Anno 2 Numero 74 Suppl.

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

ESTATE ANOMALA: IL CALDO E’ FINITO,
MA RESTA RISCHIO ALLUVIONI 

Gli esperti dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna (ISAC-CNR) fanno il punto sulla situazione climatica del nostro Paese alla luce delle forti anomalie meteorologiche di quest’estate

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Roma, 5 settembre 2003 - La forte anomalia meteorologica che ha caratterizzato l'Italia e più in generale l'Europa centro-meridionale, il Mediterraneo occidentale e l'Africa nord-occidentale, con temperature decisamente al di sopra della media nel periodo dall'inizio di maggio alla fine di agosto, è stata associata ad un fenomeno persistente di alte pressioni in quota, accompagnato da ripetuti impulsi verso l'Europa di aria molto calda proveniente dall'Africa occidentale. Tuttavia secondo gli esperti dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna (ISAC-CNR) questa anomalia, anche se per la sua durata e intensità può essere considerata eccezionale per una determinata regione, non può essere direttamente ricondotta ad una manifestazione del cambiamento climatico globale.
“Come conseguenza delle elevate temperature dell'aria, della persistente insolazione e delle precipitazioni inferiori alle medie del periodo – spiega Franco Prodi, direttore dell’ISAC-CNR – abbiamo assistito in agosto ad un riscaldamento dell'acqua superficiale del Mediterraneo sino a 5-6 gradi oltre la media del periodo. Tuttavia, il recente afflusso da nord di correnti fredde, associato all'esaurirsi dell'evento anomalo nella circolazione atmosferica, ha già comportato un abbassamento della temperatura del mare di 2-3 gradi, specie nella parte settentrionale del bacino”.
I cicloni delle medie latitudini che interessano in autunno l'area Mediterranea possono essere intensificati dall'apporto di calore sensibile e latente (evaporazione) dal mare; inoltre, nel periodo autunnale e invernale il Mediterraneo può essere un area di sviluppo di vortici ciclonici di piccola scala la cui dinamica assomiglia a quella dei cicloni tropicali (uragani), pur non assumendone l'intensità e la potenza distruttiva. 
“Questi sistemi meteorologici - sottolinea Andrea Buzzi, responsabile della Sezione di Meteorologia Dinamica dell’ISAC-CNR - assieme ai sistemi convettivi (temporali) e alle precipitazioni favorite dall'orografia, possono essere intensificati da un elevato apporto di calore alla superficie e sono spesso causa di alluvioni più o meno improvvise sulle regioni costiere e sui versanti montuosi esposti ai venti provenienti dal mare. Ma l'occorrenza di fenomeni intensi e alluvionali richiede il manifestarsi di altre condizioni favorevoli associate all'evoluzione atmosferica di alta frequenza, non prevedibili quindi in maniera deterministica oltre pochi giorni (a volte anche oltre poche ore), e in maniera probabilistica oltre i 6-8 giorni. Non vi sono legami statistici e dinamici così stretti da permettere di formulare allerte utili oltre i suddetti periodi di anticipo previsionale. Le proiezioni meteorologiche stagionali che sono formulate da alcuni centri hanno carattere puramente sperimentale e validità estremamente limitata per le nostre latitudini”. 

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