Agenzia di Stampa

Anno 2 Numero 50 Mercoledì 19.03.03 ore 23.45

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Direttore Responsabile Guido Donati

   

2003 anno internazionale dell'acqua

 

 

di Paola Franz

L'ONU ha dichiarato il 2003 anno internazionale dell'acqua e il 22 marzo giornata mondiale dell'acqua. In questi giorni, dal 16 al 23 marzo, è in corso il terzo forum mondiale sull'acqua, che si tiene a Kyoto (Giappone), contemporaneamente è stato indetto da alcune organizzazioni antiglobalizzazione un controforum che si terrà a Firenze il 21 e il 22. Il World Watch Institute ha dichiarato che la metà della popolazione dei paesi in via di sviluppo si ammala e rischia la morte a causa dei cibi e dell'acqua contaminata. Recenti dati UNICEF denunciano che un milione e seicentomila bambini ogni anno muoiono per queste cause. Secondo le Nazioni Unite entro il 2025 saranno almeno quattro miliardi le persone che soffriranno della carenza d'acqua il motivo di questo aumento è legato alla crescita demografica, all'inquinamento e all'ipersfruttamento delle risorse idriche da parte dell'agricoltura e dell'industria e alla desertificazione che trasformerà il 20% delle zone aride in deserti. Tutto ciò è avvalorato dal fatto che non essendoci stato alcun serio programma demografico la popolazione di 34 stati asiatici, africani e mediorientali passerà da 470 milioni a 3 miliardi. Inoltre, di gravissimo impatto ambientale vanno ricordate le grandi opere idriche quali le dighe, che interessano il 46% dei principali bacini mondiali che determinano danni agli ecosistemi e modifiche ambientali irreversibili con il coinvolgimento di centinaia di milioni di persone che sono costrette a migrare. Il WWF ritiene che per affrontare il problema dell'acqua è necessario salvaguardare i processi naturali dei grandi ecosistemi e a tal fine ha presentato al summit di Kyoto un documento in cui vengono proposte sei "azioni internazionali" per un nuovo modello di gestione integrata delle acque:

1) Investire nella conservazione degli ecosistemi naturali, per fare in modo che l'ambiente possa continuare a garantire il giusto fabbisogno di acqua pulita alla popolazione mondiale ed alla natura.

2) Garantire il fabbisogno alimentare e diminuire la povertà, conservando le riserve di pesca delle acque dolci e gli usi compatibili delle zone umide.

3) Realizzare una “gestione integrata” dei bacini fluviali per soddisfare il fabbisogno d'acqua ed i programmi sanitari.

4) Aumentare gli investimenti, rendendo operative le linee guida della “Commissione Mondiale sulle dighe”.

5) Incoraggiare il dialogo, la trasparenza e la partecipazione degli interlocutori politici e sociali alle decisioni in materia di utilizzo e tutela delle acque.

6) Conservare la biodiversità, applicando la Convenzione di Ramsar sulle zone umide.

L'orientamento "ufficiale" dei rappresentanti convenuti al forum di Kyoto è che l'acqua deve, si restare un bene universale e un diritto umano ma può anche essere gestita da società private, di contro vi è la posizione del controforum di Firenze che non accetta che un bene necessario e indispensabile come l'acqua possa essere oggetto di speculazioni e guadagni privati che ne possano a loro piacimento determinare i costi, come avviene già per il petrolio. La scoperta che l'acqua può divenire un business maggiore di quello del petrolio ha fatto interessare al problema tre grandi blocchi economici europei che entro quindici anni gestiranno il 65-75% degli acquedotti pubblici europei e nord americani. La Suez, a capitale francese, che già alimenta 115 milioni di persone in 130 paesi, la Vivendi, anch'essa francese con 110 milioni di utenti in più di cento paesi e la RWE, tedesca, con 70 milioni di clienti, gestendo le "tre sorelle" l'acqua di quasi 300 milioni di persone. L'acqua è una risorsa strategica che è già stata causa di migrazioni e conflitti fra i popoli e se non porremo dei rimedi sarà causa di altri scontri. Il WWF ricorda che vi sono già cinque aree "calde" dove, a causa della scarsità di acqua e del rapido aumento della popolazione, i conflitti si stanno inasprendo: Lago d'Aral (Kazakistan, Kyrgystan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan), Gange (Bangladesh, India, Nepal), il Giordano (Gaza, Israele, Giordania, Libano, Siria, West Bank), il Nilo (Burundi, Rep. Dem Congo, Egitto, Eritrea, Etiopia, Kenya, Rwanda, Sudan, Tanzania, Uganda) e il Tigri-Eufrate (Iraq, Siria, Turchia).

 

 

 

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