Anno 2 Numero 70suppl.

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

CALDO-SICCITA’- INCENDI
PER L’AMBIENTE E’ EMERGENZA GRAVE: 
LE 7 RICHIESTE DEL WWF

 www.wwf.it

Roma, 7 agosto 2003 - Molti gli ambienti naturali che soffrono la prolungata siccità in questa estate torrida: stagni, laghi e lagune costiere colpiti da crisi di ossigeno e morie varie di pesci, boschi costieri e collinari, foreste percorse dal fuoco colposo e doloso favorito da un clima torrido e dal fattore vento. 
E’ questa la mappa dell’ambiente italiano sottoposto ad un forte stress sul quale gli incendi si innescano come un colpo mortale in grado di ridurre sensibilmente il patrimonio di biodiversità. Il fuoco, così come si sviluppa oggi nel nostro paese, ha ormai perso per l’ambiente mediterraneo quello che era il suo antico ruolo ecologico: aumento della frequenza e delle superfici colpite ne determinano un impatto sempre più devastante sugli ecosistemi. 
Ecco perché di fronte a questa vera e propria emergenza servono risposte politiche di grande impatto per fronteggiare una situazione che non deve essere dimenticata una volta trascorsa l’estate. “Serve una presa di coscienza collettiva, del Governo nazionale e degli enti locali – ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente del WWF Italia – ai quali chiediamo un forte impegno ed azioni concrete per fronteggiare l’emergenza ambientale del nostro paese. 
Ecco le 6 richieste del WWF:

1- MONITORAGGIO DELLE AREE BRUCIATE: monitorare le aree bruciate che minacciano di innescare fenomeni di erosione del terreno ed impedire ogni “appetito edilizio” o operazioni di “rimboschimento strumentali”, avviando al più presto il catasto delle aree percorse dal fuoco così come prevede la legge; 

2- INVESTIGAZIONI CONTRO GLI INCENDIARI - gli incendiari che stanno mandando in fumo migliaia di ettari di bosco e di macchia mediterranea, favoriti dalla “complicità” della siccità che ha reso arido il terreno, dalle alte temperature e dal vento, sono dei veri e propri criminali e non semplici piromani come spesso vengono descritti nei racconti di cronaca. Chi incendia un bosco è come un ladro che ruba in una banca e non un malato neuropsicico, e come tale deve essere trattato: bruciare un bosco è un danno collettivo immenso e costituisce anche un pericolo per l’uomo. Serve una severa applicazione della nuova normativa sulla lotta agli incendi, con un approccio investigativo, con pattugliamenti costanti sul territorio più a rischio effettuati da tutte le forze di polizia per risalire ai colpevoli. Un potenziamento di mezzi, uomini e strumenti per le forze dell’ordine; 

3- PREMI DOVE NON SI BRUCIA - Una capillare opera di prevenzione che metta al riparo gli oltre 6 milioni di ettari di boschi italiani, sicuramente quelli più pregiati dal punto di vista naturalistico come quelli all’interno delle aree naturali protette: La regola più semplice: prevedere la possibilità di creare meccanismi di incentivo come l’assegnazione agli agricoltori e agli allevatori di premi nei casi in cui questi, grazie alla loro sorveglianza, riescono a scongiurare gli incendi; 

4- STOP A CACCIA E PESCA - Sospendere l’inizio dell’attività venatoria per questa stagione e della pesca lungo i corsi d’acqua: è proprio dal mondo venatorio e della pesca sportiva che ci aspettiamo una presa di coscienza di fronte ad un emergenza di queste proporzioni. La fauna a settembre, infatti, sarà stremata sia dalla siccità che dalla carenza di cibo. In tutti quei corsi d’acqua rimasti a secco per lunghi tratti per oltre 4 mesi, come il PO, il Ticino, Tagliamento, bisognerebbe sospendere la pesca sportiva laddove esistono ancora popolazioni ittiche naturali per consentire una ripresa alla fauna già duramente provata;

5- ATTENTI AI RIMBOSCHIMENTI- Nel passato le tecniche di forestazione venivano effettuate con alberi non autoctoni a rapido accrescimento, come le conifere, spesso ad alto rischio di incendio, vere e proprie micce che spesso sono i punti di partenza degli incendi. Gli interventi successivi nelle aree percorse dal fuoco devono prevedere, al posto della piantumazione di alberi non autoctoni, l’inserimento di arbusti come ginestre o ginepri (piante pioniere) che accelerano il processo naturale di ricolonizzazione della vegetazione arbore consentendo una prima copertura del suolo per prevenire fenomeni di erosione e di dissesto idrogeologico. Attenzione però al rischio inquinamento genetico: spesso la carenza di piante di origine certificata non consente interventi di restauro ambientale corretti: soprattutto nelle aree protette occorre potenziare i vivai specializzati.

6 – PIANI DI PREVENZIONE: SI PARTE A FEBBRAIO - Coordinamento tra gli enti competenti sul territorio. Attivare strutture di prevenzione fisse sul territorio nelle aree a maggior rischio, soprattutto all’interno di aree protette, con punti di osservazione permanente, con pattuglie mobili di primo intervento non appena si accendono i primi focolai, ed interventi più massicci con autobotti e mezzi aerei in caso di fuoco più intenso.

7 – LIBERTA’ DAL CARBONIO - Politiche energetiche che favoriscono l’uso di fonti di energia rinnovabile capaci di coprire fino al 50% del fabbisogno energetico totale, insieme all’aumento dell’efficienza energetica sia nella produzione che negli usi finali. Questa estate torrida e prolungata è ormai più che evidente come sia il frutto di un cambiamento climatico di proporzioni globali contro il quale servono risposte politiche globali. I dieci anni più caldi del ventesimo secolo sono tutti concentrati negli ultimi 15 anni: addirittura le temperature potrebbero aumentare di 10 volte nel prossimo secolo. E’ proprio la nostra schiavitù dal petrolio uno dei fattori scatenanti dei cambiamenti climatici dato che i combustibili fossili sono le principali fonti di emissione di gas serra: secondo il World Energy Outlook 2000 dell’International Energy Agency nel 2012 le emissioni di gas serra aumenteranno del 45% ed entro il 2020 addirittura del 60%. I paesi industrializzati stanno infatti seguendo un percorso energetico in crescita continua, basato quasi esclusivamente sui combustibili fossili, trascinando lungo questa via il resto del mondo. Inoltre gli incendi boschivi, poi, contribuiscono ad aggravare la situazione poiché da una parte aumentano le emissioni di anidride carbonica e dall’altra diminuiscono la capacità di sottrarre il carbonio dall’atmosfera, uno dei ruoli fondamentali che svolgono le foreste insieme agli oceani. 


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