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Anno 2 Numero 43 Mercoledì 29.01.03 ore 23.45

TRAUMATOLOGIA

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Ultrasuoni a bassa intensità: quando il suono decide

 

di Paolo Ronconi

Anche la traumatologia ortopedica può avvalersi di una tecnica moderna e rivoluzionaria:gli ultrasuoni a bassa intensità. Si tratta di una metodica non invasiva in grado di accelerare i tempi di guarigione delle fratture del 40% con una sola applicazione giornaliera di venti minuti effettuata a domicilio.
L’apparecchio di piccole dimensioni, risulta costituito da due unità collegate tra loro da un cavo flessibile. Un’unità controlla la durata del trattamento l’altra (trasduttore) emette un segnale ad ultrasuoni a bassa intensità direttamente sul sito della frattura. Gli ultrasuoni sono simili a quelli utilizzati in diagnostica per immagini e possono essere applicati senza alcun rischio per il paziente.
Il protocollo è stabilito dallo specialista in base alla frattura da trattare ed il paziente avrà cura di eseguire l’applicazione al proprio domicilio, per venti minuti al giorno; trascorso questo tempo l’apparecchio interrompe automaticamente l’emissione di ultrasuoni e non può essere modificato né dal medico né dal paziente. 
Le indicazioni principali sono: le fratture composte o ridotte chirurgicamente (es. fratture di tibia, radio, astragalo ecc..) ed i ritardi di consolidamento (pseudartrosi).
Le fratture esposte, le fratture patologiche e la non completa maturazione ossea, costituiscono controindicazione al trattamento. 
L’utilizzazione degli ultrasuoni è stata valutata scientificamente. Frankel e Lane hanno studiato da luglio 1997 al giugno 2000 i dati dei pazienti che hanno utilizzato gli ultrasuoni a bassa intensità evidenziando che il trattamento era stato prescritto a 22.300 pazienti. Di questi solo 10.000 pazienti hanno eseguito il trattamento in maniera corretta ottenendo una percentuale di guarigione del 91%. Per i ritardi di consolidamento una revisione della letteratura internazionale ha mostrato che più di 5.000 pazienti con ritardi di consolidamento hanno ottenuto una percentuale di guarigione compresa tra l’89 ed il 94% 
L’estrema facilità nell’utilizzo ed il ridotto tempo di esposizione giornaliero associati agli ottimi risultati ottenuti nella pratica clinica incoraggiano l’uso di questa metodica. 

 


 

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