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Anno 2 Numero 51 Mercoledì 26.03.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Il cancro del colon-retto si può prevenire

 

di Lorella Salce

Il cancro del colon-retto rappresenta una delle più frequenti neoplasie nei paesi occidentali, nel mondo si stimano circa 400.000 morti l’anno, in Italia 15.000, con un percentuale di casi nel mondo, rispetto a tutti i tumori, del 10,1% nella donna e 9,4% nell'uomo. Purtroppo quando si manifestano i sintomi è più probabile trovarsi allo stadio più avanzato, e la sopravvivenza a 5 anni è inferiore al 40%, mentre le forme asintomatiche, con lesioni localizzate alla parete intestinale, presentano una sopravvivenza che a 5 anni risulta superiore all'85%. 
La caratteristica importante è che oltre il 90% di cancri del colon-retto origina da un preesistente polipo adenomatoso che può presentarsi in forma singola, multipla o diffusa, e che ha una probabilità di trasformasi in cancro stimabile in circa il 10%, in un arco di tempo che va dai 5 ai 15 anni. Oggi è possibile migliorare la prognosi e ridurre la mortalità per cancro del colon grazie alla diagnosi precoce. La prevenzione primaria utile per rimuovere le cause, modificando la dieta o le abitudini di vita è necessaria, e notevole è l’impegno avviato dal nostro Ministero della Salute a livello di informazione, ma è ancora difficile da attuare e prevede tempi lunghi. Oggi, possiamo dire che la prevenzione secondaria mediante campagne di screening è la via con una maggiore efficacia.
Il Prof. Vincenzo Casale, Direttore di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell'Istituto Regina Elena di Roma spiega: "Dai dati di letteratura e dalla nostra esperienza, si evince che lo screening, teso alla scoperta degli adenomi per interrompere la storia della patologia è attuabile su una popolazione generale superiore ai 50 anni o su popolazione a rischio per anamnesi personale di Colite ulcerosa, morbo di Chron, adenoma, cancro della mammella, utero e ovaio, o anamnesi familiare di cancro colonrettale e adenoma colonrettale in età inferiore ai 60 anni, o per forme ereditarie di poliposi e cancro colonrettale. La colonscopia è la sola tecnica realmente efficace che permette nello stesso tempo di fare diagnosi di eventuali lesioni e, nel caso, di rimuovere quelle asportabili endoscopicamente (adenomi) o di sorprendere aree di displasia. Considerata l’elevata accuratezza diagnostica della colonscopia, il lungo intervallo di tempo intercorrente tra l’insorgenza di un adenoma e la sua trasformazione in carcinoma, effettuare una colonscopia ogni 10 anni, dopo i 50 anni di età, risulta essere il più efficace test di screening."
Numerosi studi scientifici confermano l’ipotesi che comunque già una sola colonscopia nel corso della vita, eseguita tra i 55 e i 65 anni di età, raggiunge valori di costo-beneficio/efficacia ragguardevoli. E’ molto diffusa anche la ricerca nelle feci del sangue occulto, che pur essendo un test rapido, facile e di poco costo, ha però una bassa accuratezza diagnostica e pertanto è corretto utilizzarlo solo come test di selezione. Importante infine l’aspetto ereditario, si calcola infatti che il 50% dei discendenti di un paziente affetto da poliposi familiare e cancro colonrettale ereditario, svilupperà il cancro e da alcuni anni sono stati individuati anche i geni responsabili.
Lo scorso autunno è partita una campagna nazionale di sensibilizzazione per la prevenzione del cancro colonrettale con l’obiettivo di informare e far aumentare la richiesta di screening, l’iniziativa è promossa dalla Federazione Italiana Malattie Digestive e Lega Italiana per la lotta contro i tumori, e vi partecipano le agenzie per i servizi sanitari regionali, gli istituti di ricerca scientifica in oncologia e altre istituzioni.

 


 

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