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Il girasole come risorsa biocombustibile
Per avviare le azioni nazionali derivanti dalle determinazioni adottate dalla conferenza di Kyoto per la riduzione delle emissioni gassose, il Ministro per le politiche agricole, d’intesa con la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, gli Assessorati all’Agricoltura delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, ha varato un Programma nazionale denominato “Biocombustibili”. In tale Programma è inserito il progetto “Filiere biocombustibili dal girasole”, per il quale è stato firmato un protocollo di intesa tra la Regione Marche e l’Università Politecnica delle Marche. Per firmare il piano di lavoro congiunto, si sono incontrati ieri in Rettorato con il rettore Marco Pacetti per la Regione Marche la dirigente del servizio dottoressa Damiani e il dottor Bordoni; i rappresentanti della Regione Veneto ed Emilia Romagna; un rappresentante del CTI; un rappresentante della C&T; i professori Riva e Santilocchi dell’Università Politecnica delle Marche; la dottoressa Scrosta, collaboratrice nel progetto, il dottor Galliano Micucci, amministratore dell'Assam.
Il Programma ha come obiettivo quello di attuare delle azioni dimostrativo-divulgative con una forte caratterizzazione territoriale, in grado di stimolare i diversi soggetti della filiera agro-energetica a un ulteriore sviluppo, applicazione e introduzione all'utilizzo dei biocombustibili, con particolare attenzione al diretto coinvolgimento del settore primario. Tra i progetti elencati nel 2001 è stato finanziato anche il progetto interregionale “Filiere biocombustibili dal girasole”, promosso dalla Regione Marche unitamente all’Università Politecnica delle Marche. Al progetto, oltre a Regione Marche e Università Politecnica delle Marche, prendono parte anche la Regione Emilia Romagna e la Regione Veneto, il Comitato Termotecnico Italiano (CTI), la C&T Srl di Ancona, l’ASSAM.
Il progetto vuole concentrasi sull’uso energetico del girasole per dimostrare la validità delle filiere su di esso impostate. Più in particolare le filiere che si intendono studiare sono le seguenti:
1. produzione di olio grezzo da utilizzare in motori diesel per la generazione di energia elettrica;
2. produzione di olio grezzo da utilizzare in motori diesel per l’alimentazione di trattori agricoli e caldaie aziendali;
3. produzione di biodiesel (100% girasole) da utilizzare in impianti di riscaldamento civili.
La ricerca prevede di seguire sia gli aspetti di produzione di semi di girasole sia la loro trasformazione e utilizzazione. Tali fasi verranno seguite dalle aree di ingegneria agraria e di agronomia del Dipartimento di Biotecnologie Agrarie e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche.
Da un punto di vista sperimentale, quindi, si prevede di:
verificare le rese di olio economicamente sostenibili;
nello stesso tempo verificare il reale interesse del mercato e del comparto zootecnico nei confronti del panello grasso;
individuare le dimensioni e le caratteristiche tecniche ottimali dell’impianto di produzione dell’olio da proporre per ulteriori applicazioni;
standardizzare il combustibile in modo da trovare un ragionevole equilibrio tra investimenti richiesti per l’impianto di produzione e qualità dell’olio in termini tecnologici.
Risulta come un aspetto fondamentale sia quello della standardizzazione sia delle materie prime che dei combustibili. Tale attività verrà condotta dal CTI, unica organizzazione federata all’UNI (Ente nazionale di Unificazione) che si occupa di problemi normativi termotecnici sia per i combustibili tradizionali che quelli rinnovabili.
La Regione Emilia Romagna (RER) si occuperà di aspetti inerenti all’uso di oli grezzi nei trattori e nelle caldaie. La RER ha aderito al progetto in qualità di regione co–proponente e si avvarrà di enti regionali per lo svolgimento della propria parte.
La Regione Veneto (RV) effettuerà l’analisi della filiera di produzione degli oli mediante la tecnica della LCA. La RV ha aderito al progetto in qualità di regione co–proponente e si avvarrà di enti regionali per lo svolgimento della propria parte.
Un aspetto di primaria importanza del PROBIO risiede nella necessità di diffondere una concreta cultura sull’utilizzo delle fonti alternative e in progetto prevede un partner, l’ASSAM, completamente dedicato a questa attività.
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