Agenzia di Stampa

Anno 1 Numero 33 Mercoledì 20.11.02 ore 23.45

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Direttore Responsabile Guido Donati

   

Prestige: un disastro annunciato

 

 

di Paola Franz 

La petroliera Prestige, una delle cinque supercarrette che vagano per i mari attendendo di versare il proprio letale contenuto in mare è affondata. Il suo mortale liquame si sta distribuendo sulle coste della Galice mettendo a repentaglio la vita di interi ecosistemi e delle popolazioni rivierasche. E noi cosa facciamo? Mettiamo delle scadenze per la circolazione delle navi a scafo singolo: 31 dicembre 2003 messa al bando delle petroliere pre-Marpol e 31 dicembre 2005 per quelle che trasportano prodotti finiti. E dopo questa iniziativa affonda la Prestige, e quante altre Prestige dovremo vedere prima di accelerare i tempi di intervento? Vi sono paradisi ecologici che hanno subito già danni terrificanti, parliamo delle Galapagos, e quanti altri dovranno scomparire? Dovremo attendere che le bianche scogliere di Bonifacio si tingano di nero per bloccare definitivamente il passaggio delle petroliere attraverso le Bocche di Bonifacio, una delle zone di mare che ha visto il maggior numero di navi affondare? 

Il Mediterraneo è ritenuto da sempre uno dei mari a maggior rischio per la navigazione, lo testimoniano le migliaia di relitti che giacciono sui suoi fondali, ed inoltre essendo un mare chiuso è soggetto a risentire particolarmente degli agenti inquinanti. Nel nostro mare circolano ogni anno circa 170 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi, di cui un milione viene scaricata in mare sia per gli incidenti sia deliberatamente per lavaggio delle cisterne. L'Italia è il Paese più esposto, solo nel 1999 sono stati individuati 1000 sversamenti deliberati di petrolio. Il 35% degli sversamenti avviene durante le operazioni di carico e scarico, il 7% durante il bunkeraggio, un altro 7% a cause di falle nello scafo, il 3% per arenamento, il 2% per collisioni, un altro 2% per incendi o esplosioni, il 15% per operazioni di routine e il 29% per motivazioni incerte. Le cause degli incidenti sono imputabili per il 64% ad errori umani, soprattutto perché gli equipaggi sono impreparati, improvvisati e sotto pagati, per il 16% sono dovuti a danni meccanici, per il 10% a problematiche strutturali del natante e per un altro 10% per motivi imprecisati.

La Prestige, batteva bandiera delle Bahamas, era stata controllata ben 11 volte negli Stati Uniti e per tale motivo 1999 si era trasferita in acque ove vi erano meno possibilità di controllo; comunque era stata bandita anche dalle acque della Norvegia, poiché considerata ad altissimo rischio, Già 295 Km di costa sono stati inquinati da parte delle 10.000 tonnellate fuoriuscite dallo scafo; vi è la vaga speranza che alla profondità a cui giace la pressione e la bassa temperatura mantengano il restante carburante compresso e solidificato in fondo al mare. Una sola tonnellata di petrolio uccide 12 km quadrati di mare, in questo caso si potrebbero riversare ben 70.000 tonnellate (tre volte il contenuto della fatidica petroliera Erika), sufficienti a distruggere 840.000 km quadrati di mare, cioè 84.000.000 ettari (l'Italia si estende per un territorio di 301.245 Km quadrati, quindi un territorio di quasi 3 volte il nostro Paese).

Se l'incidente fosse accaduto nella zona delle Bocche di Bonifacio sia il mare della Sardegna sia quello della Corsica sarebbero distrutti. Questa zona costituisce un patrimonio unico al mondo per la varietà paesaggistica ed ecologica, sui suoi fondali, le praterie di posidonia oceanica, liberano 12 metri cubi di ossigeno ogni ora per ettaro, il corallo rosso è unico ed apprezzato in tutto il mondo, non lontanissimo vivono specie introvabili quale la foca monaca, la moltitudine di specie animali e vegetali fanno di questi luoghi un vero paradiso naturale. Nonostante ciò ogni anno vengono versate quantità enormi di prodotti petroliferi. Inoltre è una zona colpita per tanti giorni all'anno da forti venti di maestrale e tramontana che facilmente rendono il tratto particolarmente pericoloso per la navigazione.

Anche la laguna Veneta e Venezia sono a rischio; ogni giorno una nave petroliera e ogni due o tre giorni una nave che trasporta sostanze chimiche o gas solca quel mare e non vi sono restrizioni per le navi a singolo scafo. Speriamo che questo ennesimo disastro sia di monito per dare corso immediato a leggi restrittive sulla navigazione di mezzi a rischio. Ricordando che comunque, oltre al disastro ecologico, molto spesso le compagnie non pagano ed è la comunità che deve rifondere i danni alle popolazioni colpite. In questo caso la Comunità Europea dovrà risarcire almeno 117,7 milioni di euro. Ricordiamo che le compagnie assicurative non risarciscono il danno ambientale in quanto troppo elevato. Se si costringessero gli armatori ad assicurare il danno ambientale probabilmente verrebbero utilizzate tecnologie di avanguardia per poter rispondere ai requisiti richiesti dalle assicurazioni.

 

 

 

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