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di
Paola Franz
L'ONU
ha dichiarato il 2003 anno internazionale dell'acqua e il 22 marzo
giornata mondiale dell'acqua. In questi giorni, dal 16 al 23 marzo,
è in corso il terzo forum mondiale sull'acqua, che si tiene a Kyoto
(Giappone), contemporaneamente è stato indetto da alcune
organizzazioni antiglobalizzazione un controforum che si terrà a
Firenze il 21 e il 22. Il World Watch Institute ha dichiarato che la
metà della popolazione dei paesi in via di sviluppo si ammala e
rischia la morte a causa dei cibi e dell'acqua contaminata. Recenti
dati UNICEF denunciano che un milione e seicentomila bambini ogni
anno muoiono per queste cause. Secondo le Nazioni Unite entro il
2025 saranno almeno quattro miliardi le persone che soffriranno
della carenza d'acqua il motivo di questo aumento è legato alla
crescita demografica, all'inquinamento e all'ipersfruttamento delle
risorse idriche da parte dell'agricoltura e dell'industria e alla
desertificazione che trasformerà il 20% delle zone aride in
deserti. Tutto ciò è avvalorato dal fatto che non essendoci stato
alcun serio programma demografico la popolazione di 34 stati
asiatici, africani e mediorientali passerà da 470 milioni a 3
miliardi. Inoltre, di gravissimo impatto ambientale vanno ricordate
le grandi opere idriche quali le dighe, che interessano il 46% dei
principali bacini mondiali che determinano danni agli ecosistemi e
modifiche ambientali irreversibili con il coinvolgimento di
centinaia di milioni di persone che sono costrette a migrare. Il WWF
ritiene che per affrontare il problema dell'acqua è necessario
salvaguardare i processi naturali dei grandi ecosistemi e a tal fine
ha presentato al summit di Kyoto un documento in cui vengono
proposte sei "azioni internazionali" per un nuovo modello
di gestione integrata delle acque:
1) Investire nella conservazione degli ecosistemi naturali, per fare in modo che l'ambiente possa continuare a garantire il giusto fabbisogno di acqua pulita alla popolazione mondiale ed alla natura.
2) Garantire il fabbisogno alimentare e diminuire la povertà, conservando le riserve di pesca delle acque dolci e gli usi compatibili delle zone umide.
3) Realizzare una “gestione integrata” dei bacini fluviali per soddisfare il fabbisogno d'acqua ed i programmi sanitari.
4) Aumentare gli investimenti, rendendo operative le linee guida della “Commissione Mondiale sulle dighe”.
5) Incoraggiare il dialogo, la trasparenza e la partecipazione degli interlocutori politici e sociali alle decisioni in materia di utilizzo e tutela delle acque.
6) Conservare la biodiversità, applicando la Convenzione di Ramsar sulle zone umide.
L'orientamento
"ufficiale" dei rappresentanti convenuti al forum di Kyoto
è che l'acqua deve, si restare un bene universale e un diritto
umano ma può anche essere gestita da società private, di contro vi
è la posizione del controforum di Firenze che non accetta che un
bene necessario e indispensabile come l'acqua possa essere oggetto
di speculazioni e guadagni privati che ne possano a loro piacimento
determinare i costi, come avviene già per il petrolio. La scoperta
che l'acqua può divenire un business maggiore di quello del
petrolio ha fatto interessare al problema tre grandi blocchi
economici europei che entro quindici anni gestiranno il 65-75% degli
acquedotti pubblici europei e nord americani. La Suez, a capitale
francese, che già alimenta 115 milioni di persone in 130 paesi, la
Vivendi, anch'essa francese con 110 milioni di utenti in più di
cento paesi e la RWE, tedesca, con 70 milioni di clienti, gestendo
le "tre sorelle" l'acqua di quasi 300 milioni di persone.
L'acqua è una risorsa strategica che
è già stata causa di migrazioni e conflitti fra i popoli e se non
porremo dei rimedi sarà causa di altri scontri. Il WWF ricorda che
vi sono già cinque aree "calde" dove, a causa della
scarsità di acqua e del rapido aumento della popolazione, i
conflitti si stanno inasprendo: Lago d'Aral (Kazakistan, Kyrgystan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan), Gange (Bangladesh, India, Nepal), il Giordano (Gaza, Israele, Giordania, Libano, Siria, West Bank), il Nilo (Burundi, Rep. Dem Congo, Egitto, Eritrea, Etiopia, Kenya, Rwanda, Sudan, Tanzania, Uganda) e il Tigri-Eufrate (Iraq, Siria, Turchia).
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