Anno 2 Numero 51 Mercoledì 26.03.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

 

Ente per le Nuove tecnologie l’Energia e l’Ambiente

 

 

Prove di resistenza sismica degli edifici su “Tavole vibranti” nei laboratori ENEA

www.enea.it

Guido Bertolaso – Capo Dipartimento della Protezione Civile e Carlo Rubbia – Commissario Straordinario dell’ENEA, hanno assistito in diretta alle prove sperimentali su “tavole vibranti” effettuate oggi presso i laboratori di Dinamica Strutturale e Controllo delle Vibrazioni del Centro ENEA della Casaccia (S. Maria di Galeria, Roma), che hanno permesso di osservare le prestazioni e la resistenza di un edificio in cemento armato, progettato con criteri tradizionali per zona non sismica, dotato di dispositivi di protezione sismica e sottoposto a terremoti di intensità pari fino a 4 volte al terremoto verificatosi a Colfiorito nel 1997. 
Le prove sono state effettuate nel corso di una giornata dimostrativa organizzata dall’ENEA e dall’Ufficio del Servizio Sismico Nazionale (SSN) del Dipartimento della Protezione Civile, a conclusione della campagna sperimentale del Progetto “Sicuro”, condotta nell’ambito di una convenzione tra le due istituzioni. Obiettivo delle prove è stato quello di verificare l’efficacia dei sistemi di protezione sismica per edifici esistenti, costruiti in zone non classificate sismiche, quindi progettati con criteri non antisismici, ma per le quali sono sopraggiunte evidenze di rischio terremoto. 
Le protezioni sismiche applicate agli edifici sottoposti alle prove, realizzati in scala1:4, di tre piani, consistono in isolatori in gomma-acciaio ed in isolatori a scorrimento con dissipatori-ricentratori in lega a memoria di forma. 
Le prove sui modelli degli edifici protetti dai dispositivi sono consistite in azioni sismiche uni e bi-direzionali, fino a valori di accelerazione massima della tavola vibrante pari a 1,5 g. L‘applicazione delle suddette tecniche innovative di protezione sismica ha consentito agli edifici di sopportare le sollecitazioni di un terremoto senza subire danni. Lo stesso modello, non adeguato sismicamente, con scosse di 0,8g di picco di accelerazione, dopo i primi cedimenti è collassato fragorosamente davanti ai presenti.
La tavola rotonda che ha concluso la giornata, dal titolo “Adeguamento sismico del patrimonio edilizio pubblico: un new deal per il Paese” ha evidenziato la stringente attualità del problema di adeguamento sismico delle strutture pubbliche a livello nazionale, che va affrontato insieme alla diffusione di una cultura più generale della sicurezza sismica, vista anche come stimolo all’innovazione ed allo sviluppo economico e come fattore per un’occupazione qualificata.
E’ emerso che gran parte del patrimonio edilizio italiano situato in zone che attualmente non sono classificate sismiche non è stato progettato e costruito con criteri antisismici. Circa il 50% degli edifici per abitazione in cemento armato, costruiti in zone sismiche è progettato per sostenere solo carichi verticali di esercizio; per quanto riguarda gli edifici pubblici (scuole, ospedali, uffici, caserme,, ecc) si stima una percentuale della stessa entità.
Le prime norme antisismiche ammettevano, nel caso di terremoti di una forte entità, che gli edifici subissero danni, anche irreparabili. Gli eventi sismici verificatisi negli ultimi anni hanno dimostrato l’inadeguatezza di tali norme, sia per la tragedia in termini di vite umane, sia per l’ingente dispendio finanziario necessario a fronteggiare la fase di emergenza, e dopo quella della ricostruzione. 

 

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