sia una violazione delle normative ambientali e del Patto di stabilita' validi in Europa, e costituisca un'elusione gravissima dei ripetuti richiami rivolti all'Italia sulla trasparenza e la veridicità dei conti pubblici da parte della Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e da Eurostat?

 In Italia, il Governo ha introdotto con la normativa legata alla Legge Obiettivo (L. n. 445/2001) una procedura semplificata di Valutazione di Impatto Ambientale che non garantisce l'informazione e la partecipazione dei cittadini prima dell'autorizzazione definitiva alla realizzazione delle opere e non prevede un'analisi approfondita delle alternative di progetto sino all'opzione zero (do nothing). Questo modello di semplificazione delle procedure è in palese contrasto con la normativa comunitaria sulla VIA e sulla VAS – Valutazione Ambientale Strategica (Direttiva 85/337/CEE del Consiglio, Direttiva 97/11/CEE del Consiglio e Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio). 

E' questa la strada che l'Italia intende proporre all'Europa, quando, tra l'altro, come denunciato dal Commissario all'Ambiente Margaret Wallstrom, proprio l'Italia è il paese che ha accumulato negli ultimi 5 anni, insieme alla Spagna, il maggior numero di reclami proprio per sospetta infrazione della normativa europea sulla VIA?

 E' stata recentemente introdotta nella normativa italiana una modifica della legge quadro sui rifiuti (con l’art. 14 della legge n. 178/2002) un’interpretazione unilaterale e soggettiva del concetto di rifiuto che viola gli impegni assunti dall'Italia verso la CEE con il Trattato di Roma ed è in contrasto con la definizione di rifiuto secondo la normativa europea. Risultano a carico dell'Italia oltre 60 procedure di infrazione per la violazione della normativa europea sui rifiuti, tra cui appunto sul citato art. 14. E si annunciano altre modifiche normative proposte dal Governo relative ai rottami ferrosi e non ferrosi, residui delle lavorazioni industriali. In una situazione in cui in Italia ogni anno viene perso il controllo su 11 milioni di tonnellate di rifiuti.

L’'Italia vuole continuare a perseguire una politica che allenta i controlli sul ciclo dei rifiuti e rischia di favorire i traffici illeciti e che può costituire un modello negativo per gli altri paesi dell'Unione, proprio nel momento dell'allargamento della Comunità, provenendo da uno dei paesi fondatori e tra i piu' ricchi del Continente e del Mondo?

 Il Ministero dell'Ambiente e del Territorio italiano ha proposto un disegno di legge per il "riordino" di tutta la normativa ambientale delegata a una Commissione di 24 esperti esterni al Parlamento che ha tempo ben 4 anni per modificare radicalmente tutto il diritto ambientale, secondo principi e criteri spesso in contrasto con la normativa comunitaria. Inoltre, l'Italia in un documento ufficiale dello stesso Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio sul semestre italiano, circolato a Bruxelles e Strasburgo, propone all'Unione Europea una politica ambientale basata sulle "opportunita'" offerte alle imprese e contro "l'ideologia della proibizione promossa dalle burocrazie ambientali" .

L’Italia non sta rischiando di avviare un politica e approvare delle normative in campo ambientale che violano i principi di precauzione, di sostenibilità delle scelte ambientali e le norme per la tutela della salute e la sicurezza sanitaria, ampiamente riconosciute e tutelate dalla normativa europea?

 L'Italia si accinge ad approvare delle modifiche alla legge quadro sull’esercizio venatorio (L. n. 157/1992) che consentirebbero la caccia nel mese di febbraio quando è già iniziata la migrazione degli uccelli verso i luoghi di riproduzione, in violazione della direttiva comunitaria sulla conservazione degli uccelli selvatici, permetterebbero il nomadismo venatorio e la caccia nei parchi e depenalizzerebbero anche i reati gravi. 
È questo il modello di gestione faunistica che l'Italia vuole proporre agli altri paesi europei?"


WWF Italia
Legambiente
Greenpeace


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