Anno 2 Numero 66 Mercoledì 09.07.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

WWF E LIPU :
“SULLA CACCIA ATTENTI AI DATI”

Le osservazioni sul Rapporto sulla gestione faunistico-venatoria in Italia 
presentato da Legambiente e Arcicaccia

www.wwf.it

Roma, 10 luglio 2003 - La caccia non è tra i principali problemi ambientali italiani secondo Legambiente? Può darsi, ma LIPU e WWF invitano ad osservare la situazione con una visione più ampia. Anche in natura, come direbbe Totò, “è la somma che fa il totale”, ovvero, se all’inquinamento, alla riduzione degli habitat naturali, all’espansione delle attività umane, ai cambiamenti climatici aggiungiamo anche l’attività venatoria per alcune specie l’Italia rischia di doversi preparare ad un “de profundis”. 
A preoccupare WWF e LIPU è soprattutto la lettura dei dati che vengono riportati nel Rapporto sulla gestione faunistico-venatoria presentato oggi da Legambiente e Arcicaccia, che dimostra che il 66% delle specie oggetto di prelievo sono o in declino o si trovano uno stato di insufficiente conoscenza il che renderebbe più ragionevole un approccio più cauto sulla caccia in Italia. 
La caccia, se esercitata secondo le regole previste dalla Legge nazionale di riferimento (L.157) sulla base dei dati scientifici disponibili non compromette la loro sopravvivenza, ma bisogna distinguere l’esercizio venatorio compatibile, che può essere sopportato dalle popolazioni animali, dall’attività di prelievo per selezione e quindi funzionale a mantenere la dinamicità delle popolazioni animali. Il presupposto di base è la conoscenza, elemento purtroppo oggi disponibile per poche specie, soprattutto di ungulati.
Purtroppo molte specie restano oggetto di caccia sebbene in declino o sussista uno stato delle conoscenze insufficiente e inserite nella Direttiva Comunitaria “Uccelli” 79/409/CE come il combattente, pernice bianca e coturnice delle Alpi.
Essendo la conoscenza dell’ecologia delle specie fondamento base per un corretto prelievo è evidente che specie in declino o che si trovano in uno stato insufficiente di conoscenze non dovrebbero essere oggetto di prelievo (ovvero il 66% delle specie riportate in Tab.I).
Inoltre, per stabilire la consistenza di una popolazione animale bisogna stare attenti a non confondere i dati internazionali con la reale consistenza delle specie sul nostro territorio. 
Se la “caccia buona” è quella che si basa sulle conoscenze scientifiche relative alla dinamica delle popolazioni oggetto di prelievo, allora ciò rafforza che la pianificazione dell’attività venatoria deve essere fatta a livello nazionale (internazionale per le specie migratrici) e non regionale. 


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