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ALL’ACQUARIO DI GENOVA GLI SQUALI DEL MONDO
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Un forte investimento per rinnovare l’ambiente e la popolazione della Vasca degli Squali
E’ temuto, elegante, affascinante, misterioso. Protagonista di storie avventurose, ammirato per la sua linea perfetta e la sua capacità di movimento, lo squalo è un vero e proprio principe delle profondità, in grado di permeare l’immaginario collettivo. Ma è anche un predatore fortemente minacciato dalle attività dell’uomo.
Proprio per sensibilizzare il pubblico sulla necessità di conoscere, conservare e proteggere questi meravigliosi animali, l’Acquario di Genova ha realizzato un ambizioso progetto di rinnovamento, costato circa 100.000 Euro, della vasca dedicata agli squali. Grazie a imponenti modifiche strutturali e all’inserimento di una nuova specie unica in Europa, la vasca si propone come una finestra sugli “squali del mondo”.
L’allestimento è stato suggerito dall’architetto Michael Oleksak. Elementi base della scenografia sono imponenti rocce, realizzate in vetroresina. L’effetto ottenuto, oltre a quello di un’ambientazione più naturale, è quello di aumentare la tensione emotiva del visitatore, che può apprezzare la profondità dello spazio ed essere costantemente stupito dall’apparire improvviso degli animali. Grazie ad un sistema di illuminazione opportunamente studiato e alla forma circolare dell’acrilico, il visitatore può provare il brivido dell’immersione nel profondo.
Una suggestiva cornice per due ospiti d’eccezione: da oggi, due splendidi esemplari di pesce sega nuotano accanto alle tre specie di squalo (toro, grigio, angelo) già presenti nella vasca, assieme ad un banco di ricciole e di orate, il pesce luna e le cernie.
L’intento di questo spazio, che si impone così come uno dei più affascinanti del mondo, è infatti quello di far conoscere le meraviglie della varietà di esemplari, esistente in natura, e sensibilizzare il pubblico circa la tutela e la conservazione di specie di squali duramente minacciate dai comportamenti umani.
Da sottolineare anche gli obiettivi didattici di questa operazione, la cui realizzazione non a caso coincide con l’allestimento della mostra “Pianeta Squali” di Alberto Luca Recchi. La pluralità di specie ospitate in vasca costituisce una testimonianza vivente dei concetti illustrati nell’ambito dell’esposizione: la grande varietà di specie di squali (oltre quattrocento) presenti sul Pianeta, la diversità delle strategie di adattamento, la necessità di comprendere le differenze per preservare la sopravvivenza dell’intero ordine.
La volontà di sensibilizzare il pubblico su queste importanti tematiche è ribadita dalla presenza di due nuovi grandi pannelli informativi luminosi, sistemati nelle adiacenze della vasca degli squali del mondo: mentre il primo spiega come gli squali abbiano avuto la capacità di evolversi, adattandosi perfettamente ai vari ambienti, il secondo illustra con impressionanti immagini come la cattura eccessiva provochi la drastica riduzione di molti esemplari e come sia ormai indispensabile agire per la conservazione.
La richiesta di parti di squalo (sega, denti, mascelle) destinate a diventare macabri souvenir, l’impiego delle pinne per specialità culinarie e la cattura accidentale di molti esemplari tramite vari sistemi di pesca sono i principali imputati di una situazione molto grave.
GLI SQUALI OSPITI DELL’ACQUARIO
Andiamo a conoscere più da vicino gli squali ospiti delle vasche dell’Acquario.
Ben tre delle specie ospitate dall’Acquario sono segnalate come vulnerabili e in pericolo nella IUCN Red List: si tratta dei pesci sega (Pristis zijsron), degli squali toro (Carcharias taurus), e degli squali angelo (Squatina squatina).
Iniziamo il nostro tour dedicato dalla vasca degli squali del mondo.
VASCA SQUALI DEL MONDO
- Pesce sega (Pristis zijsron)
I due esemplari di pesce sega sono i nuovi “illustri” ospiti della struttura. Il pesce sega ha un aspetto appiattito allungato, simile ad una razza, e può arrivare a misurare anche 7 metri. Particolarità della specie è una sega cartilaginea, fornita di dentelli, che costituisce ¼ della lunghezza totale dell’individuo. La sega viene utilizzata per localizzare le prede (soprattutto granchi e gamberi, ma anche molluschi e piccoli pesci): ospita infatti due sofisticati sistemi sensori che rilevano i movimenti di animali anche piuttosto lontani e percepiscono il battito cardiaco di prede nascoste. Raggiunge la maturità sessuale quando arriva a misurare circa 4 metri. La fecondazione è interna ed è ovoviviparo Vive su fondali sabbiosi in acque basse costiere e nella parte terminale dei corsi d’acqua nell’Indopacifico occidentale, nel Mar Rosso, in Africa Orientale, nei mari della Cina e dell’Australia.
I pesci sega erano assai diffusi in passato, tanto da entrare a far parte della mitologia e della religione di alcune società tribali, in particolare in Centro America, in Africa Occidentale, in Australia e in Nuova Guinea. Ma anche il vecchio continente ha subito il fascino di questo curioso essere: il pesce sega è infatti presente nei tre bestiari dell’epoca medievale. In particolare, nel “Bestiario latino” il pesce sega è eletto a metafora di coloro che “cominciarono nell’ascesi, a perseverare nelle buone azioni” ma, vinti dalla cupidigia e dalle tentazioni, “sprofondano come fossero fluttuanti onde dal mare, fino agli inferi”.
Attualmente i pesci sega stanno progressivamente scomparendo. Cause della diminuzione del numero di individui della specie sono la pesca accidentale, la pesca diretta alla commercializzazione di parti pregiate (carni, pinne, sega), la riduzione della disponibilità di prede e, soprattutto, l’alterazione dei loro habitat.
- Squalo grigio (Carcharhinus plumbeus)
Sono otto (sette maschi e una femmina) gli squali grigi che nuotano all’interno della vasca.
Questa specie deve il suo nome alla tipica colorazione grigio-bruna con riflessi metallici, bronzei o azzurrastri. La caratteristica più evidente è l’impressionante altezza della prima pinna dorsale, che può raggiungere anche un decimo della lunghezza totale dell’animale.
Vive nelle acque temperate e tropicali di tutto il mondo. Raggiunge i 250 cm di lunghezza massima e si ciba di piccoli pesci, ossei e cartilaginei, di molluschi e di invertebrati. La riproduzione è vivipara placentata: la femmina partorisce dai 5 ai 12 piccoli per volta dopo una gestazione che può durare dagli 8 ai 12 mesi. E’ una specie seriamente minacciata dalla pesca indiscriminata.
- Squalo toro (Carcharias taurus)
La vasca degli squali del mondo ospita due esemplari di squalo toro. Si tratta di uno squalo grande e massiccio, che può superare i 3 metri di lunghezza. E’ bianco-grigiastro, con macchioline brune o rossastre sul dorso e il ventre bianco. L’aspetto minaccioso è conferito dalla sua abitudine di nuotare lentamente, lasciando intravedere dalla bocca semi aperta i denti lunghi e appuntiti. Per essere più “leggero” in acqua, ha l’abitudine di ingoiare aria e trattenerla nello stomaco.
Vive nell’Oceano Atlantico, nell’Indiano e nel Pacifico occidentale.
Lo squalo toro è viviparo. La riproduzione di questi esemplari presenta il fenomeno del cannibalismo intrauterino. Per ogni gravidanza, arrivano a maturazione dalle 16 alle 23 uova racchiuse in sacchetti, ma solo due” si sviluppano completamente. Probabilmente gli individui più forti, e quindi destinati a nascere, divorano i propri concorrenti all’interno dell’utero materno.
Squadro o squalo angelo (Squatina squatina)
L’Acquario ospita un esemplare di squadro. Si tratta di uno squalo molto appiattito, con pinne pettorali molto larghe che gli hanno valso il nome di squalo angelo. Raggiunge i 180 cm di lunghezza ed il colore del dorso è tale da renderlo completamente invisibile quando resta semisepolto nella sabbia. Rimanendo in agguato, mimetizzato su fondi sabbiosi, cattura con un balzo le prede che inavvertitamente gli si avvicinano. Si ciba di pesci, molluschi e crostacei, che vengono individuati anche grazie ai barbigli sensoriali posti in prossimità della bocca.
Vive nel Mar Mediterraneo e nell’Atlantico nord-occidentale. I biologi dell’Acquario lo cibano tramite un lungo tubo che proietta direttamente il cibo in prossimità delle fauci.
GLI ALTRI SQUALI DELL’ACQUARIO
Per gli appassionati di squali, l’Acquario di Genova rivela altre sorprese. Oltre alle quattro specie che popolano la vasca degli squali del mondo, possiamo trovare lungo il percorso:
- Squalo nutrice (Ginglymostoma cirratum)
Originario dei mari caldi, lo squalo nutrice è caratterizzato da grandi e tondeggianti pinne pettorali e da barbigli posizionati attorno alla bocca. Può raggiungere i 4,3 metri di lunghezza. Vive sotto costa nelle zone della scogliera corallina, nel Pacifico Orientale, nell’Atlantico Occidentale, e nei mari dell’Africa Orientale. Caccia durante la notte crostacei, cefalopodi e pesci, mentre durante il giorno si riposa sul fondo. L’Acquario ospita nella vasca della Barriera Corallina due esemplari di squalo nutrice, un maschio e una femmina.
- Squalo pinna nera (Carcharhinus melanopterus)
Il nome è dovuto alle sue vistose macchie nere, poste all’apice della prima pinna dorsale e del lobo inferiore della pinna caudale. Può raggiungere la lunghezza massima di 180 cm., ma più comunemente misura circa 160 cm.. E’ una delle specie più frequenti lungo le scogliere di madrepore del Pacifico, dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso. Da qualche tempo è presente anche nel Mediterraneo, in seguito a fenomeni di migrazione, prevalentemente sulle coste della Tunisia e dell’Isola di Cipro. Grande nuotatore, si nutre di una grande varietà di piccoli pesci, ma anche di cefalopodi e crostacei. All’Acquario è presente nella vasca della Laguna del Madagascar.
- Gattucci (Scyliorhinus sp.)
Il gattuccio è un piccolo squalo che può raggiungere gli 80 cm di lunghezza. Il suo nome deriva dalla forma e dal colore dei suoi occhi, simili a quelli di un gatto. Vive fino a 400 metri di profondità, ma è molto comune entro i 100. L’Acquario di Genova ospita due specie di gattucci: Scyliorhinus canicula, diffusa nel mar Mediterraneo, e Chiloscyllium plagiosum, tipica delle acque tropicali. Entrambe le specie di gattuccio si riproducono regolarmente all’interno della struttura. Una delle vasche della Sala Columbus, nell’ambito della mostra Pianeta Squali, ospita alcune uova di gattuccio all’interno delle quali è possibile scorgere in trasparenza il movimento degli embrioni.
- Chimera (Hydrolagus colliei)
La chimera è un pesce dallo scheletro cartilagineo, parente stretto di squali e razze. Di colore marroncino o argentato, può presentare chiazze iridescenti dorate, verdi o blu. Gli occhi sono grandi e sembra che emanino una luce verdastra. La pelle di questi animali è liscia, ma davanti alla prima pinna dorsale c’è una grande e robusta spina. Raggiunge quasi il metro di lunghezza. Si nutre di molluschi, crostacei e altri piccoli invertebrati. Vive sui fondi sabbiosi e fangosi dall’Alaska a Baja California, ma è molto comune tra la British Columbia e la California.
CON L’ACQUARIO VERSO IL PIANETA SQUALI
La Sala Columbus dell’Acquario di Genova ospita “Pianeta Squali”, la mostra realizzata in stretta collaborazione con Alberto Luca Recchi dedicata al più conosciuto e affascinante predatore dei nostri mari.
La visita alla mostra “Pianeta squali” proseguirà fino al 30 giugno ed è compresa nel biglietto d’ingresso all’Acquario (nessun supplemento di prezzo).
L’itinerario della mostra conduce il visitatore nell’incredibile mondo degli squali per aiutarlo a conoscerne la grande varietà di specie presenti nei mari del Pianeta (sono più di 400) e comprendere la necessità di preservare questa creatura dagli attacchi indiscriminati impliciti nelle attività dell’uomo.
La mostra, curata da Bruna Valettini e allestita da Pierandrei Associati, gioca sulla forza delle immagini: ben cinque schermi giganti proiettano i filmati di Alberto Luca Recchi, professionista di fama mondiale ed esperto di squali, testimone di numerosi “incontri ravvicinati” con le diverse specie. Le sue immagini, girate da posizioni privilegiate, avvolgono il visitatore trasmettendo la sensazione di trovarsi realmente in mare aperto, a tu per tu con gli esemplari di squalo e con il loro mondo.
Accanto alle immagini di Alberto Luca Recchi, impressionanti ricostruzioni consentono una conoscenza più approfondita dell’anatomia e della fisiologia degli affascinanti animali.
La ricostruzione del corpo di uno squalo della lunghezza di tre metri illustra, grazie ad elementi interattivi, i segreti di alcuni organi fondamentali. I visitatori possono così comprendere la dinamica delle cellule sensoriali, collocate lungo la linea laterale del corpo, che percepiscono le vibrazioni emesse dai corpi in movimento. E’ inoltre possibile osservare il funzionamento della membrana nittitante, una speciale palpebra utilizzata dagli squali al momento della predazione, atta a proteggere gli occhi da eventuali attacchi. Infine, i visitatori possono toccare con mano la pelle ruvida e dentellata dello squalo, capace di migliorare
l’idrodinamicità.
Tre differenti modelli di bocca, appartenenti ad altrettante specie, mostrano la diversa forma dei denti e le relative abitudini alimentari. Il pubblico può quindi confrontare gli apparati boccali: dai minuscoli “dentelli branchiali” dello squalo elefante, che si nutre di plancton, a quelli grandi e seghettati dello squalo bianco, adatti alla lacerazione delle carni e alla perforazione delle pelli più resistenti.
Il secondo piano della mostra fornisce ulteriori informazioni sul mondo degli squali attraverso pannelli e fotografie. In questo contesto viene spiegata la dinamica del morso di uno squalo bianco, che sorprende le prede e le addenta sfruttando la doppia articolazione della mascella.
Tre pannelli rotanti coinvolgono il visitatore in una piccola serie di giochi a quiz. E’ possibile rispondere alle domande sull’anatomia degli squali e verificare istantaneamente la risposta grazie ad un semplice dispositivo meccanico.
La mostra si conclude con un excursus sulle cause della mortalità degli squali: questi animali sono oggetto di una pesca indiscriminata in quanto le loro pinne sono considerate una prelibatezza della cucina asiatica. Numerosi esemplari vengono inoltre pescati per errore: finiscono nelle reti o abboccano agli ami dei palangari e muoiono per asfissia.
Si ricorda, infine, che tutto il percorso dell’esposizione è accessibile anche alle persone disabili con problemi di mobilità.
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