Anno 2 Numero 64 Mercoledì 25.06.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

EMERGENZA IDRICA

WWF: “DEPORTATI IN PUGLIA”:
SARA’ QUESTA LA FINE INGLORIOSA DEI FIUMI ABRUZZESI?


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Trasferire 200-300 milioni di metri cubi di acqua all’anno dai malridotti fiumi dall’Abruzzo alla Puglia attraverso condutture sottomarine: è questo il progetto faraonico, nato da una vecchia idea della defunta Cassa del Mezzogiorno, che per le modalità dell’iter che sta seguendo si può definire un vero e proprio “affaire” dai toni tra il giallo e il grottesco. Pochi giorni fa, infatti, si scopre che il progetto di trasferimento di acqua alla Puglia dai tre maggiori fiumi abruzzesi, Vomano, Pescara e Sangro per complessivi 200 milioni di metri cubi all’anno, da espandere a 300 milioni, sta andando avanti. 
La società AMP, costituitasi per questo scopo nel febbraio 2002, ha richiesto ufficialmente la concessione di acqua da derivare, che l’Autorità di Bacino (cioè la Regione Abruzzo) non si è espressa, per cui varrebbe il silenzio assenso, che il 29 Luglio è stato convocato un sopralluogo tecnico e che sarebbe già stato fossato il prezzo al metro cubo dell’acqua abruzzese.

“Siamo ormai alla cosiddetta “economia di rapina” tipica dei paesi del Sud del Mondo - dichiara Dante Caserta, Presidente del WWF Abruzzo - dove vale la Legge del più forte e le popolazioni locali vengono estromessi da qualsiasi decisione. Inoltre viene costituita una società ad hoc, la AMP per “ottenere” dalla Bb&V (chiamata dalla Regione Abruzzo per esprimere lo studio di fattibilità sul progetto) la gestione di uno degli affari più remunerativi in circolazione; un’altra sorpresa arriva leggendo i nomi dei consiglieri d'amministrazione: tra questi c'è Graham Thompson, amministratore unico della Bb&V che a questo punto si appresta a diventare il massimo responsabile del progetto ed anche il gestore dell'acquedotto, per una prima concessione trentennale rinnovabile alla scadenza.
E’ una storia torbida, fatta di sotterfugi più volte segnalata dal WWF anche nel suo Dossier Acque: chiaramente nessun politico locale vuole associare la sua immagine ad un provvedimento tanto impopolare. Però, senza alcun confronto pubblico, il progetto va avanti. Peccato che a livello regionale non vi sia stato alcun confronto democratico e che si profili un vero e proprio disastro ambientale. Ricordiamo che le reti acquedottistiche in Abruzzo perdono già il 57% dell’acqua immessa e che in Puglia si perde circa il 50%. Praticamente si vuole trasferire acqua in reti colabrodo. I fiumi abruzzesi sono già pesantemente sfruttati per la produzione di energia elettrica, per l’irrigazione e per la produzione industriale. In alcuni punti sono praticamente quasi secchi: ora si arriva a ipotizzare la captazione in estate del 25-30% dell’acqua del fiume Pescara. E’ evidente che si tratta di un progetto insostenibile che invece di migliorare la gestione delle risorse, prosegue nella sottrazione delle risorse stesse come se queste fossero infinite”.
Il WWF ricorda che proprio due anni fa l’art. 35 della legge n. 448/2001, la Legge Finanziaria 2002, ha stabilito l’affidamento diretto, senza gara, dei servizi pubblici locali a rilevanza industriale: tra questi. i servizi pubblici di captazione, adduzione, distribuzione della risorsa, di fognatura e di depurazione delle acque. Il provvedimento indica un modello preferenziale di gestione del servizio integrato, tramite la trasformazione (entro il termine del 30 giugno 2003) delle aziende speciali e dei consorzi pubblici in società di capitali (S.p.A.), che pur controllate da enti pubblici locali sono soggetti di diritto privato che possono essere partecipati di aziende private. In alternativa, si pongono a gara internazionale la gestione delle reti e l’erogazione dei servizi pubblici locali. La costante è che si apre ai privati in ritmi serrati senza le garanzie sufficienti sebbene la Direttiva 2000/60/CE dica chiaramente che “l’acqua non è un prodotto commerciale, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale”.

La storia: la Regione Abruzzo affida a Settembre 2001, senza alcuna gara pubblica, uno studio di fattibilità per il trasferimento di acqua dai fiumi abruzzesi in Puglia ad una società, la Binnie Black & Veatch Italia s.r.l. (dal capitale sociale di 10.200 euro e di cui è presidente il signor Thompson Graham). Clamorosamente l’affidamento viene fatto prima ancora della richiesta ufficiale di acqua da parte della Regione Puglia che arriva un mese più tardi. La società BB&V presenta poco dopo lo studio in cui si prevede il trasferimento di acqua alla Puglia dai tre maggiori fiumi abruzzesi, il Vomano, il Pescara e il Sangro per complessivi 200 milioni di metri cubi all’anno, da espandere a 300 milioni. La captazione avverrebbe presso la parte intermedia dei tre fiumi da cui partirebbero tre rami di condotte che si riunirebbero al di sotto del Mare Adriatico per poi riaffiorare all’altezza di Foggia. 
La BB&V non si ferma a chiarire gli aspetti tecnici: nello studio si afferma che “è in corso la costituzione del soggetto giuridico destinato ad acquisire la concessione dell’acqua ed avente in proprio i requisiti per provvedere alla costruzione delle opere e alla relativa gestione”. Ma non basta: tra le caratteristiche di questo soggetto è previsto che “comprende un soggetto tecnicamente idoneo e, necessariamente, di gradimento degli istituti esteri che assicureranno il finanziamento privato dell’opera”. 
Il 21 Dicembre 2001 il CIPE (a 4 mesi dall’affidamento del progetto di fattibilità) inserisce il progetto di trasferimento dell’acqua dall’Abruzzo verso la Puglia tra le grandi opere prioritarie del Pacchetto Lunardi. 

Il 26 Febbraio 2002 si costituisce a L’Aquila una società, la AMP, con capitale sociale di 105.000 euro, con oggetto sociale la “progettazione, finanziamento, costruzione e gestione delle opere necessarie a trasferire dall’Abruzzo alla Puglia risorse idriche..”. Incredibilmente il Signor Thompson Graham, risulta socio di questa società, insieme ad altre dieci persone, molte delle quali legate a primarie imprese di costruzione nazionale.

Le prime vibrate proteste di opposizione regionale, ambientalisti e società abruzzese costringe nel 2002 la Regione Abruzzo ad una rapida marcia indietro. Secondo gli amministratori regionali nessun progetto è stato approvato.

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