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PRESIDENZA ITALIANA:
IL MODELLO DI DEREGULATION AMBIENTALE
ESPORTATO IN EUROPA?
Gli ambientalisti italiani ed europei pongono il “caso Italia” e chiedono al Presidente Berlusconi garanzie sul rispetto per l’ambiente
“Vorremmo e speriamo in una Presidenza europea che affermi con forza ed indipendenza un ruolo di responsabilità del nostro continente verso il mondo intero, dall’applicazione del Protocollo di Kyoto al problema degli o.g.m, dalla diminuzione degli impatti ambientali in agricoltura alla nuova direttiva sulla chimica. Temiamo invece una presidenza che voglia esportare un modello italiano di sviluppo, tutt’altro che nuovo, centrato sulle opere pubbliche e alle deroghe alle norme di tutela ambientale” . Hanno così dichiarato i rappresentanti delle più importanti associazioni ambientaliste nazionali e internazionali, il giorno prima della relazione al Parlamento Europeo del Presidente Berlusconi sul semestre italiano, esponendo le loro preoccupazioni. E’ stato illustrato anche un lungo e documentato Dossier sulle scelte ambientali operate proprio dal Governo Berlusconi predisposto e condiviso da un largo cartello di associazioni internazionali - WWF, Greenpeace, Birdlife International, BEE) ed Italiane (FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano, Legambiente, LIPU, Italia Nostra, Istituto Nazionale di Urbanistica, LAC, LAV, VAS, Associazione Bianchi Bandinelli).
“In Italia è in atto una vera e propria deregulation in campo ambientale e questa è strettamente funzionale a quella politica di “sviluppo e infrastrutture” che secondo le dichiarazioni del Presidente Berlusconi dovrebbe costituire la ricetta della nuova Europa. Chiediamo al Presidente Berlusconi, proprio nel momento in cui assume un incarico così prestigioso e delicato, di avere nei confronti della questione ambientale un approccio più attento e responsabile rispetto a quello assunto finora in Italia. Auspichiamo che non si voglia proporre in Europa la stessa Valutazione d’Impatto Ambientale semplificata gia applicata nel nostro paese che renda così impossibile una seria analisi degli impatti prodotti dalle opere pubbliche. Speriamo che non si voglia portare in Europa, come si sta facendo in Italia, procedure di smaltimento dei rifiuti che non danno sufficienti garanzia per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini e che sono in contrasto con le stesse normative europee. Speriamo che la priorità sull’applicazione del Protocollo di Kyoto non sia schiacciata da una politica energetica, come già avviene in Italia, tesa ad incrementare i consumi ed a liberalizzare il mercato senza alcun controllo della domanda e senza nessuna programmazione territoriale degli impianti energetici. Speriamo che in tema di tutela dei beni naturali e dei beni culturali si voglia vedere questi come beni dell’umanità da preservare e non solo come occasioni economiche dove, come si intende fare in Italia per i parchi o per i musei, l’opportunità di sfruttamento gestita dai privati potrebbe compromettere il senso stesso della tutela”
Il lungo DOSSIER predisposto dalle Associazioni Ambientaliste, inviato ai Capigruppo di tutti i Gruppi Parlamentari Europei, oltre che al Presidente Berlusconi con una richiesta di incontro, passa in rassegna l’attività dei primi due anni del Governo Berlusconi insediatosi in Italia nel giugno 2001. Nel Dossier si passano in rassegna le politiche ambientali italiane, al di là dell’attività del Ministero dell’Ambiente, dalle opere pubbliche all’energia, dalle acque ai rifiuti, dalle telecomunicazioni ai beni culturali. “Non si tratta solo di una deregulation normativa” sostengono gli ambientalisti “ma di un vero e proprio ribaltamento di valori: oggi più che mai si afferma la prevalenza dei valori economici ed occupazionali rispetto a quelli della tutela, della conservazione, dell’identità culturale”.
“I fatti non ce lo consentirebbero, ma noi vogliamo lo stesso essere ottimisti e fiduciosi” hanno detto gli ambientalisti. “Crediamo che con quest’assunzione di ruolo del Governo italiano il Presidente Berlusconi ed i vari Ministri possano rendersi conto che le normative di tutela non possono semplicemente essere liquidate come “ecoburocrazia”, secondo la semplicistica definizione del documento ufficiale italiano inviato a Bruxelles. Sarebbe indicativo ed auspicabile, anche quale segno di distensione, sospendere in Italia per il semestre di Presidenza europea tutte quelle proposte di nuove norme, ad incominciare dalla legge delega in campo ambientale, che entrano o che potrebbero entrare in netto conflitto con le normative comunitarie. Potrebbe questo essere un buon biglietto da visita capace di spazzare via possibili equivoci sulla possibilità di esportare in Europa anche la deregulation normativa posta in essere in Italia”.
Strasburgo, 1 luglio 2003
SCHEDA INFORMATIVA
La procedura semplificata di Valutazione di Impatto Ambientale introdotta in Italia non garantisce l'informazione e la partecipazione dei cittadini prima dell'autorizzazione definitiva alla realizzazione delle opere e non prevede un'analisi approfondita delle alternative di progetto sino all'opzione zero (do nothing). Questo il modello di semplificazione delle procedure è in palese contrasto con la Direttiva 85/337/CEE del Consiglio, Direttiva 97/11/CEE del Consiglio e Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio. Gli ambientalisti si chiedono: è' questa la strada che l'Italia intende proporre all'Europa, quando, tra l'altro, come denunciato dal Commissario all'Ambiente Margaret Wallstrom, proprio l'Italia e' il paese che ha accumulato negli ultimi 5 anni, insieme alla Spagna, il maggior numero di reclami proprio per sospetta infrazione della normativa europea sulla VIA?
La modifica della legge quadro sui rifiuti recentemente introdotta in Italia consente di portare fuori del controllo pubblico una serie di materiali e prodotti di scarto anche pericolosi o tossici, violando gli impegni assunti dall'Italia verso la CEE con il Trattato di Roma e in contrasto con la definizione di rifiuto secondo la normativa europea. Risultano a carico dell'Italia oltre 60 procedure di infrazione per la violazione della normativa europea sui rifiuti, che si preannunciano altre modifiche normative proposte dal Governo ad esempio relative ai rottami ferrosi e non ferrosi, residui delle lavorazioni industriali, e viene calcolato che in Italia ogni anno venga perso il controllo su 11 milioni di tonnellate di rifiuti. Questo può costituire un modello negativo per gli altri paesi dell'Unione, proprio nel momento dell'allargamento della Comunita', provenendo da uno dei paesi fondatori e tra i piu' ricchi del Continente e del Mondo.
Il Ministero dell'Ambiente e del Territorio italiano ha proposto un disegno di legge che propone il "riordino" di tutta la normativa ambientale delegata a una Commissione di 24 esperti esterni al Parlamento che ha tempo ben 4 anni per modificare radicalmente tutto il diritto ambientale, secondo principi e criteri spesso in contrasto con la normativa comunitaria. Considerato che l'Italia in un documento ufficiale dello stesso Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio sul semestre italiano circolato a Bruxelles e Strasburgo propone all'Unione Europea una politica ambientale basata sulle "opportunità'" (?) offerte alle imprese e contro "l'ideologia della proibizione promossa dalle burocrazie ambientali" (!): in questo modo l'Italia sta rischiando di avviare una politica per approvare delle normative in campo ambientale che violano i principi di precauzione, di sostenibilita' delle scelte ambientali e le norme per la tutela della salute e la sicurezza sanitaria.
Sulle infrastrutture, inoltre, si è segnalato come il tentativo che l’Italia sta facendo per inserire nelle priorità europee opere come il Ponte sullo Stretto di Messina dimostri l’assoluta incapacità di avere con generosità una visione d’insieme della Nuova Europa a 25 Paesi: “Il Ponte non è una priorità in Italia, ancor meno lo è nell’attuale Europa, improponibile in un’Europa a 25 Paesi dove l’esigenza di infrastrutture, connessa a anche a nuovi mercati, passa ben lontana dai lidi mediterranei. Al di là di ogni considerazione di merito è davvero grave che poco prima dell’apertura di nuove frontiere si tenti di destinare in via prioritaria il maggior numero di risorse possibili ad opere che nulla hanno a che fare con Paesi che certamente hanno bisogno di sostegno economico per la loro piena integrazione”.
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