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di Anna Maria Daniele
I primi casi di Sars in Cina si sono manifestati nel mese di Ottobre dell’anno scorso. Per avere segnalazioni ci sono voluti ben cinque mesi; il muro di mutismo si è rotto, per fortuna, nel mese di Febbraio.
I motivi per i quali la Cina ha taciuto possono essere individuati in numerose cause. Da quelle economiche ad altra di diversa natura. Una notizia del genere avrebbe, infatti, comportato notevoli problemi e nel mondo degli affari, e del commercio. A questo poi si è aggiunta la paura di una riduzione del turismo, punto vitale dell’economia cinese.
Ma, in realtà, secondo molti, il vero motivo ha origini sociali e culturali.
In Cina, infatti, le epidemie sono all’ordine del giorno. Basti pensare alla malaria, alla TBC che uccidono periodicamente milioni di persone. A questo si aggiunge anche la familiarità della popolazione cinese con la morte, determinata non tanto dalle malattie, quanto dalla fame.
Non bisogna, infine, dimenticare la mancanza di mezzi economici per far fronte ad una politica precauzionale e di prevenzione.
Cose queste abituali per paesi come la Cina, l’Africa e i Paesi del Terzo mondo, ma, viceversa “terrificanti” per i paesi occidentali.
Infatti, la paura dei grandi studiosi non è tanto determinata dalla diffusione della Sars, quanto dalla espansione di altre malattie virali che sono presenti in Cina, causate da un ambiente promiscuo e dal contatto, in questi luoghi, eccessivamente ravvicinato tra gli uomini e gli animali.
Per farne un esempio, una di queste infezioni virali, presenti da diverso tempo in Cina, viene chiamata nel gergo “Big One” (stesso nome del terremoto che coinvolge San Francisco). Portatori di questa malattia sono gli uccelli. La morte è immediata e fatale.
Quello che ci ha salvato da quest’altro virus (Big One), dicono gli studiosi, è che la stesso non ha potuto mutarsi in modo da essere trasmesso da uomo ad uomo e lo sterminio, imposto dallo Stato cinese, di tutti i volatili, fonte del virus.
A differenza di quest’ultimo caso, la Sars si trasmette da uomo ad uomo. Il silenzio che ha accompagnato il diffondersi della Sars, ha fatto sì che la malattia si potesse, quindi, trasmettere in tutto il mondo.
Anche se dal nove Aprile (è la data in cui il virus è stato isolato ed è iniziato il sequenziamento del suo genoma) la tensione si è un po’ allentata, la Cina continua ad avere una grande responsabilità nei confronti di tutte le persone morte a causa dell’approccio troppo superficiale alla malattia.
Infatti, l’OMS (WHO) (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato pesanti accuse nei confronti della Cina, relative all’omissione di informazioni sulla diffusione di questo virus e sulle continue affermazioni, non corrispondenti al vero, sui casi e sulle cifre relative alle persone colpite dal virus.
Prima di entrare nel cuore del problema, è necessario capire che cosa è e che ruolo svolge l’OMS in questa circostanza.
È un organismo nato nel 1948. E’ un istituto specializzato dell’ONU, di cui fanno parte quasi tutti gli Stati del mondo. I suoi scopi sono la lotta contro le epidemie e la promozione della cooperazione internazionale per il miglioramento della salute dei popoli.
Nell’atto costitutivo dell’OMS, il diritto alla salute viene riconosciuto quale diritto fondamentale. Infatti, recita “il godimento del migliore stato di salute raggiungibile costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza distinzioni di sesso, razza, religione, opinione politica, condizione economica, sociale”. Per l’attuazione e per la promozione di questo diritto dell’uomo l’OMS lavora in stretta collaborazione con gli Stati Membri, ai quali fornisce sostegno e appoggio.
Si occupa, inoltre, nel suo vasto programma, anche della prevenzione e della riduzione di contagi di epidemie, come il caso in questione.
In questo contesto, il suo ruolo,difatti, si sta sviluppando su vari fronti. Come ho già accennato, nei confronti della Cina e, soprattutto, nei confronti di tutti gli Stati membri.
Per farne un esempio, alcuni funzionari dell’OMS hanno visitato un ospedale militare di Pechino, dove secondo la denuncia di un medico, decine di persone, di cui non ci è pervenuta alcuna notizia, sarebbero state ricoverate, perché affette dal virus. Questo a testimoniare come le cifre che vengono divulgate sulla diffusione della malattia non sono veritiere.
La spiegazione dello Stato cinese è stata che il corpo militare cinese ha un autonomo servizio di registrazione. L’OMS ha consigliato il cambiamento di questo sistema.
A parte i controlli sul luogo dei funzionari, l’opera dell’OMS si esplica anche nell’evidenziare e segnalare eventuali responsabilità degli Stati. Difatti, la denuncia relativa alla ampia responsabilità dello Stato cinese a causa dell’omessa comunicazione del contagio, ha fatto sì che il ministro della sanità, Zhang Wenkang, e il sindaco di Pechino, Meng Xuenong, fossero rimossi dai rispettivi incarichi, poiché carenti di una sufficiente preparazione ad affrontare le improvvise emergenze pubbliche e deboli nell’adottare misure atte a contrastare l’epidemia.
E in Italia?
L’OMS ha comunicato con gli stati membri tramite atti che vengono chiamati “raccomandazione”.
Sono questi atti non vincolanti. Per la qual cosa gli Stati sono liberi nell’adottare le misure raccomandate dall’OMS. Non sorge, cioè, in capo agli stessi, alcun obbligo.
L’Italia si è conformata.
Meglio! Prima che l’OMS diramasse l’avviso, affinché venissero rimandati viaggi non essenziali verso la Provincia cinese del Guangdong e verso la Regione Amministrativa Speciale Di Hong Kong, il Ministro Sirchia aveva già adottato questa contro misura.
Infatti, è stato attivato il 17 marzo 2003 un numero verde (e un portale su internet con le stesse funzioni) con il quale lo Stato informa i cittadini, al fine di eliminare allarmismi inutili, sconsigliare, appunto, viaggi in zone rischio e rispondere ai dubbi sulla Sars.
Inoltre, lo Stato italiano ha subito comunicato con gli Uffici di Sanità Marittima ed Aerea, con gli Assessorati Regionali alla Sanità e gli altri ministeri ed organizzazioni coinvolte, per ragguagliare loro circa le caratteristiche cliniche e sintomatologiche della Sars e informando gli stessi sulle raccomandazioni dell’OMS, in relazione alle misure da adottare.
Sono stati allertati anche i due ospedali per malattie infettive; quali l’ospedale Spallanzani di Roma e L.Sacco di Milano e sono stati distribuiti foglietti informativi all’interno di aeroporti.
A questo si aggiungono obblighi a carico di operatori sanitari incaricati della prima valutazione, impegnati a smistare le persone, che presentano sintomi simili al pronto soccorso.
Quindi da tutto quanto detto o fatto, possiamo stare tranquilli, siamo in ottime mani!
Ma nella mia ricerca di informazioni, ho trovato numerosi malcontenti sul modo di condurre le operazioni di informazione.
La prima e più rilevante è quella fatta dai medici generici, c.d. “di famiglia”. Cioè quelli che sono i primi, nella maggior parte dei casi, a trovarsi di fronte a sintomi simil-Sars.
Gli stessi si lamentano della superficialità con la quale il Ministro sta informando gli operatori sanitari.
Infatti, questi si è limitato a spedire loro una lettera, con cui si consiglia di inviare i casi sospetti al pronto soccorso, senza fornire altre indicazioni e dettagli su questa malattia.
Come sempre, il tutto è lasciato alla coscienza del singolo medico. Questi, infatti, spinto da un grande amore verso i suoi pazienti e verso la sua professione si attiverà affinché trovi informazioni sulla malattia.
Così anche l’ASL; la stessa si è limitata a mandare con la posta elettronica una circolare.
A parte questo, gli stessi controlli all’aeroporto sono molto rari e “preziosi”. Le mascherine per esempio sono solo consigliate e non obbligate.
Anche qui la coscienza del singolo viene chiamata in causa.
E le informazioni date dalla televisione?
Ho visto alcune trasmissioni in cui, salvo qualche caso, lo spettacolo (adesso non più, gli avvenimenti terroristici sono più interessante!) è in primo piano, viceversa, l’informazione seria, affiancata da validi supporti scientifici, non è quasi mai presente.
La confusione impera (almeno dentro di me!). Mi devo allarmare o no?
Credo che piuttosto che rinviare a fonti (tipo siti internet e numeri verdi) generalizzate, le informazioni sulla Sars, il Ministro direttamente debba comunicare, in modo altamente scientifico, dati clinici e sintomatologici sulla Sars agli operatori sanitari.
Le informazioni così diramate, infatti, vanno più che bene per il semplice cittadino, ma il medico è in prima linea colui che deve conoscere bene e in modo approfondito la malattia, per poi poterla combattere.
Per concludere, non affermo che lo Stato italiano sia negligente nel portare avanti la politica di non contagio, dico semplicemente che invece di “consigliare”, per non “spaventare”, “imponga” degli obblighi in relazione all’adozione di contro misure.
Credo che questo abbia posto, quasi come priorità , l’esigenza di non allarmare eccessivamente la popolazione.
Allora ho deciso: non mi “allarmo”… e speriamo bene!
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